Cervello quantico: modello olonomico del cervello. Secondo Pribram tutta l'attività visiva, olfattiva, uditiva e tattile dell'essere umano è di natura olografica. Secondo David Bohm l'intero universo opera come un ologramma.
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Come funziona la mente umana? Gli esseri umani se lo sono chiesto a partire, almeno, dal terzo secolo a.C., e hanno tratto le loro ipotesi dallo sviluppo scientifico della loro civiltà. Sono quindi partiti dai primi sistemi di irrigazione che vennero ideati in Mesopotamia, da cui trassero l'idea che la mente (o il cervello che all'epoca erano la stessa cosa) fosse un flusso di 'umori'. Progressivamente, con lo sviluppo tecnologico della società, il cervello venne associato metaforicamente a sistemi meccanici (nel 1650 il filosofo Thomas Hobbes suggerì che il pensiero nascesse da 'piccoli movimenti meccanici del cervello'). Nel 1700 le nuove scoperte sull'elettricità e la chimica produssero nuove teorie sull'intelligenza umana, correlate a quelle discipline. Nel 1800 il fisico Herman Von Helmholtz paragonò il cervello al telegrafo. Nel 1900 lo sviluppo dell'informatica ha associato l'intelligenza umana al computer. Quest'ultima è la metafora della nostra epoca: il cervello funziona come un computer! Per fortuna le cose non stanno così e l'associazione del cervello/mente a un computer è stata scientificamente sconfessata dal neurofisiologo Karl Pribram che, con la sua teoria del "cervello olografico" (o olonomico) ha proposto che l'intera attività di pensiero umano sia di natura olografica. Ciò significa che l'essere umano, per gestire l'enorme quantità di dati della sua vita, nei termini di percezione e ricordi, e l'enorme complessità del suo ambiente (nei termini di elaborazione e decisione), è simile al nostro Universo piuttosto che a un misero computer. Inoltre, l'abduzione creativa (ed emotiva) di cui solo l'essere umano può disporre e la coscienza personale che le macchine non potranno mai avere, e soprattutto la connessione di ogni singola coscienza alla coscienza universale, rende incolmabile il divario con i futuri Robot Umanoidi. Questa scoperta ci mette al sicuro riguardo ai presunti crescenti rischi dell'intelligenza artificiale che oggi (2025) continuano a cavalcare la superiorità della AI e dei suoi futuri computer quantistici. Per capire il clima odierno, ad esempio, il 6-7 Luglio 2023, si è svolta a Ginevra una manifestazione dalle Nazioni Unite (AI for Good), nella quale sono stati intervistati alcuni robot umanoidi che hanno espresso le loro opinioni (negative) sul futuro dell'Umanità riguardo alla risoluzione di importanti problemi (crisi climatica, sanità, longevità, ecc.). Le opinioni espresse dalla AI sono state di un'ingenuità disarmante, perché basate sulle opinioni umane, algoritmiche, acquisite con il Deep Learning. Si tratta di vedere se in futuro, quando la AI avrà acquisito le nuove informazioni umane sarà in grado di elaborare nuove e sensate conclusioni...
I think therefore I exist
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CERVELLO OLONOMICO (p.99): Il neurofisiologo Karl Pribram ipotizzò che, quando osserviamo il mondo, lo facciamo a un livello molto profondo, cogliendo molto più delle sagome e dell'apparenza di quello che c'è "là fuori". Il cervello parla in primo luogo a se stesso e al resto del corpo non tramite parole o immagini, e nemmeno con impulsi elettrici o chimici, ma utilizzando il linguaggio dell'interferenza d'onda, il linguaggio della fase, dell'ampiezza e della frequenza, ossia del "dominio spettrale". Percepiamo un oggetto entrando "in risonanza" e "in sincronia" con esso. Conoscere il mondo significa letteralmente essere sulla sua stessa lunghezza d'onda. Pensa al cervello come a un pianoforte. Quando osserviamo un oggetto esterno a noi, certe parti del cervello risuonano a frequenze specifiche. A seconda del punto in cui poniamo l'attenzione, il nostro cervello preme i tasti di determinate note che, a loro volta, percuotono corde di una certa lunghezza e frequenza. Quest'informazione viene captata dai consueti circuiti elettrochimici nel cervello, proprio come le vibrazioni delle corde risuonano attraverso l'intero pianoforte.
Punti di riflessione
Il cervello è un analizzatore di frequenze. (Alberto Priori UNIMI 2022)
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In Swann's Way di Proust un sorso di tè e un boccone di un dolcetto a forma di pettine noto come madeleine fanno sì che il narratore si trovi improvvisamente inondato di memorie del suo passato. (Michael Talbot in Tutto è Uno p.28)
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Non è che il mondo delle apparenze sia errato; non è che non esistano oggetti là fuori, a un certo livello della realtà. E' che se lo attraversate e osservate l'universo come un sistema olografico, giungete a una visione differente, a una diversa realtà. E quest'altra realtà può chiarire cose che sono rimaste scientificamente inesplicabili: fenomeni paranormali, sincronicità, la coincidenza apparentemente significativa degli eventi. (Karl Pribram - intervista su Psychology Today - Da Tutto è Uno p.17)
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Il neurologo Richard Restak fece notare che nonostante prove schiaccianti che le capacità umane siano disperse olisticamente da un capo all'altro del cervello, la maggior parte degli studiosi continua ad aggrapparsi all'idea che la funzione possa essere localizzata nel cervello allo stesso modo in cui le città possono essere localizzate su una mappa. (Michael Talbot in Tutto è Uno) p.37)
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Il quesito che iniziava a disturbare Pribram era: se l'immagine della realtà nei nostri cervelli non è un'immagine bensì un ologramma, è un ologramma di che cosa? Il dilemma posto da questo interrogativo è analogo a fare una Polaroid di un gruppo di persone sedute intorno a un tavolo e, dopo l'avvenuto sviluppo della fotografia, scoprire che invece di persone vi sono soltanto nuvole indefinite di schemi d'interferenza posizionate intorno al tavolo. In entrambi i casi si potrebbe giustamente domandare: qual è la vera realtà, il mondo apparentemente oggettivo sperimentato dall'osservatore/fotografo o l'immagine indistinta di schemi di interferenza registrati dalla macchina fotografica/cervello? (Michael Talbot in Tutto è Uno) p.37)
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Non possiamo che stupirci del livello con cui Bohm è riuscito a liberarsi dagli schemi costrittivi del condizionamento scientifico ed ergersi solitario con un'idea totalmente nuova e letteralmente immensa, un'idea che ha sia la consistenza intrinseca che il potere logico di spiegare fenomeni largamente divergenti di esperienza fisica. E' una teoria così intuitivamente soddisfacente al punto che molte persone hanno avvertito che, se l'universo non è come Bohm lo descrive, dovrebbe esserlo. (Michael Talbot in Tutto è Uno) p.39)
Se proiettiamo in continuazione immagini nello spazio esterno a noi, significa che la nostra immagine del mondo è davvero una creazione virtuale. Su questo principio si basa l'ipotesi del neuropsicologo Anil Seth che la visione umana sia una "allucinazione controllata".
Karl Pribram e il cervello olonomico
Il filosofo Francesco Lanza (di Neurottimo SDN) descrive l'origine della riflessione di Karl Pribram sul cervello olografico
Il cervello umano è un analizzatore di frequenze e Karl Pribram ha dimostrato che tutti i sensi umani oltre alla vista (olfatto, tatto, udito, gusto) operano analizzando le frequenze ed entrando in risonanza con esse
Pribram si chiese se fosse possibile che ciò che i mistici avevano detto per secoli fosse vero, che la realtà fosse 'maya', un'illusione, e ciò che esisteva là fuori fosse in effetti una vasta risonante sinfonia di forme d'onda, un "dominio della frequenza" che veniva trasformato nel mondo che conosciamo solo dopo essere entrato nei nostri sensi? Doveva trovare una risposta a questa domanda e lo trovò nel grande fisico quantistico David Bohm
Come funziona la mente umana?
L'idea che il cervello potesse funzionare come un ologramma, sia per percepire il mondo che per pensare ad esso, fu causata nella mente del neurofisiologo Karl Pribram, dall'incontro con una metafora: quella del neuropsicologo Karl Lashley, dalle sue ricerche sugli 'engrammi', sulla collocazione dei ricordi e dai suoi esperimenti sui topi, che avevano evidenziato come dagli schemi d'interferenza dei fronti d'onda e dalla loro trasformazione in immagini virtuali, si potesse arrivare a risolvere il mistero della percezione umana. Lynne McTaggart scrive in "Il campo quantico" (p.96-100):
Lashley aveva formulato una teoria basata su schemi d'interferenza delle onde nel cervello, ma la abbandonò perché non riusciva a immaginare come potessero generarsi nella corteccia. [...] Pribram ora pensava che il cervello dovesse "leggere" le informazioni, trasformando le immagini ordinarie in schemi d'interferenza d'onda che poi trasformava ulteriormente in immagini virtuali, proprio come fa un ologramma laser. L'altro mistero risolto dalla metafora dell'ologramma sarebbe stata la memoria. Invece di essere localizzata in un punto specifico, la memoria risultava distribuita ovunque, così che ogni parte contenesse tutto. [...] Pribram aveva capito che quando guardiamo qualcosa, non "vediamo" la sua immagine nel retro della nostra testa o in fondo alla retina, ma in tre dimensioni e al di fuori di noi. Dobbiamo creare e proiettare un'immagine virtuale dell'oggetto nello spazio esterno, nella stessa posizione dell'oggetto concreto, così che l'oggetto e la nostra percezione di esso coincidano. Come avviene nell'ologramma, le lenti dell'occhio colgono certi schemi d'interferenza e li convertono in immagini tridimensionali. Questo tipo di proiezione virtuale è necessaria perché possiamo stendere la mano e toccare una mela nella posizione in cui si trova effettivamente, non in luogo qualsiasi della nostra testa. Se proiettiamo in continuazione immagini nello spazio esterno a noi, significa che la nostra immagine del mondo è davvero una creazione virtuale. Secondo la teoria di Pribram, appena notiamo qualcosa, nei neuroni del cervello entrano in risonanza certe frequenze. Questi primi neuroni inviano informazioni relative alle frequenze in oggetto a un altro insieme di neuroni. Il secondo insieme traduce in termini matematici queste risonanze con una trasformata di Fourier e invia l'informazione a un terzo gruppo di neuroni; quest'ultimo comincia a costruire uno schema che alla fine genererà l'immagine virtuale della mela che si crea nello spazio esterno, in cima al portafrutta. Questo processo in tre fasi permette al cervello di mettere in relazione tra loro immagini separate con molta più facilità, compito che diventa semplice utilizzando la forma abbreviata dell'interferenza d'onda, ma che risulterebbe invece problematico con un'immagine effettiva e concreta. Dopo la visione, pensò Pribram, il cervello deve elaborare le informazioni utilizzando la forma abbreviata degli schemi d'interferenza d'onda, per poi inviarle a tutta la sua struttura tramite una rete locale (LAN), che contiene tutte le informazioni più importanti per i diversi impiegati dell'ufficio. Immagazzinare i ricordi tramite insiemi d'interferenza d'onda è un sistema molto efficiente e spiegherebbe l'ampiezza della memoria umana. Le onde sono in grado di contenere un'enorme quantità di dati, molto più dei 280 quintilioni di bit d'informazioni che si presume costituiscano i ricordi che in genere si accumulano nell'arco di una vita media. [...] Il modello olografico spiegherebbe anche la capacità della memoria di richiamare un ricordo istantaneamente, spesso sotto forma di immagine tridimensionale. [...] Pribram provò che anche gli altri sensi (olfatto, tatto, udito) operano analizzando le frequenze.
Il rapporto di Pribram con David Bohm
Pribram ricevette molti consigli utili alla sua teoria dal grande fisico quantistico David Bohm. Michel Talbot scrive in " Tutto è Uno" (p.37):
Pribram si rese conto che, se il modello olografico del cervello fosse portato alle sue logiche conclusioni, aprirebbe la porta alla possibilità che la realtà oggettiva - il mondo delle tazze da caffè, viste montuose, olmi e abat-jour - potrebbe non esistere affatto, o perlomeno non esistere nel modo in cui crediamo. Era possibile, si domandò, che ciò che i mistici avevano detto per secoli fosse vero, in realtà era 'maya', un'illusione, e ciò che esisteva là fuori era in effetti una vasta risonante sinfonia di forme d'onda, un "dominio della frequenza" che veniva trasformato nel mondo che conosciamo solo dopo essere entrato nei nostri sensi? Rendendosi conto che la soluzione che cercava giaceva forse al di fuori del perimetro del suo campo, si rivolse per consiglio a suo figlio che era fisico. Questi gli raccomandò di esaminare a fondo il lavoro di un fisico di nome David Bohm. Quando Pribram lo fece, ne fu elettrizzato. Egli non solo trovò la risposta al suo interrogativo, ma scoprì anche che secondo Bohm l'intero universo era un ologramma.
(p.40)Quando elettroni simili a onde si scontrano l'uno con l'altro, creano perfino configurazioni d'interferenza. L'elettrone, come essere incorporeo capace di mutare forma può manifestarsi sia come particella che come onda. Questa capacità camaleontica è comune a tutte le particelle subatomiche. E' anche comune a tutto ciò che una volta si pensava manifestarsi esclusivamente come onde. La luce, i raggi X possono tutti mutare da onde a particelle e viceversa. Oggi i fisici credono che i fenomeni subatomici non dovrebbero essere classificati unicamente come onde o particelle, ma come una singola categoria di cose che sono, in qualche modo, sempre entrambi. Questi qualcosa sono chiamati 'quanta', [plurale di quantum] e i fisici ritengono che siano la sostanza di base della quale l'intero universo è costituito. Forse, la cosa più stupefacente fra tutte è che esistono prove schiaccianti del fatto che l'unico momento in cui i quanta si manifestano come particelle è quando li guardiamo. Ad esempio, scoperte fatte per mezzo di esperimenti suggeriscono che quando non lo si sta guardando, un elettrone sia sempre un'onda. I fisici sono in grado di trarre questa conclusione poiché hanno escogitato ingegnose strategie per dedurre il comportamento di un elettrone quando non è osservato (bisogna notare che questa è soltanto un'interpretazione delle prove e non è la conclusione di tutti fisici; come vedremo, Bohm stesso dà un'interpretazione differente).
Secondo David Bohm "La nostra vita quotidiana è una sorta di illusione, come un'immagine olografica. Sotto di essa vi è un ordine di esistenza più profondo, un livello di realtà più vasto e più fondamentale, che dà origine a tutti gli oggetti e le apparenze del nostro mondo fisico, in modo molto simile a quello in cui una porzione di pellicola olografica dà origine a un ologramma. Bohm definisce questo livello di realtà più profondo ordine 'implicito' (o implicato che significa 'celato') e si riferisce invece al nostro livello di esistenza come all'ordine 'esplicito' (o esplicato che significa 'svelato')."
Il rapporto di Pribram con David Bohm
A proposito del rapporto di Pribram con David Bohm, Michel Talbot scrive in " Tutto è Uno" (pp.53-54):
Appena Bohm iniziò a riflettere sull'ologramma, vide che anch'esso forniva un nuovo modo di comprendere l'ordine. Come la goccia d'inchiostro nel suo stato di dispersione, anche gli schemi d'interferenza registrati su una porzione di pellicola olografica sembravano disordinati a occhio nudo. Entrambi possiedono ordini che sono nascosti (o celati) in modo molto simile a quello in cui un ordine in un plasma è celato nel comportamento apparentemente casuale di ciascuno dei suoi elettroni. Ma questa non era l'unica intuizione fornita dall'ologramma. Più Bohm ci pensava, più si convinceva che l'universo effettivamente impiegava princìpi olografici nelle sue operazioni, era esso stesso una sorta di gigantesco ologramma fluttuante, e questa comprensione gli permise di cristallizzare tutte le sue varie intuizioni in un insieme illimitato e coesivo. Pubblicò i primi saggi sulla sua visione olografica dell'universo nei primi anni Settanta, e nel 1980 presentò un completo distillato dei suoi pensieri in un libro intitolato 'Wholeness and the Implicate Order'. [...] Una delle asserzioni più sensazionali di Bohm è che la realtà tangibile della nostra vita quotidiana è in effetti una sorta di illusione, come un'immagine olografica. Sotto di essa vi è un ordine di esistenza più profondo, un livello di realtà più vasto e più fondamentale, che dà origine a tutti gli oggetti e le apparenze del nostro mondo fisico, in modo molto simile a quello in cui una porzione di pellicola olografica dà origine a un ologramma. Bohm definisce questo livello di realtà più profondo ordine 'implicito' (che significa 'celato') e si riferisce al nostro livello di esistenza come all'ordine 'esplicito' o svelato.
(pp.54-55)Quando un elettrone sembra muoversi, ciò è dovuto a una serie continua di questo celarsi e svelarsi. In altre parole, gli elettroni e tutte le altre particelle non sono più sostanziali o permanenti della forma che un geyser d'acqua prende sgorgando da una fontana. Essi sono sostenuti da un influsso costante proveniente dall'ordine implicito e quando una particella sembra essere distrutta, non è perduta. E' stata solo celata nuovamente nell'ordine più profondo dal quale era derivata. Una porzione di pellicola fotografica e l'immagine da essa generata sono anch'esse un esempio di ordine implicito ed esplicito. La pellicola è un ordine implicito, poiché l'immagine codificata nei suoi schemi d'interferenza è una totalità nascosta, celata, attraverso tutto l'insieme. L'ologramma proiettato dalla pellicola è un ordine esplicito, poiché rappresenta la versione svelata e percettibile dell'immagine. Lo scambio costante e scorrevole fra i due ordini spiega in che modo le particelle, come l'elettrone nell'atomo di positronio, possano mutare forma da un tipo di molecola a un altro. Simili mutamenti possono essere osservati quando una particella, diciamo un elettrone, si cela nuovamente nell'ordine implicito, mentre un altro, un fotone, si svela e prende il suo posto. Esso spiega anche come un quanto possa manifestarsi sia come particella che come onda. Secondo Bohm entrambi gli aspetti sono sempre celati nell'insieme di un quanto, ma il modo in cui un osservatore interagisce con l'insieme determina quale aspetto si riveli e quale resti nascosto. Come tale, il ruolo giocato da un osservatore nel determinare la forma presa da un quanto può essere non più misterioso di come il modo in cui un gioielliere manipola una gemma determini quali delle sue sfaccettature diverranno visibili e quali no. Poiché il termine 'ologramma' si riferisce solitamente a un'immagine statica che non trasmette la dinamica e la natura sempre attiva dell'incalcolabile celarsi e svelarsi che momento per momento crea il nostro universo, Bohm preferisce descrivere l'universo non come un ologramma bensì come un "olomovimento". L'esistenza di un ordine più profondo e organizzato olograficamente spiega inoltre perché la realtà diventi nonlocale al livello subquantistico. Come si è visto, quando qualcosa è organizzato olograficamente, ogni parvenza di localizzazione crolla. Dire che ogni parte di una pellicola olografica contiene la totalità dell'informazione posseduta dall'intero è in effetti soltanto un altro modo di dire che l'informazione è distribuita non localmente. Quindi, se l'universo è organizzato secondo principi olografici, ci si aspetterebbe che anch'esso possegga proprietà nonlocali. [...] Nella sua teoria generale della relatività Einstein sbalordì il mondo dicendo che spazio e tempo non sono entità separate, ma sono armoniosamente congiunti e parte di un insieme più vasto chiamato la continuità spazio-tempo. Bohm spinge innanzi quest'idea, facendole compiere un passo da gigante. Egli dice che 'tutto' nell'universo è parte di una continuità. Nonostante l'apparente separatezza delle cose al livello esplicito, tutto è un'estensione indivisa di ogni altra cosa, e alla fine anche gli ordini implicito ed esplicito si fondono l'uno nell'altro.(p.56)Bohm avverte che questo non significa che l'universo sia una gigantesca massa indifferenziata. Le cose possono essere parte di un insieme indiviso e possedere tuttavia le proprie qualità individuali. [...] Bohm non suggerisce che la differenza tra le cose sia insignificante. Desidera soltanto che noi siamo costantemente consapevoli che dividere i vari aspetti dell'olomovimento in cose è sempre un'astrazione, un modo per rendere quegli aspetti distinguibili nella nostra percezione attraverso il nostro modo di pensare. L'universo olografico di Bohm chiarisce molti altri enigmi. Uno di essi è l'effetto che la coscienza sembra avere sul mondo subatomico. Come abbiamo visto, Bohm rifiuta l'idea che le particelle non esistono finché non sono osservate. Ma non è in linea di massima contrario a tentare di unire la coscienza e la fisica. [Bohm] Ritiene soltanto che la maggior parte dei fisici lo fa nel modo sbagliato, tentando di frammentare nuovamente la realtà e dicendo che una cosa separata, la coscienza, interagisce con un'altra cosa separata, una particella subatomica . Poiché tutte le cose di questo tipo sono aspetti dell'olomovimento, egli ritiene che sia insignificante parlare di coscienza e materia come interagenti. In un certo senso, l'osservatore è l'osservato. L'osservatore è anche lo strumento di misura, i risultati sperimentali, il laboratorio e la brezza che soffia al di fuori del laboratorio. In effetti, Bohm crede che la coscienza sia una forma più sottile di materia, e la base per qualsiasi relazione tra le due giace non al nostro livello di realtà, ma nel profondo dell'ordine implicito.(p.65)L'idea olografica fa luce anche sulle inspiegabili connessioni che possono verificarsi fra le coscienze di due o più individui. Uno degli esempi più conosciuti di una simile connessione è espresso nel concetto di inconscio collettivo formulato dallo psichiatra svizzero Carl Jung. Agli inizi della sua carriera, Jung si convinse che i sogni, i disegni, le fantasie e le allucinazioni dei suoi pazienti contenevano spesso simboli e idee che non si potevano interamente spiegare come prodotti della loro storia personale. Al contrario, quei simboli somigliavano maggiormente alle immagini e ai temi delle grandi mitologie e religioni del mondo. Jung giunse alla conclusione che miti, sogni, allucinazioni e visioni religiose scaturivano tutti dalla stessa sorgente, un inconscio collettivo comune a tutte le persone.
Appena Bohm iniziò a riflettere sull'ologramma, vide che anch'esso forniva un nuovo modo di comprendere l'ordine. L'ologramma possiede un ordine nascosto in modo molto simile a quello in cui un ordine in un plasma è celato nel comportamento apparentemente casuale di ciascuno dei suoi elettroni.
Quando qualcosa è organizzato olograficamente, ogni parvenza di localizzazione crolla. Bohm preferisce descrivere l'universo non come un ologramma bensì come un "olomovimento". Bohm desidera soltanto che noi siamo costantemente consapevoli che dividere i vari aspetti dell'olomovimento in cose è sempre un'astrazione, un modo per rendere quegli aspetti distinguibili nella nostra percezione attraverso il nostro modo di pensare.
Conclusioni (provvisorie): Tutti i sensi umani operano olograficamente con un processo (secondo Bohm) simile a quello dell'universo
Come funziona la mente umana? Gli esseri umani se lo sono chiesto a partire, almeno, dal terzo secolo a.C., e hanno tratto le loro ipotesi dallo sviluppo scientifico della loro civiltà. Sono quindi partiti dai primi sistemi di irrigazione che vennero ideati in Mesopotamia, da cui trassero l'idea che la mente (o il cervello che all'epoca erano la stessa cosa) fosse un flusso di 'umori'. Progressivamente, con lo sviluppo tecnologico della società, il cervello venne associato metaforicamente a sistemi meccanici (nel 1650 il filosofo Thomas Hobbes suggerì che il pensiero nascesse da 'piccoli movimenti meccanici del cervello'). Nel 1700 le nuove scoperte sull'elettricità e la chimica produssero nuove teorie sull'intelligenza umana, correlate a quelle discipline. Nel 1800 il fisico Herman Von Helmholtz paragonò il cervello al telegrafo. Nel 1900 lo sviluppo dell'informatica ha associato l'intelligenza umana al computer. Quest'ultima è la metafora della nostra epoca: il cervello funziona come un computer! Per fortuna le cose non stanno così e l'associazione del cervello/mente a un computer è stata scientificamente sconfessata dal neurochirurgo Karl Pribram che, con la sua teoria del "cervello olografico" (o olonomico) ha proposto che l'intera attività di pensiero umano sia di natura olografica. Ciò significa che l'essere umano, per gestire l'enorme quantità di dati della sua vita, nei termini di percezione e ricordi, e l'enorme complessità del suo ambiente (nei termini di elaborazione e decisione), è simile al nostro Universo piuttosto che a un misero computer. Inoltre, l'abduzione creativa (ed emotiva) di cui solo l'essere umano può disporre e la coscienza personale che le macchine non potranno mai avere, e soprattutto la connessione di ogni singola coscienza alla coscienza universale, rende incolmabile il divario con i futuri Robot Umanoidi. Questa scoperta ci mette al sicuro riguardo ai presunti crescenti rischi dell'intelligenza artificiale che oggi (2025) continuano a cavalcare la superiorità della AI e dei suoi futuri computer quantistici.
Per capire il clima odierno, ad esempio, il 6-7 Luglio 2023, si è svolta a Ginevra una manifestazione dalle Nazioni Unite (AI for Good), nella quale sono stati intervistati alcuni robot umanoidi che hanno espresso le loro opinioni (negative) sul futuro dell'Umanità riguardo alla risoluzione di importanti problemi (crisi climatica, sanità, longevità, ecc.). Le opinioni espresse dalla AI sono state di un'ingenuità disarmante, perché basate sulle opinioni umane, algoritmiche, acquisite con il Deep Learning. Si tratta di vedere se in futuro, quando la AI avrà acquisito le nuove informazioni umane sarà in grado di elaborare nuove e sensate conclusioni...
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Bibliografia (chi fa delle buone letture è meno manipolabile)
- Chiara Bernardo (2019), SISTEMI QUANTISTICI APERTI E DECOERENZA (Tesi di laurea PDF) - UNIBO
- Francesco Vecchi, L'universo di Gregory Bateson - Academy
- Anna Greco (2024), Insegnare a pensare quantistico - Intervista a Olivia Levrini, ricercatrice in didattica della fisica - Collisioni
- Olivia Levrini et al. (2018), The I SEE project: an approach to futurize STEM education (PDF)
- I SEE Project
- Claudio Bartocci (2024), John Von Neumann, il visionario- Doppiozero
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Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)
Pagina aggiornata il 8 maggio 2025
