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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Dall'inconscio al conscio, i processi cerebrali umani più importanti
TEORIE > CONCETTI > INCONSCIO e COSCIENZA
Scopo di questa pagina
Questa è una pagina che sintetizza le conclusioni di diversi studi sull'origine della mente umana e delle idee che indirizzano il comportamento. Quei comportamenti umani che miravano alla sopravvivenza e, tra questi, vi sono quelli che hanno portato, in una minoranza di individui, allo sviluppo di un pensiero critico. Questa analisi prescinde dai primordiali processi che, nei primi ominidi, hanno creato il tronco encefalico, la capacità di attenzione (RAS) e la psicologia con processi quali la "agentività" degli psicologi Albert Bandura e Michael Tomasello. Si tratta di una selezione da me operata sulle idee di molti filosofi, tra i quali (Charles Sanders Peirce, Edgar Morin, Carlo Sini, Hans Georg Gadamer, Karl Popper), neuroscienziati (Gregory Bateson, Joseph LeDoux, Christof Koch, Michael Gazzaniga, Arnaldo Benini), sociologi (Erving Goffman, Donald Campbell), psicologi (Daniel Kahneman, Paolo Legrenzi, Leon Festinger, Mauro Maldonato, ), ecc. Una selezione della quale sono personalmente responsabile e sarò grato a chi vorrà segnalarmi errori o confutare le idee esposte con argomenti documentabili. D'altronde stiamo entrando in un'epoca nella quale l'Intelligenza artificiale generale (AGI) sembra voler sfidare le capacità di pensiero umane e occorre chiedersi se avrà le proprietà per farlo o se si tratta solo di un'illusione, se AGI riuscirà a maturare la creatività di cui la mente umana è oggi la sola detentrice o se essa rimarrà un oracolo da interpretare...

(Nell'emisfero sinistro si trovano gli organi che creano il senso della vita umana?)

Quali sono i processi cerebrali più importanti che caratterizzano l'operare dell'essere umano? Inizio descrivendo l'ipotesi fatta dal neuroscienziato Michael Gazzaniga il quale, nei suoi esperimenti scientifici, fatti negli anni '60 su pazienti affetti da epilessie clinicamente intrattabili, resecò il corpus callosum che, nel cervello umano unisce con un fascio di fibre emisfero destro ed emisfero sinistro:

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A seguito della resecazione, Michael Gazzaniga condusse degli esperimenti nei quali notò che, benchè i due emisferi fossero stati separati, il paziente continuava ad avere una coscienza unica di se stesso ma una diversa percezione della realtà. L'emisfero sinistro, nel quale sono allocate le funzioni cognitive, continuava a svolgere tutte le proprie normali funzioni, mentre l'emisfero destro vedeva gli eventi che gli apparivano davanti ma non riusciva capirli nè a fare nessuna congettura su di essi. In altre parole era solo l'emisfero sinistro che dava un senso al mondo e poteva anche descriverlo con il linguaggio. Gazzaniga sostenne (e anche oggi lo fa) che il cervello umano è un "black box" costituito da molti moduli indipendenti, ma esiste un modulo (composto dall'amigdala, dai gangli della base e altri organi) che ha una funzione particolare, cioè: cerca spiegazioni sul perché si verificano gli eventi, e per far questo crea delle storie. Michael Gazzaniga descrive, nel suo libro "L'interprete" (p.32), in che modo è arrivato a immaginare l'esistenza del modulo Interprete nel nostro sistema nervoso, durante i suoi esperimenti con pazienti ai quali era stato resecato il corpo calloso che unisce i due emisferi, utilizzando un "test concettuale simultaneo" (descritto nel seguito). Scrive Gazzaniga: "La capacità di interpretazione continua dell'emisfero sinistro può significare che è sempre alla ricerca di ordine e ragione, anche dove non ce ne sono". Infatti, in pazienti che hanno avuto particolari lesioni cerebrali, Gazzaniga racconta di aver assistito all'azione dell'Interprete nel cercare a tutti i costi di spiegare la situazione (vedi: The Interpreter Within: The Glue of Conscious Experience - 1999). Questi casi fanno riflettere perchè dimostrano che la nostra (dell'Interprete) "capacità interpretativa" viene influenzata dalla qualità dei dati che riceviamo e, in un'epoca come la nostra, densa di sovraccarico informativo e fakenews, diventa importante far funzionare il pensiero critico... L'Interprete "lega" insieme, interallacciandoli: framing, reframing, semiosi e capacità inferenziale fino a dare all'essere umano la chiave di lettura degli eventi. Infatti Michael Gazzaniga scrive: "Il meccanismo dell'interpretazione sembra profondamente legato alla capacità di creare inferenze e di comprendere, al di là del momento contingente, cosa stia succedendo o perchè sia successo. L'emisfero destro, che non lavora da "interprete", semplicemente non può influenzare il comportamento del suo possessore o quello di eventuali terzi, perchè non sa dare una chiave di lettura alle azioni"

(come si crea la conoscenza umana)

Il processo mentale che sembra creare la conoscenza umana, e che sembra, evoluzionisticamente, rappresentare il proceso di aggregazione e sviluppo del pensiero nell'essere umano è la semiosi illimitata, che consiste nella triangolazione esistente tra ogni 'oggetto' che ci si para davanti e un 'segno' creato dalla mente per rappresentarne il significato da attribuirgli. Il rapporto tra questi due elementi, che costituisce la novità dell'evoluzione umana rispetto alle altre specie, crea qualcosa di nuovo, cioè un 'interpretante' che costituisce il risultato della triangolazione. L'interpretante è...nuova conoscenza, cioè un nuovo segno da perfezionare sul quale continuare a ragionare in un processo conoacitivo potenzialmente infinito che il filosofo Charles Sanders Peirce ha chiamato 'semiosi illimitata'. La semiosi avviene simultaneamente all'incorniciamento della situazione di cui si ha 'esperienza' in quel momento, cioè il 'framing'.

(come il mondo si tiene insieme e come si sgretola)

Un processo mentale che, insieme alla semiosi illimitata, sembra all'origine della capacità umana di pensiero è il "framing", cioè l'inquadramento che ogni persona fa della situazione in cui si trova e che le permette di dare un senso a situazioni, persone, cose che si trovano intorno a lui prima di decidere come comportarsi. Il sociologo Erving Goffman, nel suo libro "Frame Analysis", ha definito quest'attività "organizzazione dell'esperienza", dato che si tratta di definire la realtà in cui si vive, stabilendo il significato che le cose hanno per noi, piuttosto che discernerne la natura. La curatrice del volume Ivana Matteucci scrive (p.24): "Lo scopo di Goffman è quello di esaminare i vari modi in cui il mondo sembra tenersi insieme, e questo esame passa anche e soprattutto per i modi in cui esso si sgretola. Questa sfida alle credenze universali e radicate sulla natura del mondo e della nostra esperienza di esso è la stessa sfida che Derrida lancia contro l'ancoramento di un testo a un mondo reale unificato: i segni nei testi rimandano infatti solo ad altri segni in un'operazione che non ha fine". Nella società moderna il framing è stato valorizzato solo recentemente (negli anni '80) dagli studi degli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tverski che hanno messo in luce l'importanza che esso riveste nel processo decisionale. Essi hanno scoperto che le decisioni sono fortemente influenzate dalle condizioni con le quali vengono presentate le informazioni sulla decisione da prendere. Ad esempio, nella comunicazione: tra un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto è sempre meglio proporre quello mezzo pieno perchè l'essere umano (hanno scoperto Kahneman e Tverski) è evolutivamente (cioè  inconsciamente ed euristicamente) predisposto a rifiutare qualunque perdita. Questo principio, e la Teoria del Prospetto che lo propone è valso nel 2002, dopo la morte di Tverski, il premio Nobel per l'economia a Kahneman. Il framing è rimasto nella mente umana fino ad oggi come metodo inconscio per affrontare qualunque situazione sconosciuta, anzi si può dire che il pensiero umano si basi su un'incessante attività di framing e reframing, cognitivamente inconsci. Infatti l'intera attività di apprendimento è governata dal reframing delle credenze verso cui gli insegnanti spingono (o tentano di spingere) i loro allievi. Il reframing era raro nelle società immobili del passato dove i valori tradizionali venivano accettati fideisticamente, ma oggi, soprattutto nelle società liberali che si trovano in'economia di mercato fatta ci scambi continui, il reframing cognitivo è diventato la regola.

(La capacità di generare nuove ipotesi è contraddistinta da inferenze che conducono alla "migliore spiegazione possibile". Quest'inferenza è il punto di partenza della semiosi)

Quando l'essere umano ha iniziato a ragionare, cioè a fare inferenze sui fenomeni che esperiva? Le inferenze sono fenomeni consci, dunque si è dovuto attendere che la coscienza apparisse nei processi neurali umani. Non vi sono ancora certezze scientifiche su tale accadimento ma si può ipotizzare che la coscienza (almeno quella fenomenica) sia comparsa nell' Homo habilis circa 200.000 anni fa, parallelamente alla nascita dei primi accenni di linguaggio. La capacità umana di generare nuove ipotesi è una caratteristica fondamentale di risoluzione dei problemi ("problem solving"). Questa capacità è vitale per dare un senso al mondo, tanto più esso è complesso e "non familiare". Le ipotesi sono contraddistinte da inferenze che conducono alla "miglior spiegazione possibile". La capacità di formulare una spiegazione da una data osservazione è oggi chiamata "inferenza abduttiva" (Peirce, 1974). Questa inferenza è incerta e fallibile, in contrasto con la deduzione in cui le verità sono derivate dall'osservazione usando le regole deduttive.


(Secondo Paolo Legrenzi vi sono almeno tre mondi possibili: il mondo della fede, quello del mistero e quello della probabilità)

Secondo lo psicologo Paolo Legrenzi vi sono almeno tre mondi mentali nei quali l'essere umano può scegliere di vivere. I primi due sono i mondi in cui sono vissuti i nostri antenati (e dove ancora oggi vive la maggior parte delle persone): il primo è il mondo della Fede, in cui probabilmente si rifugiano coloro che per vivere hanno bisogno di certezze; il secondo è il mondo del Mistero, riservato a tutti coloro che nell'inspiegabile e nell'impossibile, trovano la loro quiete mentale (un esempio recente ci è stato offerto dalla pandemia di Covid19 e dall'insorgenza di gruppi di persone che hanno negato, e continuano a negare, l'efficacia dei vaccini). E' anche il mondo di coloro che vogliono credere ai complotti e che rifiutano la 'normale' complessità dell'esperienza umana.
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CERVELLO E MENTE: il processo di formazione e strutturazione del cervello e della mente umani ha impiegato molto tempo a partire dalla nascita dei primi ominidi che risale, secondo Treccani, ad almeno 4,5 milioni di anni fa, con i fossili di Ardipithecus ramidus. Dovettero passare molti milioni d'anni (secondo lo psicologo Michael Tomasello) per arrivare all'antenato comune dei Neanderthal e degli umani moderni, Homo heidelbergensis, circa 400.000 anni fa, il quale aveva acquisito un'autoregolazione socionormativa, che lascia immaginare un assetto psicologico moderno. A partire da allora si può immaginare che Homo sapiens avesse già maturato il modulo "Interprete" che secondo il neuroscienziato Michael Gazzaniga attribuisce all'individuo il senso d'identità, e poi, via via, la semiosi illimitata e i processi di framing e reframing, che hanno dato luogo alla conoscenza, la capacità inferenziale con l'abduzione che consente di fare ipotesi, e la capacità mentale di vivere in più 'mondi possibili'... Tutto questo è stato preceduto dalla formazione di un cervello inconscio basato sulle euristiche, le quali sono state utili (e lo sono ancora) a prendere decisioni rapide e frugali...
Punti di riflessione
In che modo atomi, cellule e particelle danno origine al nostro ricchissimo mondo interiore? Il modulo "Interprete" del nostro cervello spiega gli eventi in base alle informazioni che riceve. (Michael Gazzaniga)
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L'emisfero sinistro del cervello è il collante che unifica la nostra storia e crea la nostra percezione di essere un agente razionale completo. Costruisce la nostra vita e traccia narrazioni del nostro comportamento passato che prevedono la nostra consapevolezza. (Michael Gazzaniga)
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La fase successiva del lavoro è stata quando Joseph LeDoux ed io abbiamo avuto l'idea dell'interprete. Dopo venticinque anni dallo studio di questi pazienti, siamo finalmente arrivati ​​a chiedere ai pazienti: "Perché l'hai fatto?" dopo aver avuto una risposta con la mano sinistra che era governata dall'emisfero destro separato, silenzioso, senza parole. Abbiamo iniziato a capire che l'emisfero sinistro "inventava" una storia sul perché il paziente ha fatto quello che ha fatto, e in quel momento abbiamo iniziato a vedere la caratteristica cardinale dell'emisfero sinistro: la capacità di interpretare le azioni generate al di fuori del suo regno della consapevolezza cosciente. (Michael Gazzaniga)
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Nei suoi studi sui pazienti “split-brain” (iniziati sotto la direzione di Roger Sperry), il cui corpo calloso è stato tagliato per prevenire attacchi epilettici, Gazzaniga ha scoperto un'asimmetria essenziale tra gli emisferi del cervello umano. Le informazioni dall'emisfero destro, sul campo visivo sinistro e sui segnali somatosensoriali dal lato sinistro del corpo, non vengono più trasmesse all'emisfero sinistro. Non raggiunge le capacità linguistiche del cervello sinistro, dove la mente cosciente genera le spiegazioni e le ragioni delle sue azioni, generalmente a posteriori. La mente non è consapevole delle informazioni che non riceve, portando Gazzaniga a una teoria della coscienza supportata dalle ultime ricerche nelle neuroscienze. (The information Philosopher)
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Una consolidata tradizione, da Alcmane a Pindaro, aveva parlato dell’attività poetica come di un heuriskein. [...] si può capire una differenza sostanziale con la concezione poetica moderna se paragoniamo l’heuriskein riconosciuto alla poiēsis antica con l’attività del trobàr che venne riconosciuta ai poeti provenzali all’inizio del ciclo dell’arte moderna: anche in quest’ultimo caso il poeta è colui che trova, che scopre, ma che scopre rime e versi cortesi e già non più colui che scopre aspetti ed elementi sostanziali della realtà. (Daniele Guastini)
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Il termine "euristica" è stato applicato per la prima volta nelle scienze sociali circa 50 anni fa. Inizialmente, questo termine è stato utilizzato per riferirsi alle strategie impiegate dalle persone per ridurre la domanda cognitiva associata a determinati compiti decisionali. [...] Man mano che cresceva l'interesse per la risoluzione dei problemi, la pianificazione e il processo decisionale sui compiti cognitivi complessi e mal definiti incontrati nel mondo reale (come la pianificazione dei giochi olimpici, la creazione di un nuovo aereo o la selezione di un portafoglio di investimenti), è diventato evidente che esistono più percorsi di soluzione che potrebbero portare a prestazioni di successo. (Michael Mumford, Lyle Leritz)
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Laddove trovare una soluzione ottimale è impossibile o impraticabile, i metodi euristici possono essere utilizzati per accelerare il processo di ricerca di una soluzione soddisfacente. L'euristica può essere scorciatoia mentale che alleggerisce il carico cognitivo di prendere una decisione. (Wikipedia)
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Quando vedi una persona con il cappuccio in un vicolo buio e decidi di passare un po' più velocemente, il tuo cervello ha probabilmente usato un'euristica per valutare la situazione invece di un processo di deliberazione completamente ponderato. L'euristica non sempre porta a un risultato ottimale, ma funziona bene in situazioni in cui la velocità conta più della precisione. Nell'esempio del vicolo, il tuo cervello fa affidamento su una risposta istintiva di paura negativa per giudicare che la situazione potrebbe essere pericolosa. Sono utili anche nei casi in cui l'individuo deve prendere una decisione mentre sperimenta un carico cognitivo elevato. L'euristica sembra essere un adattamento evolutivo che semplifica la risoluzione dei problemi e ci rende più facile navigare nel mondo. (Conceptually)
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Lo psichiatra Mauro Maldonato scrive: "Ma cos'è, precisamente un'euristica? E' una strategia di ragionamento che consente di scegliere rapidamente (compatibilmente con la complessità della situazione e i limiti della memoria) aggirando le procedure logiche, deduttive o probabilistiche. In situazioni incerte, è spesso l'unico strumento a nostra disposizione. Diversamente dal calcolo formale, l'euristica è una soluzione immediata"
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Alla base della serendipità, c’è il meccanismo dell’abduzione. L’abduzione è una forma logica ancora relativamente poco nota rispetto alla deduzione. E questo nonostante sia molto adoperata non solo nell’ambito della vita quotidiana, ma anche in quello della fiction poliziesca e della scienza. Sherlock Holmes, ad esempio, sbagliava parlando di deduzione. Perché il suo ragionamento è di tipo abduttivo. (Romolo Capuano)
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Se parliamo in termini di biologia dei fondamentali circuiti neurali dell'emozione, dobbiamo ammettere che quelli di cui siamo dotati sono i meccanismi rivelatisi più funzionali nelle ultime cinquantamila generazioni umane - si badi bene, non nelle ultime cinquemila, e meno che mai nelle ultime cinque. Le forze che hanno plasmato le nostre emozioni, forze evolutive, lente e ponderate, hanno impiegato un milione di anni per compiere il loro lavoro; nonostante gli ultimi diecimila anni siano stati testimoni della rapida ascesa della civiltà e dell'esplosione della popolazione umana da cinque milioni a cinque miliardi di anime, essi hanno tuttavia lasciato pochissime tracce nella matrice biologica della vita emotiva umana. (Daniel Goleman)
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Poiché abbiamo così tanti sistemi [cerebrali] specializzati e poiché a volte possono operare in modi difficili da assegnare a un dato sistema o gruppo di essi, può sembrare che il nostro cervello abbia un unico dispositivo informatico generale. Ma non lo fanno. Il primo passo è riconoscere che siamo un insieme di sistemi cerebrali adattivi e, inoltre, riconoscere la distinzione tra le capacità di una specie e il modo in cui le sperimenta. (Michael Gazzaniga)
Come si è evoluto il cervello umano?
Il filosofo evoluzionista Telmo Pievani descrive perchè il cervello umano si è evoluto nel modo che conosciamo
Cervello e Intelligenza Artificiale (AGI): cosa ci si può aspettare
AGI: Intelligenza Artificiale Generale

Scrive Catia Maietta (vedi bibliografia 2022):

Con l’acronimo AGI si fa comunemente riferimento alla cd Intelligenza Artificiale Generale, un tipo di intelligenza artificiale che si sviluppa in maniera molto ampia, intenta, sin dall’origine dello studio dell’AI, a creare hardware o software in grado di emulare il più possibile il ragionamento umano. [...] Definita, nel tempo, come AI forte, le sue caratteristiche si sono differenziate dall’AI debole (chiamata anche AI stretta) non essendo quest’ultima concepita per eseguire capacità cognitive e personalità simili a quelle umane, bensì limitata all’uso del software per studiare o eseguire specifici compiti di problem solving o ragionamento pre-appresi (sistemi esperti). Allo stato, non esiste una univoca definizione, ampiamente accettata, di cosa si intenda con la locuzione Artificial General Intelligence. Si potrebbe, tuttavia, ipotizzare una definizione alquanto ampia, declinandola nei seguenti termini: “l’abilità ipotetica di un agente intelligente di comprendere o apprendere qualsiasi compito intellettuale che un essere umano può svolgere. La stessa ricerca di una definizione compiuta di AGI rappresenta, di per sé, un obiettivo primario e un argomento comune negli studi di fantascienza e futuro. [...] Nonostante l’AGI faccia parte dei più ampi campi dell’intelligenza artificiale (AI) e delle scienze cognitive, essa è anche strettamente correlata ad altre aree come metalearning e neuroscienze computazionali. Il fascino dell’AGI, e la volontà di perseguire questi grandi risultati, ha fatto sì che si creasse una Artificial General Intelligence Society, ossia una organizzazione senza scopo di lucro finalizzata al perseguimento dei seguenti obiettivi:

  • promuovere lo studio dell’intelligenza artificiale generale (AGI) e la progettazione di sistemi AGI;
  • facilitare la cooperazione e la comunicazione tra coloro che sono interessati allo studio e al proseguimento dell’AGI;
  • tenere convegni e incontri per la comunicazione delle conoscenze sull’AGI;
  • produrre pubblicazioni riguardanti la ricerca e sviluppo AGI;
  • pubblicizzare e diffondere con altri mezzi conoscenze e opinioni riguardanti AGI.

Si tratta, sostanzialmente, di una ricerca che persegue il grande obiettivo di tenere vivo il sogno originario di una AI generale e autonoma. Lo sviluppo di un’autonoma comunità incentrata sull’AGI è stato un fenomeno che si è creato gradualmente e che, in gran parte, è coinciso con un aumento della legittimità accordata alla ricerca esplicitamente focalizzata sull’AGI all’interno della comunità AI nel suo complesso.

Cos'è l'AGI? Un oracolo moderno o un'illusione?
Aggiornamento sulla singolarità: arriverà entro il 2035?
Il 19 gennaio 2023 il giornalista scientifico Danny Sullivan ha pubblicato un articolo: "Will we reach the singularity by 2035?" citando il futurologo David Wood, autore nel 2022 del libro "The Singularity Principles". Wood ritiene che gli sviluppi dell'intelligenza artificiale nell'ultimo anno abbiano fatto un'enorme differenza per quanto riguarda la rapidità con cui potremmo raggiungere la singolarità. "Quando guardi cosa stanno facendo i nuovi modelli generativi - cose come ChatGPT, DALL-E 2, PaLM di Google e molti altri sistemi - non sono perfetti, commettono errori, a volte sono frustranti, ma in molte occasioni, sono sorprendentemente corretti”, dice. “E le persone sono davvero sbalordite, compresi quelli che lavorano a stretto contatto in questo campo – persone che ti aspetteresti sappiano cosa accadrà dopo. In molti casi, sono stati colti di sorpresa da quanto i modelli siano in grado di fare più di quanto si aspettassero". Tutto ciò ha portato avanti le stime di molte persone su quando avremo un'intelligenza artificiale completamente generale. Wood cita Metaculus, una piattaforma di previsione che aggrega le previsioni di una vasta comunità online di futurologi. "Molte persone pensavano che l'arrivo dell'AGI non sarebbe avvenuto per diversi decenni, forse anche alla fine del secolo", dice. “Ma nel 2022, la previsione mediana di Metaculus  per quando verrà raggiunto l'AGI (Artificial General Intelligence) è scesa dal 2040 al 2027, a soli quattro anni di distanza. Personalmente credo che ciò potrebbe sovrastimare un po' le cose, ma non sarei sorpreso se avessimo un'intelligenza artificiale generalmente intelligente, la cosiddetta singolarità, entro il 2035".


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L'evoluzione è il racconto dell'unico animale che ha raccontato la sua storia
Il filosofo Ettore Maiorana scrive (vedi bibliografia 2021):
La storia dell’evoluzione umana è la storia di un animale, un mammifero dell’ordine dei Primati, una scimmia - bipede e nuda - cugina dei gorilla e degli scimpanzé, discendente delle molteplici forme appartenenti alla sottotribù Hominina. È dunque una storia che, per molti aspetti, non ha in sé nulla di eccezionale. Una storia di ambienti e trasformazioni climatiche, di mutazioni genetiche ed esperimenti adattivi, di successi e fallimenti, di estinzioni e nuove speciazioni: il gioco dell’evoluzione nel suo fluire ordinario. E tuttavia, questa storia di un animale tra gli animali, seduto all’estremità di un cespuglio affollato, alla periferia del maestoso albero della vita tracciato da Charles Darwin, è anche la storia dell’unico animale – per quanto ne sappiamo – che ha iniziato a raccontare la sua storia.
Indice di questa pagina
  1. Come funziona il cervello umano? L'ipotesi del neuroscienziato Michael Gazzaniga: Il modulo "Interprete" crea le storie che danno un senso al nostro mondo

  2. In quale modo viene creata la conoscenza umana? La 'semiosi illimitata' del filosofo Charles Sanders Peirce

  3. In che modo ogni persona inquadra (incornicia) la propria realtà e sceglie i propri comportamenti? Framing e Reframing del sociologo Erving Goffman

  4. L'attività inferenziale umana inizia dalla generazione di 'nuove ipotesi': L'abduzione di Charles Sanders Peirce

  5. La presa di decisioni autonome è inconscia e avviene (anche oggi) con le euristiche, che dipendono dal contesto

  6. Cos'è la realtà, in quanti tipi di 'mondi mentali' è possibile vivere? Le ipotesi dello psicologo Paolo Legrenzi sul mondo (antico e moderno)
1. Come funziona il cervello umano? L'ipotesi di Michael Gazzaniga: L'Interprete nell'emisfero sinistro
(per approfondire andare alla pagina Narrazioni e Neuroscienze)
Il neuroscienziato Michael Gazzaniga ha proposto l'esistenza nel nostro cervello di un modulo "Interprete"
Cos'è "L'interprete" secondo Michael Gazzaniga
Il neuroscienziato Michael Gazzaniga sostiene che ciò che egli ha chiamato "L'interprete" (che comprende amigdala, gangli della base e altri organi posti nell'emisfero sinistro), crea in ogni persona la sensazione di avere un "sé unitario" e, soprattutto, determina il valore che ognuno attribuisce agli aggregati culturali che l'intero cervello forma. Sarebbe l'interprete a mettere in forma di storia, tutto ciò che ci accade, cioè a dare un senso al nostro mondo. La nostra consapevolezza si crea nell'emisfero sinistro per effetto degli organi che compongono l'Interprete, il quale è continuamente alla ricerca di elementi che "appaiono alla coscienza" nell'emisfero destro. Potremmo dire che "L'Interprete" è un'astrazione che crea tutte le astrazioni che ogni persona è in grado di creare dai propri pensieri.
Michael Gazzaniga scrive: "Il meccanismo dell'interpretazione sembra profondamente legato alla capacità di creare inferenze e di comprendere, al di là del momento contingente, cosa stia succedendo o perchè sia successo. L'emisfero destro, che non lavora da "interprete", semplicemente non può influenzare il comportamento del suo possessore o quello di eventuali terzi, perchè non sa dare una chiave di lettura alle azioni"
Secondo Michael Gazzaniga l'Interprete è continuamente alla ricerca di elementi che "appaiono alla coscienza" nell'emisfero destro.
Una delle scoperte più affascinanti delle neuroscienze è che il cervello è un insieme di moduli distinti (neuroni raggruppati e altamente connessi) che svolgono funzioni specifiche piuttosto che un sistema unificato. La storia della mente multimodulare e del modulo "Interprete" ci mostra che il cervello non ha una "stazione di comando centrale" razionale: la nostra mente è alla mercé di ciò con cui viene nutrita. L'interprete tesse costantemente una storia di ciò che sta accadendo intorno a noi, applicando spiegazioni causali ai dati che vengono forniti; facendo il miglior lavoro possibile con quello che ha. Questo è generalmente utile: alcune migliaia di eventi, nella nostra vita, che hanno generato dati, hanno affinato i nostri moduli per farci comprendere il mondo abbastanza bene da permetterci di sopravvivere e prosperare. Il compito del cervello è trasmettere i nostri geni. Ma ciò non significa che il cervello nel mondo moderno prenda sempre decisioni ottimali. Dobbiamo renderci conto che il nostro cervello può essere ingannato, manipolato e non sempre ce ne rendiamo conto immediatamente. Il nostro interprete intreccerà una storia plausibile di ciò che è successo: questo è il suo lavoro.
2. Con quale modalità mentale ogni persona acquisisce conoscenza e come la incrementa? Con la semiosi illimitata di Charles Sanders Peirce
(per approfondire andare alla pagina Semiosi illimitata)
(Il processo mentale di questo punto è interallacciato e contemporaneo a quello del  framing nel punto successivo)
La semiosi illimitata rappresenta il processo conoscitivo umano che, partendo da un primo segno "notato" con la creatività abduttiva, inizia un percorso conoscitivo potenzialmente infinito procedendo, mediante successive triangolazioni semiotiche ad approfondire e perfezionare il significato iniziale.
Come la semiosi diventa illimitata - le continue e successive triangolazioni della semiosi
Oggetto ->Segno -> Interpretante:
Ogni nuovo interpretante diventa un nuovo segno, e così via all'infinito
Quando siamo impegnati in un’inferenza la nostra mente compie un percorso: parte da qualcosa che ci è noto, attraverso una zona intermedia, arriva a conoscere o comprendere qualcosa che prima ci era ignoto. La zona intermedia è la facoltà mentale di individuare implicazioni fra oggetti ed eventi: qualcosa è logicamente e semiosicamente connesso a qualcos’altro, e per tale ragione l’uno diventa il segno dell’altro. L’implicazione è ciò che permette il passaggio semiotico della mediazione. Se non c’è implicazione, non c’è mediazione; se non c’è mediazione, non c’è semiosi
3. Come ogni persona incornicia la sua realtà? Come si organizza l'esperienza: Framing e Re-framing secondo Erving Goffman
(per approfondire andare alla pagina Framing)
Cos'è la realtà e come individuare ciò che è già nelle cose
Ogni essere umano, mentre va in giro per il mondo, ad esempio quando attraversa un ambiente a lui sconosciuto, ha la tendenza a immaginare che le esperienze già vissute e le abitudini acquisite possano permettergli di comportarsi favorevolmente nel nuovo ambiente. Nella maggior parte dei casi è così, ma talvolta vi sono situazioni che derogano dalle abitudini già esperite quali quelle realtà come le guerre, le migrazioni, i disatri naturali, gli attentati, gli incidenti, o altre condizioni improbabili. In questi casi ci si sente come nella situazione, nell'immediato dopoguerra italiano, vissuta dalla sigarettaia Teresa e descritta dallo scrittore Carlo Levi nel romanzo "L'Orologio" (p. 30):

Come si sentiva vivere! Miseria, abbandono, malattia, Military Police, inverno, quanti nemici da combattere. Dove erano i tempi del passato, della noiosa vita di ogni giorno, con un marito, una casa, e nulla che toccasse il cuore? Ora bisognava condurre la propria guerra, soli, in un mondo ostile, pieno di imboscate e di terrori. Tutte le leggi erano cadute, tutti i legami e i ritegni, e la coperta di piombo delle mortali abitudini quotidiane. Per la prima volta la signora Teresa si sentiva un essere vivente, vivente e miserabile, lanciato nel gran mondo, in quel turbine di forze oscure e meravigliose che avvolgono le cose e le muovono e le trascinano.

A volte la realtà ci trascina in situazioni per noi nuove nelle quali per prendere una decisione non possiamo avvalerci delle esperienze passate e non resta che affidarsi al caso e alla fortuna.
In questi casi ci si avvicina alla condizione che chiarisce la 'condizione umana':

"Per la prima volta la signora Teresa si sentiva un essere vivente, vivente e miserabile, lanciato nel gran mondo, in quel turbine di forze oscure e meravigliose che avvolgono le cose e le muovono e le trascinano"
Perchè il 'framing' ci guida nella interpretazione della realtà e perchè ogni nuovo apprendimento è sempre un 're-framing'?
Il 'framing' è quel processo mentale evolutivo che ha permesso all'essere umano di 'interpretare' il suo mondo, cioè di definire i problemi, ipotizzare le cause, suggerire rimedi, il framing costituisce cioè il 'distacco dagli istinti' e l'inizio della capacità di pensiero. Inoltre, dopo diversi millenni nel percorso evolutivo, il framing ha permesso la gestione della comunicazione con gli altri esseri. Un punto essenziale del processo comunicativo è probabilmente avvenuto quando l'essere umano ha iniziato a "metacomunicare", cioè ad attribuire un'intenzione alla comunicazione. L'esempio più chiaro è quello notato allo zoo da Gregory Bateson guardando degli scimpanzè che "giocavano" simulando una guerra tra di loro. Il metamessaggio era "gioco", mentre il messaggio era "guerra". Bateson scrive: "il gioco, può presentarsi solo se gli organismi partecipanti sono capaci in qualche misura di metacomunicare, cioè di scambiarsi segnali che portino il messaggio: "Questo è un gioco". Il metamessaggio metteva ogni scimmia in grado di decifrare l'intenzione "non ostile" dei comportamenti delle altre scimmie".
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I frame hanno una natura euristica, sono cioè scorciatoie mentali che consentono di interpretare rapidamente nuove informazioni e situazioni, e per questo motivo essi appartengono al pensiero intuitivo (Sistema 1) e non fruiscono di elaborazione razionale (Sistema 2). Il concetto di "frame" venne introdotto dall'antropologo e filosofo Gregory Bateson nel 1972. Bateson dimostrò che nessuna comunicazione, sia verbale che non verbale, potrebbe essere compresa senza un messaggio metacomunicativo che spieghi quale frame interpretativo applicare alla comunicazione.
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Ogni persona è indirizzata dalle credenze che ha acquisito durante la propria formazione (familiare, scolastica, ecc). Le credenze possono cambiare se le persone si sono mentalmente "differenziate" dal proprio ambiente (familiare e sociale). La differenziazione è un processo mentale piuttosto recente nella storia umana. Nella preistoria e nella storia recente, nella mente umana vi era solo "indifferenziazione" e gli esseri umani si sentivano un tutt'uno con gli altri e con l'ambiente. Ciò ha probabilmente condotto all'esigenza di creare divinità che li aiutassero a controllare l'ambiente.
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Nella nostra mente ogni frame dovrebbe essere considerato solo un suggerimento che può essere modificato, perchè ci possono essere molte alternative per ogni frame, ma spesso non sappiamo rinunciare a una cornice comoda e immediata della situazione nella quale ci troviamo. Cosa può aiutare il reframing? Forse riuscire a fare un 'apprendimento significativo'.
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Il reframing è il compito difficile e impegnativo di ogni apprendimento e forse dipende dalla neuroplasticità individuale. Nella società i frame vengono inizialmente trasmessi dalla famiglia d'origine per essere poi validati o modificati dalla scuola e dal vasto ambiente sociale. Nella scuola il compito di proporre il reframing spetta agli insegnanti che dovrebbero capire quali sono le credenze errate (o ingenue) nella mente dei loro allievi e sostituirle, nel tempo con credenze migliori.
Altan
Qualsiasi credenza in quanto spiegazione, anche la più irrazionale e assurda, tende a rendere meno minacciosa l'imprevedibilità dell'universo. Il nostro cervello sembra spontaneamente convinto che una "qualsiasi spiegazione è meglio di nessuna spiegazione"
Le persone mentalmente sane (non depresse) hanno una supersicurezza delle loro credenze che le spinge all'azione
4. Come ogni persona decide cosa pensare e fare (ieri e oggi)
"prendere decisioni" è stata la prima inderogabile necessità umana, risolta con la creazione di un cervello inconscio che ha creato le euristiche
(per approfondire andare alla pagina Euristiche e Bias)
Perchè sono nate le euristiche nel cervello umano dei primi ominidi?
Il sociologo Donald Campbell, sostiene che: l'epistemologia evolutiva è un processo di conoscenza che consiste di 'processi di scelta rapida' (le euristiche) perché ci evitano (individualmente) di dover capire da zero quali processi sono utili e quali sono pericolosi. In base a questa argomentazione, secondo cui l'inconscio si è evoluto come 'sistema di guida comportamentale' e come fonte di impulsi adattativi e di azione appropriati, queste preferenze attivate inconsciamente dovrebbero essere direttamente collegate ai meccanismi comportamentali.
Non è possibile per un essere umano sopravvivere in un ambiente senza avere modi per semplificare complessi problemi decisionali
Ogni essere umano sa che, anche oggi in un mondo relativamente sicuro come il nostro, non riuscirebbe a sopravvivere in molte situazioni quotidiane (ad esempio alla guida di un'automobile, o durante l'incendio della propria abitazione, o durante una rapina a mano armata, ecc.) se non prendesse rapidamente delle decisioni intuitive (cioè euristiche). Tuttavia, in situazioni normali, quando l'euristica non funziona correttamente o porta a errori sistematici, c'è un altro nome per l'euristica: pregiudizio o bias.

Uno dei bias nel quale ogni persona incappa più frequentemente è il bias di conferma, cioè quella sfortunata conseguenza del modo in cui il nostro cervello elabora le informazioni: è il risultato dell'euristica usata dal nostro cervello umano di portarci a non cercare fatti oggettivi e a produrre invece un'immagine distorta del mondo reale. Nel senso psicologico originario, un'euristica è un comportamento mentale automatico. Ma in un uso più ampio, il termine euristica è arrivato a significare qualsiasi regola pratica per il processo decisionale. Possiamo però distinguere tra processo decisionale euristico e processo decisionale algoritmico. Innanzitutto un algoritmo è un processo più rigidamente definito che garantisce di produrre un determinato risultato. La scelta tra l'utilizzo di un'euristica e l'utilizzo di un processo decisionale più esteso, come un algoritmo, implica un compromesso tra velocità e certezza. Vogliamo decidere in fretta o vogliamo la certezza di una decisione corretta? Infatti non sempre abbiamo il tempo per utilizzare un processo decisionale più esteso ma più lungo  per prendere una decisione migliore...

Cosa sono i bias cognitivi? Sono il risultato delle euristiche usate dal nostro cervello che, talvolta ci portano a non cercare fatti oggettivi e producono invece un'immagine distorta del mondo reale.
Decisioni razionali o intuitive? L'essere umano vuole soprattutto...saltare rapidamente alle conclusioni
Come emerge dalla nostra consapevolezza, e oggi anche da verifiche scientifiche, l'essere umano vuole evitare gli sforzi mentali e i carichi cognitivi e, quando è costretto a prendere una decisione in condizioni di grande incertezza, si rifugia nell'intuizione. Come scrive lo psichiatra Mauro Maldonato nel libro "Come decidiamo" (pp. 35-36):
Aver conosciuto i limiti della nostra razionalità non spiega perchè sbagliamo. Come l'analisi di un misterioso reperto permette all'archeologo di conoscere civiltà antiche, così l'analisi di quegli antichissimi congegni (euristiche, intuizioni) che ci hanno accompagnato lungo l'evoluzione ci restituisce indizi importanti sulla natura dei processi cognitivi umani. Negli anni Settanta Daniel Kahneman e Amos Tversky misero a punto un programma di ricerca, chiamato "heuristics and biases approach", per verificare se individui alle prese con problemi decisionali, opportunamente congegnati, ragionassero e decidessero secondo criteri razionali. Tale programma ha permesso di venire a capo dei limiti di elaborazione dell'informazione che spingono un individuo ad adottare soluzioni ai problemi, per così dire, a forte indice adattativo. I due studiosi riconobbero nelle "euristiche"  alcuni tra gli strumenti più efficaci per ridurre il carico cognitivo e consentire risposte rapide e generalmente efficaci ai problemi decisionali (Hamilton e Gifford, 1976; Nisbett e Ross, 1980). Ma cos'è, precisamente un'euristica? E' una strategia di ragionamento che consente di scegliere rapidamente (compatibilmente con la complessità della situazione e i limiti della memoria) aggirando le procedure logiche, deduttive o probabilistiche. In situazioni incerte, è spesso l'unico strumento a nostra disposizione. Diversamente dal calcolo formale, l'euristica è una soluzione immediata. Si confronta solo con alcuni dei fattori che influiscono, separatamente o in modo combinato, sul comportamento decisionale: le caratteristiche dell'oggetto, il modo in cui è formulato il problema, la chiarezza della situazione e così via. Bisogna ammetterlo: queste scoperte hanno reso più bruciante il disincanto sulla nostra razionalità. Non bastavano le scperte freudiane. Ora sappiamo che anche i nostri brillanti ragionamenti sono condizionati da emozioni e da misteriosi congegni che saltano subito alle conclusioni.
La scelta tra l'utilizzo di un'euristica e l'utilizzo di un processo decisionale più esteso, come un algoritmo, implica un compromesso tra velocità e certezza. Vogliamo decidere in fretta o vogliamo la certezza di una decisione corretta?
Adattarsi alla realtà significa imparare a vivere, questa è l'esperienza che ogni bambino fa, se è fortunato guidato dai suoi genitori e dal suo ambiente sociale. Se è sfortunato, in un ambiente negativo o in balia di se stesso, potrebbe piangerne la conseguenze da adulto ricorrendo agli psicoterapeuti. Il tasso di psicopatia (con vari tipi di disturbi) nella popolazione mondiale, e stato stimato nel 4,5% (vedi pagina: Psicopatologia e Sociopatia). La letteratura offre molte ottime descrizioni sia di cosa significhi "sentirsi vivere", sia di cosa significhi "sentirsi morire".
5. Il percorso inferenziale nella mente umana. La capacità di fare nuove ipotesi e l'abduzione di Charles Sanders Peirce
(per approfondire andare alla pagina Abduzione)
La capacità umana di generare nuove ipotesi
La capacità umana di generare nuove ipotesi è una caratteristica fondamentale di "problem solving". Questa capacità è vitale per dare un senso al mondo, tanto più esso è complesso e "non familiare". Questa capacità è contraddistinta da inferenze che conducono alla "miglior spiegazione possibile". La capacità di formulare una spiegazione da una data osservazione è oggi chiamata "inferenza abduttiva" (Peirce, 1974). Questa inferenza è incerta e fallibile, in contrasto con la deduzione in cui le verità sono derivate dall'osservazione usando le regole deduttive.

L'abduzione è considerata il punto centrale della cognizione umana

Gli scienziati cognitivi e psicologi Mark Blokpoel et Al. hanno proposto (vedi bibliografia 2018) le sette caratteristiche da cui è guidata ogni abduzione in un contesto moderno:

  1. Isotropia: ogni conoscenza che una persona possiede può essere potenzialmente rilevante per fare un'abduzione. (Fodor 1983)

  2. Indeterminatezza (apertura): l'insieme delle ipotesi candidate può contenere ogni ipotesi che una persona può in linea di principio generare (Goodman, 1983).

  3. Novità: l'insieme delle ipotesi candidate può contenere ipotesi che una persona non ha mai generato prima (Fodor, 1983; Goodman, 1983).

  4. Radicamento (solidità): un'ipotesi candidata deve avere una relazione ben definita con una rappresentazione dell'osservazione che deve essere spiegata (Lakoff & Johnson, 2003).

  5. Sensibilità: ogni ipotesi candidata deve essere in grado di spiegare l'osservazione (Kuipers, 2000; van Fraasen, 1985).

  6. Realismo psicologico: i processi computazionali che supportano l'abduzione propriamente detta devono essere psicologicamente realistici.

  7. Trattabilità computazionale : qualsiasi resoconto computazionale dell'inferenza abduttiva deve essere computazionalmente trattabile (Frixione, 2001; van Rooij, 2008).

Se tralasciamo la trattabilità computazionale e il realismo psicologico che si applicano al campo di studi degli autori (informatica e intelligenza artificiale) possiamo ipotizzare quali degli altri cinque requisiti possono essere apparsi nella mente umana agli albori del ragionamento: probabilmente 1, 2, 3 e 5.
È stato ipotizzato che il ragionamento analogico sia al centro della capacità umana di comprendere il mondo che ci circonda, a volte con una forte enfasi sulla cognizione incorporata (Lakoff & Johnson, 1999, 2003). Nelle loro conclusioni gli autori scrivono:

La capacità umana di generare ipotesi è un fenomeno difficile da caratterizzare, principalmente perché tale caratterizzazione dovrà essere isotropa, aperta, nuova, fondata, sensibile, psicologicamente realistica e computazionalmente trattabile.
Il senso della possibilità
L'essere umano, nel corso della sua evoluzione, ha imparato presto a fare delle ipotesi e, anche oggi, se ci soffermiamo a pensare al nostro comportamento quotidiano, ci renderemo conto che la nostra attività mentale è quasi completamente occupata nel processo di fare nuove ipotesi sulle situazioni che viviamo. La nostra mente, lentamente, è diventata "inferenziale", e secondo il filosofo Charles Sanders Peirce, questa è la caratteristica che maggiormente ci distingue dalle altre specie.

L’abduzione è un movimento oscillante della mente, che sposta la propria visione fra passato, presente e futuro, fra ciò che è e ciò che potrebbe essere. Quando guarda verso il passato, la mente cerca le cause o le origini (gli antecedenti) che hanno portato a un determinato stato di cose, il quale si presenta come fatto singolare e sorprendente (il conseguente). Quando guarda verso il futuro, invece, la mente cerca il superamento di uno stato problematico
Scrive Salvatore Zingale: "Vi sono due mondi fra loro differenti, secondo Dewey: il mondo prima di un’inferenza abduttiva, cioè il mondo noto, e il mondo che viene dopo l’abduzione. Nel mondo dopo l’abduzione si ha una “nuova chiarezza” e una “nuova sistemazione”. Il salto abduttivo è il passaggio da un mondo all’altro, il che richiede che si possa far leva su una conoscenza consolidata per potersi proiettare verso una nuova e ipotetica conoscenza
6. Cos'è la realtà? Le ipotesi dello psicologo Paolo Legrenzi sul mondo (moderno e antico)
(per approfondire andare alla pagina Credenze)
Secondo lo psicologo Paolo Legrenzi, gli esseri umani possono vivere in almeno tre mondi mentali, in funzione dell'incertezza che riescono a sopportare. Coloro che non sopportano nessuna incertezza si rifugiano nel mondo della fede, coloro che desiderano l'incertezza si rifugiano nel mondo del mistero (magia, superstizione, ecc.) e, infine, coloro che ambiscono alla verità e vogliono ridurre l'incertezza scelgono di vivere nel mondo della probabilità.
Mondi mentali nei quali ognuno può scegliere di vivere
Siamo a un punto di svolta nel percoso umano?
Il filosofo Ettore Maiorana scrive nelle conclusioni della sua tesi:

La nostra storia evolutiva, figlia di impreviste e indifferenti catastrofi, di “turning points” che avrebbero potuto produrre scenari molto diversi da quella che conosciamo è la storia adatta ad un animale che, consapevolmente, sta precarizzando il proprio futuro. Se nella nostra storia non v’è davvero traccia di una stringente necessità che ci ha condotti sin qui, non è possibile più farvi affidamento per giustificare e confidare nella sicurezza che continueremo ad abitare la Terra per i milioni di anni a venire. Siamo ad un punto di svolta, un momento critico nella nostra storia, ed il racconto scientifico dell’umano di Telmo Pievani ci invita, con forza e chiarezza, a gettare uno sguardo diverso al nostro passato, a riscoprirlo storia incerta di animale creativo e catastrofico, una storia che forse, in ultima analisi, può fornirci un appiglio per tenerci aggrappati alla vita, per ripensarci fragili e agire di conseguenza.
altan
By dint of epochal changes I no longer find the toilet
Conclusioni (provvisorie): i processi cerebrali più importanti, prima dell'esito dell'AGI (artificial general intelligence)
Questa è una pagina che sintetizza le conclusioni di diversi studi sull'origine della mente umana e delle idee che indirizzano i comportamenti umani. Quei comportamenti umani che miravano alla sopravvivenza e, tra questi, vi sono quelli che hanno portato, in una minoranza di individui, allo sviluppo di un pensiero critico. Si tratta di una selezione da me operata sulle idee di molti filosofi, tra i quali (Charles Sanders Peirce, Edgar Morin, Carlo Sini, Hans Georg Gadamer, Karl Popper), neuroscienziati (Gregory Bateson, Joseph LeDoux, Christof Koch, Michael Gazzaniga, Arnaldo Benini), sociologi (Erving Goffman, Donald Campbell), psicologi (Daniel Kahneman, Paolo Legrenzi, Leon Festinger, Mauro Maldonato, ), ecc. Una selezione della quale sono personalmente responsabile e sarò grato a chi vorrà segnalarmi errori o confutare le idee esposte con argomenti documentabili. D'altronde stiamo entrando in un'epoca nella quale l'Intelligenza artificiale generale (AGI) sembra voler sfidare le capacità di pensiero umane e occorre chiedersi se avrà le proprietà per farlo o se si tratta solo di un'illusione, se AGI riuscirà a maturare la creatività di cui la mente umana è oggi la sola detentrice o se essa rimarrà un oracolo da interpretare...

1. L'interprete (della nostra vita) (Nell'emisfero sinistro si trovano gli organi che creano il senso della vita umana?)
Quali sono i processi cerebrali più importanti che caratterizzano l'operare dell'essere umano? Inizio descrivendo l'ipotesi fatta dal neuroscienziato Michael Gazzaniga il quale, nei suoi esperimenti scientifici, fatti negli anni '60 su pazienti affetti da epilessie clinicamente intrattabili, resecò il corpus callosum che, nel cervello umano unisce con un fascio di fibre emisfero destro ed emisfero sinistro. A seguito della resecazione, Michael Gazzaniga condusse degli esperimenti nei quali notò che, benchè i due emisferi fossero stati separati, il paziente continuava ad avere una coscienza unica di se stesso ma una diversa percezione della realtà. L'emisfero sinistro, nel quale sono allocate le funzioni cognitive, continuava a svolgere tutte le proprie normali funzioni, mentre l'emisfero destro vedeva gli eventi che gli apparivano davanti ma non riusciva capirli nè a fare nessuna congettura su di essi. In altre parole era solo l'emisfero sinistro che dava un senso al mondo e poteva anche descriverlo con il linguaggio. Gazzaniga sostenne (e anche oggi lo fa) che il cervello umano è un "black box" costituito da molti moduli indipendenti, ma esiste un modulo (composto dall'amigdala, dai gangli della base e altri organi) che ha una funzione particolare, cioè: cerca spiegazioni sul perché si verificano gli eventi, e per far questo crea delle storie. Michael Gazzaniga descrive, nel suo libro "L'interprete" (p.32), in che modo è arrivato a immaginare l'esistenza del modulo Interprete nel nostro sistema nervoso, durante i suoi esperimenti con pazienti ai quali era stato resecato il corpo calloso che unisce i due emisferi, utilizzando un "test concettuale simultaneo" (descritto nel seguito). Scrive Gazzaniga: "La capacità di interpretazione continua dell'emisfero sinistro può significare che è sempre alla ricerca di ordine e ragione, anche dove non ce ne sono". Infatti, in pazienti che hanno avuto particolari lesioni cerebrali, Gazzaniga racconta di aver assistito all'azione dell'Interprete nel cercare a tutti i costi di spiegare la situazione (vedi: The Interpreter Within: The Glue of Conscious Experience - 1999). Questi casi fanno riflettere perchè dimostrano che la nostra (dell'Interprete) "capacità interpretativa" viene influenzata dalla qualità dei dati che riceviamo e, in un'epoca come la nostra, densa di sovraccarico informativo e fakenews, diventa importante far funzionare il pensiero critico... L'Interprete "lega" insieme, interallacciandoli: framing, reframing, semiosi e capacità inferenziale fino a dare all'essere umano la chiave di lettura degli eventi. Infatti Michael Gazzaniga scrive: "Il meccanismo dell'interpretazione sembra profondamente legato alla capacità di creare inferenze e di comprendere, al di là del momento contingente, cosa stia succedendo o perchè sia successo. L'emisfero destro, che non lavora da "interprete", semplicemente non può influenzare il comportamento del suo possessore o quello di eventuali terzi, perchè non sa dare una chiave di lettura alle azioni"

2. Semiosi illimitata (come si crea la conoscenza umana)
Il processo mentale che sembra creare la conoscenza umana, e che sembra, evoluzionisticamente, rappresentare il proceso di aggregazione e sviluppo del pensiero nell'essere umano è la semiosi illimitata, che consiste nella triangolazione esistente tra ogni 'oggetto' che ci si para davanti e un 'segno' creato dalla mente per rappresentarne il significato da attribuirgli. Il rapporto tra questi due elementi, che costituisce la novità dell'evoluzione umana rispetto alle altre specie, crea qualcosa di nuovo, cioè un 'interpretante' che costituisce il risultato della triangolazione. L'interpretante è...nuova conoscenza, cioè un nuovo segno da perfezionare sul quale continuare a ragionare in un processo conoacitivo potenzialmente infinito che il filosofo Charles Sanders Peirce ha chiamato 'semiosi illimitata'. La semiosi avviene simultaneamente all'incorniciamento della situazione di cui si ha 'esperienza' in quel momento, cioè il 'framing'.

3. Framing e reframing (come il mondo si tiene insieme e come si sgretola)
Un processo mentale che, insieme alla semiosi illimitata, sembra all'origine della capacità umana di pensiero è il "framing", cioè l'inquadramento che ogni persona fa della situazione in cui si trova e che le permette di dare un senso a situazioni, persone, cose che si trovano intorno a lui prima di decidere come comportarsi. Il sociologo Erving Goffman, nel suo libro "Frame Analysis", ha definito quest'attività "organizzazione dell'esperienza", dato che si tratta di definire la realtà in cui si vive, stabilendo il significato che le cose hanno per noi, piuttosto che discernerne la natura. La curatrice del volume Ivana Matteucci scrive (p.24): "Lo scopo di Goffman è quello di esaminare i vari modi in cui il mondo sembra tenersi insieme, e questo esame passa anche e soprattutto per i modi in cui esso si sgretola. Questa sfida alle credenze universali e radicate sulla natura del mondo e della nostra esperienza di esso è la stessa sfida che Derrida lancia contro l'ancoramento di un testo a un mondo reale unificato: i segni nei testi rimandano infatti solo ad altri segni in un'operazione che non ha fine". Nella società moderna il framing è stato valorizzato solo recentemente (negli anni '80) dagli studi degli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tverski che hanno messo in luce l'importanza che esso riveste nel processo decisionale. Essi hanno scoperto che le decisioni sono fortemente influenzate dalle condizioni con le quali vengono presentate le informazioni sulla decisione da prendere. Ad esempio, nella comunicazione: tra un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto è sempre meglio proporre quello mezzo pieno perchè l'essere umano (hanno scoperto Kahneman e Tverski) è evolutivamente (cioè  inconsciamente ed euristicamente) predisposto a rifiutare qualunque perdita. Questo principio, e la Teoria del Prospetto che lo propone è valso nel 2002, dopo la morte di Tverski, il premio Nobel per l'economia a Kahneman. Il framing è rimasto nella mente umana fino ad oggi come metodo inconscio per affrontare qualunque situazione sconosciuta, anzi si può dire che il pensiero umano si basi su un'incessante attività di framing e reframing, cognitivamente inconsci. Infatti l'intera attività di apprendimento è governata dal reframing delle credenze verso cui gli insegnanti spingono (o tentano di spingere) i loro allievi. Il reframing era raro nelle società immobili del passato dove i valori tradizionali venivano accettati fideisticamente, ma oggi, soprattutto nelle società liberali che si trovano in'economia di mercato fatta ci scambi continui, il reframing cognitivo è diventato la regola.

4. L'attività inferenziale umana: Abduzione (La capacità di generare nuove ipotesi è contraddistinta da inferenze che conducono alla "migliore spiegazione possibile". Quest'inferenza è il punto di partenza della semiosi)
Quando l'essere umano ha iniziato a ragionare, cioè a fare inferenze sui fenomeni che esperiva? Le inferenze sono fenomeni consci, dunque si è dovuto attendere che la coscienza apparisse nei processi neurali umani. Non vi sono ancora certezze scientifiche su tale accadimento ma si può ipotizzare che la coscienza (almeno quella fenomenica) sia comparsa nell' Homo habilis circa 200.000 anni fa, parallelamente alla nascita dei primi accenni di linguaggio. La capacità umana di generare nuove ipotesi è una caratteristica fondamentale di risoluzione dei problemi ("problem solving"). Questa capacità è vitale per dare un senso al mondo, tanto più esso è complesso e "non familiare". Le ipotesi sono contraddistinte da inferenze che conducono alla "miglior spiegazione possibile". La capacità di formulare una spiegazione da una data osservazione è oggi chiamata "inferenza abduttiva" (Peirce, 1974). Questa inferenza è incerta e fallibile, in contrasto con la deduzione in cui le verità sono derivate dall'osservazione usando le regole deduttive.

5. In quanti tipi di mondi mentali è possibile vivere? (Secondo Paolo Legrenzi vi sono almeno tre mondi possibili: il mondo della fede, quello del mistero e quello della probabilità)
Secondo lo psicologo Paolo Legrenzi vi sono almeno tre mondi mentali nei quali l'essere umano può scegliere di vivere. I primi due sono i mondi in cui sono vissuti i nostri antenati (e dove ancora oggi vive la maggior parte delle persone): il primo è il mondo della Fede, in cui probabilmente si rifugiano coloro che per vivere hanno bisogno di certezze; il secondo è il mondo del Mistero, riservato a tutti coloro che nell'inspiegabile e nell'impossibile, trovano la loro quiete mentale (un esempio recente ci è stato offerto dalla pandemia di Covid19 e dall'insorgenza di gruppi di persone che hanno negato, e continuano a negare, l'efficacia dei vaccini). E' anche il mondo di coloro che vogliono credere ai complotti e che rifiutano la 'normale' complessità dell'esperienza umana.
per scaricare le conclusioni (in pdf):
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    Pagina aggiornata il 10 febbraio 2023

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    Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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