L'incitamento all'odio (hate speech) è una categoria della giurisprudenza USA (e da pochi anni anche di quella europea) che indica un genere di parole e discorsi che hanno lo scopo di esprimere odio e intolleranza verso una persona o un gruppo (razziale, etnico, religioso, di genere o orientamento sessuale).
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L'odio online (Hate Speech) è in crescita in tutta Europa e sfrutta il web appellandosi alla libertà d'espressione (art.10 della Convenzione Europea dei diritti dell'uomo), ma rifiutando il divieto di discriminazione (art.14 della stessa Convenzione). Nel corso delle Elezioni Europee del 25 maggio 2014, l'Associazione ENAR (European Network Against Racism) ha monitorato le dichiarazioni discriminatorie segnalate dai cittadini: su 30 episodi segnalati di discorsi d'odio contro le minoranze, i due terzi (21 segnalazioni) riguardavano l'incitamento implicito all'odio, pregiudizi o discriminazioni. I candidati, o altri politici non candidati, hanno attaccato migranti, stranieri e richiedenti asilo (da 5 a 10 volte), persone LGBTI (Lesbian, Gay, Bisexual, Transgender e Intersexual) (3 volte su 10), musulmani (2 su 10). Un incidente in Ungheria indirizzato sia a LGBTI che a migranti, e uno in Svezia che ha implicitamente preso di mira i Rom. Il report completo è scaricabile qui. L'Italia si è distinta per il maggior numero di dichiarazioni discriminatorie (verso migranti, richiedenti asilo e musulmani), prevalentemente sulle pagine facebook dei candidati o in interviste alla TV. Questo è frutto di strategie elettorali che creano confusione sulla differenza tra clandestini e rifugiati politici: il diritto di asilo è tra i diritti fondamentali dell’uomo riconosciuti dalla nostra Costituzione. L’articolo 10, terzo comma, della Costituzione prevede, infatti, che lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto di asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Il giurista Giovanni Ziccardi ha chiarito, nel suo ultimo libro "L'odio online - Violenza verbale e ossessioni in rete", la differenza tra free speech e hate speech nella giurisprudenza statunitense e in quella europea (ved. bibliografia R.A.Khan 2013). Tale differenza ha lo scopo di non soffocare il dibattito tra cittadini e garantire pluralismo e democrazia. Egli scrive (p.12):
Negli Stati Uniti d'America le espressioni d'odio sono protette per quanto riguarda la difesa da interventi legislativi, dal Primo emendamento della Costituzione federale. [...] Tale tutela non è considerata applicabile al settore privato, ma solo all'azione censoria del governo. [...] I grandi operatori online sui quali circolano i discorsi d'odio - Facebook, Twitter, WhatsApp, reddit, Google - potrebbero adottare politiche censorie dei contenuti senza incorrere nella violazione dei principi costituzionali.
Il tema delle espressioni d'odio ha, nel contempo, guadagnato rilevanza in Europa, con una prospettiva di analisi che gli studiosi definiscono contrapposta a quella nordamericana: ciò che negli Stati Uniti d'America sarebbe permesso, in Europa verrebbe, invece, vietato. L'azione dei legislatori sarebbe inquadrata in un processo di riforma volto a limitare le espressioni d'odio con la convinzione, legata alla tradizione europea, che le stesse non siano elementi utili per la vivacità della società e della democrazia e vadano combattute per tutelare la dignità dell'essere umano.
L'odio può anche manifestarsi in un linguaggio stereotipato e discriminatorio, compresi quelli basati sul genere. Un glossario globale dei termini del discorso dell'odio del Coronavirus include "il virus cinese", "il virus Wuhan", "il virus giallo", "il virus sciita", "il virus musulmano". La parola "Corona" in molti paesi, è stata usata come un termine dispregiativo dell'odio.
Giovanni Ziccardi esamina le differenze tra odio online e odio tradizionale (offline) raggruppandole in quattro tipologie (pp.78-82):
- Permanenza: l'odio online rimane attivo per lunghi periodi di tempo
- Possibile Ritorno: l'odio rimosso dal web può facilmente ritornare online sotto diversa forma o titolazione
- Anonimato: la possibilità di rimanere anonimi sulla rete dà alle persone la sensazione (errata) di poter evitare conseguenze
- Transnazionalità: complica l'individuazione dei meccanismi legali per combattere l'hate speech
Nel suo libro Giovanni Ziccardi riporta molti esempi e varianti di diffusione dell'odio in rete. Dato che il web è invaso dall'odio indirizzato prevalentemente verso ebrei, afroamericani, omosessuali, ecc, secondo lo storico Raphael Cohen Almagor (ved. bibliografia) l'odio online si configura come un'attività di propaganda volta a supportare attività di organizzazioni offline (pp.81-86). Egli propone l'inutilità di contrastarlo con una contro-propaganda (speech vs speech) e propone invece l'adozione di regolamenti (policy) nelle scuole primarie e secondarie, nelle università e nei luoghi di lavoro che vietino le espressioni d'odio e vengano accettati dagli utenti che verrebbero messi a conoscenza di controlli online e offline. Egli propone anche un'azione sugli algoritmi dei motori di ricerca per filtrare (meglio di quanto avviene adesso) i discorsi d'odio mascherati da fonti storiche. Ad esempio se si fa una ricerca su Google digitando "Martin Luther King" si trova nelle prime pagine il sito www.martinlutherking.org che, dietro la maschera di fonte storica, trasuda odio verso gli afroamericani e promuove una visione razziale che vede la supremazia della razza bianca e altre amenità simili.
Nuove categorie comportamentali connesse all'hate speech, soprattutto riguardanti l'odio ad personam, sono esaminate da Giovanni Ziccardi (pp.186-209). Esse sono:
- Cyberbullismo: diffamazione, ingiurie, percosse, lesioni, interferenze illecite nella vita privata di un determinato individuo
- Cyberstalking: condotte reiterate volte a determinare un grave stato d'ansia o paura in un determinato individuo
- Grooming online: adescamento di minori a fini sessuali
- Sexting: invio o ricezione di email, messaggi di testo e altre forme di comunicazione contenenti materiale sessuale
- Revenge Porn: pubblicazione online di immagini o video con scene di sesso esplicito riprese nel corso di una normale relazione intima e diffuse senza il consenso del partner
Strumenti privilegiati dell'hate speech sono i mass media e i social media, e l'uso che ne fanno determinate fazioni politiche. Ad esempio, negli USA, il Tea Party è ritenuto responsabile del crescente comportamento discriminatorio verso l'immigrazione messicana. In Italia la Lega, in Francia l'UMP di Marine Le Pen, e in Gran Bretagna l'UKIP di Nigel Farage hanno ottenuto un notevole successo elettorale alle Elezioni Europee del 25 maggio 2014 con una serie di messaggi allarmanti sul rischio immigrazione, e fuorvianti sull'integrazione europea. A seguito della crescita dell'Hate Speech in Italia, nel 2013 la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha avviato un'iniziativa (NoHateSpeech) che permette di segnalare episodi di hate speech in rete.

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Un'ipotesi sulle cause dell'incitamento all'odio l'ha fatta in Italia il sociologo Davide Bennato commentando il caso dei messaggi indirizzati a Pierluigi Bersani colpito da ictus. Bennato ha sostenuto che i messaggi sono spiegabili con la teoria chiamata spirale del silenzio. Scrive Bennato:
I commentatori violenti hanno espresso apertamente ed in forma non anonima il proprio odio verso Bersani, perché hanno “sentito” nell’aria che la propria opinione era legittima. E’ stata legittimata dalla violenza dei commenti verbali quotidiani, dalla violenza della narrazione giornalistica, dalla violenza di alcuni movimenti politici o di alcune frange di movimenti politici (non solo Grillo….), da alcune trasmissioni televisive. Insomma per questa tipologia di commentatori, esprimere violenza verbalmente non è socialmente sanzionato, anzi è socialmente legittima, poiché hanno la percezione che il mondo intorno a loro sia violento.
Alcuni esperimenti neuroscientifici condotti negli USA da Chon Noriega (ved.bibliografia) hanno dimostrato che l'esposizione a programmi commerciali radiofonici trasmettenti messaggi violenti nei confronti degli immigrati clandestini messicani provocava, negli ascoltatori statunitensi, un aumento dei livelli di stress e ansia misurabili attraverso marcatori quali cortisolo e testosterone presenti nella saliva.
Alcuni Hate Speech della Lega




Alcuni Hate Speech del M5S

Hate Speech vario...

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(2013) Razzisti non si nasce, lo si diventa - Fondazione Lilian Thuram
- Antonio Russo (2013), Lo “hate speech” per i social network - Il Post
- Roberto Casati (2016), L'odio corre sulla rete - Sole24ore - Recensione del libro di Giovanni Ziccardi "L'odio online"
- Robert A. Khan (2013), Why Do Europeans Ban Hate Speech? A Debate Between Karl Loewenstein and Robert Post (PDF)
- Raphael Cohen-Almagor (2014), COUNTERING HATE ON THE INTERNET – A REJOINDER (PDF)
- Convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (PDF)
- Pamela M. Casey et al. (2012) Strategies to Reduce the Influence of Implicit Bias (PDF) - National Center for State Courts -Strategie individuali per contrastare gli stereotipi
Chon Noriega, F.J. Iribarren (2011), QUANTIFYING HATE SPEECH ON COMMERCIAL TALK RADIO (PDF) - UCLA - Studio scientifico sui discorsi d'odio in trasmissioni radiofoniche USA
Chon Noriega, F.J. Iribarren (2012), SOCIAL NETWORKS FOR HATE SPEECH (PDF) - UCLA - Studio scientifico sulla diffusione dei discorsi d'odio, provenienti da trasmissioni radiofoniche USA, diffusi e amplificati dai social network
Chon Noriega, F.J. Iribarren (2012), USING BIOLOGICAL MARKERS TO MEASURE STRESS IN LISTENERS OF COMMERCIAL TALK RADIO (PDF) - UCLA
- Layne Simescu (2011), Why I Disagree with Mill - Life examinations
- Maurizio Di Fazio (2015) - Razzismo in rete, l'odio non si ferma davanti alla strage dei migranti - L'espresso
- Anna Alberti (2015), Revenge Porn: che cos'è l'ho scoperto a mie spese - MarieClaire
- Lisa Feldman Barrett (2017), When Is Speech Violence? - The New York Times
- Zahera Harb (2020), Manifestation of hate speech during Covid-19 - Ethical Journalism Network
Pagina aggiornata il 1 agosto 2020