Tragedia greca e pensiero (conscio e inconscio)
TEORIE > CONCETTI > SCRITTURA
Scopo di questa pagina
La tragedia greca ci parla dell'origine della cultura occidentale. Come nacque la tragedia greca? Della sua origine parla il grecista Diego Lanza che, nel suo libro "La disciplina dell'emozione" (p. 29), scrive: "Certo, i cori tragici furono innanzitutto cori, e di cori tragici piuttosto che di tragedie si è costretti a parlare per questa fase più antica. Tracce evidenti restano nel lessico teatrale successivo: così chiedere ed essere ammesso al concorso tragico hanno le loro espressioni stereotipe in 'chiedere il coro', 'ottenere il coro', e tragododidàskalos, cioè istruttore di cori tragici, è una delle più antiche denominazioni dell'autore di tragedie. Era d'altra parte comune opinione nel mondo antico che i primi autori di spettacoli tragici fossero innanzitutto valenti istruttori di cori." Dopo quest'inizio si arrivò all'istituzionalizzazione nella tradizione civica della tragedia, come scrive Diego Lanza (p. 30): "Il primo ricordo di Tespi corrisponde dunque, nella tradizione antica, ad una vittoria e ad un premio. La data del 534-531 non segna evidentemente una supposta invenzione della tragedia, ma l'istituzionalizzazione civica delle esecuzioni tragiche." Si trattava dunque di una gara, di un concorso, nel quale un compositore e istruttore di cori, attore e cantore egli stesso, si cimentavano nell'agorà, prima che venissero istituiti degli spazi appositi (i teatri). Scrive Diogene Laerzio: "Nell'antica tragedia era solo il coro a svolgere un'azione, poi Tespi escogitò un attore per offrire al coro intervalli di riposo."
Il coro all'origine della tragedia greca
l’11 settembre del 1938, dopo secoli di silenzio scenico e inattività, l’Antico teatro di Epidauro si risvegliò e tornò a risuonare delle voci degli attori tragici con un allestimento dell’Elettra di Sofocle.
Punto chiave di questa pagina
MENTALITA' DELLE CULTURE ORALI E MENTALITA' DELLE CULTURE ALFABETIZZATE: Walter Ong scrive: "Il passaggio dall'oralità alla scrittura e da questa all'elaborazione elettronica comporta un mutamento nelle strutture sociali, economiche, politiche, religiose, ecc. [...] (p.104): "Man mano che scrittura e stampa gradualmente alterano le antiche strutture mentali dell'oralità, le narrazioni sempre meno si basavano su 'grandi' figure, finchè, circa tre secoli dopo l'invenzione della stampa, esse si possono ormai muovere a proprio agio nella realtà ordinaria tipica del romanzo. In questo genere letterario, al posto dell'eroe incontreremo perfino l'anti-eroe, il quale, invece di affrontare il nemico, gli volta le spalle e scappa, come il protagonista di 'Corri coniglio' di John Updike. L'eroico e il meraviglioso hanno avuto una funzione specifica nell'organizzare la conoscenza all'interno del mondo orale, ora, con la possibilità - introdotta dalla scrittura e ancor più dalla stampa - di esercitare una forma di controllo sull'informazione e sulla memoria, viene a cessare l'esigenza di un eroe nell'antico senso, che convogli conoscenza sotto forma di racconto." E' proprio il cambiamento nel modo di pensare umano che ha determinato ogni cambiamento culturale"
Punti di riflessione
Ci sono una moltitudine di impulsi comportamentali generati in un dato momento derivanti dalle nostre motivazioni e preferenze evolute, norme e valori culturali, esperienze passate in situazioni simili e da ciò che altre persone stanno attualmente facendo in quella stessa situazione. Questi impulsi ci hanno fornito motivazioni operative inconsce, preferenze e tendenze comportamentali di approccio ed evitamento associate, così come mimetismo e altri effetti di innescamento del comportamento innescati dalla semplice percezione del comportamento degli altri. Sembra che non manchino certo i suggerimenti provenienti dal nostro inconscio su cosa fare in una determinata situazione. (John Bargh, Ezequiel Morsella)
-
I processi inconsci sono intelligenti e adattivi in tutto il mondo vivente, come Dawkins (1976) sosteneva, e le prove della ricerca psicologica emerse al momento della sua stesura hanno confermato che questo principio si estende anche agli esseri umani. In natura la “mente inconscia” è la regola, non l’eccezione. (John Bargh, Ezequiel Morsella)
Il passaggio dalla conoscenza implicita alla conoscenza esplicita è mediato dal prevalere della coscienza sull'inconscio

Il fatto, documentato dalle fonti (Diego Lanza), che ci sia stato il coro all'origine della tragedia greca, forse avvalora l'origine inconscia dei contenuti che si volevano trasmettere. Il passaggio da una conoscenza implicita a una conoscenza esplicita testimonia la presa di coscienza di contenuti mentali che dall'inconscio cognitivo entrano a far parte della coscienza dell'individuo. John Bargh scrive: "Il primato del pensiero cosciente nel modo in cui le persone storicamente hanno pensato alla mente è illustrato oggi nelle parole che usiamo per descrivere altri tipi di processi: sono tutte modifiche o qualificazioni della parola conscio (cioè inconscio, preconscio, subconscio, nonconscio)".
Come funziona la psiche umana
Scrivono lo psicologo John Bargh e il neuroscienziato Ezequiel Morsella in "The unconscious mind" (vedi bibliografia 2008):
L'evoluzione ci ha plasmati come 'Sistemi aperti'
con un inconscio euristico adattativo
con un inconscio euristico adattativo
Se collocate nel contesto più ampio delle scienze naturali, in particolare della biologia evoluzionistica, le diffuse scoperte di sofisticati sistemi di guida del comportamento inconscio non solo hanno senso, ma risultano essere state previste a priori. Dawkins, 1976; Dennett, 1991, 1995). [...] Data l’incertezza del futuro e la lentezza del cambiamento genetico, i nostri geni non ci hanno fornito risposte fisse a eventi specifici (perché questi non possono essere previsti con alcun grado di precisione), ma tendenze generali che sono adattative attraverso le variazioni locali (Dawkins, 1976). È per questo motivo che l'evoluzione ci ha plasmato come sistemi aperti (Mayr, 1976). Questa qualità aperta dà spazio alla “sintonizzazione fine” del neonato con le condizioni locali. Gran parte di questo ci viene dato dalla cultura umana, dalle condizioni locali (soprattutto sociali) del mondo in cui ci capita di nascere. Dawkins (1976) ha osservato che la plasticità fenotipica consente al bambino di assorbire, in modo del tutto automatico, “un sistema di abitudini già inventato e ampiamente messo a punto nel cervello parzialmente non strutturato” (p. 193). L’acquisizione di conoscenze culturali è un passo da gigante verso l’adattamento all’attuale ambiente locale. Qualsiasi bambino nato oggi può essere immediatamente ricollocato in qualsiasi luogo e in qualsiasi cultura del mondo e quindi si adatterà e parlerà la lingua di quella cultura proprio come qualsiasi bambino nato lì (Dennett, 1991). Le guide culturali al comportamento appropriato (inclusi linguaggio, norme e valori) vengono “scaricate” durante lo sviluppo della prima infanzia, riducendo così notevolmente l'imprevedibilità del mondo del bambino e la sua incertezza su come agire e comportarsi in esso.
L'effetto Priming ci fa percepire
ciò che serve a guidare il nostro comportamentoIl priming contestuale è un meccanismo che fornisce un adattamento ancora più preciso agli eventi e alle persone nel tempo presente (Higgins & Bargh, 1987). Nel priming contestuale, la semplice presenza di determinati eventi e persone attiva automaticamente le nostre rappresentazioni di essi e, contemporaneamente, tutte le informazioni interne (obiettivi, conoscenza, affetti) immagazzinate in quelle rappresentazioni che sono rilevanti per la risposta. La base evoluta e innata di questi onnipresenti effetti di priming è rivelata dal fatto che essi sono presenti subito dopo la nascita, sostenendo le capacità imitative del bambino (vedi Meltzoff, 2002).Tali effetti priming, in cui ciò che si percepisce influenza direttamente ciò che si fa, dipendono dall'esistenza di una connessione stretta e automatica tra percezione e comportamento.Questa stretta connessione è stata infatti scoperta nelle neuroscienze cognitive con la scoperta dei neuroni specchio nella corteccia premotoria, che si attivano sia quando si percepisce un dato tipo di azione da parte di un'altra persona, sia quando si intraprende quell'azione da soli (Frith & Wolpert, 2004). Come opzione predefinita o punto di partenza per il proprio comportamento, adottare ciecamente o inconsciamente ciò che fanno gli altri intorno a te ha un buon senso adattivo, specialmente in situazioni nuove e con estranei. Queste tendenze al default e la loro natura inconscia e non intenzionale sono state dimostrate più volte negli adulti nella ricerca di Chartrand e colleghi (vedi Chartrand, Maddux e Lakin, 2005). Non solo le persone tendono ad adottare il comportamento fisico (postura, gesti facciali, movimenti delle braccia e delle mani) degli estranei con cui interagiscono, senza volerlo o essere consapevoli di farlo, ma questa imitazione inconscia tende anche ad aumentare la simpatia e il legame tra gli individui, fungendo da sorta di “collante sociale” naturale.Avvicinarsi o allontanarsi da persone o cose nel nostro ambiente o,a maggior ragione, in ambienti non familiari, è un impulso inconscioL’evoluzione (così come l’apprendimento precoce e la cultura) influenza le nostre preferenze e, attraverso di esse, le nostre tendenze ad avvicinarci o evitare aspetti del nostro ambiente. Siamo predisposti a preferire determinati oggetti e aspetti del nostro ambiente rispetto ad altri. Siamo spesso guidati dai nostri sentimenti, intuizioni e reazioni viscerali, che danno priorità alle cose importanti da fare o a cui prestare attenzione. L’idea che l’azione preceda la riflessione non è nuova. Diversi teorici hanno postulato che la mente cosciente non è la fonte o l'origine del nostro comportamento; teorizzano invece che gli impulsi ad agire siano attivati inconsciamente e che il ruolo della coscienza sia quello di custode e creatore di senso a posteriori (Gazzaniga, 1985; James, 1890; Libet, 1986; Wegner, 2002). In questo modello, i processi coscienti entrano in azione dopo che si è verificato un impulso comportamentale nel cervello, ovvero l’impulso viene prima generato inconsciamente e poi la coscienza lo rivendica (e lo sperimenta) come proprio. Ci sono una moltitudine di impulsi comportamentali generati in un dato momento derivanti dalle nostre motivazioni e preferenze evolute, norme e valori culturali, esperienze passate in situazioni simili e da ciò che altre persone stanno attualmente facendo in quella stessa situazione. Questi impulsi ci hanno fornito motivazioni operative inconsce, preferenze e tendenze comportamentali di approccio ed evitamento associate, così come mimetismo e altri effetti di innescamento del comportamento innescati dalla semplice percezione del comportamento degli altri. Sembra che non manchino certo i suggerimenti provenienti dal nostro inconscio su cosa fare in una determinata situazione.
Approccio o evitamento? Ecco come siamo sopravvissuti!
Bargh e Morsella scrivono: "L'evoluzione influenza le nostre preferenze e le nostre tendenze ad avvicinarci o evitare aspetti del nostro ambiente. Siamo predisposti a preferire oggetti e aspetti del nostro ambiente rispetto ad altri. Le nostre preferenze attuali derivano da quelle che in passato servivano a fini adattivi. Un principio della teoria evoluzionistica è che l'evoluzione si basa su ciò con cui deve lavorare in quel momento; i cambiamenti sono lenti e incrementali. La conoscenza acquisita a un livello inferiore - le scorciatoie e altri "buoni trucchi" che hanno funzionato costantemente sul nostro passato evolutivo a lungo termine appaiono come conoscenza a priori, e non siamo a conoscenza della fonte. Campbell ha chiamato questi "processi di scelta rapida" perché ci evitano (individualmente) di dover capire da zero quali processi sono utili e quali sono pericolosi"
Per approfondire le euristiche andare alla pagina "Euristiche e Bias".
La teoria di Jung divide la psiche in tre parti. La prima è l'ego, che Jung identifica con la mente cosciente. Strettamente correlato è l' inconscio personale, che comprende tutto ciò che attualmente non è cosciente, ma può esserlo. L'inconscio personale è simile alla comprensione dell'inconscio da parte della maggior parte delle persone in quanto include sia i ricordi che vengono facilmente richiamati alla mente sia quelli che sono stati soppressi per qualche motivo. Ma non include gli istinti che Freud vorrebbe includere.
Ma poi Jung aggiunge la parte della psiche che distingue la sua teoria da tutte le altre: l' inconscio collettivo. Potresti chiamarla la tua "eredità psichica". È il serbatoio delle nostre esperienze come specie, un tipo di conoscenza con cui tutti nasciamo. Eppure non potremo mai esserne direttamente coscienti. Influenza tutte le nostre esperienze e comportamenti, soprattutto quelli emotivi, ma ne sappiamo solo indirettamente, osservando quelle influenze.
La lunga strada di un pensiero dall'inconscio alla coscienza, e infine al comportamento
Primo passo: Inconscio
(collettivo, personale, cognitivo, ecc.)
Il punto di partenza di ogni ragionamento è sempre l'inconscio perchè esso costituisce fin dagli inizi (ominidi) un sistema di guida automatico sia per l'uomo ancestrale, sia per l'uomo moderno. Infatti noi riceviamo una quantità di impulsi sia sopraliminali (percepibili dalla coscienza), sia subliminali (non percepibili dalla coscienza per motivi fisici) che, inevitabilmente, condizionano i nostri pensieri. Inoltre tutto il mondo sociale intorno a noi continua a condizionarci con valori, motivazioni culturali, preferenze emotive, di cui non siamo consapevoli ma che hanno agito inconsciamente sulla nostra psiche, molti dei quali attendono solo un innesco per trasferirsi nel preconscio e poi nella coscienza. Inoltre molti di quei pensieri inconsci hanno subito la scrematura del nostro sistema di valutazione personale (vedi pagina "Framing"). Come scrive lo psicologo John Bargh (vedi pagina "Nascita dell'inconscio": "l'inconscio si è evoluto come sistema di guida comportamentale e come fonte di impulsi adattivi e di azione appropriati, queste preferenze attivate inconsciamente dovrebbero essere direttamente collegate ai meccanismi comportamentali. Diversi studi hanno ora stabilito questa connessione: i processi di valutazione immediati e non intenzionali sono direttamente collegati alle predisposizioni comportamentali di approccio e di evitamento. L'idea che l'azione precede la riflessione non è nuova."
Secondo passo: Coscienza
Una volta che un pensiero scaturito dall'inconscio, ha raggiunto la coscienza diventa possibile attuare su di esso delle riflessioni consce che consentono di sviluppare, indefinitamente, quel processo chiamato "cultura". (vedi pagina "Semiosi illimitata")
Come scrive lo psicologo John Bargh: "i processi coscienti si attivano dopo che si è verificato un impulso comportamentale nel cervello, cioè l'impulso viene prima generato inconsciamente, quindi la coscienza lo rivendica (e lo sperimenta) come proprio. Eppure, fino ad oggi, si è detto poco sulla provenienza, esattamente, di quegli impulsi. Date le prove sopra esaminate, tuttavia, ora sembra esserci una risposta a questa domanda. Ci sono una moltitudine di impulsi comportamentali generati in un dato momento derivati dalle nostre motivazioni e preferenze evolute, dalle norme e dai valori culturali, dalle esperienze passate in situazioni simili e da ciò che altre persone stanno attualmente facendo in quella stessa situazione. Questi impulsi ci hanno permesso di operare inconsciamente motivazioni, preferenze e tendenze comportamentali di approccio e di evitamento associati"
Terzo passo: Comportamento
L'ultimo passo per il cambiamento della realtà è il tentativo di attuare nella propria società i cambiamenti (grandi o piccoli) elaborati dalla coscienza.
Percorso di un pensiero dall'inconscio al comportamento di una persona non individuata

Per fornire una breve panoramica del modello di coscienza umana di Jung, si inizia con un “ inconscio collettivo ” da cui, in ultima analisi, ogni individuo opera. È la totalità dell'esperienza umana da cui deriva l'inconscio personale di ognuno. All'interno di questo regno inconscio vivono alcuni archetipi, come l'Ombra e l'Anima/Animus. Questi archetipi sono simboli di diversi aspetti del Sé. L'Ombra rappresenta tutti gli aspetti più oscuri del Sé che tendiamo a detestare e a proiettare sugli altri. L'Anima è la personificazione di tutte le qualità femminili in un uomo (analogamente, l'Animus è la personificazione di tutte le qualità maschili in una donna).
L'individuazione è un processo psichico inconscio che dura tutta la vita
L'individuazione è un processo psichico inconscio che dura tutta la vita. Carl Gustav Jung, nel libro "L'io e l'inconscio", lo definisce così (pp. 85-86):
Individuarsi significa diventare un essere singolo e, intendendo noi per individualità la nostra più intima, ultima, incomparabile e singolare peculiarità, diventare sé stessi, attuare il proprio Sé. "Individuazione" potrebbe dunque essere tradotto anche con l' "attuazione del proprio Sé" o "realizzazione del Sé". [...] In genere non si distingue sufficientemente tra individualismo e individuazione. L'individualismo è un mettere intenzionalmente in rilievo le proprie presunte caratteristiche in contrasto coi riguardi e gli obblighi collettivi. L'individuazione invece implica un migliore e più completo adempimento delle destinazioni collettive dell'uomo, poichè un'adeguata considerazione della singolarità dell'individuo favorisce una prestazione sociale migliore di quanto risulti se tale singolarità viene trascurata o repressa.
Cos'è l'individuazione secondo Jung
Lo psicanalista Luigi Zoja descrive cos'è il processo d'individuazione per Gustav Jung e lo colloca nella modernità dopo averne tracciato il percorso attraverso il Novecento.
Conclusioni (provvisorie): La tragedia greca nacque dall'inconscio (cioè dal coro) e poi si sviluppò dalla coscienza
La tragedia greca ci parla dell'origine della cultura occidentale. Come nacque la tragedia greca? Della sua origine parla il grecista Diego Lanza che, nel suo libro "La disciplina dell'emozione" (p. 29), scrive: "Certo, i cori tragici furono innanzitutto cori, e di cori tragici piuttosto che di tragedie si è costretti a parlare per questa fase più antica. Tracce evidenti restano nel lessico teatrale successivo: così chiedere ed essere ammesso al concorso tragico hanno le loro espressioni stereotipe in 'chiedere il coro', 'ottenere il coro', e tragododidàskalos, cioè istruttore di cori tragici, è una delle più antiche denominazioni dell'autore di tragedie. Era d'altra parte comune opinione nel mondo antico che i primi autori di spettacoli tragici fossero innanzitutto valenti istruttori di cori." Dopo quest'inizio si arrivò all'istituzionalizzazione nella tradizione civica della tragedia, come scrive Diego Lanza (p. 30): "Il primo ricordo di Tespi corrisponde dunque, nella tradizione antica, ad una vittoria e ad un premio. La data del 534-531 non segna evidentemente una supposta invenzione della tragedia, ma l'istituzionalizzazione civica delle esecuzioni tragiche." Si trattava dunque di una gara, di un concorso, nel quale un compositore e istruttore di cori, attore e cantore egli stesso, si cimentavano nell'agorà, prima che venissero istituiti degli spazi appositi (i teatri). Scrive Diogene Laerzio: "Nell'antica tragedia era solo il coro a svolgere un'azione, poi Tespi escogitò un attore per offrire al coro intervalli di riposo."
per scaricare le conclusioni (in pdf):
La razionalità richiede impegno personale!
Iscriviti alla Newsletter di pensierocritico.eu per ricevere in anteprima nuovi contenuti e aggiornamenti:
Iscriviti alla Newsletter di pensierocritico.eu per ricevere in anteprima nuovi contenuti e aggiornamenti:
Bibliografia (chi fa delle buone letture è meno manipolabile)
- John Bargh, Ezequiel Morsella (2008), The Unconscious Mind - [1501 citazioni]
- Anna Meldolesi (2023), L'inconscio può essere saggio e l'irrazionalità ragionevole? - Corriere della Sera
- Dan Sperber (1977), Rethinking Symbolism (PDF) [1895 citazioni]
- Frédéric Sampson (2009), Investing in cultural diversity (PDF) - UNESCO World Report
- R. Gordon Wasson (1971), The Soma of the Rig Veda: what was it? - JSTOR
- George Boeree (2006), CARL JUNG 1875 - 1961
- Som Dutt (2020), The Jungian Model of the Psyche - Medium
Scrivi, se non sei d'accordo
Se ritenete che le tesi del "punto chiave" non vengano sufficientemente supportate dagli argomenti presenti in questa pagina potete esprimere il vostro parere (motivandolo).
Inviate una email con il FORM. Riceverete una risposta. Grazie della collaborazione.
Guarda le pagine correlate
Libri consigliati
a chi vuole capire come la mente umana è stata cambiata dalla scrittura
Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)
Pagina aggiornata il 25 settembre 2023