Spesso, per dare valore scientifico a un tema che si vuole lanciare mediaticamente, si fa uso di studi statistici costruiti con finalità manipolatorie, o si interpretano i dati statistici in funzione del proprio scopo.
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L'enfasi sulla violenza fisica o sessuale rischia di distogliere l'attenzione delle istituzioni e dell'opinione pubblica dall'origine del problema, cioè dai "conflitti all'interno della coppia", che derivano da una povertà emotiva (incapacità di relazionarsi) che investe milioni di persone (donne, uomini e bambini).
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Negli ultimi anni il termine "femminicidio" è diventato di moda anche se il numero di omicidi di donne in Italia è piuttosto stabile e inferiore a quello della media europea (ved. statistiche Eurostat). Nonostante ciò i mass media si affannano a interpretare i dati statistici sostenendo la tesi che è in crescita il numero delle donne che vengono uccise in Italia oppure, se le cifre sono in diminuzione (come dal 2014 al 2015), confezionando i dati in modo da sollecitare l'emotività dei lettori e amplificando il fenomeno con termini manipolatori quali "cifre agghiaccianti", "percosse a mani nude", "alto grado di violenza e rancore", ecc.
Non vi è dubbio che, purtroppo, la violenza contro le donne (in famiglia) esiste ed è una grave realtà in molti paesi socialmente evoluti. Inoltre è difficile immaginare l'opposto, cioè una violenza femminile sugli uomini che provochi gravi conseguenze. Resta però il "fatto" che, nel mondo, un terzo degli omicidi (o lesioni non fatali) di partner sono perpetrati da donne nei confronti degli uomini e, soprattutto, che non viene riconosciuta e misurata la "violenza psicologica" (sia delle donne verso gli uomini, sia viceversa).
Nei conflitti di coppia le donne sono ferite più spesso e più severamente degli uomini, quindi l'empatia del pubblico nei loro confronti porta i mass-media a preferire queste notizie.
Ma tutta quest'enfasi sulla violenza fisica o sessuale rischia di distogliere l'attenzione delle istituzioni e dell'opinione pubblica dall'origine del problema, cioè dai "conflitti all'interno della coppia", che derivano da una povertà emotiva (incapacità di relazionarsi) che investe milioni di persone (donne, uomini e bambini).
Questo sembra il vero problema, ma è difficile da risolvere e non fa notizia.
Per approfondire andare alla sezione "Fattori di rischio che conducono alla povertà".

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Ci sono vari tipi di violenza: fisica, sessuale, psicologica, ma i mass media si occupano solo di quelle più truculente con esiti letali. Un organismo che pubblica statistiche sul femminicidio è Eures (istituto indipendente di ricerche), i cui dati vengono impiegati dalla quasi totalità della stampa italiana, ecco alcuni articoli: Repubblica, FattoQuotidiano, Corriere della Sera, La Stampa, ANSA.
Dell'esiguità e inattendibilità dei dati ne ha scritto il giornalista Davide De Luca su Il Post del 21 luglio 2013.
L'unica indagine statistica metodologicamente seria sulla violenza di genere in Italia è stata svolta dall’ISTAT, su mandato del Ministero per le Pari Opportunità, che ha pubblicato nel 2006 un’indagine sulla violenza in famiglia subita dalle donne, prevedendo diverse batterie di domande relative alla violenza fisica, sessuale, psicologica ed economica. I risultati dell'indagine sono stati analizzati da Fabio Nestola (Federazione Italiana per la Bigenitorialità) che, nel documento "Quello che l'ISTAT non dice" presentato in Commissione Giustizia del Senato (ved. bibliografia) scrive:
Analizzando con cura il questionario somministrato dall’ISTAT, viene però da chiedersi se detto questionario non sia stato elaborato con il preciso obiettivo di far emergere dati numericamente impressionanti, sui quali costruire un allarme sociale. Il questionario è stato elaborato in collaborazione con le operatrici dei centri antiviolenza, era difficile immaginare che ne sarebbero potuti uscire dati non faziosi. L’impatto sull’opinione pubblica, infatti, è generato dal dato conclusivo – 7.000.000 di vittime – senza approfondire da cosa scaturisca questo dato. Oltre ai quesiti su violenza fisica (7 domande) e sessuale (8 domande), il questionario ISTAT lascia uno spazio ben maggiore alla violenza psicologica (24 domande). Alcuni dei quesiti, però, sembrano finalizzati a raccogliere un numero enorme di risposte positive, descrivendo normali episodi di conversazione sicuramente accaduti a chiunque, che risulta difficile configurare come “violenza alle donne”.
AGGIORNAMENTO: l'ISTAT ha pubblicato il 5 giugno 2015, un aggiornamento del proprio studio con i dati del 2014, mantenendo lo stesso impianto e gli stessi questionari dello studio del 2006. Il perdurare di tali criteri nelle indagini ISTAT, e il mancato inserimento della "violenza psicologica" nella "violenza di genere", accredita la presenza di un bias culturale, come denunciato da Luigi Corvaglia qui.
Per ridurre il rischio di manipolazione delle indagini statistiche, o anche solo delle distorsioni non intenzionali, Darrell Huff ("Mentire con le statistiche" pp.42-52) suggerisce di farsi almeno due domande:
- Come è stato costruito il campione rappresentativo? (infatti un campione non è la realtà, e più è piccolo e focalizzato meno riflette la realtà che vuole rappresentare)
- Come sono state costruite le domande del questionario? (infatti la tipologia, la sequenza ed il modo in cui sono proposte le domande può non essere neutro ma, anzi, indirizzare le persone verso certe risposte)
(Cliccare per andare all'indagine comparativa)

La violenza di genere è un fenomeno sociale difficile da quantizzare perchè, nella maggior parte dei casi, avviene dentro le mura domestiche tra individui legati da stretti legami. Queste circostanze, spesso, portano la vittima al silenzio. Riguardo alla violenza esiste, nella percezione dell'opinione pubblica italiana, una asimmetria di genere della quale pochi ricercatori (in Italia) si sono occupati, mentre negli USA e in Europa il fenomeno è più noto ed esistono molte ricerche scientifiche (vedere in questa pagina: simmetria della violenza di genere)
Per colmare questa lacuna conoscitiva, alcuni studiosi hanno svolto nel 2012 una "Indagine conoscitiva sulla violenza verso il maschile" (P.G. Macrì ed al. vedere bibliografia), lamentando comunque il rifiuto del Ministro per le Pari Opportunità del tempo (giugno 2009: Mara Carfagna) a prendere in considerazione la simmetria di genere, la forte differenza nella disponibilità di mezzi riservati alle ricerche, e auspicando la realizzazione futura di un'indagine statistica più equilibrata a cura dell'ISTAT.
Scrivono gli autori di questo studio (p.32):
I ricercatori hanno così cercato di condurre un'indagine da cui poter ricavare dati confrontabli con la ricerca condotta dall'ISTAT sulle donne. La nuova ricerca ha preso le mosse dal rapporto ISTAT -2006 (vedere box a fianco) e utilizzando metodo e questionario ISTAT (quest'ultimo opportunamente adattato agli uomini).
Va rilevato come inchieste, sondaggi e ricerche che analizzano tale comportamento deviante e che vengono proposte con continuità a livello istituzionale e mediatico da diversi decenni, sono solite prendere in considerazione solo l’eventualità che la vittima della violenza di genere sia donna e che l’autore di reato sia uomo. Tale informazione, distorta alla sua origine, passa tramite canali ufficiali (dai media alle campagne di prevenzione istituzionale) determinando una conseguente sensibilizzazione unidirezionale che relega ad eccezioni - spesso non prese neppure in considerazione - le ipotesi che la violenza possa essere subita ed agita da appartenenti ad entrambi i sessi.
Dall’indagine emerge come anche un soggetto di genere femminile sia in grado di mettere in atto una gamma estesa di violenze fisiche, sessuali e psicologiche; quindi anche un soggetto di genere maschile possa esserne vittima. Il fenomeno della violenza fisica, sessuale, psicologica e di atti persecutori, in accordo con le ricerche internazionali, anche in Italia vede vittime soggetti di sesso maschile con modalità che non differiscono troppo rispetto all’altro sesso. L’indagine inoltre dimostra che le modalità aggressive non trovano limiti nella prestanza fisica o nello sviluppo muscolare; anche un soggetto apparentemente più “fragile” della propria vittima può utilizzare armi improprie, percosse a mani nude, calci e pugni secondo modalità che solo i preconcetti classificano come esclusive maschili. La significativa rappresentatività nel campione di soggetti con prole ha fatto emergere l’effettiva strumentalizzazione che i figli subiscono all’interno della coppia in crisi. Il dato più evidente riguarda le violenze psicologiche, testimoniate dal campione in percentuali significative. Solo il 2,1% ha dichiarato di non averne mai subite.
- Oscuramento scientifico: l'evidenza della simmetria di genere è stata oscurata, nell'ambito scientifico, per mezzo di sette metodi (nascondere le prove, evitare di ottenere prove sulla violenza femminile, citazione scientifica selettiva delle ricerche, affermare conclusioni che contraddicono i dati, bloccare la pubblicazione di articoli che riportano simmetria di genere, prevenire l'assegnazione di fondi alle ricerche sulla violenza femminile, molestie e intimidazioni verso i ricercatori che hanno pubblicato evidenze sulla violenza femminile). E' stato dunque ignorato il contributo di una corposa messe di studi scientifici pubblicati negli ultimi trentanni.
- Manipolazione dei mass-media: negli USA, negli anni '90, per aumentare l'audience, è stata data la priorità a notizie sui crimini (ad esempio, dal 1990 al 1998 gli omicidi sono diminuti del 33% ma la copertura TV è aumentata del 473% (Bureau of Justice Statistics 2001). Le donne uccidono i partner in un terzo dei casi di omicidio ma la copertura mediatica che viene data a questi casi li fa sembrare ancora più rari. Un commento giornalistico di Marc Angelucci riguardo a un famoso caso di violenza femminile, chiarisce il problema (la cantante Rihanna aveva ripetutamente schiaffeggiato il partner mentre guidava e il commento è stato: "notizie su abusatrici femminili e vittime di sesso maschile non solo sono politicamente scorrette ma, soprattutto, non vendono".
- Mancata percezione della simmetria:
- la simmetria nella violenza di genere non viene percepita perchè la violenza maschile prevale in quasi tutti gli altri crimini
- la violenza maschile (nell'ambito familiare) prevale in tutte le statistiche fornite dalla polizia e dagli ospedali
- le donne sono ferite più spesso e più severamente degli uomini, quindi l'empatia del pubblico nei loro confronti porta i mass-media a preferire queste notizie. Nelle nazioni sviluppate la minore probabilità di lesioni da attacchi commessi da donne è probabilmente la maggiore spiegazione della maggiore accettazione culturale della violenza delle donne rispetto a quella degli uomini
- la maggior parte delle culture definisce le donne come "il gentil sesso", rendendo difficile immaginare una violenza femminile che provochi gravi conseguenze, e questo è certamente vero, ma resta il fatto che un terzo degli omicidi (o lesioni non fatali) di partner sono perpetrati da donne
- la ricerca scientifica sulla violenza familiare è stata condotta in passato prevalentemente dai sociologi e non dagli psicologi. I sociologi, infatti, sono attratti dal cambiamento nella natura della società, piuttosto che dal cambiamento dei rapporti di coppia o all'aiuto nei confronti dei singoli individui. Così i sociologi tendono a vedere la donna vittima di fattori sociali quali il patriarcato e a non riconoscere che il predominio dell'uomo nella società e nella famiglia è solo uno dei fattori di rischio per la coppia.
4. Conseguenze: ignorare la simmetria di genere ha ritardato la prevenzione e i programmi istituzionali di trattamento della violenza di genere
- quasi una donna su 10 (9.4% pari a 11.1 milioni) è stata stuprata dal partner almeno una volta
- circa una donna su 6 (16.9% pari a 19 milioni) ha subìto dal partner violenza sessuale diversa dallo stupro
- Un uomo su 12 (8% pari a 9 milioni) ha subìto dal partner violenza sessuale diversa dallo stupro
La Sindrome di Alienazione Parentale e’ un disturbo che insorge essenzialmente nel contesto di controversie per l’affidamento dei figli. La sua principale manifestazione è la campagna di denigrazione da parte del bambino nei confronti di un genitore, una campagna che non ha giustificazione. Essa deriva dall’associazione tra l’indottrinamento da parte di uno dei genitori che programma (che fa il lavaggio del cervello) e il contributo personale del minore alla denigrazione dell’altro genitore.
- Sindrome di Alienazione Parentale (Gardner 1985)
- Mobbing Genitoriale (Giordano 2004)
- Family Chopping (1999)
- Sindrome del genitore deprivato di diritti (Rowles 2003)
- Sindrome di Medea (Jacobs 2008)
- 56.8% Solo violenza fisica
- 14.4% Violenza fisica e stalking
- 12.5% Stupro, violenza fisica e stalking
- 8.7% Stupro e violenza fisica
- 4.4% Solo stupro
- 2.6% Stalking
- 92.1% Solo violenza fisica
- 6.3% Violenza fisica e stalking
- 1.6% Altre combinazioni
(Cliccare per ingrandire)

However, it was so-so, as long as it lasted
- Separazioni familiari e divorzi
- Progressivo venir meno o assenza dei riferimenti e delle relazioni sociali
- Conflittualità nelle relazioni di coppia
- Sproporzione eccessiva dei ruoli genitoriali
- Assenza della figura paterna
- Alleanze genitoriali di tipo collusivo nelle pratiche educative
- Deficit di riflessività

But who knows how much it costs.
Dalle storie di vita e dalle biografie dei soggetti poveri, si evince infatti la presenza di una serie di eventi di “rottura” (separazioni familiari, sfratti, perdita del lavoro, abbandoni scolastici, istituzionalizzazioni, etc.), che hanno condizionato l’innescarsi di meccanismi di impoverimento, isolamento ed emarginazione, e vengono percepiti dagli stessi soggetti come punti di svolta del proprio passato e delle proprie condizioni attuali di vita.
- Bisogni Primari (disponibilità di beni materiali di sopravvivenza)
- Bisogni Secondari (la cui responsabilità è delle Istituzioni: salute, igiene, assistenza, scuola, etc.)
- Bisogni Relazionali (annullamento dei legami comunitari e perdita di rapporti interpersonali basati sull'affettività)

(Fonte ISTAT)
Sulla violenza di genere è attivo un pregiudizio che negli ultimi anni i mass media hanno amplificato, cioè che la violenza sia esercitata esclusivamente dagli uomini sulle donne e non viceversa. Esistono studi statistici che hanno avallato questa tesi oscurando il fatto che vi sia anche violenza delle donne nei confronti degli uomini. Ciò ha portato il tema della violenza esercitata dalle donne sugli uomini a cadere nella spirale del silenzio. Sarebbe necessaria una nuova indagine ISTAT più rappresentativa del problema della violenza di genere. L'agire violento dovrebbe essere valutato negativamente da qualunque parte arrivi e non essere oggetto di pregiudizi e luoghi comuni che, in certi casi, ne favoriscono l'accettazione.
Iscriviti alla Newsletter di pensierocritico.eu per ricevere in anteprima nuovi contenuti e aggiornamenti:
- Giuseppe P. Macrì et al. (2012), Indagine conoscitiva sulla violenza verso il maschile (PDF) - Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza – Vol. VI – N. 3
- C. T. Allen, S.C. Swan, C. Raghavan (2000), Gender Symmetry, Sexism, & Intimate Partner Violence (PDF)
- La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia (PDF) - Rapporto ISTAT 2006
- Violenze in Famiglia: quello che l’ISTAT non dice (PDF) - Documenti del Senato (Commissione)
- Le violenze sessuali sugli uomini (14 febbraio 2014) - Il Post
- Eugenio Pelizzari (5 maggio 2009), La violenza femminile. Cos’è, come se ne parla (PDF) - PSYCHOMEDIA
- Valeria Agata Lo Bianco (2013), Violenza domestica: quando la vittima è il "sesso forte" (PDF) - Master in Scienze Criminologico-Forensi, Università La Sapienza
- SINDROMI EMERGENTI NELLA CONFLITTUALITÀ LEGALE DA SEPARAZIONE GENITORIALE - Dal 3° Rapporto Nazionale sulla Condizione dell'Infanzia e dell'Adolescenza (a cura di Eurispes e Telefono Azzurro)
- Valentina Gaetani (2013), Dalla povertà emotiva alla povertà economica (PDF) - Convegno "Le nuove povertà" Civitanova Marche
- Davide De Luca (11/7/2013), Nuovi numeri sul femminicidio - Il Post
- Cristina Karadole (Gennaio-Aprile 2012), "Femicidio: la forma più estrema di violenza contro le donne" (PDF) - Rivista di Criminologia, Vittimologia e Sicurezza – Vol. VI – N. 1
- Claudio Bezzi (2014), No alla violenza contro le donne - Hic Rhodus
- Claudio Bezzi (2014), La morte della famiglia - Hic Rhodus
- Domestic violence against men - Wikipedia
- ISTAT (2015), LA VIOLENZA CONTRO LE DONNE DENTRO E FUORI LA FAMIGLIA Anno 2014 (PDF)
- Luigi Corvaglia (2014), L’ISTAT e le sue metodologie nelle “indagini di genere” - Uomini Beta
- Laura Eduati (2013), Femminicidi, Istat: "Smettiamola di contare solo le donne uccise". Intervista a Linda Laura Sabbadini
- Roberta Carlini (2016), Linda Laura Sabbadini, se l’Istat perde un pezzo
- Bruce D. Meyer, et al. (2015), Household Surveys in Crisis (PDF)
- Eliana Cocca (2020), I dati sui femminicidi spiegati a Libero - Il Fatto Quotidiano
Pagina aggiornata il 5 maggio 2020