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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Una pratica formativa che ha un metodo: Evidence Based Education
TEORIE > CONCETTI > INSEGNAMENTO
Scopo di questa pagina
In quale modo rendere più efficace la didattica se lo chiedono con rinnovato interesse, dovuto all'incalzare delle tecnologie (nella scuola, nel lavoro, nella società), i pedagogisti di tutto il mondo. Secondo un recente orientamento il miglioramento delle pratiche didattiche richiede che esse siano trattate con il medesimo rigore metodologico delle discipline scientifiche. In particolare, in Italia, se lo chiede Antonio Calvani che da anni segue le ricerche più promettenti per la formazione degli insegnanti, tra le quali ha individuato l'approccio "Evidence-Based", avviato da John Hattie dagli inizi degli anni '90 nel mondo anglosassone. L'approccio pedagogico  "Evidence-Based" adotta una pratica educativa basata sulle migliori "evidenze" disponibili. Per far questo occorre che la letteratura scientifica sulla didattica venga meglio registrata, indicizzata, classificata, valutata e resa accessibile a ricercatori e insegnanti. La "evidenza " consiste nei risultati di studi "sperimentali controllati randomizzati " o altri studi sperimentali o quasi-sperimentali. Agli inizi del 2000 il pedagogista John Hattie svolse un'indagine per il Ministero dell'Istruzione della Nuova Zelanda sull'influenza delle famiglie e delle strutture scolastiche sull'apprendimento degli studenti (ved. bibliografia 2003). Egli notò che venivano investite molte risorse economiche nella costruzione di nuovi edifici e nella riduzione della grandezza delle classi, veniva data molta enfasi al coinvolgimento dei genitori nella gestione delle scuole (ignorando la loro co-responsabilità nel migliorare l'apprendimento dei figli) e, infine, venivano evidenziate le difficoltà degli studenti come se essi fossero "il problema" e come se la scuola "non avesse" questa responsabilità. Egli scrisse (p.2): "Interventi di carattere strutturale, o sulle famiglie, o sulle politiche sono come cercare il proprio portafogli, perduto tra i cespugli, sotto un lampione solo perchè è lì che c'è luce."  La risposta, secondo Hattie, risiedeva altrove, cioè negli insegnanti che interpretano quelle politiche, le applicano e insegnano, nel chiuso delle loro aule, da soli per circa 15.000 ore con i loro studenti. Nella sintesi di circa 500.000 studi sull'apprendimento, svolta da Hattie negli anni '90, emergeva che i fattori che maggiormente influiscono sull'apprendimento si trovano nelle mani degli insegnanti (anzi, sottolineava Hattie, di quelli tra loro che "eccellono"). Hattie ha identificato cinque caratteristiche da lui riscontrate negli "insegnanti eccellenti": (1) sono in grado di identificare le rappresentazioni essenziali dei loro studenti, (2) riescono a guidare l'apprendimento mediante le interazioni della classe (3) possono monitorare l'apprendimento e fornire feedback, (4) riescono a partecipare alle manifestazioni affettive, (5) riescono a influenzare i risultati degli studenti.
saggezza
What's a wise man? An old man who does not remember what he did as a young man.
Punto chiave di questa pagina
ACCOGLIMENTO DELLA EBE: I pedagogisti Izaak Dekker e Martijn Meeter nel 2022 hanno analizzato i motivi del lento accoglimento della EBE nei sistemi educativi e scrivono: "Negli ultimi due decenni, i responsabili delle politiche educative in molti paesi hanno favorito programmi e interventi educativi basati sull'evidenza. Tuttavia, l'educazione basata sull'evidenza (EBE) ha incontrato una crescente resistenza da parte dei ricercatori educativi. Questo articolo analizza le obiezioni contro l'EBE e la sua preferenza per gli studi randomizzati controllati (RCT). Concludiamo che le obiezioni richiedono aggiustamenti ma non giustificano l'abbandono di EBE. Tre direzioni future potrebbero rendere l'istruzione più basata sull'evidenza tenendo conto delle obiezioni contro l'EBE: (1) studiare i fattori locali, i meccanismi e la fedeltà dell'implementazione negli RCT, (2) utilizzare e migliorare i dati disponibili sulle prestazioni longitudinali e (3) utilizzare interventi integrati e misure di esito.
Punti di riflessione
Se gli insegnanti hanno il potere, pochi fanno dei danni, alcuni mantengono gli studenti in uno status quo, e molti sono eccellenti. Abbiamo bisogno di identificare, apprezzare e far crescere chi ha potenti influenze sull'apprendimento degli studenti. La mia ricerca è stata quella di scoprire questi insegnanti e studiarli. (John Hattie)
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Le richieste a insegnanti ed altri che forniscono istruzione esigono che la pratica educativa si basi sulle migliori evidenze disponibili, così come sulle abilità, esperienze e competenze degli insegnanti. Per far questo occorre che la letteratura scientifica sulla didattica venga meglio registrata, indicizzata, classificata, valutata e resa accessibile a ricercatori e insegnanti. La " evidenza " consiste nei risultati di studi "sperimentali controllati randomizzati " o altri studi sperimentali o quasi-sperimentali.
(Philip Davies, What is evidence-based education? 1999)
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L'Evidence Based Education (EBE) ha coinciso con enormi investimenti nell'istruzione negli Stati Uniti ("No child left behind" act nel 2002 e "Every Student Succeeds" act nel 2015), Regno Unito ("What works network" nel 2013), Cina (Slavin et al., 2021), e recentemente alcuni altri paesi europei (ad esempio, National Program of Education nei Paesi Bassi). Tuttavia, molti scienziati ed educatori educativi sembrano riluttanti ad approvare l'EBE, e l'EBE sembra trovare solo lentamente la sua strada nella pratica educativa. (Izaak Dekker, Martijn Meeter)

Come migliorare la formazione degli insegnanti?
In quale modo rendere più efficace la didattica se lo chiedono con rinnovato interesse, dovuto all'incalzare delle tecnologie (nella scuola, nel lavoro, nella società), i pedagogisti di tutto il mondo. Secondo un recente orientamento il miglioramento delle pratiche didattiche richiede che esse siano trattate con il medesimo rigore metodologico delle discipline scientifiche.
In particolare, in Italia, se lo chiede Antonio Calvani che da anni segue le ricerche più promettenti per la formazione degli insegnanti, tra le quali ha individuato l'approccio "Evidence-Based", avviato da John Hattie dagli inizi degli anni '90 nel mondo anglosassone. Questa pagina descrive le caratteristiche di quest'approccio didattico, senza dimenticare lo scopo finale cui si rivolge questo sforzo: qual è il compito principale dell'insegnamento?
Secondo lo storico Luciano Canfora uno dei compiti dell'insegnamento dovrebbe essere quello di fornire degli anticorpi  rispetto alle mode. Vale a dire trasmettere contenuti e "stili di pensiero" che allontanino gli studenti dal "rumore esterno", consentendo di guardare alla realtà con spirito critico. Egli scrive nel libro "Gli antichi ci riguardano" (p.28):

Ogni corso di studi dovrebbe avere come principale risultato la mutazione di un soggetto, necessariamente eterodiretto e subordinato ad una autorità forte e indiscussa, in soggetto pensante nei confronti del quale la disciplina diviene tutt'altra cosa: diviene consapevole accettazione e poi assunzione di un abito critico. Al termine di tale cammino l'individuo, trasformato in cittadino, entra in una realtà di cui dovrebbe poter comprendere la dinamica fondamentale, e cioè la costante tensione tra "vecchio" e "nuovo", tra autorità e libertà.

La filosofa Martha Nussbaum, intervenendo a un convegno sull'istruzione in Italia, ha detto che le nazioni che hanno a cuore la democrazia educano i cittadini al pensiero critico e ne salvaguardano la capacità di decidere autonomamente.
Uno dei compiti dell'insegnamento dovrebbe essere quello di fornire degli anticorpi  rispetto alle mode. Vale a dire trasmettere contenuti e "stili di pensiero" che allontanino gli studenti dal "rumore esterno", consentendo di guardare alla realtà con spirito critico
Evidence Based Education in Italia
Il 20-21 novembre 2015 si è tenuto, presso l'Università di Firenze, il Convegno della branca italiana della Società per l'Apprendimento e l'Istruzione informati da Evidenza (S.Ap.I.E.). Lo scopo dell'Associazione è quello di colmare il divario tra conoscenze teoriche e necessità pratiche fornendo alle scuole modelli di didattica efficace e raccomandazioni metodologiche per il miglioramento degli apprendimenti. La SApIE intende inoltre sviluppare una cultura critica e consapevole sul ruolo e sull'utilizzabilità dell'evidenza scientifica in educazione.

Antonio Calvani ha descritto la finalità del Convegno (integrare la ricerca scientifica con la sapienza della pratica) e introdotto tutti gli ospiti, tra i quali gli ospiti internazionali Debra Masters (Direttrice del programma Visible Learning) e Mike Bell (EBE Teachers Network).

Giuliano Vivanet ha presentato brevemente l'attività dell'Evidence Based Education (EBE) in Italia, che ha come scopo il miglioramento delle pratiche didattiche (contro miti e pseudoscienza), e si rivolge alle scuole proponendo un approccio che integra conoscenze scientifiche e competenze professionali.
La seconda giornata del convegno è stata dedicata agli interventi delle scuole e alle loro pratiche informate da evidenza. Il programma completo del Convegno con i titoli degli interventi e la possibilità di scaricare le slide relative sono consultabili qui.

In un convegno presso l'Università di Firenze, è stata creata la branca italiana della Società per l'Apprendimento e l'Istruzione informati da Evidenza (S.Ap.I.E.). Lo scopo dell'Associazione è quello di colmare il divario tra conoscenze teoriche e necessità pratiche fornendo alle scuole modelli di didattica efficace e raccomandazioni metodologiche per il miglioramento degli apprendimenti. La SApIE intende inoltre sviluppare una cultura critica e consapevole sul ruolo e sull'utilizzabilità della "evidenza scientifica" in educazione
Convegno S.Ap.I.E. Firenze 20-21 novembre 2015
Un'immagine del convegno sull'Evidence Based Education in Italia.
L'approccio pedagogico  "Evidence-Based" adotta una pratica educativa basata sulle migliori "evidenze" disponibili. Per far questo occorre che la letteratura scientifica sulla didattica venga meglio registrata, indicizzata, classificata, valutata e resa accessibile a ricercatori e insegnanti. La " evidenza " consiste nei risultati di studi "sperimentali controllati randomizzati " o altri studi sperimentali o quasi-sperimentali
Per iscriversi alla SApIE e/o ai workshop educativi
Per gli insegnanti che desiderano approfondire l'approccio Evidence-Based e partecipare ai workshop educativi organizzati dall'associazione è opportuno iscriversi alla SApIE.
Cliccare sul pulsante per andare al sito SapIE:

Manifesto S.Ap.I.E.
Cliccare sull'immagine per scaricare il Manifesto in PDF.
Da cosa dipende l'apprendimento
John Hattie, nelle sue ricerche (2003) su ciò che ha maggiore effetto sui risultati di apprendimento degli studenti, ha individuato nello studente stesso il principale attore (50%), seguono: l'insegnante (30%), casa (5-10%), compagni (5-10%), scuola (5-10%), presidi (5-10%).
I fattori che maggiormente influiscono sull'apprendimento si trovano nelle mani degli insegnanti (anzi, sottolineava Hattie, di quelli tra loro che "eccellono")
Cosa determina i risultati degli studenti
Agli inizi del 2000 il pedagogista John Hattie svolse un'indagine per il Ministero dell'Istruzione della Nuova Zelanda sull'influenza delle famiglie e delle strutture scolastiche sull'apprendimento degli studenti (ved. bibliografia 2003). Egli notò che venivano investite molte risorse economiche nella costruzione di nuovi edifici e nella riduzione della grandezza delle classi, veniva data molta enfasi al coinvolgimento dei genitori nella gestione delle scuole (ignorando la loro co-responsabilità nel migliorare l'apprendimento dei figli) e, infine, venivano evidenziate le difficoltà degli studenti come se essi fossero "il problema" e come se la scuola "non avesse" questa responsabilità. Egli scrisse (p.2):


Interventi di carattere strutturale, o sulle famiglie, o sulle politiche sono come cercare il proprio portafogli, perduto tra i cespugli, sotto un lampione solo perchè è lì che c'è luce.


La risposta, secondo Hattie, risiedeva altrove, cioè negli insegnanti che interpretano quelle politiche, le applicano e insegnano, nel chiuso delle loro aule, da soli per circa 15.000 ore con i loro studenti. Nella sintesi di circa 500.000 studi sull'apprendimento, svolta da Hattie negli anni '90, emergeva che i fattori che maggiormente influiscono sull'apprendimento si trovano nelle mani degli insegnanti (anzi, sottolineava Hattie, di quelli tra loro che "eccellono").

Egli aggiungeva (p.4):



Se gli insegnanti hanno il potere, pochi fanno dei danni, alcuni mantengono gli studenti in uno status quo, e molti sono eccellenti. Abbiamo bisogno di identificare, apprezzare e far crescere chi ha potenti influenze sull'apprendimento degli studenti. La mia ricerca è stata quella di scoprire questi insegnanti e studiarli.

Hattie ha identificato cinque caratteristiche da lui riscontrate negli "insegnanti eccellenti":

  1. sono in grado di identificare le rappresentazioni essenziali dei loro studenti
  2. riescono a guidare l'apprendimento mediante le interazioni della classe
  3. possono monitorare l'apprendimento e fornire feedback
  4. riescono a partecipare alle manifestazioni affettive
  5. riescono a influenzare i risultati degli studenti

Per approfondire andare all'articolo (Hattie 2003).

Ciò che influenza l'apprendimento
Evidence Based Education
Il barometro indica la dimensione dell'effetto di apprendimento generato da azioni nei confronti dello studente. Da 0 a 0,15 è ciò che lo studente può imparare da solo; da 0,15 a 0,4 è l'effetto tipico di un anno con l'insegnante; al di sopra di 0,4 è l'effetto desiderato dalle istituzioni scolastiche; al di sotto di 0 è l'effetto inverso che taluni provvedimenti provocano (ad esempio bocciature o trasferimenti in altre scuole).
Visible Learning: barometro delle influenze
John Hattie si dedica dagli anni '90 (ved. bibliografia Hattie ) a indagare lo stato dell'arte delle più efficaci metodologie didattiche, con lo scopo di evidenziare i fattori che più influenzano gli studenti in età scolastica (Effect Size). Egli ha condotto oltre 800 meta-analisi (vedi box sotto), su un corpo di 52.637 studi scientifici.
I risultati di Hattie attestano una distribuzione media degli effetti (generati dalle ricerche empiriche) a un valore di 0,4 come mostrato nella figura sottostante.
Inoltre, ponendo tali valori su un barometro visivo è possibile visualizzare dove i singoli effetti si pongono rispetto alla media. Nella figura a lato è mostrato un barometro generico di Hattie.

evidence based education
Questioni di metodo
Cos'è una meta-analisi
La meta-analisi è uno strumento di ricerca statistico che riassume i dati provenienti (di solito) da discipline scientifiche e mediche.
John Hattie è stato il primo ad applicare tale strumento alla ricerca didattica. Le meta-analisi permettono di indagare efficacemente un fenomeno combinando informazioni provenienti da numerosi studi indipendenti. I risultati di una meta-analisi confermano e rafforzano le conoscenze provenienti dai singoli studi che la compongono, accumulando evidenze circa gli effetti di specifiche procedure.

Esempio di piramide delle evidenze in medicina
La piramide delle evidenze in medicina viene costruita (dal basso) da una varietà di studi osservazionali che danno luogo (in alto) a studi sperimentali e, successivamente a review sistematiche sulle quali viene effettuata la meta-analisi. (Cliccare sull'immagine per andare alla fonte)
Cos'è uno studio sperimentale controllato randomizzato
La dicitura "studio sperimentale randomizzato controllato" proviene dalla medicina nel cui ambito si propone di valutare l'efficacia di un trattamento medico (terapie, interventi diagnostici, screening) su una determinata popolazione. Questo tipo di studi (randomized controlled trial) si distingue per le seguenti caratteristiche:

  • sperimentale (trial): lo sperimentatore definisce le modalità di selezione dei soggetti da studiare. Dopo il reclutamento dei soggetti si verifica l'effetto di un trattamento (ad esempio la somministrazione di un farmaco) confrontandolo con l'effetto di un diverso trattamento (che può essere un altro farmaco, nessun farmaco o un placebo)

  • controllato (controlled): le persone reclutate vengono suddivise in due gruppi: il gruppo sperimentale che riceve il trattamento e il gruppo di controllo che riceve un diverso trattamento o nessun trattamento

  • randomizzato (randomized): l'assegnazione dei trattamenti ai soggetti avviene in modo casuale (random) per aumentare la probabilità che le variabili non considerate nel progetto dello studio si distribuiscano uniformemente nei due gruppi

Gli ultimi risultati del Visible Learning
Debra Masters ha presentato al convegno Sapie l'approccio "Visible Learning for Teachers" (ved. bibliografia Hattie 2009,2012), basato sul lavoro di John Hattie, approccio che rende visibile sia il processo d'apprendimento (e la sua valutazione) che la relazione insegnante-allievo (basata sul feedback).

La Masters ha presentato i risultati di 12 influenze sull'apprendimento (Effect Size):

+1.44 Aspettative degli studenti
+0.80 Discussioni in classe
+0.75 Chiarezza dell'insegnante
+0.75 Feedback
+0.62 Competenze
+0.40 Apprendimento cooperativo
+0.52 Gestione della classe
+0.29 Compiti a casa
+0.28 Rapporto Esercizio/Riposo
+0.12 Abilità di gruppo
-0.13 Bocciatura (indietro di un anno)
-0.34 Mobilità (cambio scuola)

La maggiore influenza sull'apprendimento (effetto: + 1.44) è risultata essere l'aspettativa dello studente. Questo parametro non è stato meglio specificato dalla Masters. La sorgente dell'influenza è lo studente stesso e probabilmente dipende dalla sua motivazione, descritta brevemente nel box sottostante.
Motivazione dello studente
La motivazione è il cuore psicologico dell'esperienza umana ed è alla base della costruzione dell'identità personale e sociale di ogni individuo. La motivazione di ogni persona dipende dalla quantità e qualità dei suoi interessi che ognuno costruisce in funzione del proprio sistema di credenze e valori, oltre che delle proprie emozioni.
Occorre distinguere tra motivazione intrinseca e motivazione estrinseca. La motivazione intrinseca è simile alla "esperienza ottimale" dello psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, che è alla base della felicità dell'individuo poichè è fine a se stessa e il "fare" in sé è la ricompensa.
 
La più importante teoria della motivazione intrinseca è quella dell'autodeterminazione (ved. bibliografia Deci e Ryan 2000), che consiste nella libera scelta dell'allievo, svincolata da bisogni o forze esterne, di condurre un'azione.
Scrive lo psicologo Pietro Boscolo (ved. bibliografia p.82):

Secondo tale teoria, la motivazione dell'individuo può essere considerata in base alla dimensione autodeterminazione-controllo. Essere autodeterminati significa agire con un senso di volontà e di operatività (agency), di autonomia e coinvolgimento, essere controllati significa invece agire sotto la pressione di una volontà esterna, o anche di una volontà interna, come nel caso in cui si obbedisce a un imperativo morale contro la propria intima volontà.
La motivazione intrinseca è autodeterminata: i comportamenti intrinsecamente motivati sono gratificanti in se stessi e la persona che li intraprende non avverte conflitto o tensione tra quello che vuole e quello che sente di dover fare. Nella motivazione estrinseca, invece, un'attività non viene effettuata per se stessa, ma è strumentale a una ricompensa, che può essere un premio, una lode, un riconoscimento, o anche l'approvazione di se stessi.

Secondo la teoria della motivazione intrinseca il dilemma che si pone agli studenti è dunque: essere autodeterminati o controllati? Gli insegnanti hanno la responsabilità di favorire un orientamento dello studente verso l'autodeterminazione, ad esempio aiutandolo a cogliere il significato di una disciplina (per lui ostica) anche dove non sembrano esservi elementi per favorire comportamenti intrinsecamente motivati. Accade invece spesso che l'insegnante (e anche l'allievo) si accontentino di una regolazione estrinseca.

dito in gola
I am full of hope.
A finger in the throat, and you can free yourself.
La più importante teoria della motivazione intrinseca è quella dell'autodeterminazione. Essere autodeterminati significa agire con un senso di volontà e di operatività, di autonomia e coinvolgimento, essere controllati significa invece agire sotto la pressione di una volontà esterna, o anche di una volontà interna, come nel caso in cui si obbedisce a un imperativo morale contro la propria intima volontà. La motivazione intrinseca è autodeterminata: i comportamenti intrinsecamente motivati sono gratificanti in se stessi e la persona che li intraprende non avverte conflitto o tensione tra quello che vuole e quello che sente di dover fare. Nella motivazione estrinseca, invece, un'attività non viene effettuata per se stessa, ma è strumentale a una ricompensa, che può essere un premio, una lode, un riconoscimento, o anche l'approvazione di se stessi. Gli insegnanti hanno la responsabilità di favorire un orientamento dello studente verso l'autodeterminazione

Un Network mondiale di insegnanti evidence-based informed
Al convegno S.Ap.I.E. era presente Mike Bell, coordinatore di una rete mondiale di insegnanti che usano pratiche informate da evidenza. Attualmente la EBTN (The Evidence Based Teachers Network) si compone di circa 7.000 insegnanti. E' possibile iscriversi a tale network per ricevere le newsletter periodiche (in lingua inglese) cliccando sul pulsante a fianco. Il ciclo di apprendimento informato da evidenza è riportato nell'immagine a fianco e descritto nell'articolo "6 Steps to outstanding learning" la cui versione originale è consultabile in inglese.


Cliccare per iscriversi al network
Ciclo di apprendimento informato da evidenza
Evidence based education
Mike Bell descrive l'insegnamento Evidence-Based
Critiche alla Evidence-Based Education
Sono state fatte alcune critiche all'approccio EBE, ad esempio da P.L.Thomas e Edward Mullen (ved. bibliografia). Ma la critica più argomentata è, a mio parere, quella di Stanovich, West e Toplak, così descritta: incapacità dell'essere umano di valutare in modo neutro e oggettivo le informazioni che riceve e di prendere decisioni altrettanto neutre, a causa del Myside Bias. Tale bias, introdotto e definito dagli psicologi Keith Stanovich, Richard West e Maggie Toplak nel 2013 (ved. bibliografia), consiste nell'incapacità di valutare evidenze, generare evidenze o verificare sperimentalmente ipotesi senza essere condizionati dalle proprie attitudini e dalle opinioni pregresse. Il Myside bias può essere visto come una sottoclasse del Confirmation Bias. Stanovich e i suoi colleghi hanno condotto esperimenti per capire se il myside bias fosse correlato con il livello di intelligenza individuale, ma sono arrivati alla conclusione che esso non dipende da un basso livello intellettivo: esso colpisce tutti indiscriminatamente. Scrive Stanovich (p.263):


E' importante rendersi conto che la razionalità è un costrutto più inclusivo dell'intelligenza. Dato il ruolo prominente che l'intelligenza gioca in psicologia è sconcertante apprendere che essa è un concetto più ristretto della razionalità. In psicologia, così come nel pensiero comune, le valutazioni dell'intelligenza e le prove delle abilità cognitive vengono ritenute la quintessenza della capacità di pensare "bene". Le critiche a questi strumenti spesso sottolineano che i Test IQ [Intelligence Quality] non riescano a valutare molti domìni essenziali del funzionamento psicologico (abilità socio-emotive, creatività, empatia, ecc). Tuttavia, anche queste critiche contengono la non dichiarata asserzione che, sebbene i test intellettivi non contemplino settori chiave di aree non cognitive, essi comprendono la maggior parte di ciò che è importante cognitivamente. [...] Pensare razionalmente significa adottare obiettivi appropriati, prendere decisioni appropriate dati gli obiettivi e le credenze individuali, e mantenere credenze commisurate alle evidenze disponibili. I Test di intelligenza misurano molte cose importanti riguardo al pensiero, ma non ne valutano direttamente il grado di razionalità. Così, forse non sorprende che l'intelligenza sia debolmente legata ad alcuni aspetti del pensiero razionale. La polarizzazione del Myside Bias risulta essere un aspetto del pensiero razionale che, rispetto ad altri, è particolarmente estraneo all'intelligenza.

Per approfondire andare alle pagine: Bias cognitivi, Bias Blind Spot, Bias nelle ricerche online.
E' difficile guardare alla realtà senza pregiudizi
Tutto ciò che cerchi e tutto ciò che percepisci è un modo di dimostrare ciò in cui credi.
knowledge
Bias
Il Test IQ è incompleto e obsoleto?
Stanovich e West hanno evidenziato il fatto che gli studi degli psicologi Kahneman e Tversky negli anni '70 hanno condotto, per una sorta di ironia storica, all'assegnazione a Kahneman del premio Nobel per l'economia nel 2002, per i suoi studi sul pensiero razionale, totalmente mancanti del più noto dispositivo di valutazione mentale delle scienze del comportamento: il Test di intelligenza IQ. Stanovich e West sottolineano la necessità di sostituire Il Test di intelligenza IQ con un Test di Razionalità RQ che includa gli effetti di euristiche e bias cognitivi nella capacità di prendere decisioni razionali.

La ricerca di evidenze viene condizionata dai bias cognitivi che agiscono inconsciamente nella mente di ogni individuo. Il Myside bias consiste nell'incapacità di valutare evidenze, generare evidenze o verificare sperimentalmente ipotesi senza essere condizionati dalle proprie attitudini e dalle opinioni pregresse
Critiche al metodo EBE
I pedagogisti Izaak Dekker e Martijn Meeter hanno analizzato i motivi della lentezza di accoglimento della EBE nei vari sistemi educativi, e scrivono:

Biesta (2007, 2010) ha sostenuto che l'educazione è un "sistema aperto e semiotico", che definisce come "sistemi che non operano attraverso la forza fisica ma attraverso lo scambio di significato" (Biesta, 2010, P. 496). Ciò che causa l'apprendimento è influenzato da molte variabili che non possono essere controllate e dipendono dalle interpretazioni degli studenti. Non possiamo quindi determinare le "cause" in modo deterministico. Questa obiezione rappresenta una minaccia reale per EBE? Si potrebbe sostenere che tutta la società sia un sistema aperto e semiotico, quindi presa alla lettera renderebbe impossibile la sperimentazione in tutte le scienze sociali. Tuttavia, la natura "semiotica" (dipendente dall'interpretazione) dell'educazione non preclude la sperimentazione. Il modo in cui gli interventi educativi vengono interpretati può essere soggetto a regolarità e queste possono quindi essere alla base di risultati replicabili. Negli esperimenti di laboratorio, i ricercatori possono tentare di manipolare i fattori di interesse e mantenere costanti tutti gli altri rilevanti. Questo è impossibile negli esperimenti sul campo, Duflo e Banerjee, 2017). La combinazione di esperimenti di laboratorio e sul campo ci porta il più vicino possibile alla "prova" provvisoria delle relazioni causali. Le repliche di studi sperimentali, [che si stima costituiscano solo lo 0,13% degli studi degli articoli nelle principali riviste educative (Makel e Plucker, 2014)], consoliderebbero ulteriormente l'affidabilità dei risultati. L'incertezza residua è completamente compatibile con la massima di EBE di utilizzare "le migliori prove disponibili".

Riassumere l'epistemologia dell'EBE come una “visione dello spettatore” è troppo semplicistico e ignora il lavoro svolto da filosofi della scienza come Searle (ad esempio, 1999) e molti altri. EBE è solitamente fondato sul realismo critico o scientifico che implica che (ontologicamente) il mondo può esistere indipendentemente dalla mente (o dalla scienza) e che (epistemologicamente) le teorie su questo mondo possono essere approssimativamente vere. L'epistemologia di Dewey è problematica perché riduce erroneamente l'esistenza di tutti i costrutti teorici (tra cui la causalità) a relazioni operative (Bulle, 2018). Ridurre tutti i costrutti teorici a relazioni operative significa che i concetti "possono essere afferrati solo nell'attività e attraverso l'attività che li costituisce" (Dewey, 1891, P. 144). Vygotsky ha giustamente criticato la riduzione di Dewey dei costrutti teorici a relazioni operative nel modo seguente: "È impossibile assimilare il ruolo dello strumento di lavoro, che aiuta l'uomo a sottomettere le forze naturali alla sua volontà, con quello del segno, che usa per agire su se stesso. Lo strumento è orientato verso l'esterno mentre il segno è orientato verso l'interno. I tentativi di equiparare il segno allo strumento esterno, come avviene nelle opere di John Dewey, perdono la specificità di ciascun tipo di attività, riducendole artificialmente a una sola” ( Vygotsky, 1978 , p. 53) . L'epistemologia pragmatica di Dewey è stata, per questi motivi, messa da parte nell'epistemologia, nella psicologia e nelle scienze naturali, ma è ancora fondamentale per alcune visioni socio-costruttiviste presenti nella formazione degli insegnanti (tra cui la critica di Biesta all'EBE).
Conferenza
Molti scienziati ed educatori educativi sembrano riluttanti ad approvare l'EBE, e l'EBE sembra trovare solo lentamente la sua strada nella pratica educativa. Tuttavia essa è la strada giusta verso il pensiero critico e probabilmente i suoi risultati daranno una spinta alla sua affermazione in molti Paesi
Conclusioni (provvisorie): Il miglioramento delle pratiche didattiche richiede che esse siano trattate con il medesimo rigore metodologico delle discipline scientifiche
  
In quale modo rendere più efficace la didattica se lo chiedono con rinnovato interesse, dovuto all'incalzare delle tecnologie (nella scuola, nel lavoro, nella società), i pedagogisti di tutto il mondo. Secondo un recente orientamento il miglioramento delle pratiche didattiche richiede che esse siano trattate con il medesimo rigore metodologico delle discipline scientifiche. In particolare, in Italia, se lo chiede Antonio Calvani che da anni segue le ricerche più promettenti per la formazione degli insegnanti, tra le quali ha individuato l'approccio "Evidence-Based", avviato da John Hattie dagli inizi degli anni '90 nel mondo anglosassone. L'approccio pedagogico  "Evidence-Based" adotta una pratica educativa basata sulle migliori "evidenze" disponibili. Per far questo occorre che la letteratura scientifica sulla didattica venga meglio registrata, indicizzata, classificata, valutata e resa accessibile a ricercatori e insegnanti. La " evidenza " consiste nei risultati di studi "sperimentali controllati randomizzati " o altri studi sperimentali o quasi-sperimentali. Agli inizi del 2000 il pedagogista John Hattie svolse un'indagine per il Ministero dell'Istruzione della Nuova Zelanda sull'influenza delle famiglie e delle strutture scolastiche sull'apprendimento degli studenti (ved. bibliografia 2003). Egli notò che venivano investite molte risorse economiche nella costruzione di nuovi edifici e nella riduzione della grandezza delle classi, veniva data molta enfasi al coinvolgimento dei genitori nella gestione delle scuole (ignorando la loro co-responsabilità nel migliorare l'apprendimento dei figli) e, infine, venivano evidenziate le difficoltà degli studenti come se essi fossero "il problema" e come se la scuola "non avesse" questa responsabilità. Egli scrisse (p.2): "Interventi di carattere strutturale, o sulle famiglie, o sulle politiche sono come cercare il proprio portafogli, perduto tra i cespugli, sotto un lampione solo perchè è lì che c'è luce."  La risposta, secondo Hattie, risiedeva altrove, cioè negli insegnanti che interpretano quelle politiche, le applicano e insegnano, nel chiuso delle loro aule, da soli per circa 15.000 ore con i loro studenti. Nella sintesi di circa 500.000 studi sull'apprendimento, svolta da Hattie negli anni '90, emergeva che i fattori che maggiormente influiscono sull'apprendimento si trovano nelle mani degli insegnanti (anzi, sottolineava Hattie, di quelli tra loro che "eccellono"). Hattie ha identificato cinque caratteristiche da lui riscontrate negli "insegnanti eccellenti": (1) sono in grado di identificare le rappresentazioni essenziali dei loro studenti, (2) riescono a guidare l'apprendimento mediante le interazioni della classe (3) possono monitorare l'apprendimento e fornire feedback, (4) riescono a partecipare alle manifestazioni affettive, (5) riescono a influenzare i risultati degli studenti. Sono state fatte alcune critiche all'approccio EBE, ad esempio da P.L.Thomas e Edward Mullen. Ma la critica più argomentata è, a mio parere, quella di Stanovich, West e Toplak, così descritta: incapacità dell'essere umano di valutare in modo neutro e oggettivo le informazioni che riceve e di prendere decisioni altrettanto neutre, a causa del Myside Bias. Tale bias, introdotto e definito dagli psicologi Keith Stanovich, Richard West e Maggie Toplak nel 2013, consiste nell'incapacità di valutare evidenze, generare evidenze o verificare sperimentalmente ipotesi senza essere condizionati dalle proprie attitudini e dalle opinioni pregresse. Il Myside bias può essere visto come una sottoclasse del Confirmation Bias. Stanovich e i suoi colleghi hanno condotto esperimenti per capire se il myside bias fosse correlato con il livello di intelligenza individuale, ma sono arrivati alla conclusione che esso non dipende da un basso livello intellettivo: esso colpisce tutti indiscriminatamente.
per scaricare le conclusioni (in pdf):
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Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 27 giugno 2023

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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