
Il progetto "The Onlife Initiative", promosso e finanziato dalla Commissione Europea, ha evidenziato la necessità di contrastare l'abbondanza di informazioni per proteggere e salvaguardare la capacità di attenzione dell'essere umano.
Il Manifesto Onlife argomenta così tale necessità:
Noi riteniamo che le società debbano prendersi cura, proteggere e alimentare le capacità di attenzione proprie dell’essere umano. Con questo non diciamo che si debba rinunciare alla ricerca di miglioramenti, che sono e rimangono sempre utili, ma vogliamo insistere sul fatto che le capacità di attenzione sono una risorsa finita, rara e preziosa. Nell’economia digitale, l’attenzione è vista come una merce, una commodity, che si scambia sul mercato o che viene immessa nel processo produttivo: è una visione meramente strumentale dell’attenzione che ne trascura la dimensione sociale e politica, ossia il fatto che la capacità e il diritto di focalizzare la nostra attenzione sono una condizione necessaria e imprescindibile per l’autonomia, la responsabilità, la riflessività, la pluralità, l’impegno personale e per conservare alla persona un senso di significatività.
Lo psicologo Paolo Legrenzi e il neuropsicologo Carlo Umiltà, nel libro "Una cosa alla volta", mettono in guardia dai metodi di costruzione di realtà artificiali che vengono usati dal web per indirizzare l'attenzione umana verso elementi costruiti "ad hoc" per scopi pubblicitari o propagandistici. Infatti, a volte è possibile imbrigliare (o rallentare) il nostro sistema intuitivo (Sistema 1), costringendolo a valutare con la razionalità informazioni fuorvianti, ma è difficile sfuggire a certe immagini costruite in modo da risucchiare la nostra attenzione (p. 161):
La comprensione del funzionamento dei meccanismi dell'attenzione è una risorsa indispensabile nel mondo contemporaneo per difendersi dai processi di valorizzazione commerciale dei "nuovi piaceri". Una storia che era iniziata come un percorso rigorosamente scientifico per scandagliare l'attenzione umana, diventa forse oggi la premessa per un viaggio in quella che è la crescente costruzione artificiale di realtà che catturano l'attenzione e hanno soglie di accesso cognitive basse, che non richiedono, cioè, grande impegno nè risorse culturali e quindi sono fruibili da tutti. Un segnale di questa tendenza è la crescita imponente della pubblicità su Google e sui principali social media. [...] La prevalenza di stimolazioni mediate da macchine è diventata un aspetto essenziale della vita contemporanea nelle civiltà avanzate soprattutto negli scenari di vita delle persone più giovani.
Noi siamo convinti che ciò che accade nel nostro campo visivo non possa sfuggirci. Se stiamo guardando una scena, nulla di ciò che vi accade può sfuggirci, a meno che gli eventi che vi accadono siano tali da non essere rilevabili dal nostro sistema visivo. In altre parole, noi viviamo nella convinzione che, se osserviamo una scena, siamo in grado di rilevare e registrare tutto ciò che di importante vi possa accadere. [...] Che le cose non stiano proprio così l'hanno sempre saputo i prestidigitatori, che riescono a far accadere cose importanti nel campo visivo dello spettatore, senza che questo le rilevi. Si può, però, ottenere lo stesso risultato in laboratorio, senza bisogno di essere prestidigitatori.
Quanta nuova informazione viene prodotta ogni anno? A questa domanda ha cercato di dare una risposta nel 2003 un progetto dell'Università di Berkeley i cui risultati sono riportati in modo sintetico nell'Executive Summary e, in modo completo, nel report How much information? 2003. L'informazione (sia cartacea sia memorizzata digitalmente) è cresciuta del 30% all'anno nel periodo 1999-2003. Nel 2009 è stato effettuato un aggiornamento di questo studio solo per l'informazione prodotta negli USA.
Nell'immagine sottoriportata è mostrata una sintesi del bombardamento informativo al quale siamo esposti.
Lo studio dell'Università di Berkeley è pregevole nel fornire DATI di un fenomeno sociale in crescita ma il problema non è quantitativo. Il vero problema è qualitativo: come distinguere l'informazione che 'informa' da quella che 'disinforma' e, all'interno di quella che informa, come selezionare quella che ci può essere utile ai fini del nostro specifico obiettivo?


L'attenzione viene attivata dalla zona del cervello più evolutivamente antica dell'essere umano, posta nel tronco encefalico, denominata "Reticular Activating System" (RAS) e costituita da un gruppo di neuroni specializzati nel controllo dello stato di veglia e del ritmo circadiano. Quindi il RAS è un sistema di allerta che consente all'uomo di "notare" certe cose e ignorarne altre. Se dedicassimo uguale attenzione a tutti gli stimoli che ci arrivano dall'apparato sensoriale saremmo solo confusi: bisogna concentrarsi per essere coscienti di ciò che si fa. Ad esempio, se decidessimo di scrivere un libro o un articolo su un determinato argomento, cominceremmo a notare tutto ciò che, nell'informazione che riceviamo, lo riguarda. Infatti il problema del sovraccarico informativo odierno non è l'enorme quantità di informazione eterogenea che riceviamo, quanto il fatto che disturba il RAS nel compito di mantenere un'attenzione elevata sui temi di nostro interesse. Questa è anche la tesi principale del libro di Nicholas Carr "Internet ci rende stupidi?", cioè che la lettura online (e la facilità di passare rapidamente da un argomento all'altro mediante gli hyperlinks) possa disturbare la lettura lineare cui siamo abituati da secoli ostacolando la focalizzazione sui temi da noi scelti. Il RAS è la prima linea di difesa del cervello animale (incluso quello umano) contro il sovraccarico di stimoli ambientali.
Il RAS non può distinguere tra la tua immaginazione o la realtà. Sei tu quello che lo rende reale in base a ciò su cui ti concentri. Sei tu quello che lo rende reale in base alle tue credenze. È lì 24 ore su 24, 7 giorni su 7, ti aiuta a creare ciò che desideri.

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Maurizio Galluzzo - Big Data? Ok, adesso basta (2013)
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- Claudia Grisanti (2016), La malnutrizione danneggia il sistema immunitario - Internazionale
- Martin Hilbert - How to Measure “How Much Information”? Theoretical, Methodological, and Statistical Challenges for the Social Sciences (2012) (PDF)
- Daniel Kahneman (1973), Attention and Effort (PDF) [13774 citazioni]
- Monica Panetto (2013), Attenzione: 45 minuti, poi il cervello rallenta - UNIPD
- (2010), Il gorilla invisibile colpisce ancora - Le Scienze
- Peter Lunenfeld (2011), THE SECRET WAR BETWEEN DOWNLOADING AND UPLOADING
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- Libera Pisano (2015), Horst Bredekamp, Immagini che ci guardano. Teoria dell’atto iconico (PDF)
- Rino Canfora (2017), Cosa si intende per sovraccarico informativo?
- David Bawden, Lyn Robinson (2008), The dark side of information: overload, anxiety and other paradoxes and pathologies (PDF) [632 citazioni]
- Mike Dooley (2015), YOU ARE HOW YOU THINK: THE BRAIN’S RETICULAR ACTIVATING SYSTEM (RAS) AND WHY IT’S SO IMPORTANT
- Richard Wurman (2012), Information Anxiety: Towards Understanding - Scenario Journal
- Alberto Magnani (2013), Privacy, parla Wurman (il papà di Ted) dall'alto di un miliardo di click: «I divieti? Non servono, creano solo criminalità» - Sole24Ore
Pagina aggiornata il 26 luglio 2022