
All the people are communicating that they communicate.
-
I Social Network/Media permettono il passaggio dai mass media ai personal media, con i conseguenti vantaggi in termini di accesso a informazioni (potenzialmente non manipolate come quelle dei media tradizionali), ma con gravi svantaggi in termini di cessione a terzi di informazioni personali.
Secondo il sociologo Fausto Colombo (2013 ved.bibliografia p.137):
L'utente delle reti è oggetto del controllo, in senso foucaltiano, in quanto genera flussi di informazioni su di sè che sono trasformati in merce, e in conseguente capitale informativo. Si tratta dell'altra faccia della libertà espressiva garantita dal web, ossia la possibilità di sfuggire ai tradizionali bottlenecks [colli di bottiglia] dell'informazione culturale grazie alla disintermediazione.

I Social Network (Reti Sociali) sono strutture relazionali che hanno lo scopo di connettere persone. Essi sono sempre esistiti dato che il loro scopo era quello di collegare persone con interessi o valori comuni (religiosi, professionali, corporativi, sessuali, ecc.). Internet ha dato loro un enorme sviluppo e creato le condizioni per la loro diffusione globale: Facebook, Twitter, Google+, LinkedIn, ecc. All'interno del Web 2.0 i social network sono una componente della più vasta famiglia dei social media.
I Social Media (Media Sociali) sono applicazioni per facilitare l'interazione, la collaborazione e lo scambio di contenuti all'interno di gruppi di utenti. Sono nati con Internet e hanno molte tipologie, quali: Blog (es: Wordpress, Tumblr), Online Forum (es: phpBB, Bbgraph), Multimedia Platform (es: Youtube, Flickr), Collaboration Tools (es: Wikipedia, Wiki-Answers), ecc. Una sintesi del loro percorso storico, dal 1969 ad oggi, è visibile qui:
Il Web 2.0 ha reso possibile l'estensione dei principi delle reti sociali reali agli ambienti virtuali della Rete.
Kaplan e Haenlein hanno individuato sei categorie di social media:
Progetti di collaborazione (ad esempio Wikipedia)
Blog e Microblog (ad es. WordPress, Twitter)
Comunità di contenuto (ad es. Youtube, Flickr)
Servizi di social network (ad es. Facebook, Orkut)
Mondi virtuali di gioco (ad es. World of Warcraft)
Mondi virtuali sociali (ad es. Second Life)
Kaplan e Haenlein hanno tentato una classificazione dei social media basata sulla ricchezza relazionale (media richness) consentita da ogni specifico mezzo e sul grado di auto-rivelazione (self-disclosure) che esso permette. La self-disclosure (rivelazione di sé) è un atteggiamento (conscio o inconscio) di disponibilità a rivelare particolari intimi della propria vita: pensieri, sentimenti, paure, aspirazioni, sogni, ecc. La classificazione di Kaplan e Haenlein è riportata nel seguente box:
In psicologia sociale o in sociologia le persone vengono di solito chiamate attori e le relazioni legami. In funzione del tipo di rete sociale la relazione che le persone intrattengono può essere di varie tipologie: amicizia, relazioni professionali, amorose, criminali, ecc.
Jacob Moreno condusse, negli anni 1932-1936 negli USA, una serie di esperimenti finalizzati a individuare i comportamenti e le scelte che gli individui fanno quando si trovano coinvolti all'interno di un gruppo sociale nel raggiungimento di un obiettivo comune.
Il modello sociometrico riflette la "vita reale" e consente di indagare le dinamiche relazionali che si sviluppano all'interno del gruppo. L'analisi delle reti sociali trova oggi molte applicazioni in sociologia, psicologia, economia, ecc). Le idee di Jacob Moreno hanno precorso gli studi psicoanalitici sull’intersoggettività.
L'analisi delle reti sociali riguarda sia la quantità che la qualità delle relazioni. Ad esempio, all'interno di un social network come Facebook, può essere utile considerare le analisi qualitative dell'antropologo Robin Dunbar e i limiti quantitativi del numero di Dunbar.
La psicologa statunitense Sherry Turkle, che da oltre trent'anni studia l'effetto della tecnologia sulla psiche umana, nel suo libro "Insieme ma soli" (2011 ved. bibliografia), ha descritto con grande efficacia l'impoverimento delle nostre relazioni causato dalla crescente presenza di tecnologia nella nostra vita. La tecnologia è presente nei robot sociali (cioè robot da compagnia) delle cui applicazioni la Turkle porta esempi tratti dalla sua esperienza lavorativa al MIT. Ma la tecnologia oggi è presente, soprattutto, nelle nostre modalità di comunicazione sul Web, cioè sui social network e sui social media, ed è sempre più spesso asincrona, cioè con risposta differita nel tempo (perchè le conversazioni in tempo reale sono più difficili da gestire).
Brad lotta per essere più "se stesso" sul sito, ma è dura. Dice che anche quando cerca di "essere onesto" su Facebook, non riesce a resistere alla tentazione di usare il sito per fare "l'impressione giusta". Su Facebook, dice, "scrivo pensando all'effetto. Mi chiedo: " Se dico questo, sembrerò troppo rigido? E se dico quest'altro, sembrerà che non m'importi di niente?" Si sforza di essere più spontaneo su Facebook...di dire con decisione: "Io sono così, mi piace questo e non mi piace quest'altro", ma crede che Facebook "stravolga" i suoi sforzi perchè bisognerebbe rivelare se stessi a "qualcuno a cui importi". Per Brad, non ha senso mettersi a nudo in un profilo accessibile a tutti.
La tecnologia ci attrae quando siamo più vulnerabili, e siamo vulnerabili se ci sentiamo soli ma, nonostante il peso della solitudine, abbiamo paura dell'intimità con gli altri e allora progettiamo tecnologie che ci diano l'illusione di essere in compagnia, cioè connessi con qualcun'altro ma in una modalità che pensiamo di riuscire a controllare.
Il desiderio di essere sempre connessi, cioè sempre in compagnia di qualcuno, nasconde una patologia crescente del nostro tempo: il rifiuto della solitudine. Ma la solitudine è una condizione psichicamente sana e dobbiamo imparare a praticarla, infatti è solo nella solitudine che ci si può trovare, e solo chi è capace di solitudine è poi in grado di stabilire una vera relazione con un altro.

Posso condividere con loro la mia solitudine.
L'uso sempre più frequente dei social network mostra un passaggio epocale nella psiche umana infatti, secondo lo psicoanalista Luigi Zoja, siamo passati dalla "comunicazione calda" delle tradizionali conversazioni umane vis-à-vis alla "comunicazione fredda" mediata dalla tecnologia.
Questo cambiamento nel tipo di comunicazione ha degli effetti negativi sulla salute umana, come scrive il neurofisiologo Aric Sigman (vedi bibliografia):
La solitudine esperita da chi usa spropositatamente la tecnologia per comunicare viene descritta nella pagina: "Solitudine e isolamento".La solitudine è stata citata come causa di processi periferici di infiammazione collegati a malattie come il diabete, le malattie cardiovascolari, e malattie autoimmuni (ad esempio artrite reumatoide, lupus).

Fausto Colombo (p.142), interpretando le idee espresse da Michel Foucault in "Sorvegliare e punire"(ved.bibliografia), sostiene che i social media favoriscono un frame comunicativo del " dire di sè " nella blogosfera e nei social network. Ciò significa che i social media, utilizzando la loro apparente neutralità, si appropriano delle confessioni/informazioni più intime degli utenti e li usano per scopi che non hanno nulla a che vedere con il miglioramento degli individui. Il loro successo è favorito da quel desiderio umano di un tipo di relazione che provoca piacere, che ha la dimensione della socievolezza e non dell'utilità, che Colombo (p.138) descrive così: "Non deve sorprendere che nel continuo chatting [...] il sè dei partecipanti sia spesso in gioco, sotto forma di dichiarazioni sui propri pensieri ("a cosa stai pensando?" di Facebook), o di rapide cronache di vita (le microdichiarazioni di Twitter piuttosto che alcuni video autoprodotti su Youtube, o in quelle narrazioni concentrate che sono le pose fotografiche (le foto di Instagram), o nei ragionamenti più o meno autobiografici che colorano post e commenti sui blog". Nuovo autobiografismo e narcisismo di massa sono espressione di quel bisogno di riconoscimento che ha trovato nel Web 2.0 un mezzo per esprimersi e che il potere (politico e commerciale) favorisce e usa per i suoi scopi, cioè per indirizzare e controllare i comportamenti.
Nel Web 2.0 la moltiplicazione delle fonti e dei soggetti dei quali bisogna valutare la credibilità e ai quali accordare fiducia aumenta.
Come scrive il sociologo Fausto Colombo (p.81 ved.bibliografia):
Sia nei rapporti interpersonali, sia nei confronti dei media tradizionali, nessuno crede per sempre in qualcun altro: continue scorrettezze o gravi scandali possono mettere a dura prova le convinzioni dei fan, dei consumatori, dei supporter o degli elettori. Ma nei social media il processo è continuo e rapidissimo."
La possibilità, che i social network offrono, di sentirsi parte attiva dell'ecosistema informativo estende la responsabilità dei singoli utenti e dei loro comportamenti "social". Come ha evidenziato l'ottimo website di giornalismo digitale "Valigia Blu" (vedere immagine a fianco), gli utenti sono chiamati a fare un "uso critico" dei social networks evitando di diffondere, senza controlli personali, contenuti e messaggi di scarsa qualità e credibilità. Ne risentirebbe sia la credibilità dell'utente sia, più in generale, quella dell'ecosistema informativo. Scrive Valigia Blu in un post del 20 ottobre 2016:
Quello che diciamo, i post a cui mettiamo like e i contenuti che condividiamo entrano a far parte del flusso informativo dei nostri contatti. Ognuno di noi è “media” e dovremmo sentire la responsabilità delle nostre azioni e scelte in questi ambienti digitali. Avere piena consapevolezza del nostro comportamento online può rendere migliore il nostro stare insieme e contribuire in modo positivo e costruttivo all’ecosistema informativo.
Secondo il sociologo Guido Gili (2010 ved. bibliografia) la vita sociale di un individuo si svolge in un ambiente dove si fondono due modalità della vita sociale: ambiente sociale e ambiente mediale. In ognuno di questi ambienti si esercita l'esigenza primaria di ogni essere umano: quella del riconoscimento. L'esigenza di essere riconosciuti dagli altri è il problema fondamentale della vita di relazione e si esprime sia nell'ambiente sociale sia in quello mediale. I social media rispondono a quest'esigenza specie quando si incontrano problemi nel proprio ambiente sociale. Scrive Gili (p.89): "Il problema dell’amicizia in rete, non diversamente dalle relazioni della vita quotidiana, riguarda dunque il fine della relazione e la qualità della conversazione, che si realizza nello scambio comunicativo."
Un altro vantaggio dei social media è quello di dar voce a richieste della società civile che i media tradizionali trascurano (F.Colombo p.117). La disintermediazione permette di sfuggire ai colli di bottiglia dell'industria culturale: con i social media i contenuti passano dal produttore al fruitore senza intermediari. In tal modo i social media stanno rapidamente trasformando l'ecosistema mediatico pubblicando e diffondendo informazioni che vengono oscurate dai poteri che detengono il possesso dei mass media tradizionali (agenda-setting e agenda-cutting).
La sorveglianza, più che una condizione di controllo dall'alto, con i social media si è trasformata in una sorveglianza orizzontale (interveillance), insita nelle relazioni tra soggetti sociali. Si è così predisposta una struttura tecnologica di controllo in cui i dati vengono forniti spontaneamente dagli utenti e vengono utilizzati dai soggetti attivi nella sorveglianza della rete che, secondo Colombo (pp.130-131) sono:
Le tradizionali istituzioni politiche, la cui forza repressiva era già nota nei paesi non democratici ma che il Datagate ha confermato essere attiva anche nei paesi cosiddetti democratici attraverso un'opera di prevenzione giustificata dal rischio di attentati terroristici
Le agenzie non istituzionali, come le grandi aziende attive sulla rete (Google, Facebook, Microsoft, Amazon, ecc), che il Datagate ha rivelato essere in accordo con le istituzioni politiche (sia dei paesi non democratici che democratici)
Gli utenti stessi con i loro comportamenti in rete e con l'accettazione (spesso inconsapevole) di norme di self-disclosure che violano la privacy (ad esempio: APP mobile, Facebook, Twitter, Google, ecc)

Iscriviti alla Newsletter di pensierocritico.eu per ricevere in anteprima nuovi contenuti e aggiornamenti:
Jacob Moreno (2007), Who shall survive? Di Renzo Editore - Edizione italiana
A.M.Kaplan, M.Haenlein (2011), Users of the world, unite! The challenges and opportunities of Social Media (PDF) [18554 citazioni]
- Sherry Turkle (2012), Insieme ma soli Codice Edizioni - Un testo inquietante sulle modifiche alla psiche umana indotte dalle tecnologie del Web
Guido Gili (2010), Identità e riconoscimento: perché la rete è un luogo (PDF) - Articolo sulla complementarità di ambienti sociali e mediali
- Fausto Colombo (2013), Il potere socievole - Bruno Mondadori Editore - Un testo chiaro su vantaggi e svantaggi dei social media: recensione qui
- Michel Foucault (1976), Sorvegliare e punire Einaudi
- Carlo Bordoni (2012), Attenzione al nuovo Panopticon - Il Fatto Quotidiano Articolo sulle tendenze sociologiche in atto nel mondo della comunicazione
- Zygmunt Bauman (2000), La solitudine del cittadino globale (PDF) - eBook Feltrinelli
- Alberto Marinelli (2013), Networked: un nuovo sistema operativo sociale (PDF) - Una visione positiva dell'effetto dei social network sulle relazioni sociali
- Paolo Attivissimo (2014), “Facebook e Twitter: manuale di autodifesa” - download gratuito
- Aric Sigman (2009), Well connected? The biological implications of ‘social networking’ (PDF) [93 citazioni]
Sorveglianza sui Social Media
- Manipolazione Mediatica
- Credibilità di una persona
- Fiducia
- Partecipazione online e offline
- Privacy e Navigazione anonima
- La privacy di Google, Facebook e simili
- Amicizia su Facebook (Numero di Dunbar)
- Hate Speech
- Solitudine e isolamento
Pagina aggiornata il 26 luglio 2022