Tra i vari tipi di rappresentanza (politica, legale, organica, diretta, indiretta, ecc.), quella politica si distingue per avere un particolare valore etico. Come ha scritto il giurista Massimo Luciani (ved.bibliografia):
è immanente alla rappresentanza politica un elemento di rappresentazione simbolica, un'aspirazione a 'rendere presente' il rappresentato, sia pure attraverso il filtro della fictio, nella globalità del suo essere pubblico.
Negli ultimi vent'anni, le difficoltà della politica nel mediare i conflitti sociali hanno ridotto il ruolo del Parlamento nel farsi carico della mediazione tra i soggetti sociali: altre istituzioni (autorità indipendenti sovranazionali come quelle europee o internazionali) hanno sostituito il Parlamento nel ruolo di mediatore. Si è avuta, dunque, una riduzione del ruolo del rappresentante alla quale si è aggiunta una crescente indeterminatezza del ruolo del rappresentato dovuta alla volatilità dei ruoli sociali e alla perdità di identità collettive.
Nonostante ciò, scrive Massimo Luciani (p.117 ved.bibliografia):
Proprio questa crisi, tuttavia, rafforza — paradossalmente — la necessità della rappresentanza, poichè, nello sfaldamento del rappresentato, la sede parlamentare diventa il luogo in cui si tenta, in qualche modo, di ridurre ad unità i dispersi brandelli di un pluralismo troppo disarticolato. Perduta la pretesa di rappresentare nella sua interezza una società troppo complessa, la rappresentanza può almeno servire a darle una forma politica.
Inoltre, secondo il politologo Gianfranco Pasquino (ved.bibliografia) negli ultimi decenni, nelle democrazie occidentali, il ruolo dei partiti non è stato più in grado di rappresentare gli interessi degli elettori perchè più forte si è fatta la presenza in Parlamento di gruppi di interesse (lobby), presenti all'interno degli stessi partiti oltre che all'esterno. La pressione di questi gruppi d'interesse è cresciuta enormemente negli ultimi anni (es: energia, armamenti, gestione del web, ecc.) facendo sì che gli interessi di natura socioeconomica prendessero il sopravvento su quelli di natura sociale (diritti delle categorie sociali più svantaggiate, diritti umani, diritti dei consumatori, ecc.).
I partiti non sono più in grado di rappresentare gli interessi degli elettori perchè più forte si è fatta l'influenza di Istituzioni sovranazionali (UE, BCE, FMI, ecc.) e la presenza in Parlamento di gruppi di interesse (lobby), all'interno degli stessi partiti oltre che all'esterno.



Every crisis is beautiful to his mother.
Le lobby dentro al parlamento italiano esistono da molti anni e non con personaggi esterni ma, come fa notare il politologo Gianfranco Pasquino, elette nelle file dei partiti. Scrive Pasquino (ved. blibliografia 2016):
Quanto al Parlamento italiano, per decenni alcune lobby, che mai avrebbero accettato questa definizione, che mai avrebbero volute essere iscritte in un albo contenente rappresentanti di interessi a loro sgraditi, alla strada della pressione dall'esterno hanno preferito l'ingresso diretto in parlamento dai portoni principali. La Coldiretti mandava 70/80 parlamentari nei banchi democristiani e dava indicazioni vincolanti sulla nomina del Ministro dell'Agricoltura. I sindacati eleggevano non pochi parlamentari, nient'affatto sindacalisti a fine carriera. Il cislino Donat Cattin diventò anche Ministro del Lavoro. Notata l'assenza dei preti (non c'è bisogno di interrogarsi sul perché), non sono mai mancati i magistrati nelle file dei parlamentari. "Presente" potevano rispondere molti medici. Dal canto loro, alcuni notai, categoria numericamente ristretta, ma potentissima, presidiavano, quanto era di loro interesse nei procedimenti legislativi. In nessuno dei parlamenti post-1994 sono mancati magistrati e sindacalisti e chi esplorasse più a fondo troverebbe che non pochi parlamentari sono essi stessi lobbisti neanche tanto travestiti.

Resta quindi la necessità sempre più impellente di aggiungere alla rappresentanza degli strumenti nuovi di partecipazione politica, che lo sviluppo del web 2.0 rende facilmente disponibili (consultazioni online, petizioni online, ecc.), oltre che inasprire la lotta alla corruzione e il contrasto alle infiltrazioni mafiose nella pubblica amministrazione.
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Eurobarometer Post-electoral survey 2009 - Novembre 2009
- Massimo Luciani (2001), Il paradigma della rappresentanza di fronte alla crisi del rappresentato - Giuffrè Editore
Giuseppe De Rita, Nuove dinamiche di rappresentanza - Impresa&Stato
Lobby e lobbisti - 24 dicembre 2013 Il Post
Marco Sarti (2016), L’Italia del terzo millennio come quella del medioevo: comandano le corporazioni - Linkiesta
- Giuseppe Massimo Abate, L’attività di lobbying in Italia: i flebili tentativi di una possibile regolamentazione - 24 settembre 2009
- Gianluca De Martino (3 dicembre 2014), Allerta Corruzione: ecco il portale per i whistleblower italiani - Wired
- Gianfranco Pasquino (2016), LOBBISTI? SONO GIÀ DENTRO LE ISTITUZIONI Dov'è l'anello debole - Casa della Cultura Milano
Pagina aggiornata il 10 marzo 2021