
With us only very real lies.
Cos'è la post-verità? Come scrive il giornalista Fabio Martini nel libro "La fabbrica delle verità" (p.9):
Il 16 novembre del 2016 Oxford Dictionary annunciò di aver decretato "post-truth" come parola dell'anno e nei giorni successivi i media - vecchi e nuovi - rilanciarono la notizia con enfasi, come se si trattasse di una scoperta scientifica. Una scelta imposta da una significativa novità: nella formazione dell'opinione pubblica oramai i fatti oggettivi sono meno influenti degli appelli all'emozione e alle convinzioni personali e in questo contesto la verità diventa irrilevante.
È lo stesso Oxford Dictionary a ricordare che il concetto di post-truth esiste da tempo, e l’origine viene fatta risalire a un saggio pubblicato nel 1992 sul magazine The Nation dal drammaturgo serbo-americano Steve Tesich. In quel testo, riporta il sito dell’Oxford Dictionary, l’autore faceva riferimento allo scandalo Iran-Contra di qualche anno prima e ai traffici illegali di armi tra gli Stati Uniti e l’Iran, e arrivava a prendere atto di una generale “libera scelta di vivere in una sorta di mondo della post-verità”. Se si cerca “post-truth” nel Ngram Viewer, strumento messo a disposizione da Google per effettuare ricerche testuali all’interno dell’enorme database di libri digitalizzati di cui l’azienda dispone, si nota che il termine compare già dal 1988.
L'indebolimento del concetto di verità come riferimento al reale e la crescente indistinzione tra realtà e rappresentazione, vero e verosimile, interpretazione e manipolazione hanno accompagnato e facilitato una serie di pratiche che hanno prodotto gli effetti perversi e pericolosi - il ruolo sempre più rilevante della tendenza acritica e dell'emotività nella discussione pubblica - ai quali fa riferimento la definizione [di post-verità] dell'Oxford Dictionary.
Due esempi attuali di questo slittamento teorico sono rappresentati dal grande successo di concetti come "società liquida", "società del rischio", "società dell'incertezza" e dal fallimento delle teorie sulla superiorità del sapere scientifico sul senso comune e sulla doxa.[...] Dopo molti decenni in cui ha prevalso una strutturazione "dura" del mondo sociale e una concezione per cui le strutture sociali, culturali, linguistiche, parentali si impongono o, comunque, condizionano in modo significativo, le idee e i comportamenti degli individui, oggi presso molti studiosi - e nell'opinione comune - si è affermata una concezione che enfatizza l'esistenza di un mondo di forme socio-culturali soffici, malleabili, fluide o fragili, di cui la modernità liquida di Baumann costituisce la più efficace e nota immagine.
L'essere umano cerca continuamente di "adattare" la sua rappresentazione della realtà al suo ambiente reale, ma la qualità di questo adattamento dipende da due fattori. Il primo è la qualità delle informazioni (fatti+opinioni), sempre esposta al rischio di manipolazione, che egli è in grado di procurarsi. Il secondo dipende dalla sua capacità di analizzarle criticamente senza "piegarle" ai propri pregiudizi.
E' chiaro che Walter Lippmann aveva capito il fenomeno della post-verità molto prima dell'avvento di internet e dei social media, mentre la tesi sostenuta da molti attuali commentatori è che il concetto di post-verità sia emerso a causa dello sviluppo dei social media e dei social network che facilitano la diffusione di fake news. In realtà questo fenomeno esisteva già ed è solo stato amplificato dai social media. Riguardo alla creazione di ecosistemi mediatici "meno veritieri", Pireddu scrive:
A sostegno della prima tesi diversi commentatori aggiungono il riferimento alla teoria delle "echo chambers", gli spazi chiusi e autoreferenziali a cui darebbero vita i social media spingendoci ad avere a che fare soltanto con persone che la pensano come noi. Teoria affascinante e che richiama quella delle cosiddette "filter bubble", ovvero gli ecosistemi di informazione personali soddisfatti da algoritmi che non ci esporrebbero a punti di vista conflittuali – e che ci isolerebbero appunto in personali bolle di informazioni. A una analisi più attenta, però, il fascino di queste teorie cede il passo a considerazioni più approfondite: la teoria delle camere dell’eco sarebbe per molti analisti essa stessa “post-fattuale” e non supportata dai dati, così come la teoria delle filter bubble sarebbe costruita intorno a una rappresentazione ideale distante dalle pratiche reali. Da una recente ricerca del Pew Research Center sul rapporto tra discussione politica e social media negli Stati Uniti emerge infatti un quadro più complesso: gli utenti, invece di restare chiusi in spazi autoreferenziali privi di differenze, incontrano costantemente contenuti politici con cui sono in disaccordo, e soltanto una minima parte dichiara di essere connessa con persone dalle opinioni simili. Ci sono utenti che filtrano e bloccano contatti per via delle differenze politiche (il che, se da una parte potrebbe spingere a pensare alle camere dell’eco, dimostra anche che l’automatismo degli algoritmi evidentemente non funziona così bene), e utenti che arrivano a cambiare posizioni politiche in seguito a interazioni con altre persone sui social media. Quel che emerge dalle ricerche più recenti è dunque l’aumentata disponibilità di tutte le informazioni e le argomentazioni di tutte le parti politiche. [...] C’è un qualche scarto rispetto alla società dei mass media, che sappiamo con ragionevole certezza non essere stata una società della verità informativa? O rispetto a quelle che l’hanno preceduta? E dato che pare fondato non ritenere che papato e monarchie assolute garantissero maggiore diffusione della verità, è possibile stabilire il grado di verità delle società nella storia?
Esiste comunque una grande differenza tra l'informazione del passato, basata sui massmedia (agenda setting), e quella odierna basata sui social media, e Pireddu la evidenzia:
Uno scarto tra il mondo dei mass media e quello attuale esiste ed è riscontrabile nella perdita di autorità delle istituzioni tradizionali che strutturavano la nostra vita sociale e politica: famiglia, chiese, partiti politici, sindacati, corporations. È quel che sostiene tra gli altri Francis Fukuyama quando parla di declino della fiducia: il facile accesso a spazi informativi online ha contribuito a rendere quelle istituzioni più trasparenti, e ora sempre più persone le apprezzano meno nonostante non siano cambiate poi molto. [...] Quel che più manca è allora un’educazione all’uso e alla gestione più consapevole di dati e informazioni: se abbiamo un problema lo abbiamo con l'uso del senso critico più che con la tecnologia, ed è un problema che abbiamo sempre avuto.
I "veri" problemi non sono le notizie false e le post-verità, ma le persone, i cittadini, il loro essere facilmente condizionati, la loro eterodirezione e "predisposizione" - socialmente e culturalmente "costruite" attraverso processi di educazione e socializzazione - a conformismo e/o "sottomissione creata attraverso l'assuefazione culturale", come avrebbe detto Etienne de La Boétie. [ciò che bisognerebbe fare è] insegnare la formulazione del dubbio, l'incertezza, la responsabilità, il pensiero critico, la complessità, una nuova "cultura dell'errore"; cioè un'educazione sviluppata praticando e diffondendo il "metodo scientifico" e una curiosità analitica verso ogni cosa, un atteggiamento che non può non essere altro che investigativo, pronto al confronto con gli altri, alla decodifica di simboli più o meno complessi, alla ricerca di "prove" a sostegno dell'argomentazione nostra e altrui.

Il web offre l’inedita possibilità di condividere con un’infinità di sconosciuti qualunque convinzione, anche la più infondata e bislacca, anche la più capziosa e cervellotica. Possiamo circondarci, ammantarci, infagottarci di parole altrui che non rispecchiano lo stato delle cose ma corrispondono al nostro sentire, confortano i nostri desideri e rancori, si fondono con le nostre elucubrazioni e idiosincrasie. Finché, s’intende, la realtà bruta non verrà a chiedercene il conto. Non è detto, peraltro, che allora rinsaviremo: la via di negare la realtà è sempre aperta.
- Brexit (uscita dell'UK dalla UE): nella primavera del 2016 i fautori della Brexit avevano sostenuto che Londra versava alla UE 350 milioni di sterline alla settimana e che tutto questo denaro, in caso di leave, avrebbe potuto essere reinvestito nel Servizio sanitario nazionale. Una falsa promessa perchè era falsa anche la premessa. Ma per tre settimane la scritta vi aveva campeggiato sui bus rossi a due piani delle città inglesi e la menzogna era diventata credibile.
- Elezione di Trump: Donald Trump, da candidato alla presidenza, aveva sparato una raffica di balle. Affermando, tra l'altro, che Barack Obama non era nato negli Stati Uniti e che il padre di un suo sfidante alle primarie repubblicane, Ted Cruz, era amico dell'assassino di John Kennedy. Un moltiplicarsi di invenzioni che aveva indotto i canali televisivi Cnn e Msnbc a inserire, durante le interviste a Trump, delle scritte in sovraimpressione che riportavano l'avvertenza: "L'affermazione è falsa".
Il sociologo Guido Gili e il filosofo Giovanni Maddalena, autori del libro “Chi ha paura della post-verità? Effetti collaterali di una parabola culturale”, nell'articolo di presentazione del libro "Dove nasce la post-verità" (vedi bibliografia) scrivono:
Negli ultimi decenni, vari studi nell’ambito della psicologia sociale e della microsociologia hanno mostrato che la manipolazione è una dimensione costitutiva delle relazioni interpersonali e sociali. In sociologia, la conoscenza delle strategie comunicative che ognuno di noi mette in atto nelle relazioni faccia a faccia si deve principalmente all’opera di Goffman, il quale ha analizzato efficacemente le “mosse” e le tecniche con le quali tentiamo, in modo più o meno consapevole, di gestire, controllare, in una parola, manipolare le impressioni che suscitiamo negli altri, volgendo a nostro vantaggio le diverse situazioni di interazione nelle quali siamo coinvolti. Quindi nella vita quotidiana tutti potenzialmente manipolano tutti. Tutti siamo soggetti e oggetti di processi manipolatori.
Secondo Gili e Maddalena, i diversi mass media rifletterebbero le varie posizioni presenti nella società, riequilibrando, prima o poi, le distorsioni più grandi da essi introdotte nell'informazione. Questo quadro è stato modificato da due fatti:
- L'uso spregiudicato dei mass media da parte di alcuni nuovi attori (Trump, Putin, Isis, antieuropeisti, sostenitori della Brexit)
- Nuovi processi di disintermediazione in campo comunicativo (Social media, influencer, opinion leader)

Il problema con la propaganda è che persuade le persone di cose false, e che per riuscirci le disinforma e le manipola facendo leva sulla minaccia e sulla paura.
Carofiglio riflette sull’importanza del linguaggio nel nuovo millennio, soffermandosi sul rapporto tra linguaggio e potere ed appunto il “potere” di quest’ultimo di mutare il mondo delle parole: questo provoca effetti profondi sugli individui e sulla società tutta.
Nel 2017 l'Istituto di ricerche Ipsos ha svolto un sondaggio, in tutto il mondo, per quantizzare le percezioni che le popolazioni hanno su diversi temi di attualità. Ne è venuto fuori un quadro che vede percezioni sempre peggiori rispetto alla realtà. Ecco alcune delle domande e i dati (percepiti e reali) degli italiani:
- Su 100 individui di 13 anni e oltre nel suo Paese, quanti, secondo lei, hanno un profilo su Facebook? Dato reale: 43%, Dato percepito: 76%
- Da un’indagine condotta nel suo Paese, su 100 persone, quante pensa che abbiano detto che godono di buona o ottima salute? Dato reale: 66%, Dato percepito: 52%
- Da un’indagine condotta nel suo Paese, su 100 persone, quante pensa che abbiano detto che credono in Dio? Dato reale: 76%, Dato percepito: 56%
- Da un’indagine condotta nel suo Paese, su 100 persone, quante pensa che abbiano detto che credono nel Paradiso? Dato reale: 48%, Dato percepito: 48%
- Da un’indagine condotta nel suo Paese, su 100 persone, quante pensa che abbiano detto che credono nell’ Inferno? Dato reale: 44%, Dato percepito: 42%
- Ogni 100 decessi di donne di età compresa tra 15 e 24 anni nel suo Paese, quanti pensa che siano per suicidio? Dato reale: 9,5%, Dato percepito: 20%
- Su 100 detenuti nel suo Paese, quanti pensa che siano nati in una nazione straniera? Dato reale: 34,4%, Dato percepito: 48%
- Che percentuale di donne e ragazze tra 15 e 19 anni pensa che diventi madre ogni anno nel suo Paese? Dato reale: 0,6%, Dato percepito: 17%
- Su 100 persone di età compresa tra 20 e79 anni, quante pensa che soffrano di diabete? Dato reale: 5%, Dato percepito: 35%
- Pensa che il tasso di omicidi nel suo Paese sia più alto, uguale o più basso rispetto al 2000? Percezione corretta: solo 8% degli italiani, Percezione errata: 49%

Liquid though.
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- Piero Dominici (2018), Fake News and Post-Truths? The “real” issue is how democracy is faring lately - Nova IlSole 24ORE
- Christian Salmon (2016), "Post-verità, la parola dell'era Trump" - La Repubblica
- Mario Pireddu (2016), Storia naturale della post-verità - DoppioZero
- Mario Barenghi (2017), Post-verità. Non contraddire le emozioni - DoppioZero
- Guido Cozzi (1998), Culture as a Bubble [73 citazioni]
- Lorenzo Borga (2018), Perché su immigrazione e sicurezza Salvini gioca con la percezione della realtà - Il Foglio
- Luca Comodo, Chiara Ferrari (2017), Global view on immigration and the Refugee crisis - Ipsos
- Perils of perception 2017 - L'indagine Ipsos sul pericolo delle percezioni - Ipsos
- Andrea Galli (2018), Gili: ma la realtà ha una sua "durezza", spesso sottovalutata dagli esperti (PDF) - L'Avvenire
- Guido Gili, Giovanni Maddalena (2017), Dove nasce la post-verità - Indagine sulla svolta culturale che ha trasformato le bufale in problema ingovernabile - Il Foglio
- Christopher Hooton (2016), Social media echo chambers gifted Donald Trump the presidency - Independent
- Seth Flaxman, Sharad Goel, Justin Rao (2016), Filter Bubbles, Echo Chambers, and Online News Consumption (PDF) [181 citazioni]
- David Robson (2018), The myth of the online echo chambers - BBC Future
- Mario Barenghi (2017), Post-verità. Non contraddire le emozioni - DoppioZero
- Stefano Dalla Casa (2017), 5 letture per resistere alla post-verità - Wired
- Annamaria Testa (2015), Propaganda: che cosa è, come funziona, perchè è tossica - Nuovo e utile
- Elizabeth Dubois, Grant Blank (2018), The echo chamber is overstated: the moderating effect of political interest and diverse media (PDF) [5 citazioni]
- Marco Minghetti (2011), Le parole sono importanti! – Alice annotata 14a - Nòva Sole 24Ore
- (2017), How social media filter bubbles and algorithms influence the election - The Guardian
- Giuseppe Veltri (2018), La tempesta perfetta: social media, fake news e la razionalità limitata dl cittadino (PDF) - Erickson Media Education
Pagina aggiornata il 31 luglio 2022