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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Cosa ne sarà dell'azione benefica del sonno in un mondo"24/7 open" ?
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Durante il sonno produciamo metafore su cui possiamo costruire i sogni. L'attività onirica di ogni individuo è un'esperienza "affettivo-cognitiva" specifica per ogni individuo, costruita sulla sua storia affettiva personale. Se una persona viene disturbata nella fase di sonno profondo o durante una Fase REM, al risveglio può presentare sintomi di stress e nervosismo. Recenti ricerche hanno accertato il positivo ruolo del sonno nel consolidare l'apprendimento, nel senso che la memoria di lungo termine beneficia del sonno profondo. Infatti avviene una riattivazione spontanea dell'ippocampo che, con le onde delta formate dai neuroni che durante il giorno hanno partecipato ll'apprendimento di nuove informazioni, si collega alla corteccia. Chi riesce a fruire di un sonno profondo e di Fasi REM non disturbate può anche ridurre la quantità complessiva del suo sonno. La globalizzazione neoliberista sta mettendo in atto processi di lunga durata per la modernizzazione del mondo occidentale, che rischiano di sconvolgere i ritmi naturali della vita umana, tra i quali le configurazioni di sonno e veglia.
brutti sogni
Dad, you were screaming in you sleep!
I dreamed that I was awake.
Il punto chiave

Durante il sonno le onde delta segnalano che parte del cervello lavora a rendere solida la memoria. Scartando le esperienze non importanti. (Liborio Parrino)

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I complessi onda-ripple acuti dell'ippocampo sono eventi transitori di attività neuronale altamente sincrona che si verificano tipicamente durante gli stati cerebrali "offline". Questa ondata endogena di attività consiste in modelli di spiking rilevanti dal punto di vista comportamentale, che descrivono traiettorie spaziali. È stato dimostrato che svolgono un ruolo fondamentale nel consolidamento della memoria durante il sonno e nella pianificazione della navigazione durante la veglia. (Ralitsa Todorova, Michael Zugaro)
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In effetti il sonno non è solo passivo, ma è attivo, svolge un vero lavoro di pulizia e di selezione delle esperienze del giorno vissuto. Distingue secondo importanza: scartando i ricordi non importanti e predisponendo a diventare solidi ricordi a lungo termine quelli importanti. Diciamo che stratifica le esperienze che contano. (Liborio Parrino)
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Se l’obiettivo è quello di favorire l’apprendimento e la memorizzazione a lungo termine, è bene evitare ciò che sembra ostacolare le onde delta, tra cui l’uso delle benzodiazepine come cura per l’insonnia. (Liborio Parrino)
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Il benessere psico-fisico dell'essere umano appare essere sempre più legato alla funzione del sonno (e alla sua qualità), che nuovi studi neuroscientifici attestano. Contemporaneamente si moltiplicano gli attacchi al sonno da parte delle aziende, delle tecnologie e delle economie dei paesi industrializzati.
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E' stato riscontrato che le cellule dell'ippocampo dei ratti che si attivavano durante il comportamento attivo venivano riattivate di concerto durante il successivo sonno a onde lente. Studi successivi hanno scoperto che questa riattivazione coordinata, chiamata anche replay, si estendeva alla corteccia percettiva coinvolta nell'elaborazione iniziale dello stimolo, come la corteccia visiva. (Ruud MWJ Berkers)

Cos'è il sonno

Nel 1996 Mauro Mancia, nella sua duplice veste di neurofisiologo e psicoanalista, ha raccolto le sue riflessioni nel libro "Sonno & sogno". Egli scrive (p.104):


Sebbene l'uomo trascorra quasi un terzo della sua vita dormendo, non siamo ancora in grado di dare una definizione soddisfacente del significato funzionale del sonno. [...] La privazione di sonno comporta un grave stress per l'organismo e, nell'animale, si assiste a un deperimento organico fino alla morte. Ciò suggerisce che il sonno è indispensabile per l'economia biologica dell'individuo e per la sua stessa vita. Tuttavia, la trasformazione del sonno e delle sue fasi nel corso della filogenesi in rapporto alla corticalizzazione e nel corso della ontogenesi in rapporto alla maturazione del sistema nervoso centrale, l'estrema variabilità individuale rispetto al bisogno di sonno, la relativa indipendenza della durata del sonno dalle funzioni mentali, permettono di avanzare l'ipotesi che il sonno assolva importanti compiti di adattamento che si accordano con la plasticità del sistema nervoso centrale. In questa prospettiva evoluzionistica, il sonno presenta analogie con altre funzioni che favoriscono l'adattamento dell'animale alla propria nicchia ecologica facilitandone la sopravvivenza.


Mancia avanza inoltre l'ipotesi che il sonno serva a stimolare quelle connessioni sinaptiche che non sono state utilizzate durante la veglia, per rinforzarle e prevenirne l'atrofia. Inoltre, riguardo al sonno REM, egli suggerisce l'ipotesi che esso serva sia ad elaborare le informazioni dell'emisfero destro (quello intuitivo) che a "resettare" il sistema di registrazione delle informazioni che raggiungono il cervello durante la veglia. Scrive Mancia riguardo alla funzione del sogno (p.109-116):

Durante il sonno produciamo metafore su cui possiamo costruire i sogni. [...] L'attività onirica di ogni individuo è un'esperienza "affettivo-cognitiva" specifica per ogni individuo, costruita sulla sua storia affettiva personale. Il sonno, d'altra parte, con le sue varie fasi di sincronizzazione e desincronizzazione, è un processo "non-specifico" collegato a condizioni omeotermiche, sostanzialmente identiche per tutti gli individui appartenenti alla stessa specie.
 

Durante il sonno produciamo metafore su cui possiamo costruire i sogni. L'attività onirica di ogni individuo è un'esperienza "affettivo-cognitiva" specifica per ogni individuo, costruita sulla sua storia affettiva personale
La riattivazione dell'ippocampo durante il sonno, e la sua connessione alla corteccia consolida i ricordi e migliora l'apprendimento e la memoria di lungo termine
Esistono diversi studi empirici che attestano la "riattivazione" dell'ippocampo durante il sonno a onde lente. Questi studi, prevalentemente svolti sui roditori (vedi bibliografia Opalka, Todorova, Berkers, Mitra) mostrano la connessione dell'ippocampo (riattivato) con le regioni corticali che erano state attivate dall'esperienza cosciente durante il giorno (quale ad esempio l'incontro con un gatto o il suo miagolio). Scrive il neuropsicologo Ruud Berkers :


Il sonno supporta la conservazione della memoria in modo selettivo e le informazioni sono prioritarie in base alla rilevanza futura percepita alla codifica della salienza emotiva, e della coerenza tra gli episodi e con la conoscenza precedente. È possibile che le informazioni rilevanti abbiano una priorità selettiva per l'elaborazione attiva durante il sonno, mentre le tracce di memoria non prioritarie vengono dimenticate, forse aiutate dalla regolazione omeostatica della plasticità sinaptica attraverso il downscaling globale. Il risultato netto è un aumento del rapporto segnale-rumore per le tracce di memoria prioritarie nella neocorteccia, contribuendo alla stabilizzazione della memoria.


Dunque, almeno nel caso dei topi, si tratta di informazioni prioritarie per la loro sopravvivenza quelle il cui ricordo necessita di essere mantenuto e consolidato in memoria, com'è stato per gli Homo Sapiens del Paleolitico. Oggi le priorità sono cambiate e sono prevalentemente di apprendimento culturale ma il processo che permette di ricordare non è cambiato. Ciò che contava in passato e conta ancora oggi per l'essere umano è la memorizzazione delle esperienze ritenute "rilevanti".

L'ondulazione dell'ippocampo coordina i neuroni inibitori retrospleniali durante il sonno a onde lente.
Il sonno promuove il consolidamento della memoria, un processo che trasforma gradualmente le informazioni appena acquisite in memoria a lungo termine, che richiede giorni, settimane o anche di più. In particolare, il sonno ad onde lente (SWS), caratterizzato da oscillazioni lente di grande ampiezza, si è dimostrato critico durante il processo di consolidamento della memoria. Prove crescenti suggeriscono che il consolidamento di una memoria coinvolge una vasta rete neurale di più regioni del cervello, tra cui l'ippocampo e la corteccia retrospleniale (RSC). Tuttavia, l'interazione e lo scambio di informazioni tra queste regioni del cervello durante il processo di consolidamento della memoria rimangono poco chiari.
Sonno e apprendimento
Recenti ricerche hanno accertato il positivo ruolo del sonno nel consolidare l'apprendimento, nel senso che la memoria di lungo termine beneficia del sonno profondo. Scrive la giornalista scientifica Serena Zoli (vedi bibliografia 2020):


Chi dorme non piglia pesci, ma si ricorderà meglio, e forse per sempre, quelli pescati in passato. In effetti arrivano alcuni scienziati dalla Francia a dirci che il sonno sembra renderci del tutto inerti, con una corteccia cerebrale anch’essa “spenta” nel generale riposo. E invece lì, nel profondo della nostra scatola nera, si lavora alacremente a solidificare in “mattoni” la nostra memoria, a fissare nel tempo la serie di ricordi che meritano di restare. A dirigere il tutto sono le lente “onde delta” che rappresentano l'attività elettrica del cervello tipica delle fasi di sonno profondo e giocano un ruolo fondamentale nella formazione della memoria a lungo termine. Gli scienziati Ralitsa Todorova e Michael Zugaro che firmano questa ricerca su Science appartengono al Centro per la ricerca interdisciplinare in Biologia, che coinvolge il Cnrs, il Collège de France e l’Inserm. Esordiscono confutando quanto sostenuto per decenni nella letteratura scientifica, cioè che le onde delta durante il sonno indicano periodi generalizzati di silenzio, in cui la corteccia cerebrale riposa. Invece, spiegano, quando dormiamo l’ippocampo si riattiva da solo generando attività simili a quelle di quando siamo svegli. Invia informazioni alla corteccia cerebrale, la quale a sua volta reagisce. Questo scambio è spesso seguito da un periodo di silenzio chiamato “onda delta”, poi da un’attività ritmica. Succede quando i circuiti corticali si riorganizzano per formare memorie stabili. Non si illudono i ricercatori francesi: anche dopo quello che hanno scoperto, il ruolo delle onde delta resta un puzzle. Perché, per esempio, un periodo di silenzio interrompe la sequenza di informazioni che ippocampo e corteccia si stanno scambiando? Seguendo questa domanda gli autori hanno scoperto con sorpresa che la corteccia non è proprio totalmente silente, ma che alcuni neuroni restano attivi e formano degli insiemi che codificano le informazioni. Questa inattesa osservazione fa pensare che il piccolo numero di neuroni che si attivano quando gli altri stanno silenti possano portare avanti importanti operazioni protetti da questa calma intorno.

La Zoli continua a descrivere le ricerche citando l'importanza della riattivazione spontanea dell'ippocampo e la sua connessione con la corteccia durante il sonno:
La riattivazione spontanea dell’ippocampo determina quali neuroni della corteccia restano attivi quando ci sono le onde delta e rivela la trasmissione di informazioni tra le due strutture cerebrali (l'ippocampo e la corteccia). Inoltre i gruppi attivati mentre sono in corso le onde delta sono formati da neuroni che durante il giorno hanno partecipato all’apprendimento di nuove informazioni legate alla memoria spaziale. Presi nel loro insieme, questi elementi fanno pensare che siano coinvolti nel consolidamento della memoria. Per dimostrarlo i ricercatori sono passati a un esperimento con topi  [che ha confermato l'evento]
 

Come dice il proverbio "Chi dorme non piglia pesci", ma una ricerca ci dice che chi dorme bene (in modo non disturbato e profondo) ricorderà meglio, e forse per sempre, i pesci pescati in passato. Infatti durante il sonno i ricordi vengono consolidati nella memoria di lungo termine
Efficienza energetica del cervello

Il consumo cerebrale è elevato quando si impara un compito nuovo (o si legge un testo impegnativo), ma si riduce quando il compito è stato appreso ed è diventato routine. Ad esempio il consumo del cervello del campione del mondo di scacchi Garry Kasparov, durante la sfida del 1997 con il calcolatore della IBM Deep Blue, venne stimato (dal neuroscienziato Read Montague) in soli 25 Watt, e mentre la temperatura corporea dello scacchista rimase pressochè normale quella del computer salì alle stelle. Secondo l'opinione del neuroscienziato David Eagleman (In Incognito - La vita segreta della mente p.82):

Kasparov opera a così bassa potenza perchè per una vita intera ha impresso strategie scacchistiche negli economici algoritmi cerebrali, fino a farli diventare routine.


I neuroscienziati Giulio Tononi e Chiara Cirelli hanno condotto esperimenti (vedi bibliografia 2017) sul cervello dei topi, che gli hanno permesso di constatare che il volume delle spine dendritiche e delle sinapsi si riduce durante il sonno di circa il 18%. Quest'effetto è stato notato nell'80% delle sinapsi più deboli e più plastiche, mentre nel restante 20% di sinapsi più grandi, forti e stabili non è stato notato. Essi scrivono:

L'attività generale e l'elaborazione delle informazioni mentre un animale è sveglio rafforzano le sinapsi. Questo è controbilanciato dall'indebolimento delle sinapsi durante il sonno. Abbiamo usato la microscopia elettronica a scansione seriale per ricostruire l'interfaccia assone-colonna vertebrale e il volume della testa della colonna vertebrale nel cervello del topo. Abbiamo osservato una sostanziale riduzione delle dimensioni dell'interfaccia dopo il sonno. I maggiori cambiamenti relativi si sono verificati tra sinapsi deboli, mentre quelle forti sono rimaste stabili.
Il sonno è il momento migliore per rinormalizzare le sinapsi perché quando dormiamo prestiamo meno attenzione al mondo esterno e non siamo miopicamente focalizzati sui dettagli della situazione attuale. La normalizzazione del volume delle sinapsi offre numerosi vantaggi: le informazioni appena apprese vengono integrate con quello che già sappiamo, ciò che è irrilevante viene dimenticato, e si creano nuovi spazi per ciò che impareremo domani. Il processo di normalizzazione coinvolge l'80% delle sinapsi (quelle più deboli e plastiche)
Consolidamento della memoria durante il sonno
il sonno è il costo che il cervello deve pagare per essere in grado ogni mattino, al risveglio, di imparare nuove cose e affrontare un ambiente che cambia continuamente
Come avviene il consolidamento della memoria durante il sonno
Secondo recenti studi (ved. bibliografia 2015 Susanne Diekelmann e Gordon Feld), l'apprendimento viene favorito da una susseguente fase di sonno NREM e REM. Dopo l'apprendimento durante la fase di veglia (codifica delle nuove informazioni), rimangono tracce delle nuove informazioni sia nella memoria di lavoro (ippocampo) che nella memoria di lungo termine (corteccia). Durante il successivo sonno NREM (a onde lente SWS) avviene il consolidamento di queste tracce mediante la loro riattivazione ripetuta nella memoria di lavoro che, a loro volta, riattivano le "rappresentazioni" create nella memoria di lungo termine. Durante la successiva fase di sonno REM, il cervello viene "liberato" (con la disconnessione tra i due sistemi di memoria a breve e lungo termine) e avviene il consolidamento delle sinapsi nella memoria di lungo termine. In questa fase avviene anche lo sfoltimento (riduzione) delle sinapsi che preparano la memoria per la successiva fase di apprendimento. In generale sembra che la "memoria dichiarativa" benefici particolarmente della fase NREM (SWS), mentre la "memoria procedurale" della fase REM. Nell'immagine a lato è sintetizzato il processo di consolidamento della memoria durante il sonno (cliccare sull'immagine per andare all'articolo).

Funzione del sogno

Sulla potenza dei sogni e sulla loro funzione nel corso del processo analitico Mauro Mancia ha scritto molto (ved. bibliografia).

Riguardo all'aspetto filogenetico del sogno, egli scrive in "Sonno & sogno" (p.80):


Poichè il sonno REM compare con sicurezza solo nei mammiferi aumentando in quantità proporzionalmente all'indice di encefalizzazione, è ragionevole affermare che questa fase del sonno presenta una certa relazione con lo sviluppo della corteccia cerebrale e dell'intelligenza. Per contro il sonno non-REM sembra piuttosto collegato a quei processi fisiologici di recupero biochimico e metabolico tesi ad assicurare la sopravvivenza della specie. [...] Queste considerazioni lasciano pensare che il sonno non-REM possa essere più antico delle altre fasi ed essere comparso nell'era paleozoica, circa 250 milioni di anni fa. Il sonno paradosso, invece, sembra avere un'origine più recente ed essere comparso nell'era mesozoica, circa 130 Milioni di anni fa (Tobler, 1984).

Poichè il sonno REM compare con sicurezza solo nei mammiferi aumentando in quantità proporzionalmente all'indice di encefalizzazione, è ragionevole affermare che questa fase del sonno presenta una certa relazione con lo sviluppo della corteccia cerebrale e dell'intelligenza
Il Surrealismo fu un movimento artistico fondato sull'onnipotenza del sogno
Il primo manifesto del surrealismo, pubblicato nel 1924 da Andrè Breton con un'illustrazione di Renè Magritte
Il surrealismo: l’onnipotenza del sogno diventa arte
Cliccare per approfondire
Composizione di una "tipica" notte di sonno
Durante la notte si verificano diversi cicli di sonno della durata di 90-100 minuti. Questi cicli si verificano all'interno di due fasi  (indicate in figura come "sonno ortodosso" e "sonno paradosso" delle quali la prima (sonno ortodosso) è una fase di sonno NREM  (non rapid eye movement), gradatamente sempre più profondo, che inizia da uno Stadio1 di rilassamento a occhi chiusi, seguito da uno Stadio2 di sonno leggero, e poi da uno Stadio3 di sonno profondo con onde cerebrali lente e grandi che, infine, porta allo Stadio4 di sonno molto profondo nel quale l'organismo rigenera i suoi processi metabolici. (Ricerche recenti attribuiscono a questa fase anche una funzione nel consolidamento della memoria). Inizia quindi una seconda fase di sonno REM, detto "sonno paradosso" perchè l'elevata attività cerebrale e i rapidi movimenti oculari sono in contrasto con il rilassamento muscolare del soggetto. Se una persona viene disturbata nella Stadio4 di sonno profondo o durante una Fase REM, al risveglio può presentare sintomi di stress e nervosismo.

Ciò che è importante è dunque la qualità del sonno piuttosto che la sua quantità.


Chi riesce a fruire di un sonno profondo (Stadio4) e di Fasi REM non disturbate può anche ridurre la quantità complessiva del suo sonno. Il sonno è caratterizzato da un ritmo omeostatico, che indica l'andamento della propensione al sonno durante la veglia con una rapida scarica all'inizio del sonno, e da un ritmo ultradiano che descrive l'alternanza di sonno NREM e REM durante il sonno.

Esistono oggi delle applicazioni per smartphone/smartwatch che monitorano la qualità del sonno nelle varie fasi; per leggere una comparazione tra alcuni dispositivi oggi presenti sul mercato cliccare sull'immagine:


Se una persona viene disturbata nella fase di sonno profondo o durante una Fase REM, al risveglio può presentare sintomi di stress e nervosismo. Chi riesce a fruire di un sonno profondo e di Fasi REM non disturbate può anche ridurre la quantità complessiva del suo sonno
Ciclo normale della coscienza
Hobson
In funzione dell'intensità dei vari fattori, per ogni stato della coscienza i vari punti si situano sul modello coprendo una certa area.
La velocità di transizione tra i vari stati è: bassa da veglia NREM, rapida da NREM a REM, molto rapida da REM a veglia.
I tre Fattori del modello AIM
Hobson
I vari punti di ogni ciclo della coscienza
Hobson
Il modello della coscienza AIM

Lo psichiatra J. Allan Hobson, a seguito dei suoi studi sul sonno (ved. bibliografia) ha concepito, nel 1990, un modello della coscienza detto AIM (Activation, Input, Mode), costituito da uno spazio tridimensionale all'interno del quale visualizzare i vari stati di coscienza. In questo modello i tre stati principali della coscienza: Veglia (Waking), sonno NREM e sonno REM sono chiaramente distinti. L'attivazione (Fattore A) è una dimensione energetica che stima la capacità di processare informazione e può essere misurata con un EEG. La funzione di input (Fattore I) riguarda la capacità del cervello di generare informazione e di scambiarla con l'esterno. La modulazione (Fattore M) stima il mix di agenti chimici provenienti dai neuroni del tronco encefalico. In particolare Hobson sottolinea l'attivazione del sistema aminergico durante la fase di veglia, e del sistema colinergico nel sonno REM.

Capitalismo ed economia neoliberista hanno sferrato un attacco al sonno?

Il critico d'arte Jonathan Crary, nel suo ultimo libro ("24/7 Il capitalismo all'assalto del sonno"), conduce una critica radicale alla globalizzazione neoliberista che, a suo dire, sta mettendo in atto processi di lunga durata per la modernizzazione del mondo occidentale che rischiano di sconvolgere i ritmi naturali della vita umana, tra i quali le configurazioni di sonno e veglia. Infatti, dietro al facile slogan 24/7 si cela un indirizzo delle attività umane che rinnega ogni legame con i  ritmi periodici dell'attività umana. Egli scrive (p.13):


Del tutto inutile ed essenzialmente passivo, con tutte le incalcolabili perdite che comporta nei tempi di produzione, di circolazione e di consumo, il sonno è destinato a entrare in netto contrasto con le esigenze di un universo 24/7. L'enorme quantità di tempo che trascorriamo dormendo, affrancati da quella paludosa congerie di bisogni artefatti, rappresenta uno dei grandi atti di oltraggiosa resistenza degli esseri umani alla voracità del capitalismo contemporaneo. Il sonno interrompe il furto di tempo che il sistema capitalistico compie ai nostri danni. La maggior parte delle necessità apparentemente fondamentali della vita umana - dalla fame alla sete all'impulso sessuale, al bisogno, più recente, di amicizia - sono state riproposte in versioni mercificate o finanziarizzate. Il sonno pone il problema di un bisogno umano che si può soddisfare solo in un certo intervallo di tempo e non può quindi essere asservito e aggiogato a una macchina per fare profitti, offrendosi come un'incongrua eccezione, una vera e propria area di crisi nell'ambito della attuale globalizzazione.
Effetti di deprivazione del sonno
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La globalizzazione neoliberista sta mettendo in atto processi di lunga durata per la modernizzazione del mondo occidentale, che rischiano di sconvolgere i ritmi naturali della vita umana, tra i quali le configurazioni di sonno e veglia
Cliccare sull'immagine per andare alla recensione di Marco Belpoliti del libro di Jonathan Crary
Effetti di deprivazione di sonno
(Cliccare per approfondire)
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Libri consigliati
a chi vuole conoscere i veri benefici del sonno
Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 28 ottobre 2021

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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