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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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La Sincronicità è una particolare concezione del tempo, opposta alla causalità, concepita da Jung durante lo studio dello 'I Ching'
TEORIE > CONCETTI > QUANTISTICA2
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Il pensiero occidentale si basa sul concetto di causalità, mentre quello cinese (antico)  sulla casualità: la Sincronicità è la concezione che Carl Gustav Jung maturò studiando lo "I Ching", tale per cui un evento si manifesta grazie alla contingenza 'acausale' di fatti oggettivi, indipendenti tra loro. Si hanno dunque due concezioni temporali: quella causale, in cui i fatti si manifestano nella realtà secondo il rapporto di causa-effetto, cioè in un prima e un dopo (pensiero occidentale); e la concezione sincronica, che si è sviluppata nel pensiero cinese, più che in altre civiltà, in cui la domanda non è perché sia accaduto qualcosa, ma: quali eventi amano accadere insieme, in un modo significativo e nello stesso momento. La psicologa Marie-Louise von Franz, allieva e collaboratrice di Carl Gustav Jung, scrive nel libro "Divinazione e Sincronicità": "Il pensiero occidentale si basa sul concetto di causalità, mentre quello cinese su quello casualità. Gli esperimenti eliminano il caso, l’oracolo lo mette al centro; l’esperimento si basa sulla ripetizione, l’oracolo si basa su un unico atto. Il primo si basa sul calcolo delle probabilità, il secondo si serve del numero unico e individuale per ottenere informazioni". Ma cos'è la casualità? Il fisico Federico Faggin scrive nel libro "Irriducibile (p.252): Casualità è la mancanza totale di predicibilità. Una sequenza di eventi che non manifesta nessuna predicibilità si chiama casuale (random). Tuttavia, quando gli stessi eventi sono ripetuti, la 'frequenza' di certi pattern può essere predicibile, anche se gli eventi individuali non lo sono. Per esempio, quando si gettano due dadi simultaneamente, la probabilità di ottenere 7 come somma dei due è tre volte quella di ottenere 2. In questo senso, casualità non implica completa indeterminazione o mancanza di pattern. Questo è particolarmente rilevante nel contesto della fisica quantistica, nella quale la teoria predice soltanto i possibili eventi e le loro probabilità, mentre ogni oggetto macroscopico è costituito da un grandissimo numero di eventi quantistici."
Jung
In un rapporto sessuale, spesso, il godimento è sincronico, ovvero indipendente dalle cause, confinato nella mente di ciascun partner
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SINCRONICITA' JUNGHIANA: La psicologa Marie-Louise von Franz, allieva e collaboratrice di Carl Gustav Jung, scrive nel libro "Divinazione e Sincronicità": "Che cos’è dunque la sincronicità? È una particolare concezione del tempo, introdotta nel mondo occidentale da Jung, mentre stava studiando l’I Ching. Il Libro dei Mutamenti, il testo oracolare cinese. Il pensiero sincronico, che in Cina era il modo classico di pensare, è un pensare per campi, per così dire. Nella filosofia cinese questo pensiero si è sviluppato e articolato molto più che nelle altre civiltà; lì la domanda non è perché sia accaduto qualcosa, o quale fattore abbia causato un certo effetto, ma: quali eventi amano accadere insieme, in un modo significativo e nello stesso momento? I cinesi si chiedono sempre: “Cosa tende ad accadere insieme nello stesso tempo?”. Perciò il centro del loro concetto di campo è un istante temporale in cui sono stretti gli eventi a, b, c, d, e così via. […] il pensiero sincronico può essere considerato un campo di pensiero, il cui centro è il tempo. Scrive von Franz, chiosando Jung, che nella sua celebre introduzione all’ I Ching del 1949, definì la sincronicità come “un concetto che formula un punto di vista diametralmente opposto a quello causale”. Si hanno dunque due concezioni temporali: quella causale, in cui i fatti si manifestano nella realtà secondo il rapporto di causa-effetto, cioè in un prima e un dopo (pensiero occidentale e scienza classica); e la concezione sincronica in cui un evento si manifesta grazie alla contingenza acausale di fatti oggettivi, indipendenti tra loro. In altre parole: il pensiero occidentale (nell'ambito della scienza classica) si basa sul concetto di causalità, mentre quello cinese antico e quello occidentale moderno della meccanica quantistica su quello della casualità.
Punti di riflessione
Jung chiamava sincronicità la coincidenza temporale di due o più eventi non correlati fra loro da una stessa causa, che però hanno lo stesso significato o un significato simile. Nelle sue parole: «Gli eventi sincronici si basano sulla simultaneità di due diversi stati mentali.» «Ecco quindi il concetto generale di sincronicità nel senso speciale di coincidenza temporale di due o più eventi senza nesso di causalità tra di loro e con lo stesso o simile significato. Il termine si oppone al ‘sincronismo’, che denota la semplice simultaneità di due eventi. La sincronicità significa quindi anzitutto la simultaneità di un certo stato psichico con uno o più eventi collaterali significanti in relazione allo stato personale del momento, e – eventualmente – viceversa.» «Voglio dire per sincronicità le coincidenze, che non sono infrequenti, di stati soggettivi e fatti oggettivi che non si possono spiegare causalmente, almeno con le nostre risorse attuali.» (Giuliana Proietti )

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E’ sincronicità quando pensi ad una persona e poco dopo ricevi una telefonata che ti parla di lei (gli eventi non hanno una stessa causa, ma sono di contenuto molto simile tra loro). Ancora: nomini un numero e vedi immediatamente passare una macchina con lo stesso numero sulla targa; leggi una frase che ti colpisce e poco dopo la senti ripetere da un’altra persona. Questi eventi sembrano a Jung una sorta di chiaroveggenza interiore, come se fossero dei segnali esterni che volessero “comunicarci qualcosa che riguarda solo noi stessi e il nostro colloquio interiore”. Insomma, una persona presa da dubbi e da incertezze, in cerca di verità, potrebbe, secondo Jung, trovare in questi segnali impersonali e rappresentati in forma simbolica, delle indicazioni da seguire. Facciamo un altro esempio famoso, che riguarda lo stesso Jung. Lo psicoanalista svizzero aveva in terapia una paziente, che gli stava raccontando un sogno, nel quale riceveva in dono uno scarabeo d’oro. Durante la seduta, Jung avvertì un rumore alle sue spalle, sulla finestra: era uno scarabeo, che cercava di entrare. Lo scarabeo, simbolo per eccellenza di rinascita, nell’interpretazione di Jung era “entrato” nel momento analitico più idoneo, allo scopo di aiutare la donna a superare le difese che le impedivano di fare progressi nella terapia”. (Giuliana Proietti su Jung)

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La sincronicità per Jung fu un'illuminazione, fu una salvezza. Riuscì con una sola parola a racchiudere il significato ultimo dei suoi studi. Nella parola sincronicità ci mise tutti i fenomeni che si verificano contemporaneamente senza il volere dell'uno e dell'altro, tutte le situazioni di assoluta coincidenza, tutti gli incroci tra destini diversi, tutti i principi di nessi acausali che determinano un incontro o una vicinanza estrema. Due eventi che si verificano in contemporanea, senza che uno influisca sull'altro, sono una sincronicità. [...] La sincronicità, grazie a Pauli, smise così di essere ambigua e iniziò a fondare le sue basi nella scienza. Jung trovò in Pauli la sua unica possibilità di elevazione ulteriore nel suo campo professionale, di poter radicare le sue teorie, e soprattutto la teoria della sincronicità nella scienza. [...] Le sue sessioni con Jung lo convinsero che l'intuizione e il pensiero logico fossero le chiavi per comprendere il mondo che ci circonda. (Gabriella Greison pp.99-101 di "Ogni cosa è collegata")
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La mia esperienza con le sincronicità è stata molto intensa e sorprendente. Essa caratterizzò il periodo della mia vita tra i 25 e i 37 anni. Prima delle esperienze sincroniche ebbi occasione di sottopormi per un anno a psicoanalisi junghiana da una bravissima dottoressa di Bologna. Pur essendo più che soddisfatto nella mia vita privata e intellettuale, c'era qualcosa di importante che mancava nella mia vita. Il malessere iniziò subito dopo essermi laureato in astronomia. Per vincere un inspiegabile senso di vuoto mi rimisi subito a studiare la mia materia, con la scusa di prepararmi bene ai concorsi per ricercatore. Vivevo un'attività intellettuale molto intensa, ma il mio malessere a livello psichico permaneva. Già dalle prime sedute psicanalitiche iniziarono ad emergere sogni di una limpidezza incredibile. La psicanalisi junghiana innesca dei veri e propri meccanismi telepatici tra analista e analizzato: io li vissi in maniera prorompente. Mi accorsi ben presto che la persona che avevo davanti era di grandissima saggezza e preparazione, sapeva quali domande farmi e quale percorso farmi fare nei miei racconti. Tutto quello che veniva fuori dalle sedute innescava la notte stessa dei "sogni chiave", caratterizzati da costanti ben precise che spiegavano bene le ragioni del mio malessere. Scoprivo che dentro di me c'era una profonda spiritualità ed emozionalità che io non avevo mai creduto di avere.  Gli studi di fisica, matematica ed astronomia che avevo intrapreso erano esclusivamente razionali e io mi ero lasciato prendere da quel senso di onnipotenza che caratterizza le scienze esatte. Avevo creduto di identificarmi con esse, e in parte ciò era e resta vero, ma in quel modo stavo opprimendo senza accorgermene la parte migliore di me. I sogni e la loro interpretazione sotto la guida di quella persona mi aiutarono a capire meglio me stesso, a capire che il mio ego era solo una maschera e che la parte migliore di me era negli archetipi che la mia psiche sviscerava senza soste nel corso dei sogni, i quali erano ad altissimo contenuto simbolico. [...] Senza dubbio la psicanalisi secondo la scuola di Jung non mi dava affatto l'impressione di una "terapia", bensì di un viaggio meraviglioso dentro l'universo interiore. Più viaggiavo dentro me stesso e più mi accorgevo che quel mondo interno non apparteneva solo al mio vissuto o alle mia personali speranze, ma all'universo nella sua globalità, di cui piano paino imparai a sentirmi parte. Non ricordo bene perchè, ma dopo un anno decisi di non proseguire con l'analisi junghiana. Per anni e anni mi dedicai interamente alle mie ricerche astrofisiche. Eppure la persona che le faceva non era più la stessa persona che aveva fatto certi studi scientifici prima della psicanalisi. In me si era innescata una creatività scientifica prima impensata. (Massimo Teodorani pp.143-144 del libro "Sincronicità)
Il pensiero occidentale si basa sul concetto di causalità, mentre quello cinese (antico)  sulla casualità: la Sincronicità è la concezione che Carl Gustav Jung maturò studiando lo "I Ching", tale per cui un evento si manifesta grazie alla contingenza 'acausale' di fatti oggettivi, indipendenti tra loro. Si hanno dunque due concezioni temporali: quella causale, in cui i fatti si manifestano nella realtà secondo il rapporto di causa-effetto, cioè in un prima e un dopo (pensiero occidentale); e la concezione sincronica, che si è sviluppata nel pensiero cinese, più che in altre civiltà, in cui la domanda non è perché sia accaduto qualcosa, ma: quali eventi amano accadere insieme, in un modo significativo e nello stesso momento.
Cos'è la Sincronicità per Jung
La psicologa Marie-Louise von Franz, allieva e collaboratrice di Carl Gustav Jung, scrive nel libro "Divinazione e Sincronicità":

Che cos’è dunque la sincronicità? È una particolare concezione del tempo, introdotta nel mondo occidentale da Jung, mentre stava studiando l’I Ching. Il Libro dei Mutamenti, il testo oracolare cinese.
“Il pensiero sincronico, che in Cina è il modo classico di pensare, è un pensare per campi, per così dire. Nella filosofia cinese questo pensiero si è sviluppato e articolato molto più che nelle altre civiltà; lì la domanda non è perché sia accaduto qualcosa, o quale fattore abbia causato un certo effetto, ma: quali eventi amano accadere insieme, in un modo significativo e nello stesso momento? I cinesi si chiedono sempre: “Cosa tende ad accadere insieme nello stesso tempo?”. Perciò il centro del loro concetto di campo è un istante temporale in cui sono stretti gli eventi a, b, c, d, e così via. […] il pensiero sincronico può essere considerato un campo di pensiero, il cui centro è il tempo. Scrive von Franz, chiosando Jung, che nella sua celebre introduzione all’ I Ching del 1949, definì la sincronicità come “un concetto che formula un punto di vista diametralmente opposto a quello causale”.
Si hanno dunque due concezioni temporali: quella causale, in cui i fatti si manifestano nella realtà secondo il rapporto di causa-effetto, cioè in un prima e un dopo (pensiero occidentale); e la concezione sincronica in cui un evento si manifesta grazie alla contingenza acausale di fatti oggettivi, indipendenti tra loro. In poche parole: il pensiero occidentale si basa sul concetto di causalità, mentre quello cinese su quello casualità.
Da questi due pensieri, dice e dimostra von Franz in Divinazione e Sincronicità, si determinano anche due visioni del mondo diverse. Ed è in questa fase che la studiosa svizzera chiama in causa la scienza e i matematici del suo tempo argomentando come la loro disciplina non potrà mai cogliere la verità delle cose, poiché nell’approccio scientifico il caso, l’accidente è “una scocciatura” che tentano in tutti i modi di debellare e/o ignorare. La loro iper razionalizzazione del reale è una via fallimentare, perché se i loro sistemi matematici sono volti a eliminare costantemente la particella del caso, significa che questa costante è l’essenza stessa della realtà. “È evidente che sono due approcci del tutto complementari, volendo utilizzare il linguaggio della scienza contemporanea. Gli esperimenti eliminano il caso, l’oracolo lo mette al centro; l’esperimento si basa sulla ripetizione, l’oracolo si basa su un unico atto. Il primo si basa sul calcolo delle probabilità, il secondo si serve del numero unico e individuale per ottenere informazioni.”, conclude costruttivamente la psicologa.
Oltre a dissertare sui limiti del metodo scientifico, von Franz in Divinazione e Sincronicità parla diffusamente di numeri naturali e di come la capacità dell’uomo di fare conoscenza del mondo tramite la misura (e quindi i numeri), abbia etimologicamente a che fare con la narrazione del mondo stesso “in tedesco la parola che significa «raccontare» è erzählen, che deriva da Zahl, numero. Erzählen è «enumerare» immagini archetipiche. In francese «raccontare» è raconter, affine a compter, contare enumerare; Nora Mindell mi ha segnalato che, in cinese, la parola «enumerare», Suan, vuol dire contare il chi, cioè l’origine, del lai, cioè contare l’origine di ciò che accadrà, di ciò che sta per accadere.”
Gli esperimenti eliminano il caso, l’oracolo lo mette al centro; l’esperimento si basa sulla ripetizione, l’oracolo si basa su un unico atto. Il primo si basa sul calcolo delle probabilità, il secondo si serve del numero unico e individuale per ottenere informazioni
Il fisico Federico Faggin scrive nel suo libro "Irriducibile" (pp.211):

La vita  è l'altro problema irrisolto della scienza. Se l'universo fosse com'è descritto dalle leggi della fisica, dovrebbe essere inanimato, proprio come pare che siano tutti gli altri pianeti del sistema solare. L'esistenza della vita è una "anomalia"  enorme che non è stata mai spiegata.
Per la scienza classica e per i suoi matematici la razionalizzazione del reale è una via fallimentare, perché se i loro sistemi matematici sono volti a eliminare costantemente la particella del caso, significa che questa costante è l’essenza stessa della realtà
Conclusioni (provvisorie): la Sincronicità è quell'evento che si manifesta grazie alla contingenza 'acausale' di fatti oggettivi, indipendenti tra loro.
Il pensiero occidentale si basa sul concetto di causalità, mentre quello cinese (antico)  sulla casualità: la Sincronicità è la concezione che Carl Gustav Jung maturò studiando lo "I Ching", tale per cui un evento si manifesta grazie alla contingenza 'acausale' di fatti oggettivi, indipendenti tra loro. Si hanno dunque due concezioni temporali: quella causale, in cui i fatti si manifestano nella realtà secondo il rapporto di causa-effetto, cioè in un prima e un dopo (pensiero occidentale); e la concezione sincronica, che si è sviluppata nel pensiero cinese, più che in altre civiltà, in cui la domanda non è perché sia accaduto qualcosa, ma: quali eventi amano accadere insieme, in un modo significativo e nello stesso momento. La psicologa Marie-Louise von Franz, allieva e collaboratrice di Carl Gustav Jung, scrive nel libro "Divinazione e Sincronicità": "Il pensiero occidentale si basa sul concetto di causalità, mentre quello cinese su quello casualità. Gli esperimenti eliminano il caso, l’oracolo lo mette al centro; l’esperimento si basa sulla ripetizione, l’oracolo si basa su un unico atto. Il primo si basa sul calcolo delle probabilità, il secondo si serve del numero unico e individuale per ottenere informazioni". Ma cos'è la casualità? Il fisico Federico Faggin scrive nel libro "Irriducibile (p.252): Casualità è la mancanza totale di predicibilità. Una sequenza di eventi che non manifesta nessuna predicibilità si chiama casuale (random). Tuttavia, quando gli stessi eventi sono ripetuti, la 'frequenza' di certi pattern può essere predicibile, anche se gli eventi individuali non lo sono. Per esempio, quando si gettano due dadi simultaneamente, la probabilità di ottenere 7 come somma dei due è tre volte quella di ottenere 2. In questo senso, casualità non implica completa indeterminazione o mancanza di pattern. Questo è particolarmente rilevante nel contesto della fisica quantistica, nella quale la teoria predice soltanto i possibili eventi e le loro probabilità, mentre ogni oggetto macroscopico è costituito da un grandissimo numero di eventi quantistici."
per scaricare le conclusioni (in pdf):
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  • Salvatore Zingale (2015), Su Peirce (Capitolo del libro "This is my design. Lo spazio dell'abduzione nella progettualità")
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Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 20 febbraio 2024

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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