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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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L'intelligenza euristica che guida le decisioni umane
TEORIE > CONCETTI > BIAS E EURISTICHE
Decisioni euristiche...
Discendere da una scimmia
Useless ... I can't sleep ...
How can you sleep when they tell you that you are descended from a lousy MONKEY!
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Le euristiche (dal greco heurískein "trovare") sono abilità acquisite dal cervello nel corso dell'evoluzione. Le euristiche sono state utili per la sopravvivenza dell'uomo; infatti, negli ambienti pericolosi dove l'Homo Sapiens ha maturato la trasformazione da preda in predatore, e dove il cervello si è evoluto, le decisioni dovevano essere rapide ed efficaci. In molte situazioni non ci si poteva permettere il lusso di fermarsi a pensare alle strategie migliori per raggiungere un certo scopo, bisognava agire, prendendo decisioni euristiche. Anche se le euristiche non servono più a sopravvivere nel mondo odierno, tuttavia esse continuano ad agire,  visceralmente, nei comportamenti umani con una funzione che chiamiamo intuizione. Come ognuno di noi sa, le decisioni importanti nella vita di una persona non vengono prese con la logica ma con l'intuizione, e si rivelano corrette la maggior parte delle volte (ma non sempre, e più sotto descriviamo gli errori sistematici  più frequenti). Come ha scritto Gerd Gigerenzer, psicologo che ha studiato a lungo le euristiche, "la nostra mente può essere vista come una cassetta degli attrezzi (toolbox) evolutiva piena di regole del pollice (rule of thumb) create e trasmesse geneticamente, culturalmente ed evolutivamente". Gigerenzer, ha scritto che "le buone intuizioni vanno oltre la logica" ma l'asserzione  va completata con una precisazione: essa vale solo per gli esperti. Infatti, può decidere istantaneamente (e correttamente) solo chi dispone di precedenti esperienze e conoscenze in uno specifico ambito: solo quando si è bravi in un certo campo ci si può permettere il lusso di smettere di pensare. Le principali euristiche citate da Gigerenzer, sono: riconoscimento, sguardo, conformismo, lettura della mente, imitazione, soddisfacimento, analisi mezzi-fini. Gli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky sono stati dei pionieri negli studi sulle distorsioni del giudizio (Bias Cognitivi), che hanno descritto in un articolo del 1974 "Judgment under uncertainty: heuristics and biases". Ciò che aveva guidato le loro ricerche era la convinzione che il giudizio intuitivo occupasse una posizione intermedia tra il funzionamento automatico della percezione e quello consapevole della razionalità. Tale convinzione era maturata nel constatare gli errori sistematici dei giudizi intuitivi in cui incorrevano ricercatori esperti in statistica. Ciò che maggiormente li colpiva era la discrepanza tra la loro stessa intuizione statistica e la conoscenza statistica: come mai persone che conoscevano benissimo le teorie e i concetti statistici sbagliavano sistematicamente quando facevano delle inferenze statistiche intuitive? Per lavorare su tale problema essi concepirono, basandosi su precedenti ricerche di molti altri, un modello denominato two-system view, nel tentativo di evidenziare le differenze tra il modello di pensiero intuitivo e quello razionale.
Crediamo di essere sempre razionali ma è troppo faticoso e, nella maggior parte dei casi, anche inutile. La razionalità è necessaria quando ci troviamo in un ambito complesso e a noi sconosciuto: quello è il momento di rallentare e fare lo sforzo di pensare senza lasciarci travolgere dalle emozioni.
Infatti, anche persone intelligenti e aperte, cedono ad alcuni autoinganni (cognitive bias) quali il pregiudizio di conferma (confirmation bias) o l'effetto priming.
I Bias cognitivi sono il rovescio della medaglia delle euristiche, nel senso che hanno lo scopo di rendere l'essere umano "cieco" rispetto a certe informazioni per favorire rapidità e frugalità decisionali. Nel mondo odierno le euristiche non servono più a sopravvivere, tuttavia esse continuano ad agire,  visceralmente, nei comportamenti umani con una funzione che chiamiamo intuizione. L'importante è capire quando ci si può affidare ad esse nel prendere decisioni, oppure fare lo sforzo "conscio" di fermarsi a riflettere!
Sopravvivenza
Sopravvivenza
La sopravvivenza dell'Homo Sapiens fu dovuta alle decisioni euristiche e alle conseguenti azioni immediate. In situazioni critiche come quella mostrata in figura (tratta dal libro di Gerd Gigerenzer "Imparare a rischiare"), se l'uomo si fosse fermato a calcolare in quanto tempo con un balzo il leone l'avrebbe raggiunto, si sarebbe già estinto da millenni.
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INTELLIGENZA E COMPORTAMENTI UMANI SONO BASATI SULLE EURISTICHE: Uomini e animali sopravvivono nel loro mondo facendo incessantemente inferenze e illazioni in tempi ridotti e con conoscenze limitate. Nonostante ciò molti modelli logici costruiti dall'uomo immaginano la mente come qualcosa di soprannaturale, con dei poteri razionali demoniaci, con conoscenze illimitate e un tempo infinito per prendere decisioni. Tali visioni della razionalità spesso sono in conflitto con la realtà. Ogni essere umano dispone di una "cassetta degli attrezzi" nella quale si trovano le euristiche ricevute in dono geneticamente ed esperite nel suo ambiente. Ogni volta che si troverà nella condizione di attuare una scelta in condizioni di incertezza, esse gli verranno automaticamente in soccorso senza che il suo sistema cognitivo debba fare alcuno sforzo. Conoscere le principali euristiche e il modo in cui agiscono è importante sia per sapere come funziona la mente umana, sia per evitare di incorrere in errori di valutazione quando prendiamo decisioni in condizioni di incertezza. Ogni pensatore critico 'deve' conoscere le proprie euristiche per tentare di intuire quando è il caso di rallentare la propria azione e fermarsi a riflettere (uso del Sistema2).
Punti di riflessione
La nostra mente può essere vista come una cassetta degli attrezzi evolutiva piena di regole create e trasmesse geneticamente, culturalmente ed evolutivamente. (Gerd Gigerenzer)
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Sebbene le euristiche siano molto efficienti, implicano estese e sistematiche distorsioni nella presa di decisioni. Le euristiche sono delle scorciatoie cognitive che semplificano la complessità della valutazione della probabilità di un evento e consentono di prendere una decisione in modalità più rapida. Kahneman e Tversky ritengono che l’uomo comune compia errori di ragionamento in quanto fa affidamento su un numero limitato di principi euristici, che hanno il vantaggio però di ridurre la complessità nella stima della probabilità e di predire valori a operazioni di giudizio più semplici. Le stime di probabilità di un evento sono effettuate dagli umani sulla base di euristiche che, anche se pratiche e veloci, non garantiscono sempre delle valutazioni ragionevoli. (State of Mind)
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Lo psichiatra Mauro Maldonato scrive: "Ma cos'è, precisamente un'euristica? E' una strategia di ragionamento che consente di scegliere rapidamente (compatibilmente con la complessità della situazione e i limiti della memoria) aggirando le procedure logiche, deduttive o probabilistiche. In situazioni incerte, è spesso l'unico strumento a nostra disposizione. Diversamente dal calcolo formale, l'euristica è una soluzione immediata"
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Nel mondo odierno le euristiche non servono più a sopravvivere, tuttavia esse continuano ad agire,  visceralmente, nei comportamenti umani con una funzione che chiamiamo intuizione
Il residuo della preistoria
Le euristiche (dal greco heurískein "trovare") sono abilità acquisite dal cervello nel corso dell'evoluzione. Le euristiche sono state utili per la sopravvivenza dell'uomo; infatti, negli ambienti pericolosi dove l'Homo Sapiens ha maturato la trasformazione da preda in predatore, e dove il cervello si è evoluto, le decisioni dovevano essere rapide ed efficaci. Probabilmente le euristiche si sono formate nella mente inconscia dei primi ominidi circa 200 milioni di anni fa, quando la coscienza non esisteva ancora. E il motivo è stato quello della sopravvivenza: in molte situazioni non ci si poteva permettere il lusso di fermarsi a pensare alle strategie migliori per raggiungere un certo scopo, bisognava agire, prendendo decisioni euristiche.


Anche se le euristiche non servono più a sopravvivere nel mondo odierno, tuttavia esse continuano ad agire, visceralmente, nei comportamenti umani guidando ogni nostra decisione. Come ognuno di noi sa, le decisioni importanti nella vita di una persona non vengono prese con la logica ma con l'intuizione, e si rivelano corrette la maggior parte delle volte (ma non sempre, e più sotto descriviamo gli errori sistematici  più frequenti).


Anche per attività meno importanti e quotidiane, quando andiamo in giro con il nostro corredo di euristiche, impieghiamo poco tempo a decidere cosa ci piace e cosa non ci piace, o a crearci un'opinione istantanea delle situazioni nelle quali ci troviamo, prendendo cioè delle decisioni euristiche. Infatti, ogni decisione che prendiamo ha un enorme costo energetico (i nostri processi mentali sono dispendiosi) e la nostra mente lo sa e tenta continuamente di ottimizzare il rapporto costi mentali/opportunità. Abbiamo un cervello ecologico, creato dall'evoluzione per adattarsi all'ambiente cercando di non incorrere in costi che superino i benefici.
Come ognuno di noi sa, le decisioni importanti nella vita di una persona non vengono prese con la logica ma con l'intuizione, e si rivelano corrette la maggior parte delle volte (ma non sempre). Le persone critiche di solito sanno distinguere le situazioni nelle quali è opportuno tentare di allontanare l'intuizione e fare lo sforzo di pensare a soluzioni cognitivamente più impegnative

Come ha scritto Gerd Gigerenzer, psicologo che ha studiato a lungo le euristiche, "la nostra mente può essere vista come una cassetta degli attrezzi (toolbox) evolutiva piena di regole del pollice (rule of thumb) create e trasmesse geneticamente, culturalmente ed evolutivamente"  ("Decisioni Intuitive" - p.19). Gigerenzer, ha scritto che "le buone intuizioni vanno oltre la logica" ma l'asserzione  va completata con una precisazione: essa vale solo per gli esperti. Infatti, può decidere istantaneamente (e correttamente) solo chi dispone di precedenti esperienze e conoscenze in uno specifico ambito: solo quando si è bravi in un certo campo ci si può permettere il lusso di smettere di pensare.

Abbiamo un cervello ecologico, creato dall'evoluzione per adattarsi all'ambiente cercando di non incorrere in costi che superino i benefici. Per questo abbiamo sviluppato le euristiche (scorciatoie intuitive, rapide ed efficaci)
Il catalogo delle euristiche
Lo psicologo Gerd Gigerenzer nel 2001 (The adaptive toolbox: toward a darwinian rationality) ha proposto l'impiego di una razionalità ecologica secondo la quale un'euristica è razionale se si adatta alla struttura dell'ambiente in cui viene applicata.
Ogni essere umano dispone di una "cassetta degli attrezzi" nella quale si trovano le euristiche ricevute in dono geneticamente ed esperite nel suo ambiente. Ogni volta che si troverà nella condizione di attuare una scelta in condizioni di incertezza, esse gli verranno automaticamente in soccorso senza che il suo sistema cognitivo debba fare alcuno sforzo.
La psicologa Leda Cosmides e l'antropologo John Tooby, che vengono considerati tra i fondatori della psicologia evoluzionistica, hanno associato la modularità della mente umana a quella del coltellino svizzero, il quale possiede molti utensili ognuno adatto a risolvere uno specifico problema. Ma la mente umana è ancora più flessibile del coltellino perchè riesce a combinare profondamente l'uso delle varie funzioni.
Il Toolbox Adattivo
Cliccare sull'immagine per approfondire
Breve intervista (4,01') allo psicologo Gerd Gigerenzer sull'importanza di affidarsi all'intuizione in presenza di determinate condizioni.
Una rivoluzione concettuale. Dalla mente soprannaturale alla teoria della probabilità: quattro visioni della razionalità umana

Uomini e animali sopravvivono nel loro mondo facendo incessantemente inferenze e illazioni in tempi ridotti e con conoscenze limitate. Nonostante ciò molti modelli logici costruiti dall'uomo immaginano la mente come qualcosa di soprannaturale, con dei poteri razionali demoniaci, con conoscenze illimitate e un tempo infinito per prendere decisioni. Tali visioni della razionalità spesso sono in conflitto con la realtà. Secondo Gerd Gigerenzer (cliccare sull'immagine per leggere l'articolo completo) la rivoluzione probabilistica ha annullato il sogno della certezza, proponendo il calcolo dell'incertezza (teoria della probabilità). Nello schema della figura vengono indicate due forme alternative della razionalità umana (ognuna delle quali dà luogo a due sottoforme). La prima (a sinistra) è quella di chi pensa che la mente umana abbia una razionalità illimitata (soprannaturale o demoniaca), la seconda (a destra) è quella di chi pensa che la razionalità umana sia limitata. Ci sono due specie di demoni: quelli che propongono una razionalità illimitata e quelli che la ottimizzano in funzione dei vincoli. Ci sono anche due forme di razionalità limitata: euristiche soddisfacenti che cercano una soluzione attraverso una serie di alternative, ed euristiche veloci e frugali che usano poche informazioni e calcoli per prendere diversi tipi di decisioni. Quest'ultima sottoforma della razionalità umana è quella proposta da Gigerenzer con il "Toolbox adattivo".
Le euristiche più usate
Le principali euristiche citate da Gigerenzer, sono: riconoscimento, sguardo, conformismo, lettura della mente, imitazione, soddisfacimento, analisi mezzi-fini.
Di seguito indichiamo degli esempi lasciando a chi volesse approfondire la lettura del libro che ne riporta molti altri. Conoscere le principali euristiche e il modo in cui agiscono è importante sia per sapere come funziona la mente umana, sia per evitare di incorrere in errori di valutazione quando prendiamo decisioni in condizioni di incertezza. Per approfondire andare alla pagina: "Euristiche e Bias".

Euristica del riconoscimento
euristiche decisionali
In quest'immagine ciò che vedete è diverso da ciò che ricorderete: vedete il seno nero e il bambino bianco, e ricorderete il marchio Benetton a sinistra


Nella scelta tra due oggetti (immagini, parole, prodotti, ecc.) si sceglie sempre quello che viene riconosciuto.
La pubblicità sfrutta fortemente questa euristica, citando Gigerenzer (p.125):

Se leggete qualche rivista o guardate la TV, avrete notato che gran parte della pubblicità non è informativa (sul prodotto); le celeberrime campagne della Benetton, per esempio, presentano solo il nome della marca insieme a un'immagine sconvolgente, per esempio un cadavere in una pozza di sangue o un malato di AIDS in punto di morte. Perchè un'azienda investe in questo tipo di pubblicità? Per rendere più riconoscibile la marca, che è una cosa importante proprio perchè i consumatori si basano sull'euristica del riconoscimento. L'uomo che sta dietro le campagne della Benetton, Oliviero Toscani, ha molto insistito sul fatto che la sua pubblicità ha fatto salire l'azienda fra le prime cinque più conosciute a livello mondiale, più su della Chanel, decuplicando le vendite.


Nelle campagne istituzionali quel che conta è il riconoscimento e la memorizzazione inconscia del marchio; la qualità dei prodotti in questione non è tenuta in considerazione, e quindi il riconoscimento può condurre a errori. Nell'esempio citato da Gigerenzer, Oliviero Toscani ha scelto delle immagini fortemente disturbanti per il senso comune che hanno il solo scopo di far memorizzare il marchio Benetton, sapendo che quando poi si fanno acquisti di solito si scelgono prodotti di marche conosciute.
Ad esempio, se ci viene chiesto di dire quale città ha più abitanti tra Manchester e Ahmedabad, la maggior parte degli europei sceglierà, sbagliando, Manchester solo perchè non ha mai sentito parlare di Ahmedabad.

Euristica dello sguardo
euristiche decisionali


L'euristica dello sguardo spiega come mai siamo così bravi a intercettare rapidamente, e senza fare nessun calcolo, oggetti in movimento.

Si chiede Gigerenzer (pp.8-9):

Come fa un giocatore ad acchiappare una palla al volo nel baseball o nel cricket? Calcolare la traiettoria di una palla non è una cosa semplice. In teoria le palle hanno traiettorie paraboliche, e per prevedere la traiettoria giusta il cervello del giocatore dovrebbe stimare la distanza iniziale, la velocità iniziale e l'angolo di lancio della palla. Ma nel mondo reale le palle ruotano su se stesse e sono soggette alla resistenza dell'aria e alla direzione del vento, per cui non percorrono mai delle parabole.


Il cervello del giocatore dovrebbe effettuare una miriade di calcoli complessi in tempi ridottissimi per sapere dove andrà una palla in movimento: non sarebbe in grado, eppure tutti i giocatori (e anche tutti noi) siamo in grado di intercettare una palla in movimento. Come facciamo?
Gigerenzer suggerisce che utilizziamo l'euristica dello sguardo che descrive così (pp.9-10):

Fissare lo sguardo sulla palla, mettersi a correre regolando la propria velocità in modo da tenere costante l'angolo dello sguardo. Per angolo dello sguardo s'intende l'angolo tra l'occhio e la palla rispetto al suolo. Un giocatore che usa questa regola non ha bisogno di misurare né il vento né la resistenza dell'aria né l'effetto di rotazione né altre variabili causali, perchè tutti i fatti pertinenti sono già presenti in un'unica variabile: l'angolo dello sguardo".

Euristica del conformismo
Secondo il sociologo Gerd Gigerenzer esiste un'euristica del conformismo sociale, alla quale pochi sanno resistere, che si può riassumere nella formula "non rompere le righe".

Questa euristica è diffusissima nel comportamento umano e può avere gravi conseguenze, come quelle descritte da Gigerenzer, che impiega un caso storico drammatico e ben documentato dallo storico americano Christopher Browning (Uomini comuni. Polizia tedesca e «soluzione finale» in Polonia. 1992 Einaudi). Si tratta del Battaglione 101 dei riservisti della polizia tedesca che parteciparono allo sterminio degli ebrei in Polonia nel 1942.
Ecco uno stralcio del libro (p.15):

Nelle primissime ore del mattino del 13 luglio 1942, i riservisti di polizia del Battaglione 101 furono svegliati dalle loro cuccette […]nella città polacca di Bilgoraj. Erano padri di famiglia di mezza età del ceto medio e medio-basso, provenienti da Amburgo. Considerati troppo vecchi per essere utilizzati nell'esercito tedesco, erano stati arruolati nella polizia. Molti di essi erano reclute alle prime armi, con nessuna esperienza precedente nei territori occupati. Si trovavano in Polonia da meno di tre settimane.
Faceva ancora buio quando gli uomini si arrampicarono sui camion
in partenza. […] Cominciava a fare chiaro quando il convoglio si fermò alle porte di Józefów, un tipico villaggio polacco. Tra i suoi abitanti si contavano 1800 ebrei. Gli uomini del Battaglione 101 saltarono giù dai camion e si radunarono a semicerchio intorno al loro comandante, il maggiore Wilhelm Trapp, un poliziotto di carriera di cinquantatré anni chiamato affettuosamente dai suoi soldati "Papà Trapp". Era giunto il momento di spiegare l'incarico affidato al battaglione. Trapp appariva pallido e nervoso, parlava con voce soffocata e le lacrime agli occhi, e lottava palesemente con se stesso per dominarsi. Il battaglione, disse in tono rattristato, doveva svolgere un ruolo estremamente spiacevole. L'incarico non era di suo gradimento, anzi era assai increscioso, ma gli ordini provenivano dalle più alte autorità. […] Il battaglione aveva ricevuto l'ordine di rastrellare gli ebrei. I maschi abili al lavoro dovevano essere separati dagli altri e portati in un campo apposito. Gli ebrei restanti – donne, bambini e vecchi – dovevano essere fucilati sul posto. Dopo aver spiegato che cosa li aspettava, Trapp fece agli uomini un'insolita proposta: se qualcuno fra i poliziotti più anziani non si sentiva all'altezza del compito affidatogli, poteva fare un passo avanti".
Faceva ancora buio quando gli uomini si arrampicarono sui camion in partenza. […] Cominciava a fare chiaro quando il convoglio si fermò alle porte di Józefów, un tipico villaggio polacco. Tra i suoi abitanti si contavano 1800 ebrei. Gli uomini del Battaglione 101 saltarono giù dai camion e si radunarono a semicerchio intorno al loro comandante, il maggiore Wilhelm Trapp, un poliziotto di carriera di cinquantatré anni chiamato affettuosamente dai suoi soldati "Papà Trapp". Era giunto il momento di spiegare l'incarico affidato al battaglione. Trapp appariva pallido e nervoso, parlava con voce soffocata e le lacrime agli occhi, e lottava palesemente con se stesso per dominarsi. Il battaglione, disse in tono rattristato, doveva svolgere un ruolo estremamente spiacevole. L'incarico non era di suo gradimento, anzi era assai increscioso, ma gli ordini provenivano dalle più alte autorità. […] Il battaglione aveva ricevuto l'ordine di rastrellare gli ebrei. I maschi abili al lavoro dovevano essere separati dagli altri e portati in un campo apposito. Gli ebrei restanti – donne, bambini e vecchi – dovevano essere fucilati sul posto. Dopo aver spiegato che cosa li aspettava, Trapp fece agli uomini un'insolita proposta: se qualcuno fra i poliziotti più anziani non si sentiva all'altezza del compito affidatogli, poteva fare un passo avanti".


Su cinquecento persone che componevano il battaglione solo una dozzina fece un passo avanti, deponendo i fucili e mettendosi a disposizione per un altro incarico. Come mai solo dodici persone su cinquecento fecero un passo avanti? La particolarità del caso del Battaglione 101 (vale a dire la possibilità di scegliere) ha stimolato molte riflessioni da parte di storici, sociologi, psicologi.
L'ipotesi che ha trovato maggiori consensi tra gli psicologi è quella che Browning descrive così: "Uscire dai ranghi e fare un passo avanti, cioè adottare apertamente un comportamento non conformista, era al di là della portata di molti uomini. Per loro era più facile uccidere. Perchè? Fare un passo avanti significava lasciare il «lavoro sporco» ai compagni".

Ci troviamo dunque di fronte a una conclusione inaspettata: la maggior parte degli esseri umani non riesce a sottrarsi al conformismo del gruppo cui appartiene, anche se questo lo porta a commettere degli atti mostruosi. Quando il singolo individuo percepisce una certa opinione nella maggioranza del gruppo al quale in quel momento appartiene, si conforma ad essa rinunciando alla propria responsabilità. Questa conclusione naturalmente è valida anche per circostanze meno drammatiche. Ad esempio, molte persone tendono ad accettare, senza effettuare verifiche, informazioni propagandistiche di nessun valore o addirittura palesemente contraddittorie, se percepiscono che la maggioranza le condivide. Nella comunicazione di massa, l'oscuramento delle opinioni minoritarie è stato evidenziato dalla psicologa Elisabeth Noelle-Neumann con la teoria della spirale del silenzio.

Foglie morte al Museo Ebraico di Berlino
Quando le euristiche si trasformano in Bias Cognitivi
Gli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky sono stati dei pionieri negli studi sulle distorsioni del giudizio (Bias Cognitivi), che hanno descritto in un articolo del 1974 (apparso su Science Vol.185 pp.1124-1131) "Judgment under uncertainty: heuristics and biases". Ciò che aveva guidato le loro ricerche era la convinzione che il giudizio intuitivo occupasse una posizione intermedia tra il funzionamento automatico della percezione e quello consapevole della razionalità. Tale convinzione era maturata nel constatare gli errori sistematici dei giudizi intuitivi in cui incorrevano ricercatori esperti in statistica. Ciò che maggiormente li colpiva era la discrepanza tra la loro stessa intuizione statistica e la conoscenza statistica: come mai persone che conoscevano benissimo le teorie e i concetti statistici sbagliavano sistematicamente quando facevano delle inferenze statistiche intuitive? Per lavorare su tale problema essi concepirono, basandosi su precedenti ricerche di molti altri, un modello denominato two-system view, nel tentativo di evidenziare le differenze tra il modello di pensiero intuitivo e quello razionale.
Esiste una quantità di Bias cognitivi (distorsioni sistematiche del giudizio), creati dall'Evoluzione che sono stati utili nel passato ancestrale dell'Homo Sapiens (orientato ad argomentare per perseguire obiettivi personali piuttosto che la ricerca della verità). Oggi, le euristiche ci aiutano, mentre i Bias ci danneggiano.
Schema dei due sistemi di pensiero umano (intuitivo e razionale) e azione dei Bias Cognitivi
Two system view
Composizione dei modelli di pensiero intuitivo (sistema 1) e razionale (sistema 2), nella rappresentazione fatta da Daniel Kahneman e tratta dal libro 'Pensieri lenti e pensieri veloci'.

Lo schema nella figura a destra sintetizza le caratteristiche dei due sistemi di pensiero descritti da Daniel Kahneman nel libro "Pensieri lenti e veloci".
Il libro descrive, con ampiezza di dettagli ed esempi, i conflitti tra i due tipi di pensiero che albergano in ogni essere umano:

Il funzionamento del Sistema 1 (pensiero intuitivo o euristico) è: veloce, automatico, senza sforzo, associativo e difficile da controllare o modificare

Il funzionamento del Sistema 2 (pensiero razionale) è: lento, sequenziale, faticoso e deliberatamente controllato; questo pensiero mette sotto sforzo la memoria di lavoro dalla quale ricava gli algoritmi (precedentemente appresi) per la risoluzione del problema



velocità
Done!
Congratulations. Faster than the tire changer in the Ferrari garage.
Quando ci troviamo in un ambito semplice e conosciuto le euristiche ci aiutano a prendere decisioni rapide ed efficaci (Sistema1). Quando invece ci troviamo in un ambito complesso e sconosciuto bisogna evitare decisioni euristiche e fare lo sforzo di "pensare" a decisioni razionali (Sistema2)
Vorremmo essere sempre razionali ma è faticoso e, spesso, inutile
Crediamo di essere sempre razionali ma è troppo faticoso e, nella maggior parte dei casi, anche inutile. La razionalità è necessaria quando ci troviamo in un ambito complesso e a noi sconosciuto: quello è il momento di rallentare e fare lo sforzo di pensare senza lasciarci travolgere dalle emozioni.
Infatti, anche persone intelligenti e aperte, cedono ad alcuni autoinganni (cognitive bias) quali il pregiudizio di conferma (confirmation bias) o l'effetto priming.
Ecco come Kahneman descrive i due sistemi di pensiero (p.461):
L'attento sistema 2 è quello che pensiamo di essere. Il sistema 2 articola i giudizi e compie le scelte, ma spesso appoggia o razionalizza idee e sentimenti che sono stati generati dal sistema 1. [...] Ma il sistema 2 non è lì solo per giustificare il sistema 1: ci impedisce di esprimere apertamente  molti pensieri sciocchi e di dare sfogo a impulsi inappropriati.
Un errore cognitivo molto comune
Un famoso esempio di errore cognitivo, riportato da Kahneman, è il seguente: una mazza da baseball e una palla costano 1,10$ in totale. La mazza costa 1$ in più rispetto alla palla. Quanto costa la palla? Quasi tutti tendiamo automaticamente a rispondere 10 centesimi perchè 1,10$ si divide in 1$ e in 10 centesimi. Questa intuitiva separazione porta all'errore, infatti, se la palla costasse 10 centesimi la mazza dovrebbe costare 1,10$ per rispettare la condizione che la mazza costa 1$ in più rispetto alla palla. La risposta giusta è che la palla costa 5 centesimi e in tal modo la mazza può costare 1,05$ e rispettare il totale di 1,10$. A una risposta impulsiva (e sbagliata) non sanno sottrarsi neanche persone che hanno una cultura scientifica: lo stesso quesito posto a 293 studenti dell'Università del Michigan diede il 56% di risposte errate.
Parlare e pensare
What if we try to reason?
Good boy! So then God scolds us.
I Bias cognitivi sono il rovescio della medaglia delle euristiche, nel senso che hanno lo scopo di rendere l'essere umano "cieco" rispetto a certe informazioni per favorire rapidità e frugalità decisionali.
Euristiche del giudizio
Appartengono al gruppo di euristiche del giudizio: l’euristica della rappresentatività, della disponibilità, della simulazione, e dell’ancoraggio e accomodamento.
Queste euristiche, pur avendo una grande utilità in condizioni di incertezza perchè ci permettono di crearci rapidamente una prima impressione, portano a compiere errori sistematici e, se si conosce il problema, prevedibili.

L’euristica della rappresentatività (pp.470-478 Pensieri lenti e veloci) è la scorciatoia utilizzata per classificare oggetti, individui, eventi. Essa impiega gli stereotipi e il criterio della somiglianza, mentre trascura il calcolo delle probabilità. Nel box in basso viene descritto nel dettaglio un esperimento ideato da Kahneman.

L'euristica della disponibilità (pp.478-482 Pensieri lenti e veloci) si occupa di prevedere la probabilità di accadimento di eventi futuri e, nel farlo, ogni individuo sarà influenzato dal numero di eventi che riesce a ricordare, oltre che dalla loro semplicità e vividezza. Gli episodi della sua vita, pertinenti con la previsione da fare, più emotivamente coinvolgenti avranno un ruolo prevalente nel determinare la previsione.

L'euristica della simulazione è una variante dell'euristica della disponibilità e consiste, a seguito di un evento negativo, nell'immaginare scenari alternativi che avrebbero potuto evitarlo. Tale simulazione carica emotivamente colui che fa la previsione modificando la percezione e il ricordo dell'evento.

L'euristica dell'ancoraggio e dell'accomodamento (pp.482-489 Pensieri lenti e veloci) viene impiegata nei casi in cui dobbiamo esprimere un giudizio su un tema specifico. Per farlo valutiamo la nostra posizione su quel tema, rispetto a un punto di riferimento (di solito un'àncora numerica), e poi, facendo degli aggiustamenti, maturiamo la decisione finale. Il problema è che il punto che scegliamo inizialmente come riferimento condiziona fortemente il giudizio finale perchè non riusciamo più a libercarci di quell'àncora mentale.
Il trionfo dei pregiudizi: un esperimento sull'euristica della rappresentatività
Per illustrare il funzionamento dell'euristica della rappresentatività, Kahneman e Tversky hanno descritto un esperimento da loro realizzato (Judgment under uncertainty: Heuristics and biases, p.1124 oppure Pensieri lenti e veloci pp.470-478).

Caso:
Consideriamo un individuo di nome Steve che viene così descritto da un vecchio vicino di casa: Steve è una persona molto timida che tende a stare in disparte. Egli è sempre pronto ad aiutare gli altri, ma mostra scarso interesse per il mondo e per le persone che lo circondano. E' tranquillo, remissivo e sente il bisogno di ordine; ha inoltre la passione per i dettagli. Come valuterà la gente la probabilità che egli abbia una delle seguenti occupazioni: contadino, venditore, pilota di aerei, bibliotecario o fisico? In che modo la gente stabilirà la probabilità, maggiore o minore, del lavoro di Steve tra le possibilità elencate?
Risultato:
Utilizzando l'euristica della rappresentatività (che noi tutti continuamente usiamo!) la probabilità che Steve fosse un  bibliotecario venne valutata, dai partecipanti all'esperimento, come quella più probabile a causa del fatto che la descrizione di Steve lo rendeva rappresentativo dello "stereotipo del bibliotecario".
Commento:
Ricerche su problemi di questo tipo hanno mostrato che la gente attribuisce la probabilità di ogni ruolo associando la descrizione della persona a quella degli stereotipi che possiede. Questo approccio porta a gravi errori, poichè la rappresentatività o la similarità sono influenzate da altri fattori più significativi. Uno dei fattori che hanno un effetto maggiore della rappresentatività sul risultato, è la probabilità di base (cioè quella che tiene conto dei dati di realtà). Nel caso di Steve, il fatto che in ogni popolazione ci siano molti più contadini che bibliotecari, dovrebbe essere considerato più importante della rappresentatività nell'effettuare una previsione. Questo è un errore che tutti facciamo continuamente: non teniamo conto dei dati di base (del contesto in cui si inserisce il caso di Steve). Non ne teniamo conto perchè questo implica uno sforzo cognitivo: dobbiamo fermarci a riflettere dato che la probabilità di base è un concetto statistico che viene attivato solo se lo si conosce (e non sempre), mentre la rappresentatività è euristica e senza sforzo.
Ecco perchè i pregiudizi sono così usati: ci permettono di evitare gli sforzi cognitivi. Inoltre, dato che l'essere umano non riesce a sopportare l'ansia di rimanere senza un'opinione (vedere Peirce e "il fissarsi di una credenza"), anche se i dati in nostro possesso sono insufficienti o non abbiamo le necessarie conoscenze statistiche, preferiamo commettere degli errori piuttosto che sospendere il giudizio.
Nel mondo odierno le euristiche non servono più a sopravvivere, tuttavia esse continuano ad agire,  visceralmente, nei comportamenti umani con una funzione che chiamiamo intuizione. Come ognuno di noi sa, le decisioni importanti nella vita di una persona non vengono prese con la logica ma con l'intuizione, e si rivelano corrette la maggior parte delle volte (ma non sempre)
Conclusioni (provvisorie): Nel mondo odierno le euristiche non servono più a sopravvivere, tuttavia esse continuano ad agire, visceralmente, nei comportamenti umani con una funzione che chiamiamo intuizione. L'importante è capire quando ci si può affidare ad esse nel prendere decisioni
Le euristiche (dal greco heurískein "trovare") sono abilità acquisite dal cervello nel corso dell'evoluzione. Le euristiche sono state utili per la sopravvivenza dell'uomo; infatti, negli ambienti pericolosi dove l'Homo Sapiens ha maturato la trasformazione da preda in predatore, e dove il cervello si è evoluto, le decisioni dovevano essere rapide ed efficaci. In molte situazioni non ci si poteva permettere il lusso di fermarsi a pensare alle strategie migliori per raggiungere un certo scopo, bisognava agire, prendendo decisioni euristiche. Anche se le euristiche non servono più a sopravvivere nel mondo odierno, tuttavia esse continuano ad agire,  visceralmente, nei comportamenti umani con una funzione che chiamiamo intuizione. Come ognuno di noi sa, le decisioni importanti nella vita di una persona non vengono prese con la logica ma con l'intuizione, e si rivelano corrette la maggior parte delle volte (ma non sempre, e più sotto descriviamo gli errori sistematici  più frequenti). Come ha scritto Gerd Gigerenzer, psicologo che ha studiato a lungo le euristiche, "la nostra mente può essere vista come una cassetta degli attrezzi (toolbox) evolutiva piena di regole del pollice (rule of thumb) create e trasmesse geneticamente, culturalmente ed evolutivamente". Gigerenzer, ha scritto che "le buone intuizioni vanno oltre la logica" ma l'asserzione  va completata con una precisazione: essa vale solo per gli esperti. Infatti, può decidere istantaneamente (e correttamente) solo chi dispone di precedenti esperienze e conoscenze in uno specifico ambito: solo quando si è bravi in un certo campo ci si può permettere il lusso di smettere di pensare. Le principali euristiche citate da Gigerenzer, sono: riconoscimento, sguardo, conformismo, lettura della mente, imitazione, soddisfacimento, analisi mezzi-fini. Gli psicologi Daniel Kahneman e Amos Tversky sono stati dei pionieri negli studi sulle distorsioni del giudizio (Bias Cognitivi), che hanno descritto in un articolo del 1974 "Judgment under uncertainty: heuristics and biases". Ciò che aveva guidato le loro ricerche era la convinzione che il giudizio intuitivo occupasse una posizione intermedia tra il funzionamento automatico della percezione e quello consapevole della razionalità. Tale convinzione era maturata nel constatare gli errori sistematici dei giudizi intuitivi in cui incorrevano ricercatori esperti in statistica. Ciò che maggiormente li colpiva era la discrepanza tra la loro stessa intuizione statistica e la conoscenza statistica: come mai persone che conoscevano benissimo le teorie e i concetti statistici sbagliavano sistematicamente quando facevano delle inferenze statistiche intuitive? Per lavorare su tale problema essi concepirono, basandosi su precedenti ricerche di molti altri, un modello denominato two-system view, nel tentativo di evidenziare le differenze tra il modello di pensiero intuitivo e quello razionale. Crediamo di essere sempre razionali ma è troppo faticoso e, nella maggior parte dei casi, anche inutile. La razionalità è necessaria quando ci troviamo in un ambito complesso e a noi sconosciuto: quello è il momento di rallentare e fare lo sforzo di pensare senza lasciarci travolgere dalle emozioni.
Infatti, anche persone intelligenti e aperte, cedono ad alcuni autoinganni (cognitive bias) quali il pregiudizio di conferma (confirmation bias) o l'effetto priming. I Bias cognitivi sono il rovescio della medaglia delle euristiche, nel senso che hanno lo scopo di rendere l'essere umano "cieco" rispetto a certe informazioni per favorire rapidità e frugalità decisionali. Nel mondo odierno le euristiche non servono più a sopravvivere, tuttavia esse continuano ad agire,  visceralmente, nei comportamenti umani con una funzione che chiamiamo intuizione. L'importante è capire quando ci si può affidare ad esse nel prendere decisioni, oppure fare lo sforzo "conscio" di fermarsi a riflettere!
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a chi vuole approfondire il funzionamento delle euristiche
Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 5 giugno 2023

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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