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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Insegnamento e pensiero critico: uso del dibattito regolamentato (Debate)
TEORIE > CONCETTI > INSEGNAMENTO
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Secondo lo storico Luciano Canfora uno dei compiti dell'insegnamento dovrebbe essere quello di fornire degli 'anticorpi ' rispetto alle ' mode '. Vale a dire trasmettere contenuti e 'stili di pensiero' che allontanino gli studenti dal "rumore esterno" consentendo di guardare alla realtà con spirito critico. In tale compito possono essere d'aiuto i "classici greci e latini ", come sostiene Luciano Canfora, infatti la visione che essi offrono del mondo antico è l'opposto dell'Arcadia che immaginiamo. Tale  visione è così descritta da Canfora: "C'è nella realtà antica, la totalità dell'esistenza e questo permette di comprendere che i valori presenti in quel che ci resta del mondo antico sono in conflitto tra loro'" E' un mondo dilaniato dal conflitto, è un mondo dove lo scontro tra visioni opposte alimenta la crescita e lo sviluppo intellettuale. Siamo dunque ben lungi dal potere immaginare o sognare che ci sia lì il tabernacolo dei valori raccolti in bene ordinati cassetti in cui noi ci vogliamo rispecchiare: quello è un mondo che aiuta a capire la 'difficoltà', a capire che non sempre i problemi hanno una soluzione."  L'insegnamento ha privilegiato la separazione dei saperi a scapito della loro interconnessione e contestualizzazione. Questo porta a una difficoltà delle persone a vedere ogni informazione o conoscenza come inseparabili dall'ambiente in cui sono nate. Parole essenziali sull'insegnamento le ha scritte il filosofo Edgar Morin in vari libri tra i quali "La testa ben fatta": "La prima finalità dell'insegnamento è stata formulata da Montaigne: è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena. Cosa significa una testa ben piena è chiaro: è una testa nella quale il sapere è accumulato, ammucchiato, e non dispone di un principio di selezione e organizzazione che gli dia senso. Una "testa ben fatta" significa che invece di accumulare il sapere è molto più importante disporre allo stesso tempo di: (1) un'attitudine generale a porre e a trattare i problemi, (2) principi organizzatori che permettano di collegare i saperi e dare loro senso. Infatti l'insegnamento del pensiero critico riguarda il "come pensare" piuttosto che "cosa pensare". E' piuttosto strano aspettarsi che gli studenti imparino, senza aver spiegato loro qualcosa sulle modalità dell'apprendimento. Benchè i contenuti siano importanti, ancora più importante è spiegare i processi con i quali avviene l'apprendimento, infatti il pensiero critico è un 'abito mentale' che richiede che gli studenti riflettano sul 'loro' pensare e su come migliorarlo. L'insegnamento potrebbe essere la giusta circostanza nella quale gli studenti si rendono conto dell'importanza del "framing", della sua onnipresenza nella propria mente e in quella degli altri, dei suoi aspetti positivi e di quelli negativi. E' necessario un mediatore per permettere a una persona di attuare il "reframing" di un suo modo di pensare, o delle sue conoscenze pregresse, e quel mediatore può essere l'insegnante. E' possibile operare, in ogni situazione, un incorniciamento diverso. I pedagogisti e formatori Manuele De Conti e Matteo Giangrande hanno descritto nel libro "Debate" il metodo da applicare se si vuole introdurre il dibattito quale metodologia d'avanguardia per la trasformazione della scuola italiana. Imparare a dibattere è essenziale come attività scolastica perchè ha positive ricadute su diversi tipi di competenza: comunicativa, argomentativa, di cittadinanza: il dibattito fa bene alla democrazia. Il dibattito regolamentato aiuta gli studenti a maturare un pensiero critico, a migliorare la loro competenza argomentativa, e a diventare dei cittadini più democratici e meno autoritari.
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REFRAMING TOOLKIT: L'insegnamento potrebbe essere la giusta circostanza nella quale gli studenti si rendono conto dell'importanza del "framing", della sua onnipresenza nella propria mente e in quella degli altri, dei suoi aspetti positivi e di quelli negativi. E' necessario un mediatore per permettere a una persona di attuare il "reframing" di un suo modo di pensare, o delle sue conoscenze pregresse, e quel mediatore può essere l'insegnante. E' possibile operare, in ogni situazione, un incorniciamento diverso. Scrive il sociologo Silvio Ghidini Ottonelli nella sua tesi di laurea (p.22 vedi bibliografia 2019):  "Le nostre cornici mentali, costruite durante tutta la nostra vita assorbendo ciò che ci circonda, modificano e corrompono la percezione che abbiamo della realtà e delle sue declinazioni; compongono quello che gli scienziati cognitivi chiamano “inconscio cognitivo”, ovvero quelle strutture mentali per noi impossibili da comprendere tramite l’introspezione cosciente ma solo attraverso gli effetti che producono. Il nostro “senso comune” si compone infatti di inferenze inconsce e inconsapevoli scaturite dai nostri frame, che influenzano le scelte quotidiane di ogni individuo, dall’elettore al politico. [...] Non è possibile modificare credenze e valori personali semplicemente esponendo un fatto, in quanto i nostri frame sono pronti a filtrare e interpretare il concetto. Davanti a una fake news o una menzogna, non basta “la verità a liberarci”: occorre un buon lavoro di reframing, studiato e pianificato". Per pianificare e attuare un processo di reframing, gli insegnanti potrebbero utilizzare l'ottimo toolkit messo a punto dall'International Centre for Policy Advocacy rivolto agli attivisti nel dibattito sulla migrazione.
Punti di riflessione

La prima finalità dell'insegnamento è stata formulata da Montaigne: è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena. (Edgar Morin)
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Ogni corso di studi dovrebbe avere come principale risultato la mutazione di un soggetto, necessariamente eterodiretto e subordinato ad una autorità forte e indiscussa, in soggetto pensante nei confronti del quale la disciplina diviene tutt'altra cosa: diviene consapevole accettazione e poi assunzione di un abito critico. Al termine di tale cammino l'individuo, trasformato in cittadino, entra in una realtà di cui dovrebbe poter comprendere la dinamica fondamentale, e cioè la costante tensione tra "vecchio" e "nuovo", tra autorità e libertà. (Luciano Canfora)
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L'educazione dovrebbe essere centrata sullo studente e le classi dovrebbero essere ambienti "chiassosi" a dimostrazione dell'attività di indagine e di scambio di idee. Prendere parte ai dibattiti regolamentati può aiutare a trasformare la classe perchè è un metodo centrato sullo studente, sul pensiero critico e sul cambiamento delle idee. (Manuele De Conti, Matteo Giangrande)
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Imparare è acquisire un'abitudine. Cosa permette agli uomini di imparare? Non solo la visione di ciò a cui sono abituati, ma nuove esperienze perpetue che creano in loro l'abitudine di gettare da parte le vecchie idee e formarne di nuove. (Charles S. Peirce)
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Ogni atto di apprendimento cosciente richiede la disponibilità a subire una ferita alla propria autostima. Questo è il motivo per cui i bambini, prima di essere consapevoli della propria importanza, imparano così facilmente; e perché le persone più anziane, specialmente se vanitose o importanti, non riescono a imparare affatto. (Thomas Szasz)
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Davanti a una fake news o una menzogna, non basta “la verità a liberarci”: occorre un buon lavoro di reframing, studiato e pianificato. (Silvio Ghidini Ottonelli)
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E' l'assioma, la convinzione o il paradigma di partenza che condiziona la percezione, la valutazione e la conclusione che poi ne consegue, se cambia l'assioma di partenza si modifica tutto il processo percettivo e di conseguenza cambia l'interpretazione della realtà. Siamo esseri abitudinari, abbiamo bisogno di conferme, abbiamo bisogno di sapere che la nostra realtà è stabile ed è quella che abbiamo definito e tradotto in convinzioni, che sono strumenti concettuali di tipo interpretativo. (Doriano Dal Cengio p.212 del libro "La realtà delle cose)

La crescita culturale della società è basata sui conflitti, e non sempre ci sono soluzioni. Al termine di ogni corso di studi lo studente, trasformato in cittadino, entra in una realtà di cui dovrebbe poter comprendere la dinamica fondamentale, e cioè la costante tensione tra "vecchio" e "nuovo", tra autorità e libertà
Un insegnante secondo Derek Jarman
Scena tratta dal film omonimo di Derek Jarman
Scopi dell'insegnamento

Secondo lo storico Luciano Canfora uno dei compiti dell'insegnamento dovrebbe essere quello di fornire degli 'anticorpi ' rispetto alle ' mode '. Vale a dire trasmettere contenuti e 'stili di pensiero' che allontanino gli studenti dal "rumore esterno" consentendo di guardare alla realtà con spirito critico. In tale compito possono essere d'aiuto i " classici greci e latini ", come sostiene Luciano Canfora (Gli antichi ci riguardano - Editore Il Mulino), infatti la visione che essi offrono del mondo antico è l'opposto dell'Arcadia che immaginiamo. Tale  visione è così descritta da Canfora (p.59):


C'è nella realtà antica, la totalità dell'esistenza e questo permette di comprendere che i valori presenti in quel che ci resta del mondo antico "sono in conflitto tra loro'" è un mondo dilaniato dal conflitto, è un mondo dove lo scontro tra visioni opposte alimenta la crescita e lo sviluppo intellettuale. Siamo dunque ben lungi dal potere immaginare o sognare che ci sia lì il tabernacolo dei valori raccolti in bene ordinati cassetti in cui noi ci vogliamo rispecchiare: quello è un mondo che aiuta a capire la 'difficoltà', a capire che non sempre i problemi hanno una soluzione.


Con queste parole Luciano Canfora mette in chiaro un concetto che non tutti condividono e cioè che "è normale" che la crescita culturale della società sia basata sui conflitti e che non sempre ci sono soluzioni, nel mondo antico come in quello contemporaneo. Il compito dei genitori e degli insegnanti dovrebbe allora essere quello di insegnare a guardare alle visioni opposte della realtà con spirito critico, senza pregiudizi e fanatismi.
Uno dei compiti dell'insegnamento dovrebbe essere quello di fornire degli 'anticorpi ' rispetto alle ' mode '. Vale a dire trasmettere contenuti e 'stili di pensiero' che allontanino gli studenti dal "rumore esterno" consentendo di guardare alla realtà con spirito critico. Il compito dei genitori e degli insegnanti dovrebbe essere quello di insegnare a guardare alle visioni opposte della realtà con spirito critico, senza pregiudizi e fanatismi
Importanza dell'insegnante e Zona di Sviluppo Prossimale (ZPD)

Lo psicologo Lev S. Vygotskij, pioniere degli studi sull'insegnamento e l'apprendimento, condensati nel suo libro del 1934 "Pensiero e linguaggio" (Laterza ed.), sosteneva la natura sociale dell'apprendimento, vale a dire che lo sviluppo cognitivo di un bambino (ma anche di un individuo in genere) dovesse essere opportunamente sostenuto da un altro individuo (madre, padre, compagni, insegnanti, ecc.) e che si potesse immaginare che esso avvenga all'interno di una zona simbolica che egli denominò di "Zona di Sviluppo Prossimale" (ZPD: Zone of Proximal Development). Il concetto di ZPD, che venne adottato e ampliato da altri psicologi dopo la morte prematura di Vygotskij, consiste nell'immaginare che i risultati dell'apprendimento di ogni studente possano essere suddivisi in tre aree:


1. Zona di sviluppo attuale: nella quale lo studente ha delle competenze che gli permettono di apprendere da solo

2. Zona di sviluppo prossimale (ZPD): nella quale lo studente può apprendere solo se supportato da altri (insegnanti o pari grado con maggiori capacità)

3. Zona di sviluppo potenziale : nella quale lo studente (in quel momento) non può apprendere (per incompetenze proprie rispetto alla complessità del compito)

Secondo questo modello, l'apprendimento è un "processo iterativo" che consente di guidare lo sviluppo cognitivo di un individuo ampliando gradualmente la sua area di sviluppo prossimale fino a raggiungere e saturare la sua area di sviluppo potenziale. Tale ampliamento è possibile solo con il supporto dell'insegnante con una modalità, di natura dialogica, che venne denominata da Jerome Bruner "scaffolding"  (che significa ponteggio o impalcatura), la quale si avvale di strategie adatte all'età e alle competenze dello studente, e che venne così definita da Wood, Bruner e Ross (1976 ved. bibliografia p.90):

Lo scaffolding è un processo che abilita un bambino o un novizio a risolvere un problema, assolvere un compito o raggiungere un obiettivo che andrebbe oltre le sue capacità se non avesse assistenza. Questo scaffolding consiste essenzialmente nel controllo, da parte dell'adulto, di quegli elementi del compito che, inizialmente, vanno oltre le sue capacità, permettendo così allo studente di concentrarsi solo sugli elementi alla portata delle sue capacità.

La zona di sviluppo prossimale, postulata da Vygotskij, è ancora oggi un concetto centrale nelle teorie dell'apprendimento perchè introduce un elemento di sfida, cioè richiede che l'insegnante proponga allo studente compiti che vadano oltre le sue competenze attuali, ma non elevate al punto tale da essere impraticabili in quel momento.

Zone simboliche di apprendimento
Secondo Lev Vygotskij l'apprendimento è un "processo iterativo" che consente di guidare lo sviluppo cognitivo di un individuo ampliando gradualmente la sua area di sviluppo prossimale fino a raggiungere e saturare la sua area di sviluppo potenziale
Insegnare il pensiero critico
L'insegnamento ha privilegiato la separazione dei saperi a scapito della loro interconnessione e contestualizzazione. Questo porta a una difficoltà delle persone a vedere ogni informazione o conoscenza come inseparabili dall'ambiente in cui sono nate. Parole essenziali sull'insegnamento le ha scritte il filosofo Edgar Morin in vari libri tra i quali "La testa ben fatta" (p.15):

La prima finalità dell'insegnamento è stata formulata da Montaigne: è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena. Cosa significa una testa ben piena è chiaro: è una testa nella quale il sapere è accumulato, ammucchiato, e non dispone di un principio di selezione e organizzazione che gli dia senso. Una "testa ben fatta" significa che invece di accumulare il sapere è molto più importante disporre allo stesso tempo di:

  • un'attitudine generale a porre e a trattare i problemi
  • principi organizzatori che permettano di collegare i saperi e dare loro senso

Infatti l'insegnamento del pensiero critico riguarda il "come pensare" piuttosto che "cosa pensare". E' piuttosto strano aspettarsi che gli studenti imparino, senza aver spiegato loro qualcosa sulle modalità dell'apprendimento. Benchè i contenuti siano importanti, ancora più importante è spiegare i processi con i quali avviene l'apprendimento, infatti il pensiero critico è un 'abito mentale' che richiede che gli studenti riflettano sul 'loro' pensare e su come migliorarlo.

Il pedagogista Robert Ennis, che ha definito il pensiero critico come "un pensiero razionale e riflessivo focalizzato a decidere cosa pensare o fare", nel corso della sua pluriennale carriera alla Cornell University ha insegnato il pensiero critico a migliaia di insegnanti. Una breve sintesi delle sue idee è: "21 strategie e tattiche per insegnare il pensiero critico" la cui versione originale è consultabile in inglese: Twenty-One Strategies and Tactics for Teaching Critical Thinking), e la cui traduzione in italiano è disponibile gratuitamente (PDF) a richiesta (inviare email con il modulo commenti).
E' meglio una testa ben fatta che una testa ben piena
Montaigne
L'insegnamento del pensiero critico riguarda il "come pensare" piuttosto che "cosa pensare". E' piuttosto strano aspettarsi che gli studenti imparino, senza aver spiegato loro qualcosa sulle modalità dell'apprendimento
Insegnare il re-framing
L'insegnamento potrebbe essere la giusta circostanza nella quale gli studenti si rendono conto dell'importanza del "framing", della sua onnipresenza nella propria mente e in quella degli altri, dei suoi aspetti positivi e di quelli negativi. E' necessario un mediatore per permettere a una persona di attuare il "reframing" di un suo modo di pensare, o delle sue conoscenze pregresse, e quel mediatore può essere l'insegnante.

E' possibile operare, in ogni situazione, un incorniciamento diverso. Scrive il sociologo Silvio Ghidini Ottonelli nella sua tesi di laurea (p.22 vedi bibliografia 2019):

Le nostre cornici mentali, costruite durante tutta la nostra vita assorbendo ciò che ci circonda, modificano e corrompono la percezione che abbiamo della realtà e delle sue declinazioni; compongono quello che gli scienziati cognitivi chiamano “inconscio cognitivo”, ovvero quelle strutture mentali per noi impossibili da comprendere tramite l’introspezione cosciente ma solo attraverso gli effetti che producono. Il nostro “senso comune” si compone infatti di inferenze inconsce e inconsapevoli scaturite dai nostri frame, che influenzano le scelte quotidiane di ogni individuo, dall’elettore al politico. [...]
Non è possibile modificare credenze e valori personali semplicemente esponendo un fatto, in quanto i nostri frame sono pronti a filtrare e interpretare il concetto. Davanti a una fake news o una menzogna, non basta “la verità a liberarci”: occorre un buon lavoro di reframing, studiato e pianificato.

Per pianificare e attuare un processo di reframing, gli insegnanti potrebbero utilizzare l'ottimo toolkit messo a punto dall'International Centre for Policy Advocacy rivolto agli attivisti nel dibattito sulla migrazione.
Ristrutturare il pensiero
insegnamento
Non è possibile modificare credenze e valori personali semplicemente esponendo un fatto, in quanto i nostri frame sono pronti a filtrare e interpretare il concetto. Davanti a una fake news o una menzogna, non basta “la verità a liberarci”: occorre un buon lavoro di reframing, studiato e pianificato
L'esperienza ottimale

Uno psicologo ungherese dal nome impronunciabile, Mihaly Csikszentmihalyi, esponente di quella che è stata denominata psicologia positiva, famoso per i suoi studi su felicità e creatività, sostiene che le persone sono veramente appagate quando vengono completamente assorbite da un compito. Ogni persona ha sperimentato (almeno qualche volta) questo stato nel quale le sue abilità vengono messe in atto senza sforzo, il senso del tempo e i problemi emotivi sembrano sparire, ed egli assapora una potente sensazione di controllo su quanto avviene. Csikszentmihalyi ha denominato questo stato di concentrazione "flusso" o "esperienza ottimale" (1990 ved. bibliografia).

Scrive Csikszentmihalyi (1990 p.5):


L'elemento chiave di un'esperienza ottimale è che è fine a se stessa. È un'esperienza autotelica. Il termine "autotelico" deriva da due parole greche, "auto", e "telos" che significa obiettivo. Si riferisce a un'attività autonoma, che non è fatta con l'aspettativa di un futuro beneficio, ma semplicemente perché il fare in sé è la ricompensa. Insegnare qualcosa ai bambini al fine di trasformarli in buoni cittadini non è un'attività autotelica, mentre insegnare perché si ha piacere ad interagire con loro lo è. Molte attività piacevoli non sono naturali; esse richiedono uno sforzo che inizialmente si è riluttanti a fare. Ma una volta che l'interazione inizia a fornire feedback alle competenze della persona, di solito comincia ad essere intrinsecamente gratificante.

Il 'flusso' nel contesto familiare ha cinque caratteristiche:

  • Chiarezza: i bambini sanno ciò che i genitori si aspettano da loro;
  • Autobilanciamento: i bambini sanno che i loro genitori sono interessati a ciò che stanno facendo in quel momento;
  • Scelta: i bambini sentono di avere varie possibilità tra cui scegliere;
  • Impegno: fiducia che permette al bambino di sentirsi a suo agio in modo tale da mettere da parte le difese e diventare consapevolmente coinvolto;
  • Sfida: offrire opportunità per l'azione, che siano gradualmente complesse.

    Questi stessi elementi sono necessari per creare 'flusso' e dare significato a una vita di lavoro e ai propri rapporti con gli altri.

L'esperienza umana in funzione del livello di sfida e di competenza
L'immagine descrive gli stati mentali sperimentati da un individuo nel corso della vita quotidiana secondo il modello di Mihaly Csikszentmihalyi. Il punto centrale, di completo equilibrio, è instabile e diverso da persona a persona. Lo stato di Flow si può definire uno stato di grazia per l'individuo che vive un'esperienza ottimale.
insegnamento
We are entitled to some happiness.
Who do we take it away from?
Lo studio dovrebbe essere per lo studente un'attività in cui le sue abilità vengono messe in atto senza sforzo, il senso del tempo e i problemi emotivi sembrano sparire, ed egli assapora una potente sensazione di controllo su quanto avviene
Il canale dell'esperienza ottimale e la zona di sviluppo prossimale

Csikszentmihalyi conosceva bene le idee di Vygotskij ed era rimasto colpito in particolare dalla ripetitività e ridondanza del lavoro imposto ad ogni studente per l'apprendimento dei vari concetti nella scuola convenzionale. La noia risultante da quest'attività lo aveva convinto che gli studenti raramente sperimentano uno stato di "flusso", anche perchè essi passano la maggior parte del loro tempo scolastico al di fuori della loro zona di sviluppo prossimale.

Csikszentmihalyi si convinse che, per attuare un insegnamento efficace, occorresse inserire la ZPD all'interno di un canale di flusso, nel quale lo studente potesse sentirsi motivato da un senso di sfida e premiato dal constatare l'incremento delle proprie competenze.

1. Aprire un canale per l'apprendimento per sfuggire alla noia o all'ansia
ansia- noia
2. Collocare la ZPD nel canale di flusso
ZPD
3. Processo di apprendimento gratificante
competenza
Quando uno studente si trova nello stato S1 ci sono due possibilità:

1. se egli, studiando, non riesce ad acquisire maggiori competenze
   si sposta verso lo stato S3 di ansia crescente dovuta alla insoddisfazione per l'inutilità dei suoi sforzi
2. se egli, studiando, ottiene dei risultati, più acquisisce
competenze e più si sposta verso uno stato di noia S2, dovuto a una riduzione della sfida
Entrambi gli stati (S2 ed S3) possono essere ribilanciati, o aumentando il livello di sfida (da S2 a S4) oppure con l'aumento delle competenze (da S3 a S4).
impegno
I can't be indifferent.
It's just that you don't commit.
Imparare a dibattere è essenziale come attività scolastica perchè ha positive ricadute su diversi tipi di competenza: comunicativa, argomentativa, di cittadinanza: il dibattito fa bene alla democrazia


Il dibattito regolamentato come metodo per imparare ad argomentare

I pedagogisti e formatori Manuele De Conti e Matteo Giangrande hanno descritto nel libro "Debate" il metodo da applicare se si vuole introdurre il dibattito quale metodologia d'avanguardia per la trasformazione della scuola italiana. Imparare a dibattere è essenziale come attività scolastica perchè ha positive ricadute su diversi tipi di competenza: comunicativa, argomentativa, di cittadinanza: il dibattito fa bene alla democrazia (vedi sotto l'intervista alla filosofa Martha Nussbaum). Tralasciando le origini del dibattito nella filosofia greca, in epoca recente, intorno alla fine del 1700, in Inghilterra e negli Stati Uniti si formarono dei club che, sulla scia dei dibattiti parlamentari, consideravano la forma del dibattito un metodo di miglioramento umano e sociale. Quando si parla di dibattito come metodo educativo ci si riferisce a una forma di interazione dialogica regolamentata da un "protocollo" che forma le regole che strutturano il dibattito. Il World Schools Debate si basa sul protocollo del "British Parliament" che prevede quattro squadre per dibattito, impegnate a competere senza potersi contestare, ed è funzionale a preparare gli studenti a partecipare a coalizioni politiche. Questo metodo ha preso piede in tutto il mondo e, negli ultimi anni, ha dato luogo a competizioni internazionali. Nel 2017 si sono tenute in Italia le prime Olimpiadi italiane di Debate,

Delle competenze sviluppate da chi partecipa al dibattito, Manuele De Conti e Matteo Giangrande, scrivono (p.8):


Acquisizione, sviluppo e organizzazione delle conoscenze, delle abilità critiche e logiche, delle abilità argomentative, dell'abilità d'ascolto, di lettura e scrittura, di abilità comunicative verbali e non verbali o di abilità di ricerca sono solo alcune ricadute positive dell'impiego di questa metodologia a cui si aggiungono la formazione di una disposizione mentale aperta, flessibile, autocritica, dialogica e tollerante, fondamentale per la società e per formare generazioni meno autoritarie.


Il dibattito regolamentato ha dunque lo scopo di sviluppare la "competenza epistemica" degli studenti, ossia la capacità di "trasmettere conoscenza", oltre alla capacità di riconoscerla, svilupparla, conseguirla e giustificarla. Il dibattito regolamentato si può suddividere in quattro fasi:


  1. Formulazione della mozione (proposition): affinchè il dibattito si avvii occorre che la mozione venga formulata in modo chiaro che non consenta diverse interpretazioni. I vari tipi di mozione sono descritti nel capitolo 3 del libro e, in particolare alle pagine 30-43.

  2. Sviluppo della linea argomentativa: la costruzione di una linea argomentativa presuppone una strategia che consenta di difendere efficacemente la propria posizione dagli attacchi della controparte. In questo senso vale il detto "il miglior attacco è la difesa", nel senso che, oltre a pensare alla qualità dei propri argomenti, occorre anticipare le mosse offensive della controparte, costruendo argomenti che incorporino le risposte alle obiezioni più probabili. Si può dire che la linea argomentativa è vincente se è in grado di superare l'antitesi. La teoria dell'argomentazione è descritta nel capitolo 5 del libro e, in particolare alle pagine 55-61. Si consiglia di consultare, per quest'argomento, anche i capitoli 6 e 8.

  3. Stile comunicativo: dato che il dibattito si fa con la voce, l'efficacia della comunicazione ha un ruolo centrale. L'oratore (il debater) deve essere in grado di trasmettere efficacemente le proprie idee al pubblico e alla giuria. Il modo in cui si costruisce un discorso credibile ed efficace è delineato nel capitolo 9 del libro e, in paticolare alle pagine 123-134.

  4. Valutazione del dibattito: il giudice ha la responsabilità di contribuire all'acquisizione da parte dei dibattenti di una matura competenza epistemica. Infatti, la prospettiva del giudice nel valutare gli incontri influisce sulla valutazione. I dibattenti dovrebbero cercare di capire quale paradigma guida le scelte del giudice e adeguarsi ad esso. Così, se per il giudice sono più importanti i contenuti (gli argomenti) o la capacità di esporli efficacemente (lo stile), è un paradigma che va compreso rapidamente. Giudici con paradigmi diversi possono dare valutazioni molto diverse dello stesso dibattito.

L'estensione del metodo del dibattito regolamentato all'apprendimento scolastico, consentirebbe di applicare una sorta di apprendimento cooperativo a piccoli gruppi di studenti con conoscenze disomogenee, e sarebbe in grado di stimolare processi cognitivi che la lezione frontale non consente. Il dibattito regolamentato aiuta gli studenti a maturare un pensiero critico, a migliorare la loro competenza argomentativa, e a diventare dei cittadini più democratici e meno autoritari.



Struttura del Dibattito regolamentato (Debate)
Lo schema mostra le quattro fasi principali in cui il Debate è strutturato
Come è organizzato un dibattito
Struttura dei testi argomentativi
Il dibattito regolamentato aiuta gli studenti a maturare un pensiero critico, a migliorare la loro competenza argomentativa, e a diventare dei cittadini più democratici e meno autoritari


Il dibattito scolastico negli USA
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Il processo educativo può essere la circostanza adatta a parlare dei "frame". Quando l'insegnante, oltre a fornire delle conoscenze nozionistiche, può educare al re-framing, cioè addestrare gli allievi a riconoscere i frame presenti nelle nozioni che egli dà dell'economia, della politica, della storia, ecc.
La valutazione della conoscenza
Intervista a Martha Nussbaum (con sottotitoli in italiano) rilasciata in preparazione del convegno FLC CGIL del 16-17 ottobre 2013
I Test Invalsi a risposta multipla vengono impiegati per la valutazione dei livelli di apprendimento degli studenti nella Scuola Italiana. Tali test deprimono il pensiero critico e non sono in grado di esprimere la reale preparazione dello studente
Trasformare un giovane studente in un cittadino

Nell'ottobre 2013 la filosofa statunitense Martha Nussbaum, intervenendo in video per introdurre un convegno sulla valutazione della conoscenza (efficacia dei Test Invalsi  per la valutazione dei livelli di apprendimento degli studenti nella Scuola Italiana), ha espresso il suo rammarico sostenendo che tali test a risposta multipla (come l'Invalsi) deprimono il pensiero critico e non sono in grado di esprimere la reale preparazione dello studente.
Per questi motivi gli italianisti dell'ADI si oppongono ai test INVALSI per la valutazione dell'insegnamento di 'italiano' nella scuola superiore.

Secondo la Nussbaum la democrazia non sopravvive quando le persone delegano le loro decisioni alle autorità oppure si lasciano influenzare dalla pressione del gruppo sociale al quale appartengono.
In altre parole: le nazioni che hanno a cuore la democrazia educano i cittadini al pensiero critico e ne salvaguardano la capacità di decidere autonomamente.

Secondo Martha Nussbaum la democrazia non sopravvive quando le persone delegano le loro decisioni alle autorità oppure si lasciano influenzare dalla pressione del gruppo sociale al quale appartengono
Conclusioni (provvisorie): uno dei mezzi più efficaci per insegnare il pensiero critico è il dibattito regolamentato (Debate)
Secondo lo storico Luciano Canfora uno dei compiti dell'insegnamento dovrebbe essere quello di fornire degli 'anticorpi ' rispetto alle ' mode '. Vale a dire trasmettere contenuti e 'stili di pensiero' che allontanino gli studenti dal "rumore esterno" consentendo di guardare alla realtà con spirito critico. In tale compito possono essere d'aiuto i "classici greci e latini ", come sostiene Luciano Canfora, infatti la visione che essi offrono del mondo antico è l'opposto dell'Arcadia che immaginiamo. Tale  visione è così descritta da Canfora: "C'è nella realtà antica, la totalità dell'esistenza e questo permette di comprendere che i valori presenti in quel che ci resta del mondo antico sono in conflitto tra loro'" E' un mondo dilaniato dal conflitto, è un mondo dove lo scontro tra visioni opposte alimenta la crescita e lo sviluppo intellettuale. Siamo dunque ben lungi dal potere immaginare o sognare che ci sia lì il tabernacolo dei valori raccolti in bene ordinati cassetti in cui noi ci vogliamo rispecchiare: quello è un mondo che aiuta a capire la 'difficoltà', a capire che non sempre i problemi hanno una soluzione."  Lo psicologo Lev S. Vygotskij, pioniere degli studi sull'insegnamento e l'apprendimento, condensati nel suo libro del 1934 "Pensiero e linguaggio", sosteneva la natura sociale dell'apprendimento, vale a dire che lo sviluppo cognitivo di un bambino (ma anche di un individuo in genere) dovesse essere opportunamente sostenuto da un altro individuo (madre, padre, compagni, insegnanti, ecc.) e che si potesse immaginare che esso avvenga all'interno di una zona simbolica che egli denominò di "Zona di Sviluppo Prossimale" (ZPD: Zone of Proximal Development). Secondo Lev Vygotskij l'apprendimento è un "processo iterativo" che consente di guidare lo sviluppo cognitivo di un individuo ampliando gradualmente la sua area di sviluppo prossimale fino a raggiungere e saturare la sua area di sviluppo potenziale. L'insegnamento ha privilegiato la separazione dei saperi a scapito della loro interconnessione e contestualizzazione. Questo porta a una difficoltà delle persone a vedere ogni informazione o conoscenza come inseparabili dall'ambiente in cui sono nate. Parole essenziali sull'insegnamento le ha scritte il filosofo Edgar Morin in vari libri tra i quali "La testa ben fatta": "La prima finalità dell'insegnamento è stata formulata da Montaigne: è meglio una testa ben fatta che una testa ben piena. Cosa significa una testa ben piena è chiaro: è una testa nella quale il sapere è accumulato, ammucchiato, e non dispone di un principio di selezione e organizzazione che gli dia senso. Una "testa ben fatta" significa che invece di accumulare il sapere è molto più importante disporre allo stesso tempo di: (1) un'attitudine generale a porre e a trattare i problemi , (2) principi organizzatori che permettano di collegare i saperi e dare loro senso. Infatti l'insegnamento del pensiero critico riguarda il "come pensare" piuttosto che "cosa pensare". E' piuttosto strano aspettarsi che gli studenti imparino, senza aver spiegato loro qualcosa sulle modalità dell'apprendimento. Benchè i contenuti siano importanti, ancora più importante è spiegare i processi con i quali avviene l'apprendimento, infatti il pensiero critico è un 'abito mentale' che richiede che gli studenti riflettano sul 'loro' pensare e su come migliorarlo. L'insegnamento potrebbe essere la giusta circostanza nella quale gli studenti si rendono conto dell'importanza del "framing", della sua onnipresenza nella propria mente e in quella degli altri, dei suoi aspetti positivi e di quelli negativi. E' necessario un mediatore per permettere a una persona di attuare il "reframing" di un suo modo di pensare, o delle sue conoscenze pregresse, e quel mediatore può essere l'insegnante. E' possibile operare, in ogni situazione, un incorniciamento diverso. I pedagogisti e formatori Manuele De Conti e Matteo Giangrande hanno descritto nel libro "Debate" il metodo da applicare se si vuole introdurre il dibattito quale metodologia d'avanguardia per la trasformazione della scuola italiana. Imparare a dibattere è essenziale come attività scolastica perchè ha positive ricadute su diversi tipi di competenza: comunicativa, argomentativa, di cittadinanza: il dibattito fa bene alla democrazia. Il dibattito regolamentato aiuta gli studenti a maturare un pensiero critico, a migliorare la loro competenza argomentativa, e a diventare dei cittadini più democratici e meno autoritari. Secondo la filosofa Nussbaum la democrazia non sopravvive quando le persone delegano le loro decisioni alle autorità oppure si lasciano influenzare dalla pressione del gruppo sociale al quale appartengono. In altre parole: le nazioni che hanno a cuore la democrazia educano i cittadini al pensiero critico e ne salvaguardano la capacità di decidere autonomamente.
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a chi vuole riflettere sullo scopo dell'insegnamento
Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 31 maggio 2023

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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