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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Cisterna 11 maggio 2024
TEORIE > CONCETTI > DEMOCRAZIA E WEB > QUANTISTICA
Tragedia greca e pensiero occidentale (conscio e inconscio)
Tragedia greca, un modello per la vita umana
Luigi Zoja scrive: (Sotto l'iceberg p.42):

Ora andiamo alle radici del nostro sapere. All'origine dell'Occidente, la tragedia ha offerto la creazione estetica e morale più alta di tutti i tempi. Conteneva in unità, come non è mai più avvenuto, il racconto più affascinante e la saggezza più profonda. Malgrado questa complessità, l'eroe tragico era un modello per tutti: commuoveva il pubblico che si identificava nei suoi personaggi. Agli spettacoli teatrali partecipava tutta la popolazione, non una élite come oggi. [...]

La tragedia diceva questo: l'uomo crede di volere il bene, di avvicinarsi al bene, di essere guidato dal desiderio del bene. In realtà  è guidato da passioni irrazionali, inconsce, egoiste e selvagge, che portano alla rovina anche eroi che sembrano invincibili.

La vera vita è paradosso.

Dunque, più importante del conoscere nuove scienze e tecniche sarebbe la conoscenza morale: capire quanta arroganza e quanta inconsapevolezza c'è in ognuno. Però non c'è solo il paradosso nella tragedia. C'è il paradosso della tragedia. Se la tragedia è alle radici della nostra storia, tutta la nostra storia è una tragedia, cioè un paradosso. Facciamo infatti passi giganteschi nelle conoscenze scientifiche. Non ne facciamo quasi nessuno in quelle morali.
Ai tempi dell'antica Grecia, ammaestrato dalla tragedia, il cittadino sapeva che le sue qualità morali sono fragili, diffidava di sé e delle buone intenzioni. Oggi, ammaestrato dall'ottimismo di Hollywood e degli spettacoli di massa, crede che sia sufficiente essere forti, coraggiosi, affidarsi al progresso e al successo.
Egocentrismo umano fuorviante
L'egocentrismo ci illude che il nostro "Io" razionale decida le nostre azioni.

Luigi Zoja scrive (p.56 Sotto l'iceberg):

"Freud ci ha ricordato che le grandi scoperte hanno ridimensionato l'egocentrismo proveniente dal considerarci figli prediletti della creazione. La Terra è solo un pianeta periferico aveva spiegato Copernico; l'uomo, solo un passaggio tra i tanti nell'evoluzione della specie, aveva aggiunto Darwin: e per la psicoanalisi neppure l'Io è onnipotente, ma deve coesistere con forze psichiche inconsce più grandi di lui. Detto questo, però, Freud cadde parzialmente proprio nell'hybris che combatteva quando affermò che la meta del lavoro psicoanalitico è rimpiazzare l'Io con l'inconscio.

E' invece stato Jung a dirci che l'Io deve arretrare, ponendosi alla periferia del campo psichico, perchè il suo centro, il vero punto di equilibrio tra Io e l'inconscio sta nel Sé. Le intenzioni coscienti non solo non sono sufficienti per determinare l'azione umana: spesso sono chiaramente controproducenti."

Quando viaggiamo impazientemente guardiamo una città sconosciuta e la ab-usiamo, non possiamo farne conoscenza perchè...sappiamo già cosa vogliamo vedere, non ci lasciamo sorprendere, perchè non andiamo in giro con una tartaruga al guinzaglio (che sceglie lei la direzione, eliminando il nostro "io" e lasciandoci in balia del nostro inconscio)
Flaneur è chi gira per una città senza un'apparente meta. ... il turista post-flaneur corre invece verso traguardi stabiliti  dal pacchetto viaggi, dalla Lonely Planet o dal suo "Io" razionale.
Origine inconscia della tragedia greca: inizia col coro
Il fatto, documentato dalle fonti (Diego Lanza), che ci sia stato il coro all'origine della tragedia greca, avvalora l'origine inconscia dei contenuti che si volevano trasmettere. Come ha scritto Marius Schneider in "Il significato della musica"
Infatti ci si trovava in Grecia nella fase di transizione dalla tradizione orale alla cultura scritta (verbomotoria), ma il transito non era ancora pienamente avvenuto e, come scrive Walter Ong, bisognerà attendere l'alfabetizzazione della società greca prima che le parole (i testi) dei drammaturghi mettano in secondo piano il coro e i suoi contenuti inconsci. Il passaggio da una conoscenza implicita a una conoscenza esplicita testimonia la presa di coscienza di contenuti mentali che dall'inconscio cognitivo entrano a far parte della coscienza dell'individuo.
La mente per Jung
Lo psicologo Cornelis George Boeree scrive (vedi bibliografia 2006):

La teoria di Jung divide la psiche in tre parti. La prima è l'ego, che Jung identifica con la mente cosciente. Strettamente correlato è l' inconscio personale, che comprende tutto ciò che attualmente non è cosciente, ma può esserlo. L'inconscio personale è simile alla comprensione dell'inconscio da parte della maggior parte delle persone in quanto include sia i ricordi che vengono facilmente richiamati alla mente sia quelli che sono stati soppressi per qualche motivo. Ma non include gli istinti che Freud vorrebbe includere.
Ma poi Jung aggiunge la parte della psiche che distingue la sua teoria da tutte le altre: l' inconscio collettivo. Potresti chiamarla la tua "eredità psichica". È il serbatoio delle nostre esperienze come specie, un tipo di conoscenza con cui tutti nasciamo. Eppure non potremo mai esserne direttamente coscienti. Influenza tutte le nostre esperienze e comportamenti, soprattutto quelli emotivi, ma ne sappiamo solo indirettamente, osservando quelle influenze.
Struttura del pensiero conscio e inconscio secondo Carl Gustav Jung
Processo attraverso cui un pensiero inconscio può diventare conscio
Primo passo: Inconscio
(collettivo, personale, cognitivo, ecc.)
Il punto di partenza di ogni ragionamento è sempre l'inconscio perchè esso costituisce fin dagli inizi (ominidi) un sistema di guida automatico sia per l'uomo ancestrale, sia per l'uomo moderno. Infatti ognuno di noi riceve una grande quantità di impulsi sia sopraliminali (percepibili dalla coscienza), sia subliminali (non percepibili dalla coscienza per motivi fisiologici) che, inevitabilmente, condizionano i nostri pensieri. Tutto il mondo sociale intorno a noi continua a condizionarci con valori, motivazioni culturali, preferenze emotive, di cui non siamo consapevoli ma che hanno agito inconsciamente sulla nostra psiche, molti dei quali attendono solo un innesco per trasferirsi nel preconscio e poi nella coscienza. Inoltre molti di quei pensieri inconsci hanno subito la scrematura del nostro sistema di valutazione personale (vedi pagina "Framing"). Come scrive lo psicologo John Bargh (vedi pagina "Nascita dell'inconscio": "l'inconscio si è evoluto come sistema di guida comportamentale e come fonte di impulsi adattivi e di azione appropriati, queste preferenze attivate inconsciamente dovrebbero essere direttamente collegate ai meccanismi comportamentali. Diversi studi hanno ora stabilito questa connessione: i processi di valutazione immediati e non intenzionali sono direttamente collegati alle predisposizioni comportamentali di approccio e di evitamento. L'idea che l'azione precede la riflessione non è nuova."

Secondo passo: Coscienza
Una volta che un pensiero scaturito dall'inconscio, ha raggiunto la coscienza diventa possibile attuare su di esso delle riflessioni consce che consentono di sviluppare, indefinitamente, quel processo chiamato "cultura". (vedi pagina "Semiosi illimitata")
Come scrive lo psicologo John Bargh: "i processi coscienti si attivano dopo che si è verificato un impulso comportamentale nel cervello, cioè l'impulso viene prima generato inconsciamente, quindi la coscienza lo rivendica (e lo sperimenta) come proprio. Eppure, fino ad oggi, si è detto poco sulla provenienza, esattamente, di quegli impulsi. Date le prove sopra esaminate, tuttavia, ora sembra esserci una risposta a questa domanda. Ci sono una moltitudine di impulsi comportamentali generati in un dato momento derivati ​​dalle nostre motivazioni e preferenze evolute, dalle norme e dai valori culturali, dalle esperienze passate in situazioni simili e da ciò che altre persone stanno attualmente facendo in quella stessa situazione. Questi impulsi ci hanno permesso di operare inconsciamente motivazioni, preferenze e tendenze comportamentali di approccio e di evitamento associati"

Terzo passo: Comportamento
L'ultimo passo per il cambiamento della realtà è il tentativo di attuare nella propria società i cambiamenti (grandi o piccoli) elaborati dalla coscienza.
L'individuazione è un processo psichico inconscio che dura tutta la vita
L'individuazione è un processo psichico inconscio che dura tutta la vita. Carl Gustav Jung, nel libro "L'io e l'inconscio", lo definisce così (pp. 85-86):

Individuarsi significa diventare un essere singolo e, intendendo noi per individualità la nostra più intima, ultima, incomparabile e singolare peculiarità, diventare sé stessi, attuare il proprio Sé. "Individuazione" potrebbe dunque essere tradotto anche con l' "attuazione del proprio Sé" o "realizzazione del Sé". [...] In genere non si distingue sufficientemente tra individualismo e individuazione. L'individualismo è un mettere intenzionalmente in rilievo le proprie presunte caratteristiche in contrasto coi riguardi e gli obblighi collettivi. L'individuazione invece implica un migliore e più completo adempimento delle destinazioni collettive dell'uomo, poichè un'adeguata considerazione della singolarità dell'individuo favorisce una prestazione sociale migliore di quanto risulti se tale singolarità viene trascurata o repressa.
Percorso di un pensiero dall'inconscio al comportamento di una persona non individuata
unindividuated man
Per fornire una breve panoramica del modello di coscienza umana di Jung, si inizia con un “ inconscio collettivo ” da cui, in ultima analisi, ogni individuo opera. È la totalità dell'esperienza umana da cui deriva l'inconscio personale di ognuno. All'interno di questo regno inconscio vivono alcuni archetipi, come l'Ombra e l'Anima/Animus. Questi archetipi sono simboli di diversi aspetti del Sé. L'Ombra rappresenta tutti gli aspetti più oscuri del Sé che tendiamo a detestare e a proiettare sugli altri. L'Anima è la personificazione di tutte le qualità femminili in un uomo (analogamente, l'Animus è la personificazione di tutte le qualità maschili in una donna).
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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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