In natura la forma (o il cambiamento) deriva dal fallimento, non dal successo. Il cervello - come la vita - non cerca di vivere, ma di non morire. Questo fa sì che il successo sia un accidente del caso tra ciò che il fallimento si lascia dietro, quando uno è consapevolmente delirante quanto basta da camminare fuori rotta, per tutto il tempo che occorre.
Noi vediamo (e sentiamo, annusiamo eccetera) il mondo non dentro, ma fuori di noi. Come avviene la proiezione verso il mondo esterno di quel che il cervello elabora? Se tutta l'elaborazione avviene dentro il nostro cervello, perchè collochiamo quel che vediamo e sentiamo nello spazio?
Il modo in cui si percepisce il mondo non è un'opzione che si può cambiare con il ragionamento: percepiamo il mondo in virtù dei meccanismi nervosi selezionati dall'evoluzione. Gli "a priori" sono prodotti dalla pressione naturale sul cervello. Essi, parti della materia, non sono modificabili a piacimento. Vedere, sentire, toccare, annusare, significa collocare il mondo esterno negli "a priori" dello spazio e del tempo. [...] Noi vediamo qualcosa non perchè il mondo esterno entra dentro di noi, come se viaggiasse nel cervello un'immagine simile a quelle della televisione. Il mondo, attraverso gli organi di senso, suscita potenziali elettrici che raggiungono le aree visive e poi le aree della coscienza. [...] Nei meccanismi cognitivi del cervello, e non altrove, avviene tutto ciò di cui siamo consapevoli. Il cervello non proietta nulla all'esterno, perchè l'esterno che noi possiamo percepire e nel quale viviamo è dentro di noi.

here is the meaning of life
La nostra ecologia plasma a tutti gli effetti il nostro cervello (e il cervello rimodellato si traduce in cambiamenti del comportamento che a loro volta plasmano il nostro ambiente). L'ecologia genera un repertorio empirico di tentativi ed errori che danno forma al mondo circostante attraverso l'interazione fisica del corpo. [...] E' precisamente grazie al fatto che noi non vediamo la realtà, e non malgrado questo, che siamo in grado di adattarci e di cambiare così fluidamente. Mettetevi bene in testa questa idea: il non vedere la realtà è fondamentale per la nostra capacità di adattamento. Dato che il cervello è costantemente impegnato nel compito di dare senso a informazioni che intrinsecamente ne sono prive, questo processo interpretativo implica che la nostra elaborazione neurale sia uno strumento attivo di confronto con il mondo esterno.
Consideriamo un evento, a prima vista banale: l'osservazione di un panorama con una casa, un albero, un uccello che canta, fiori che sbocciano. È un'esperienza visiva, uditiva, olfattoria, per chi è perseguitato dai pollini a volte anche fastidiosa. Immagini, suoni, odori, pruriti sembra che entrino dentro di noi. Non è così: le cose della realtà provocano negli organi di senso potenziali elettrici che viaggiano all'interno del cervello. Nel cervello non viaggia l'immagine della casa, ma i potenziali elettrici che la casa provoca nella retina. Arrivati alle aree della coscienza, essi producono l'esperienza della casa. Durante il viaggio nel cervello, i potenziali elettrici acquisiscono qualità che gli oggetti non hanno. I suoni, gli odori, i colori, il caldo e il freddo, la luce e il buio non sono nel mondo. Essi sono espedienti delle aree della corteccia cerebrale della sensibilità per tener distinte onde elettromagnetiche (luce, buio, colori), molecole (gli odori e i sapori), la loro velocità (caldo e freddo) e spostamenti d'aria (i suoni). La realtà è ben diversa dal luogo pieno di rumori, colori e odori in cui il cervello ci fa vivere. Essa è un silenzioso e grigio contenitore di molecole senza odori, sapori e temperatura, d'atomi e di campi elettromagnetici in vibrazione. La spiegazione di ciò che succede in noi quando facciamo con naturalezza, senza grandi problemi filosofici, le nostre esplorazioni del mondo, ammonisce Enrico Bellone, non è semplice. La razionalità della scienza dimostra che la terra quasi sferica gira su se stessa e intorno al sole, e che noi siamo su un suo frammento. Di ciò, fortunatamente, non percepiamo nulla. Nel corso dell'evoluzione si sono imposti meccanismi nervosi che forniscono alla coscienza il dato della terra piatta e ferma, infinitamente più gradevole per viverci sopra di una sfera che gira su se stessa e attorno al sole a velocità folle. In un mondo effimero, non nello spazio vero, è vissuta l'esperienza della realtà. Gli antichi, convinti che il sole girasse attorno alla terra ferma e piatta, non erano irragionevoli, ma interpreti rigorosi dei dati degli organi di senso, che si rivelarono poi anticopernicani.
Secondo i filosofi Michael Madary e Thomas Metzinger (ved. bibliografia) "la realtà virtuale è la rappresentazione di "possibili mondi" e di "possibili sé" con lo scopo di creare un "senso di presenza" nell'utilizzatore. Lo stesso fenomeno avviene nelle migliori "teorie della mente", che creano modelli interni del mondo (rappresentazioni virtuali neurali) e generano ipotesi predittive. Riguardo alla mente umana essi scrivono:
L'esperienza cosciente è esattamente un modello virtuale del mondo, una simulazione dinamica interna, che in condizioni normali non può essere esperita come un modello virtuale dato che è fenomenologicamente trasparente - "noi guardiamo attraverso essa" come se fossimo in diretto e immediato contatto con la realtà.
Secondo Thomas Metzinger (intervista a Der Spiegel) l'ambiente in cui l'uomo vive modifica la sua percezione e anche il senso del sè e del reale, "Le tecnologie di realtà virtuale possono servire a facilitare l'empatia oppure a distruggerla. Questi metodi sono potenti strumenti di manipolazione psicologica. Ora è importante stabilire degli standard etici".
Uno dei rischi che vengono prospettati dalle esperienze "immersive" è quello simile all'esperimento della mano di gomma di Keisuke Suzuki (ved. bibliografia) nel quale il cervello viene ingannato nel ritenere che la mano sia sua. In una realtà virtuale potrebbe ingannarsi pensando di essere un avatar. Ciò comporterebbe dei rischi per quella piccola percentuale di persone psichiatricamente vulnerabili che potrebbero avere esperienze psicotiche di sdoppiamento.
Le idee che dominano oggi la nostra civiltà risalgono nella loro forma più virulenta alla rivoluzione industriale. Esse si possono così riassumere:
a) Noi contro l'ambiente.b) Noi contro gli altri uomini.c) E' il singolo (o la singola compagnia, o la singola nazione) che conta.d) Possiamo avere un controllo unilaterale sull'ambiente e dobbiamo sforzarci di raggiungerlo.e) Viviamo all'interno di una "frontiera" che si espande all'infinito.
f) Il determinismo economico è cosa ovvia e sensata.
g) La tecnica ci permetterà di attuarlo.Noi sosteniamo che queste idee si sono semplicemente dimostrate false alla luce delle grandi, ma in definitiva distruttive, conquiste della nostra tecnica negli ultimi centocinquant'anni. Allo stesso modo esse si rivelano false alla luce della moderna storia ecologica. La creatura che la spunta contro il suo ambiente distrugge se stessa.
Considerate l'epifania immaginata da Montale in alcuni celebri versi (vedi figura), la rivelazione che coglie il poeta volgendosi indietro mentre un mattino cammina in un'aria di vetro. Alberi, case, colli e tutti gli oggetti del nostro mondo percettivo, per Daniel Hoffman costituiscono l'inganno consueto non come metafora della condizione umana, ma con un significato scientifico preciso: l'idea che la nostra percezione non ci dica nulla di vero sulla realtà. Se prendiamo sul serio Darwin, argomenta Hoffman, allora dobbiamo riconoscere che i nostri sistemi percettivi si sono evoluti per nasconderci sistematicamente la realtà, per occultarla non per rivelarla. La moneta sonante dell'evoluzione è la sopravvivenza e la riproduzione.
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- Luca Russo (2015), Autocontrollo, routine e libero arbitrio. Osservazioni sugli esperimenti di Benjamin Libet (PDF) - RIVISTA INTERNAZIONALE DI FILOSOFIA E PSICOLOGIA
- Chiara Brandimarte (2013), Rubber Hand Illusion ed esperienza soggettiva: quale rapporto tra Body Ownership ed Agency? - State of Mind
- Enrico Bellone (2018), Spazio e tempo nella nuova scienza (PDF)
- Enrico Bellone 2011), La realtà entra nel nostro cervello? - IlSole24 Ore
- Michael Madary, Thomas K. Metzinger (2016), Real virtuality: A Code of ethical Conduct. Recommendations for Good Scientific Practice and the Consumers of vR-Technology (PDF) [92 citazioni]
- Giorgio Vallortigara (2020), Non ti vedo come sei, ma quanto mi piaci! - Sole 24 Ore
Pagina aggiornata il 4 maggio 2020