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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Come funziona la coscienza: il pensiero è un processo cosciente che poggia su una struttura profonda di processi inconsci
TEORIE > CONCETTI > INCONSCIO e COSCIENZA
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Secondo lo psicologo e neuroscienziato Stanislas Dehaene la coscienza è il risultato di un'attività cerebrale che sollecita la neocorteccia al di là della sua soglia di attivazione. Egli scrive nel libro "Coscienza e cervello": "Prima che avvenisse l'ominazione, la corteccia prefrontale dei primati possedeva già uno spazio di lavoro nel quale le fonti d'informazione passate e presenti, debitamente soppesate per la loro affidabilità, potevano essere catalogate per  guidare le decisioni. Da allora, un passaggio evolutivo chiave, forse peculiare degli esseri umani, sembra aver aperto questo spazio di lavoro agli input sociali provenienti dalle altre menti. Lo sviluppo di questa interfaccia sociale ci ha permesso di raccogliere i benefici di un algoritmo decisionale sociale: confrontando la nostra conoscenza con quella degli altri abbiamo preso decisioni migliori."  Le ultime scoperte rese possibili dalle tecniche di imaging hanno permesso di ipotizzare un ruolo centrale per le nostre connessioni cerebrali, più che per i singoli gruppi di neuroni, cioè per il nostro Connettoma. Scrive Dehaene: "I nostri stati neuronali fluttuano incessantemente in una maniera parzialmente autonoma, creando un mondo interno di pensieri personali, e anche quando sono posti a confronto con identici input sensoriali, essi reagiscono differentemente, secondo il nostro umore, i nostri obiettivi e i nostri ricordi. [...] Ciò che ne emerge è un "presente ricordato". Una cifra personalizzata del qui e ora, arricchita da ricordi persistenti e da previsioni anticipate, che proietta costantemente una prospettiva in prima persona sul suo ambiente: un mondo interno cosciente."  Il filosofo Thomas Metzinger ha indagato, nel libro "Il tunnel dell'io", le varie forme di coscienza di sé avvalendosi delle ultime ricerche neuroscientifiche. Egli sostiene che i nostri organi di senso sono limitati, nel senso che si sono evoluti solo per percepire, nell'enorme ricchezza del mondo, solo i fenomeni che consentivano la sopravvivenza. Per questo motivo l'esperienza cosciente non è l'immagine della realtà ma piuttosto, secondo la metafora di Metzinger, quella di un tunnel che ne cattura solo una piccola parte. Scrive Metzinger: "La coscienza è "l'apparire di un mondo". L'essenza  del fenomeno dell'esperienza cosciente sta nel fatto che una singola e unificata realtà diventa presente: se siete coscienti un mondo vi appare. Ciò è vero sia per i sogni sia per gli stati di veglia, ma nel sonno profondo senza sogni nulla appare: non vi è disponibile il fatto che ci sia una realtà fuori di voi e che voi siate presenti in essa; non sapete addirittura di esistere. [...] Nell'evoluzione darwiniana, una prima forma di coscienza potrebbe essere comparsa circa 200 milioni di anni fa nelle primitive cortecce cerebrali dei mammiferi, fornendo loro la consapevolezza corporea e il senso di un mondo circostante e guidando il loro comportamento."  Come riconoscere il mondo reale tra tutti i mondi immaginari possibili? Si chiede Metzinger: se l'Homo sapiens ha lentamente acquisito la capacità di immaginare condizioni alternative a quelle reali,  come ha fatto a distinguere tra la realtà e la rappresentazione? Scrive Metzinger: "Gli esseri umani sanno che alcune delle loro esperienze coscienti non si riferiscono al mondo reale, ma sono soltanto rappresentazioni che hanno luogo nelle loro menti. [...] Avendo esperienza cosciente di alcuni elementi del nostro tunnel in termini di mere immagini o di pensieri relativi al mondo, siamo divenuti consapevoli della possibilità di avere rappresentazioni erronee. Abbiamo capito che talvolta commettiamo degli errori, poichè la realtà non è che un tipo specifico di apparenza. In quanto sistemi rappresentazionali evoluti, abbiamo potuto rappresentare uno dei fatti più rilevanti fra quelli che ci riguardano, ossia che "siamo" sistemi rappresentazionali. Siamo stati abili a cogliere i significati di nozioni come verità e falsità, conoscenza e illusione. Non appena siamo divenuti padroni di questa distinzione, l'evoluzione culturale è esplosa, poichè siamo diventati sempre più intelligenti aumentando sistematicamente le conoscenze e riducendo parallelamente l'illusione." I neuroscienziati Gerald Edelman e Giulio Tononi, alla luce degli attuali sviluppi dell'intelligenza artificiale (AI), sollevano dei dubbi sul tipo di coscienza cui possono aspirare i futuri manufatti. Essi scrivono: "Il radicamento nel singolo corpo è [per l'uomo] il prezzo da pagare per accedere a qualsiasi esperienza qualitativa. Vi è tuttavia un nuovo allargamento di  conoscenza che si schiuderebbe in quel rimarchevole momento del nostro viaggio intellettuale. E' l'opportunità di vedere come un fenotipo radicalmente differente [AI] dotato della facoltà della coscienza di ordine superiore categorizzi in realtà lo stesso mondo, quel mondo che insieme condividiamo. La probabilità che questo fenotipo sarà come i nostri o anche come quelli di un animale complesso appaiono sempre più flebili." Nel 2022, con la pubblicazione del libro "Irriducibile" il fisico Federico Faggin ha avanzato una nuova ipotesi sulla natura della coscienza, ipotesi basata su esperienze personali e su analisi di fisica quantistica condotte dal fisico Giacomo Mauro D'Ariano. Tale ipotesi (ancora da verificare sperimentalmente) prevede che la coscienza non si generi all'interno del cervello ma che sia già presente nell'Universo dall'inizio dei tempi e costituisca, metafisicamente, l'essenza  della realtà, come era già stato anticipato circa 2500 anni fa da alcune religioni orientali (il Tao, i Veda, il Buddismo).
Punto chiave di questa pagina
LO SPAZIO NEURONALE GLOBALE: Secondo lo psicologo e neuroscienziato Stanislas Dehaene la coscienza è il risultato di un'attività cerebrale che sollecita la neocorteccia al di là della sua soglia di attivazione. Egli scrive nel libro "Coscienza e cervello" (p.159): "Prima che avvenisse l'ominazione, la corteccia prefrontale dei primati possedeva già uno spazio di lavoro nel quale le fonti d'informazione passate e presenti, debitamente soppesate per la loro affidabilità, potevano essere catalogate per guidare le decisioni. Da allora, un passaggio evolutivo chiave, forse peculiare degli esseri umani, sembra aver aperto questo spazio di lavoro agli input sociali provenienti dalle altre menti. Lo sviluppo di questa interfaccia sociale ci ha permesso di raccogliere i benefici di un algoritmo decisionale sociale: confrontando la nostra conoscenza con quella degli altri abbiamo preso decisioni migliori."
Punti di riflessione
Il problema della coscienza riguarda l'esperienza soggettiva, la struttura della nostra vita interiore, e non la conoscenza del mondo esterno. (Thomas Metzinger p.12)
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L'entropia è una quantità adimensionale che viene utilizzata per misurare l'incertezza sullo stato di un sistema ma può anche implicare qualità fisiche, dove alta entropia è sinonimo di alto disordine. L'entropia viene qui applicata nel contesto degli stati di coscienza e della neurodinamica ad essi associata, con particolare attenzione allo stato psichedelico. Lo stato psichedelico è considerato un esempio di uno stato di coscienza primitivo o primario che ha preceduto lo sviluppo della coscienza di veglia moderna, adulta, umana e normale. (Robin Carhart-Harris et al.)
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In senso ampio la coscienza è la realtà vissuta. E' sentirsi vivi. E' la sola porzione di eternità che mi spetta. Senza esperienza sarei uno zombie, non riconoscerei me stesso. Certo, esistono anche altri aspetti della mia mente. In particolare, esiste il vasto regno del non- e dell'inconscio che esiste al di là della ribalta della coscienza. Eppure, la parte problematica della questione mente-corpo riguarda la coscienza, non l'elaborazione inconscia: il mistero è che io possa vedere qualcosa, sentire qualcosa, non come il mio sistema visivo elabori la pioggia di fotoni che si imprimono sulla mia retina così da identificare un volto. Qualsiasi smartphone è in grado di fare un'elaborazione del genere, ma non riesce a vedere o sentire qualcosa. (Christof Koch pp. 9-10)
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You voted according the conscience? Yes, but then I realized that was not mine.
Un modello per la mente: lo Spazio di lavoro neuronale globale
Stanislas Dehaene
(da "Cervello e Coscienza" p.225): La teoria dello spazio di lavoro neuronale globale [di Dehaene e Changeaux] propone che ciò di cui abbiamo esperienza come coscienza sia la condivisione globale dell'informazione. Il cervello contiene dozzine di processori locali (rappresentati dai cerchietti), ciascuno specializzato per un tipo di operazione. Un sistema di comunicazione specifico, lo "spazio di lavoro globale", permette loro di condividere in maniera flessibile l'informazione. In ogni determinato momento lo spazio di lavoro seleziona un sottoinsieme di processori, stabilisce una rappresentazione coerente dell'informazione che questi codificano, la trattiene nella mente per una quantità di tempo arbitraria e la restituisce disseminandola, praticamente, in qualsiasi altro processore. Ogni volta che accede allo spazio di lavoro, un brandello d'informazione diventa cosciente.
Il neurobiologo Roger Orpwood scrive: "Chalmers (1996) nel suo libro ha proposto il principio fondamentale che l'informazione ha un aspetto sia fisico che fenomenico. Il nostro mondo interiore cosciente è composto di significati. È il modo in cui percepiamo il nostro ambiente ed è il modo in cui sperimentiamo i nostri pensieri interiori. Tutti i qualia che costituiscono il nostro mondo cosciente interiore sono aspetti dell'informazione, ma sono aspetti dell'informazione semantica. Sono in qualche modo legati all'elaborazione fisica dell'informazione che ha luogo negli attivatori dei nostri neuroni. Per comprendere la causa dei qualia abbiamo bisogno di esplorare il legame tra l'informazione fisica degli scarichi neuronali e l'informazione semantica dei qualia"
Che cos'è la coscienza?
Secondo lo psicologo e neuroscienziato Stanislas Dehaene la coscienza è il risultato di un'attività cerebrale che sollecita la neocorteccia al di là della sua soglia di attivazione. Per semplificare si può dire che, sintetizzando dal libro di Dehaene "Coscienza e Cervello", il pensiero umano si basa sul corretto funzionamento di tre aree di attività neuronale:

  1. Uno spazio neuronale dove l'attenzione può essere focalizzata per trovarvi i concetti sui quali ragionare, cioè la "memoria di lavoro" che è depositaria della nostra conoscenza cosciente. Scrive Dehaene (p.224): "Quando noi diciamo che siamo consapevoli di un certo brandello d'informazione, intendiamo semplicemente questo: l'informazione è entrata in un'area specifica d'immagazzinamento che la rende disponibile al resto del cervello." Infatti, nei pazienti che presentano lesioni alla corteccia prefrontale, questa memoria viene perduta e il paziente cade in un oblio non cosciente, con gravi  problemi nella progettazione del futuro e un'ostinata aderenza al presente. (pp.143-148)

  2. Un'attività neuronale non cosciente che faccia la "sgrossatura" del materiale proveniente dalla relazione tra l'individuo e il suo ambiente, cioè il "sonno" che è un periodo di ribollente attività inconscia che sostiene il consolidamento della memoria e rafforza l'intuizione risolvendo problemi complessi le cui soluzioni affiorano alla coscienza al risveglio (pp. 121-123)

  3. Un'attività neuronale cosciente mediante la quale l'individuo tenta di "ragionare" sui dati provenienti dall'ambiente, cioè l'inferenza che il filosofo Peirce ha chiamato "abduzione", che viene chiamata dagli scienziati cognitivi "inferenza bayesiana" e che consiste in un ragionamento statistico a ritroso che consente di inferire le cause sottostanti alle proprie ipotesi (pp.135-136)


Egli scrive nel libro "Coscienza e cervello" (p.159 ved. bibliografia):

Prima che avvenisse l'ominazione, la corteccia prefrontale dei primati possedeva già uno spazio di lavoro nel quale le fonti d'informazione passate e presenti, debitamente soppesate per la loro affidabilità, potevano essere catalogate per  guidare le decisioni. Da allora, un passaggio evolutivo chiave, forse peculiare degli esseri umani, sembra aver aperto questo spazio di lavoro agli input sociali provenienti dalle altre menti. Lo sviluppo di questa interfaccia sociale ci ha permesso di raccogliere i benefici di un algoritmo decisionale sociale: confrontando la nostra conoscenza con quella degli altri abbiamo preso decisioni migliori.

La sintesi di Dehaene sul pensiero umano
aree neuronali
Le tre aree neuronali su cui si fonda la capacità umana di pensiero
Il pensiero umano si basa sul corretto funzionamento di tre aree di attività neuronale: (1) uno spazio neuronale dove l'attenzione può essere focalizzata per trovarvi i concetti sui quali ragionare, cioè la "memoria di lavoro", (2) un'attività neuronale non cosciente che faccia la "sgrossatura" del materiale proveniente dalla relazione tra l'individuo e il suo ambiente, cioè il "sonno", (3) un'attività neuronale cosciente mediante la quale l'individuo tenta di "ragionare" sui dati provenienti dall'ambiente, cioè l'inferenza che il filosofo Peirce ha chiamato "abduzione"
Noi siamo "un presente ricordato"
La grande variabilità delle nostre dotazioni genetiche e delle nostre esperienze individuali fa sì che ogni persona sia diversa dalle altre perchè caratterizzata da un mondo di rappresentazioni interne, collegate all'ambiente in cui vive ma non imposte da esso. Le ultime scoperte rese possibili dalle tecniche di imaging hanno permesso di ipotizzare un ruolo centrale per le nostre connessioni cerebrali, più che per i singoli gruppi di neuroni, cioè per il nostro Connettoma.
Scrive Dehaene (p.354):


I nostri stati neuronali fluttuano incessantemente in una maniera parzialmente autonoma, creando un mondo interno di pensieri personali, e anche quando sono posti a confronto con identici input sensoriali, essi reagiscono differentemente, secondo il nostro umore, i nostri obiettivi e i nostri ricordi. [...] Ciò che ne emerge è un "presente ricordato". Una cifra personalizzata del qui e ora, arricchita da ricordi persistenti e da previsioni anticipate, che proietta costantemente una prospettiva in prima persona sul suo ambiente: un mondo interno cosciente.
Connettoma: il fascio di connessioni sinaptiche in ciascun emisfero cerebrale e le connessioni tra gli emisferi
Una metafora della coscienza: il tunnel dell'Io

Il filosofo Thomas Metzinger ha indagato, nel libro "Il tunnel dell'io" (ved. bibliografia), le varie forme di coscienza di sé avvalendosi delle ultime ricerche neuroscientifiche. Egli sostiene che i nostri organi di senso sono limitati, nel senso che si sono evoluti solo per percepire, nell'enorme ricchezza del mondo, solo i fenomeni che consentivano la sopravvivenza. Per questo motivo l'esperienza cosciente non è l'immagine della realtà ma piuttosto, secondo la metafora di Metzinger, quella di un tunnel che ne cattura solo una piccola parte. Scrive Metzinger (p.17):


La coscienza è "l'apparire di un mondo". L'essenza  del fenomeno dell'esperienza cosciente sta nel fatto che una singola e unificata realtà diventa presente: se siete coscienti un mondo vi appare. Ciò è vero sia per i sogni sia per gli stati di veglia, ma nel sonno profondo senza sogni nulla appare: non vi è disponibile il fatto che ci sia una realtà fuori di voi e che voi siate presenti in essa; non sapete addirittura di esistere. [...] Nell'evoluzione darwiniana, una prima forma di coscienza potrebbe essere comparsa circa 200 milioni di anni fa nelle primitive cortecce cerebrali dei mammiferi, fornendo loro la consapevolezza corporea e il senso di un mondo circostante e guidando il loro comportamento.


Secondo Metzinger la coscienza è un fenomeno biologico che raduna i vari elementi utili alla sopravvivenza umana all'interno di una finestra di consapevolezza che egli chiama "Tunnel dell'io". Esso è la nostra cassetta degli attrezzi mentale costituita da stati fenomenici che si sono tradotti in organi neurocomputazionali. Scrive Metzinger (p.68-69):


Ogni nuovo organo virtuale, ogni nuova esperienza sensoriale, ogni nuovo pensiero cosciente ha un prezzo metabolico; anche se è durata solo pochi minuti o secondi, la loro attivazione è stata dispendiosa. Ma poichè si sono autofinanziati in termini di glucosio addizionale, e in termini di sicurezza, di sopravvivenza e di possibilità di procreazione, si sono diffusi tra le popolazioni, mantenendosi vivi fino ad oggi. Ci hanno permesso di discriminare tra ciò che possiamo e non possiamo mangiare, di cercare e trovare nuove fonti di cibo, di pianificare gli attacchi alle nostre prede. Ci hanno consentito di leggere nelle menti degli altri e di collaborare con i nostri colleghi cacciatori. E, infine, hanno fatto sì che imparassimo dalle esperienze passate. La conclusione provvisoria è che il far apparire un mondo nel cervello di un organismo ha rappresentato una nuova strategia computazionale. [...] Una volta trovato un cammino che dal mondo reale porta a quello possibile maggiormente desiderabile nella vostra mente, potete cominciare ad agire.
Il senso del sé: un vantaggio evolutivo
Thomas Metzinger parla dell'Avatar trasparente che è in ognuno di noi (abilitare i sottotitoli)
Come riconoscere il mondo reale tra tutti i mondi immaginari possibili?
Si chiede Metzinger: se l'Homo sapiens ha lentamente acquisito la capacità di immaginare condizioni alternative a quelle reali,  come ha fatto a distinguere tra la realtà e la rappresentazione? Scrive Metzinger (p.72):
Gli esseri umani sanno che alcune delle loro esperienze coscienti non si riferiscono al mondo reale, ma sono soltanto rappresentazioni che hanno luogo nelle loro menti. [...] Avendo esperienza cosciente di alcuni elementi del nostro tunnel in termini di mere immagini o di pensieri relativi al mondo, siamo divenuti consapevoli della possibilità di avere rappresentazioni erronee. Abbiamo capito che talvolta commettiamo degli errori, poichè la realtà non è che un tipo specifico di apparenza. In quanto sistemi rappresentazionali evoluti, abbiamo potuto rappresentare uno dei fatti più rilevanti fra quelli che ci riguardano, ossia che "siamo" sistemi rappresentazionali. Siamo stati abili a cogliere i significati di nozioni come verità e falsità, conoscenza e illusione. Non appena siamo divenuti padroni di questa distinzione, l'evoluzione culturale è esplosa, poichè siamo diventati sempre più intelligenti aumentando sistematicamente le conoscenze e riducendo parallelamente l'illusione.
Da dove vengono le intuizioni scientifiche?
coscienza
Intuizioni scientifiche: i concetti newtoniani di spazio e tempo assoluti non convincevano Einstein. Egli trovò una soluzione, la famosa Teoria della relatività ristretta, con un pensiero astratto operante nella matematica, guidato dall'intuizione e controllato dalla logica.
Abbiamo capito che talvolta commettiamo degli errori, poichè la realtà non è che un tipo specifico di apparenza. In quanto sistemi rappresentazionali evoluti, abbiamo potuto rappresentare uno dei fatti più rilevanti fra quelli che ci riguardano, ossia che "siamo" sistemi rappresentazionali. Siamo stati abili a cogliere i significati di nozioni come verità e falsità, conoscenza e illusione. Non appena siamo divenuti padroni di questa distinzione, l'evoluzione culturale è esplosa
Disordini psichiatrici
Una coscienza del mondo con le caratteristiche appena descritte non è un bene comune, ma un fenomeno soggettivo: la maggior parte delle persone ce l'ha (ognuno la sua), mentre una minoranza di persone con varie patologie psichiche o cerebrali non ce l'ha. Scrive Metzinger (p.75):


In alcuni gravi disordini psichiatrici, come la sindrome di Cotard, capita che i pazienti smettano di usare il pronome della prima persona singolare e che inoltre sostengano di non esistere affatto. [...]  I mistici di ogni cultura e di ogni tempo hanno raccontato di profonde esperienze spirituali in cui non era presente alcun "sé", e alcuni di loro hanno smesso di usare il pronome "io". Invero, molti degli organismi semplici che vivono su questo Pianeta hanno un tunnel della coscienza senza che qualcuno ci viva dentro. probabilmente alcuni di loro hanno soltanto una "bolla" di coscienza, piuttosto che un tunnel vero e proprio, poichè, insieme a quella del "sé", scompare anche la consapevolezza del passato e del futuro.
Esistere ma non accorgersene
illusioni cognitive
Allora, Mr. Sunya, quand'è che si è accorto per la prima volta che il suo senso del sé era un'illusione?
Matrix: favola moderna sulla nostra rappresentazione del mondo
Il filosofo Massimo Cappuccio, a seguito dell'uscita nelle sale cinematografiche del film di fantascienza "Matrix" nel 1999, chiese a diversi filosofi e scienziati italiani, la loro opinione sulle rilevanti questioni sollevate dal film. Il film ipotizza che l'Intelligenza Artificiale delle Macchine abbia preso il potere nel mondo relegando l'essere umano in una realtà simulata (Matrix per l'appunto). Il film si dibatte nella differenza tra coloro che vogliono rimanere schiavi di un mondo virtuale (dentro la Matrice), e coloro che vogliono liberare l'Umanità, restituendole la consapevolezza della Realtà.
Queste riflessioni sono state pubblicate nel 2004 nel libro "Dentro la Matrice - Filosofia, scienza e spiritualità", che è una raccolta di saggi che ampliano la prospettiva del film e dal quale riporto un passo dell'articolo di Franco Bertossa, Roberto Ferrari e Marco Besa "Matrici senza uscita" (p. 108):


Il salto dall'illusorio al reale, la conoscenza di cosa sia veramente il mondo, vale a dire l'uscita dalla Matrice, richiedono contestualmente una spiegazione della mente, della coscienza umana che ne fa esperienza; nei termini del film, la cui originalità sta nel creare uno scenario attuale e drammatico a domande fondamentali: "il mondo esiste solo come simulazione neurale interattiva"; "è la mente che lo rende reale". Ma cos'è la mente da cui dipende il grado di realtà del mondo? La Matrice nella sua interezza non è solo l'utero (lat. Matrix) che ci contiene, il mondo che ci è stato messo davanti agli occhi per nasconderci la verità: è anche, e in primo luogo, la mente che lo conosce. Se, quindi, il problema è la conoscenza del mondo "reale", appare più sensato interrogarsi sulla "reale" natura della mente  più che su quella della Matrice.


Questa prospettiva, secondo gli autori, ci dice che esiste una circolarità tra il "cervello" che crea il "mondo" che noi percepiamo e il "mondo" che appare al "cervello" modificandolo. Come scrivono gli autori (p.110):


Ogni uscita dalla mente, in un "fuori dalla Matrice" che possa spiegarla, presuppone la mente. In termini più precisi, la neuroscienza sostiene che anche i propri schemi epistemologici di conoscenza (empirica e oggettiva) sono il prodotto di processi bio-psico-neuro-evolutivi; ma l'esistenza dei processi e del cervello umano che li incarna può essere accertata solo attraverso raccolta di fatti empirici e produzione di teorie che "dipendono"  dal particolare modo d'essere di quegli stessi schemi di conoscenza. In pratica ci fondiamo su assunti e definizioni di metodo arbitrari che a loro volta sono fondati sulla funzionalità neurale che vorrebbero spiegare. La circolarità si genera quando, andando ad esaminare le premesse che portano a una conclusione da dimostrare, in esse ricompare la proposizione ancora da dimostrare come fosse già dimostrata.
Il film Matrix ha mostrato il moderno Mito della Caverna di Platone
Circolarità Mente-Mondo
Matrix
Il web potrebbe avere una coscienza?
Cliccare sull'immagine per approfondire
Ci fondiamo su assunti e definizioni di metodo arbitrari che a loro volta sono fondati sulla funzionalità neurale che vorrebbero spiegare. La circolarità si genera quando, andando ad esaminare le premesse che portano a una conclusione da dimostrare, in esse ricompare la proposizione ancora da dimostrare come fosse già dimostrata
Di cosa è fatta la coscienza
I neuroscienziati Gerald M. Edelman e Giulio Tononi distinguono tra "coscienza primaria" (consapevolezza mentale di sè, del proprio corpo e del mondo) e "coscienza di ordine superiore" (consapevolezza dei propri atti e sentimenti, cioè coscienza di essere coscienti). Essi le descrivono così ("Un universo di coscienza" p.263):

Senza entrare in controversie sulle definizioni, la nostra tesi è che il pensiero sia un processo cosciente sovrastante a una struttura profonda di necessari meccanismi non coscienti. Essi comprendono la memoria non rappresentazionale, i vincoli dei valori, e l'azione delle appendici corticali come i gangli della base, l'ippocampo e il cervelletto. L'incorporamento dei sistemi di valore come vincoli necessari sulle attività del cervello, inteso come sistema selettivo, lega la concezione dell'epistemologia fondata sulla biologia alla teoria secondo cui le emozioni sono fondamentali tanto per le origini quanto per il bisogno del pensiero cosciente. [...] I sistemi di valore e le emozioni sono essenziali nelle attività selettive del cervello sottese alla coscienza.

Alla luce degli attuali sviluppi dell'intelligenza artificiale (AI), Edelman e Tononi sollevano dei dubbi sul tipo di coscienza cui possono aspirare i futuri manufatti (p.266-267):

Il radicamento nel singolo corpo è [per l'uomo] il prezzo da pagare per accedere a qualsiasi esperienza qualitativa. Vi è tuttavia un nuovo allargamento di  conoscenza che si schiuderebbe in quel rimarchevole momento del nostro viaggio intellettuale. E' l'opportunità di vedere come un fenotipo radicalmente differente dotato della facoltà della coscienza di ordine superiore categorizzi in realtà lo stesso mondo, quel mondo che insieme condividiamo. La probabilità che questo fenotipo sarà come i nostri o anche come quelli di un animale complesso appaiono sempre più flebili.
Un punto di vista biologico sulla coscienza
A proposito della possibilità di trovare una spiegazione scientifica alla coscienza Il biologo Edward O. Wilson scrive nel suo libro "Il significato dell'esistenza umana" (pp.139- 142):

Vi sono diverse ragioni per essere ottimisti a proposito di una soluzione in tempi brevi. La prima è l'emergere graduale della coscienza nel corso dell'evoluzione. Lo straordinario livello raggiunto dagli esseri umani non fu realizzato tutt'a un tratto, come si accende una luce premendo un interruttore. Nel passaggio dalle habilines preumane a Homo sapiens l'aumento graduale, benchè rapido, delle dimensioni del cervello indica che la coscienza evolse in tappe, in modo simile a quanto avvenne per altri sistemi biologici complessi come, per esempio, la cellula eucariota, l'occhio degli animali, o la vita coloniale degli insetti. Studiando specie animali che hanno percorso solo un tratto della via che porta al livello umano, dovrebbe quindi essere possibile ricostruire i passaggi che, nella nostra specie hanno portato alla coscienza. [...] La vita mentale cosciente è costruita interamente a partire dalla confabulazione: una costante revisione di storie di cui si è avuta esperienza in passato e di altre, in competizione, inventate per il futuro.

Dall' Homo habilis all'Homo Sapiens
L’Homo habilis possedeva già tecniche di acquisizione, di fabbricazione e di consumazione, indici di una coscienza ad un tempo simbolica e creatrice. [Nether – Tomba di Seti I (Tebe)] Cliccare per approfondire
Sumeri e semiti rappresentano le divinità sotto forma umana e attribuiscono loro come caratteristiche la luce e lo splendore. La luminosità divina è una forza, rappresentata da un alone intorno alla testa della statua divina. L’India, l’Iran e l’Occidente riprendono questa simbolica mesopotamica. Lo splendore divino irradia sui vestiti della statua e all’interno dei santuari e dei templi. Il rito dell’incoronamento delle statue acquista un’importanza primordiale perché si ritiene che questo rito conferisca alla statua divina una potenza soprannaturale.
Il radicamento nel singolo corpo è [per l'uomo] il prezzo da pagare per accedere a qualsiasi esperienza qualitativa. Vi è tuttavia un nuovo allargamento di  conoscenza che si schiuderebbe in quel rimarchevole momento del nostro viaggio intellettuale. E' l'opportunità di vedere come un fenotipo radicalmente differente [AI] dotato della facoltà della coscienza di ordine superiore categorizzi in realtà lo stesso mondo, quel mondo che insieme condividiamo. La probabilità che questo fenotipo sarà come i nostri o anche come quelli di un animale complesso appaiono sempre più flebili
Conclusioni (provvisorie): la coscienza è il risultato di un'attività cerebrale che sollecita la neocorteccia al di là della sua soglia di attivazione
Secondo lo psicologo e neuroscienziato Stanislas Dehaene la coscienza è il risultato di un'attività cerebrale che sollecita la neocorteccia al di là della sua soglia di attivazione. Egli scrive nel libro "Coscienza e cervello": "Prima che avvenisse l'ominazione, la corteccia prefrontale dei primati possedeva già uno spazio di lavoro nel quale le fonti d'informazione passate e presenti, debitamente soppesate per la loro affidabilità, potevano essere catalogate per  guidare le decisioni. Da allora, un passaggio evolutivo chiave, forse peculiare degli esseri umani, sembra aver aperto questo spazio di lavoro agli input sociali provenienti dalle altre menti. Lo sviluppo di questa interfaccia sociale ci ha permesso di raccogliere i benefici di un algoritmo decisionale sociale: confrontando la nostra conoscenza con quella degli altri abbiamo preso decisioni migliori." Le ultime scoperte rese possibili dalle tecniche di imaging hanno permesso di ipotizzare un ruolo centrale per le nostre connessioni cerebrali, più che per i singoli gruppi di neuroni, cioè per il nostro Connettoma. Scrive Dehaene: "I nostri stati neuronali fluttuano incessantemente in una maniera parzialmente autonoma, creando un mondo interno di pensieri personali, e anche quando sono posti a confronto con identici input sensoriali, essi reagiscono differentemente, secondo il nostro umore, i nostri obiettivi e i nostri ricordi. [...] Ciò che ne emerge è un "presente ricordato". Una cifra personalizzata del qui e ora, arricchita da ricordi persistenti e da previsioni anticipate, che proietta costantemente una prospettiva in prima persona sul suo ambiente: un mondo interno cosciente."  Il filosofo Thomas Metzinger ha indagato, nel libro "Il tunnel dell'io", le varie forme di coscienza di sé avvalendosi delle ultime ricerche neuroscientifiche. Egli sostiene che i nostri organi di senso sono limitati, nel senso che si sono evoluti solo per percepire, nell'enorme ricchezza del mondo, solo i fenomeni che consentivano la sopravvivenza. Per questo motivo l'esperienza cosciente non è l'immagine della realtà ma piuttosto, secondo la metafora di Metzinger, quella di un tunnel che ne cattura solo una piccola parte. Scrive Metzinger: "La coscienza è "l'apparire di un mondo". L'essenza  del fenomeno dell'esperienza cosciente sta nel fatto che una singola e unificata realtà diventa presente: se siete coscienti un mondo vi appare. Ciò è vero sia per i sogni sia per gli stati di veglia, ma nel sonno profondo senza sogni nulla appare: non vi è disponibile il fatto che ci sia una realtà fuori di voi e che voi siate presenti in essa; non sapete addirittura di esistere. [...] Nell'evoluzione darwiniana, una prima forma di coscienza potrebbe essere comparsa circa 200 milioni di anni fa nelle primitive cortecce cerebrali dei mammiferi, fornendo loro la consapevolezza corporea e il senso di un mondo circostante e guidando il loro comportamento." Come riconoscere il mondo reale tra tutti i mondi immaginari possibili? Si chiede Metzinger: se l'Homo sapiens ha lentamente acquisito la capacità di immaginare condizioni alternative a quelle reali,  come ha fatto a distinguere tra la realtà e la rappresentazione? Scrive Metzinger: "Gli esseri umani sanno che alcune delle loro esperienze coscienti non si riferiscono al mondo reale, ma sono soltanto rappresentazioni che hanno luogo nelle loro menti. [...] Avendo esperienza cosciente di alcuni elementi del nostro tunnel in termini di mere immagini o di pensieri relativi al mondo, siamo divenuti consapevoli della possibilità di avere rappresentazioni erronee. Abbiamo capito che talvolta commettiamo degli errori, poichè la realtà non è che un tipo specifico di apparenza. In quanto sistemi rappresentazionali evoluti, abbiamo potuto rappresentare uno dei fatti più rilevanti fra quelli che ci riguardano, ossia che "siamo" sistemi rappresentazionali. Siamo stati abili a cogliere i significati di nozioni come verità e falsità, conoscenza e illusione. Non appena siamo divenuti padroni di questa distinzione, l'evoluzione culturale è esplosa, poichè siamo diventati sempre più intelligenti aumentando sistematicamente le conoscenze e riducendo parallelamente l'illusione." I neuroscienziati Gerald Edelman e Giulio Tononi, alla luce degli attuali sviluppi dell'intelligenza artificiale (AI), sollevano dei dubbi sul tipo di coscienza cui possono aspirare i futuri manufatti. Essi scrivono: "Il radicamento nel singolo corpo è [per l'uomo] il prezzo da pagare per accedere a qualsiasi esperienza qualitativa. Vi è tuttavia un nuovo allargamento di  conoscenza che si schiuderebbe in quel rimarchevole momento del nostro viaggio intellettuale. E' l'opportunità di vedere come un fenotipo radicalmente differente [AI] dotato della facoltà della coscienza di ordine superiore categorizzi in realtà lo stesso mondo, quel mondo che insieme condividiamo. La probabilità che questo fenotipo sarà come i nostri o anche come quelli di un animale complesso appaiono sempre più flebili."
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Pagina aggiornata il 30 giugno 2023

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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