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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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La Proiezione psicologica è un meccanismo di difesa primordiale inconscio, dal duplice scopo, ci allontana dalla realtà mostrando negli altri ciò che è in noi, e ci rende creativi
TEORIE > CONCETTI > QUANTISTICA2
Scopo di questa pagina
La proiezione è un meccanismo psicologico di difesa complesso e potente che può avere un grande impatto sulle nostre vite. È importante esserne consapevoli e capire come affrontarlo quando si presenta nelle nostre relazioni. Nelle nostre relazioni, si può dire che ognuno di noi proietta o viene proiettato: appartiene alla realtà umana da sempre e, essendo un processo inconscio, è difficile da controllare. (Le proiezioni palesi sono ovvie e facili da individuare, mentre le proiezioni sottili possono essere più difficili da rilevare. Ad esempio, una persona potrebbe dire qualcosa di negativo su un'altra persona ma poi aggiungere subito che è solo la sua opinione. In questo caso, la persona sta proiettando, ma lo fa in modo sottile.) La proiezione tende ad allontanarci dalla realtà, infatti, ciò che vediamo negli altri, quanto ci appartiene? Cioè quanto abbiamo messo di nostro, proiettandolo inconsciamente, e quanto, invece, abbiamo percepito dalla realtà con i nostri sensi? Attraverso il meccanismo della proiezione, spostiamo fuori da noi parti della realtà che ci appartengono. Questo danneggia la nostra vita rendendola difficile da gestire emotivamente. Ma, in un certi casi, può anche aiutarla, ad esempio quando usiamo la proiezione come "oracolo" per la nostra vita: siamo noi che (ra)aggiungiamo la 'nostra' soluzione, il nostro destino. Ad esempio, lo psicoterapeuta Luca Urbano Blasetti (vedi bibliografia) scrive: "Quando non abbiamo tutti gli elementi per dare senso a ciò che vediamo, udiamo, tocchiamo ecc. non possiamo far altro che aggiungere a quegli elementi le parti mancanti. Tali parti saranno l’essenza di noi in quanto pure proiezioni. Agiamo e in conseguenza di ciò che facciamo costruiamo un racconto che produca cause efficienti e sufficienti. Io sono ciò che faccio". La proiezione è un processo psichico inconscio "primordiale" che porta l’individuo a trasferire caratteristiche proprie (positive, ma più spesso negative) su altre persone o oggetti esterni, portandolo a credere che queste qualità di fatto appartengano all’altro. E’ un “meccanismo di difesa” che appartiene da sempre alla psiche dell’essere umano e che viene agito in modo inconscio. La psicologa Cristina Bisi scrive (vedi bibliografia): "La proiezione è quel meccanismo della psiche che porta a vedere negli altri, qualità che non hanno o che hanno solo in minima parte, creando relazioni “non obiettive”. Quello che si vede negli altri non sono altro che le nostre qualità/difetti che riusciamo a riconoscere in quanto ci appartengono, anche se presenti ad un livello inconscio. La persona sulla quale viene agita la proiezione assume caratteristiche che la portano ad essere svalutata o idealizzata in modo eccessivo creando situazioni illusorie. Questo avviene in quanto in ognuno di noi esiste una personalità inconscia chiamata Ombra, una sorta di personalità “inferiore”. Questa personalità inconscia ovvero la nostra Ombra, è costituita da tutti quei contenuti rimossi dalla coscienza in quanto ritenuti, nel corso della nostra esistenza, incompatibili con le regole morali di un atteggiamento cosciente. Di fatto, viene rimosso tutto ciò che è ritenuto “brutto, sporco e cattivo”, come forma di difesa, per mantenere un "Io" funzionante. Ma ciò che la coscienza rimuove, non viene cancellato definitivamente ma rimane latente, rimane nell’Ombra e trova espressione attraverso il meccanismo della proiezione."
La proiezione è un concetto che è stato studiato e analizzato da molti psicologi nel corso degli anni e la sua importanza non può essere negata. Che si tratti di relazioni personali o professionali, comprendere la proiezione può aiutarci a navigare nelle nostre interazioni con gli altri in modo più informato ed efficace. Ci sono molti vantaggi nel comprendere la proiezione nelle relazioni personali e professionali. In primo luogo, può aiutarci a evitare malintesi e interpretazioni errate delle azioni e delle intenzioni degli altri. In secondo luogo, può aiutarci a identificare e risolvere i nostri problemi e le nostre insicurezze. In terzo luogo, può migliorare la nostra comunicazione e collaborazione con gli altri, portando a relazioni più positive e produttive. Riconoscendo e affrontando le nostre proiezioni, possiamo diventare più consapevoli di noi stessi ed empatici, il che può avvantaggiarci in tutti gli ambiti della nostra vita.
La proiezione si verifica frequentemente nelle relazioni romantiche perché le persone tendono a far emergere il meglio (e il peggio) l'uno dell'altro. Potremmo vedere il nostro partner come un riflesso di noi stessi e proiettare su di lui i nostri pensieri, sentimenti e qualità.
Ti sei mai trovato in conflitto con qualcuno che TI attribuisce le sue qualità negative? Una persona che TI descrive nel modo in cui lei stessa è? Hai mai chiesto a qualcuno di smettere di proiettare i suoi sentimenti su di te?
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PROIEZIONE PSICOLOGICA: In psicoanalisi, meccanismo di difesa per il quale il soggetto attribuisce ad altri sentimenti, desideri, aspetti propri che rifiuta di riconoscere in sé stesso; è processo simmetrico e opposto alla introiezione. In tal modo, l’individuo allontana da sé qualità, sentimenti e oggetti interni di cui rifiuta ogni coinvolgimento personale. La proiezione è un meccanismo di difesa molto primitivo ed è specifico dei disturbi paranoidi, ma può presentarsi anche nel pensiero comune sotto forma di superstizione. Descritta per la prima volta da Sigmund Freud in Nuove osservazioni sulle neuropsicosi da difesa (1896), la proiezione non sarebbe altro che l’utilizzo improprio di un processo mentale normale che consiste nel cercare all’esterno di sé stessi la causa di un dispiacere; poi, ne L’inconscio (1915), Freud precisa la propria teoria della proiezione in senso economico, e cioè come una esternazione nel reale di un pericolo pulsionale che l’Io non riesce a gestire: «L’Io si comporta come se il pericolo di sviluppo dell’angoscia non venisse da un modo pulsionale, bensì da una percezione e può quindi reagire contro tale pericolo esterno con i tentativi di fuga degli evitamenti fobici». Nella teoria di Melanie Klein, la proiezione caratterizza soprattutto la fase evolutiva schizoparanoide, quando il bambino piccolo cerca di gestire la propria aggressività verso la madre attraverso la proiezione; ciò produce angoscia persecutoria, a seguito appunto di immaginari attacchi al seno materno, e della scissione tra il seno buono e quello cattivo.
Punti di riflessione
Jung definì la proiezione come un trasferimento inconscio, cioè inconsapevole e non intenzionale, di elementi psichici soggettivi su un oggetto esterno. L’individuo vede in questo oggetto qualcosa che non c’è, o c’è solo in piccola parte. (Marie Louise von Franz)
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La proiezione è un processo psichico inconscio che porta l’individuo a trasferire caratteristiche proprie su altre persone o oggetti esterni, portandolo a credere che queste qualità di fatto appartengano all’altro. E’ un “meccanismo di difesa” che appartiene da sempre alla psiche dell’uomo e che viene agito in modo inconscio. (Cristina Bisi)
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Se Eraclito chiarisce come l’oracolo non parla non nasconde, o meglio non dice e non tace, ma accenna, sta certamente facendo un invito alla proiezione. Quando non abbiamo tutti gli elementi per dare senso a ciò che vediamo, udiamo, tocchiamo ecc. non possiamo far altro che aggiungere a quegli elementi le parti mancanti. Tali parti saranno l’essenza di noi in quanto pure proiezioni. (Luca Urbano Blasetti)
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Si tratta di fatto di un processo autonomo inconscio non gestito in modo cosciente. Non siamo noi che proiettiamo un contenuto inconscio ma è il contenuto stesso che autonomamente, senza il nostro controllo, si proietta su un oggetto. Pertanto quando troviamo qualità in altri che ci disturbano o che ammiriamo, di fatto sono qualità che appartengono a noi, qualità che attraverso il meccanismo della proiezione vengono trasferite su soggetti che automaticamente diventano il nostro specchio. Queste qualità riusciamo a riconoscerle proprio perché ci appartengono, altrimenti non saremmo in grado di riconoscerle: “Si riconosce solo ciò che si conosce”, dice un vecchio detto. Comprendere che si tratta di proiezione però non è facile in quanto la realtà che abbiamo creato la pensiamo come l’unica realtà assoluta, traendoci così in inganno. La caratteristica intrinseca della proiezione è proprio quella di creare una unione identitaria tra soggetto e oggetto ovvero un’uguaglianza psicologica che non permette la distinzione psichica fra soggetto e oggetto. Si riesce a riconoscere e definire una proiezione solo quando nasce l’esigenza di rompere questo rapporto identitario tra soggetto e oggetto. Questo avviene quando l’identità con l’oggetto diventa elemento di disturbo, creando un senso di disagio. Solo allora si può riconoscere la proiezione e ritirare i contenuti proiettati nell’oggetto riconoscendoli come contenuti propri. Con questo meccanismo di ritiro l’individuo raggiunge un alto grado di consapevolezza. In questo modo, la proiezione diventa uno strumento psicologico di differenziazione tra sé e l’altro; un processo costruttivo e fondamentale per l’individuazione.
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L’orante chiede all’oracolo, l’oracolo accenna e dà un responso, un esito. Ma lascia, a differenza della religione islamica, anche all’orante l’onere dell’azione. Questa dinamica, ben differente dalle richieste fatte a maghi o cartomanti, è l’immagine più fedele che potremmo dare della psicoterapia. (Luca Urbano Blasetti)
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Notiamo come nel "Libro dei mutamenti" sia contenuta, in nuce, buona parte della fisica e della psicologia del 900? Vi ritroviamo riflessioni sulla simultaneità e sulla sincronicità. L’oracolo afferma l’inutilità di interrogarlo più volte attendendosi il medesimo responso. In tal senso sottolinea il valore della sincronicità, anche come principio di nessi a-causali. Il vecchio libro recupera immagini archetipiche riprese poi dalla religione, dall’alchimia ecc. Infine ripropone la croce. Il suo impiego in terapia, come i tanti strumenti proiettivi, risulta uno strumento efficace per una serie di motivi. Primo, come la sand therapy, lateralizza l’Io e favorisce l’abbattimento delle resistenze e l’emersione di contenuti inconsci. Secondo permette un’esperienza di sincronicità sia del paziente sia della diade paziente-terapeuta. Terzo consente parallelismi con tutte le discipline citate sopra. Infine è indiscutibilmente uno strumento che permette di far sperimentare al paziente un evento rilevante da un punto di vista estetico. Consultare l’Oracolo è esperienza del “Bello”. (Luca Urbano Blasetti)
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A Delfi, l’ombelico del mondo, la Pizia parlava in nome di Apollo.  Poteva stare anche in silenzio, quello sarebbe stato il suo accenno, e quello avrebbe inizializzato il processo di proiezione dell’orante che avrebbe trovato una risposta. Questa risposta non presenta carattere di utilità sociale o di verità assoluta, ma semplicemente di continuità psichica. In breve faremo sempre ciò che non possiamo fare a meno di fare. (Luca Urbano Blasetti)
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Creativo è colui che genera, che proietta, ricettivo è colui che riceve la proiezione. Nel Rosarium Philosophorum [testo alchemico del XIII secolo] le fasi ci suggeriscono le modalità e la sequenza con cui si proietta e si è oggetto di proiezione. (Luca Urbano Blasetti)
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La proiezione è spesso un riflesso di come qualcuno si sente riguardo a se stesso. Le persone che proiettano sugli altri evitano di assumersi la responsabilità dei propri sentimenti e desideri più intimi. Attribuire una sensazione o una caratteristica spiacevole a qualcuno o qualcos'altro significa che questi può evitare di riconoscere quella parte di sé, proteggendo così la propria autostima.
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Il ruolo della proiezione nella società: la proiezione non si limita solo alle relazioni personali; può anche avere un impatto significativo sulla società nel suo complesso. Ad esempio, gli individui possono proiettare le proprie paure e pregiudizi su determinati gruppi di persone, portando a discriminazioni e altre forme di ingiustizia. Riconoscendo e affrontando queste proiezioni, la società può lavorare per creare un mondo più equo e giusto. (FasterCapital)
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La proiezione è un fenomeno comune in psicoterapia e i terapeuti spesso la utilizzano per aiutare i propri clienti ad acquisire una visione approfondita delle proprie emozioni e dei propri comportamenti. Proiettando i propri pensieri e sentimenti sugli altri, i clienti possono acquisire una migliore comprensione delle proprie emozioni e comportamenti. I terapisti possono utilizzare la proiezione per aiutare i clienti a diventare consapevoli delle loro proiezioni e ad esplorare le emozioni e le esperienze sottostanti che li guidano. (FasterCapital)
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I nostri mondi sono una proiezione del nostro stato interiore. Giusto. Come ha detto Wayne Dyer: “Lo stato della tua vita non è altro che un riflesso del tuo stato d’animo”. Non esiste una realtà oggettiva, motivo per cui le nostre prospettive e personalità sono così notevolmente diverse. Prendi due persone con due storie diverse e due prospettive diverse. Vedranno la stessa identica situazione in due modi completamente diversi. (Erin Doyle Theodorou)
Come la proiezione si esprime nelle relazioni, nella genitorialità, nel lavoro, nelle amicizie, in terapia, ecc.
La psicoterapeuta Tanya Peterson scrive (vedi bibliografia 2023):

Ciò che spinge qualcuno a proiettare può derivare da un bagaglio del passato sepolto sotto la consapevolezza cosciente. Gli individui potrebbero non ricordare completamente questi ricordi, ma sono sempre presenti. Parole, azioni, espressioni, tratti o manierismi possono innescare una reazione basata su ricordi subconsci, facendo emergere vecchie emozioni spiacevoli. L'ansia e altri sentimenti indesiderati che ne conseguono portano a un comportamento proiettante, consentendo alla persona di resistere all'affrontare le proprie emozioni. Inoltre, l’età e le condizioni di salute mentale o fisica concomitanti possono contribuire alla proiezione. Gli adolescenti e le persone con problemi di uso di sostanze, lesioni cerebrali, disturbo narcisistico di personalità (DNP) o disturbo borderline di personalità (BPD) utilizzano spesso la proiezione psicologica. La proiezione può emergere nelle relazioni romantiche quando un partner ricorda all'altro tratti che non gli piacciono di sé. Possono anche proiettare emozioni dolorose derivanti da esperienze passate con un vecchio partner, genitore o fratello. La proiezione crea un cuneo tra due persone anziché avvicinarle. Un esempio di proiezione può coinvolgere un partner che incolpa l'altro per i propri difetti, come disorganizzazione o disordine. Le insicurezze proiettate possono anche manifestarsi accusando un partner di flirtare con gli altri. La persona può sentirsi in colpa per sentirsi attratta da qualcun altro, ricorrendo così alla proiezione emotiva per proteggere la propria psiche. Le relazioni possono anche soffrire se un partner proietta la rabbia sull'altro. Ad esempio, una coppia ha spesso la stessa discussione ripetutamente perché un partner si sente confuso riguardo alle proprie opinioni su un problema presentato (cioè una reazione eccessiva a una situazione).
I genitori possono inconsapevolmente proiettare le proprie paure e insicurezze sui propri figli.  Ad esempio, la proiezione della personalità può verificarsi quando genitori che si sentono falliti proiettano questi tratti negativi su un bambino sostenendo che sono sciocchi nel perseguire i propri sogni. I genitori ansiosi possono inconsapevolmente trasmettere che il mondo è un luogo pericoloso. Al contrario, i genitori possono anche proiettare le proprie speranze e ambizioni sui propri figli. Sebbene spesso sia un tentativo di rafforzare la loro fiducia e prepararli al successo, la proiezione dei genitori può equivalere a pressione e far sentire i bambini come dei falliti o delle delusioni. Tuttavia, la proiezione nella genitorialità non sempre equivale a una genitorialità irresponsabile o violenta. Spesso i messaggi che i genitori inviano ai propri figli nascono dall’amore, siano essi intenzionali, non intenzionali, consci o subconsci. Qualunque sia l’intenzione, i bambini captano messaggi proiettati che possono privarli della propria identità e autonomia, portando così a risentimento e conflitto.
Alcune definizioni della/sulla proiezione psicologica dello psicologo John Reinfeld (vedi bibliografia)
Come puoi sapere se tu stai proiettando?
Ci sono diversi segni e sintomi che potresti notare quando tu o qualcun altro state proiettando. Ecco alcuni segnali d'allarme comuni:

  • Sperimentiamo emozioni intense verso gli altri, come rabbia, paura, ansia, eccitazione o amore
  • Sentiamo che dobbiamo difendere costantemente i nostri punti di vista e opinioni
  • Troviamo difficile provare empatia o comprensione per gli altri.
  • Le nostre conversazioni tendono ad essere unilaterali e siamo noi a parlare per la maggior parte
  • Vediamo gli altri come uguali o simili a noi, anche quando sono molto diversi
  • Abbiamo difficoltà a lasciare andare pensieri e sentimenti riguardo agli altri
Quando qualcuno proietta su di te
La proiezione può essere difficile da rilevare perché è molto sottile. Tuttavia, ci sono alcuni segnali a cui prestare attenzione. Se noti che qualcuno mostra uno dei seguenti comportamenti, potrebbe proiettare su di te:

  • Ti accusano costantemente di cose, anche quando non ci sono prove a sostegno delle loro affermazioni.
  • Esprimono giudizi o supposizioni su di te senza sapere nulla di te.
  • Ti confrontano spesso con gli altri.
Come rispondere ad una proiezione
La proiezione può essere un concetto difficile da comprendere perché spesso non siamo consapevoli di ciò che avviene nella nostra vita quotidiana. Tuttavia, una volta riconosciuta la proiezione per quello che è, probabilmente ti sentirai autorizzato a rimanere al posto di guida della tua vita. Per rispondere a una proiezione:

  • Mantenere la consapevolezza che l'altra persona potrebbe proiettare i propri pensieri e sentimenti su di te
  • Comunicare chiaramente ciò che altri stanno proiettando su di te in modo che lo riconoscano
  • Stabilire dei limiti in modo da non farti carico dei sentimenti dell'altra persona
Perchè le persone proiettano
Esistono diversi motivi per cui le persone proiettano i propri pensieri, sentimenti e motivazioni sugli altri. Ecco alcuni dei motivi più comuni:
Per evitare di riconoscere
Vogliamo evitare di riconoscere le nostre qualità o comportamenti negativi perché non ci piacciono o li troviamo inaccettabili per noi stessi. In altre parole, la proiezione offre un modo per rinnegare queste parti di noi stessi, anche se ciò significa vederle in altre persone
Per mantenere un'immagine di sé positiva
Vogliamo mantenere un’immagine positiva di noi stessi e vederci sotto una luce favorevole. Quindi, potremmo proiettare le nostre buone qualità sugli altri o negare qualsiasi qualità negativa che esiste dentro di noi
Per mantenerci in bolla
Potremmo fraintendere una situazione o presumere che altre persone pensino e sentano le nostre stesse cose quando in realtà non è così. Ad esempio, se sto avendo una brutta giornata al lavoro ma mi convinco che anche tutti gli altri se la passano male quanto me – anche se potrebbe non essere così – mi sto impegnando nella proiezione.
Per liberare la nostra rabbia o frustrazione
Ci sentiamo a disagio con certi pensieri o sentimenti e non vogliamo affrontarli. Ad esempio, potremmo sentirci arrabbiati ma non volerlo ammettere perché abbiamo paura di ciò che potrebbe accadere se esprimessimo la nostra rabbia. In questo caso, potremmo proiettare la nostra rabbia sugli altri. E quando proviamo ansia o stress e abbiamo bisogno di qualcuno o qualcosa da incolpare per questi sentimenti. La proiezione può essere un modo per trasferire questi sentimenti su un'altra persona.
Meccanismi psicologici di difesa, alla ricerca delle cause delle nevrosi
Wikipedia, sui meccanismi psicologici di difesa, che la mente umana ha escogitato evolutivamente per mettere al riparo il proprio "Io" cosciente dagli stress di realtà, scrive (20 aprile 2024):

Nella teoria psicoanalitica i meccanismi di difesa sono funzioni di un "Io" stabile, dal momento che servono a gestire le comuni richieste pulsionali (ambientali o interne, operate da istanze psichiche) in rapporto all'altrettanto comune coscienza morale o alle individuali capacità di fronteggiare reazioni affettive (sia considerate "positive" che "negative"). Si tratta perciò di funzioni fondamentali per l'adattamento, per operare quell'ideale compromesso fra pulsione e morale culturale di cui Freud si occupò a lungo nella determinazione delle cause della nevrosi.
I meccanismi di difesa non dovrebbero essere intesi come "patologici", neppure se il loro impiego è disadattivo, dal momento che possono essere utilizzati in maniera troppo rigida, inflessibile e indiscriminata (per esempio, mancando un'effettiva situazione minacciosa), ma la loro funzione è sempre la stessa, quella cioè formatasi nel corso dello sviluppo infantile per affrontare la realtà. Nei casi in cui i meccanismi di difesa vengano impiegati in senso disadattivo, sono riscontrabili le più comuni forme di disturbo mentale.
Per il periodo di sviluppo, i meccanismi di difesa si possono dividere in due gruppi: meccanismi di difesa primari (immaturi) e secondari (maturi). I primari sono primitivi, immaturi e sviluppati nella prima infanzia. Secondo Freud, si sviluppano precocemente quando non si instaura chiarezza nel confine tra il Sé e il mondo esterno. I meccanismi primitivi tendono a essere "totalitari". Al contrario, i meccanismi di difesa maturi (secondari) si sviluppano nell'età adulta. I meccanismi di difesa secondari nascono quando vi sono conflitti tra l’io, il super io e l’es oppure se ci sono conflitti tra la parte dell’Io che vuole vivere esperienze e quella capace di osservare senza passare all’azione.

Primari-immaturi

  • Scissione e dissociazione: nella scissione si ha una separazione ("verticale") delle qualità contraddittorie dell'oggetto (buone e cattive), e di conseguenza dei sentimenti ad esso relativi, spesso vissuti come non integrabili ("tutto o nulla"). Nella dissociazione, i diversi aspetti della realtà mentale o di un evento spesso traumatico restano "relegati" in diversi settori dell'attività cosciente. Tipicamente presente, in senso disadattivo, nei Disturbi Dissociativi dell'Identità, più noti come "personalità multiple", o nelle esperienze di depersonalizzazione e derealizzazione. Quindi mentre nella scissione vengono integrati gli aspetti cognitivi e non quelli affettivi, nella dissociazione sia aspetti cognitivi che affettivi sono tenuti separati (generando per esempio una personalità A e una B).

  • Identificazione proiettiva: processo di proiezione delle qualità percepite come "cattive" dell'Io sull'oggetto relazionale, e successiva identificazione al fine di esercitare un controllo (spesso aggressivo) su di esso. Proiettando sull'altro le proprie qualità inaccettabili l'Io può sviluppare l'illusione di poterle dominare dall'esterno. È un meccanismo di difesa complesso, che opera in seguito ad una scissione. Sui meccanismi dell'identificazione proiettiva si basa la controidentificazione proiettiva, che ne rappresenta una sorta di "completamento relazionale".

  • Introiezione: processo di assimilazione e "assorbimento" dell'oggetto o di sue qualità, che vengono riconosciute come proprie. Le caratteristiche introiettate dell'oggetto diventano indistinguibili (a livello rappresentativo) dal Sé. Non si tratta di una "copiatura", ma di un vero e proprio "assorbimento" della rappresentazione dell'oggetto e delle sue qualità nella propria struttura psichica. Meccanismo essenziale nello sviluppo infantile, che consente al bambino di assimilare le figure significative, come i genitori, e di mantenere internamente e "ricorrere" alle loro qualità anche in assenza di esse.

  • Negazione: variante meno grave della denegazione o diniego o forclusione in cui vi è una completa scotomizzazione del dato di fatto conflittuale, senza alcuna consapevolezza di ciò. Nella negazione di livello nevrotico quello che viene negato è solo l'affetto, mentre il rapporto con la realtà è di norma mantenuto. Il diniego, presente solitamente nelle psicosi, viene utilizzato quando il pericolo potenziale per il mantenimento della struttura psichica è estremo. Ovviamente, l'uso massiccio della negazione produce conseguenze negative nei confronti della possibilità di risoluzione di un problema sul piano di realtà; per cui questo meccanismo è in genere disadattativo e disfunzionale. È disadattivo perché non permette la risoluzione di un problema, invece è disfunzionale in quanto provoca un danno all'individuo.

  • Proiezione: attribuzione (riconoscimento cosciente) dei propri sentimenti e affetti inaccettati all'esterno, su un altro oggetto o sull'intero ambiente. Opera di frequente assieme alla scissione delle proprie qualità ritenute "buone" e "cattive", ed in cui vengono proiettate all'esterno le ultime. Meccanismo alla base della paranoia.

Secondari-maturi

  • Annullamento retroattivo: compiere un'azione al fine di annullarne "magicamente" una precedente. Ad esempio: compulsione a lavarsi necessaria per annullare un atto ritenuto come "sporco" svolto in precedenza, reale o meno che sia. È un tipico meccanismo di difesa della nevrosi ossessiva.

  • Condensazione: prendere elementi di due rappresentazioni e produrne una terza che condensi in sé le caratteristiche considerate.

  • Evitamento: meccanismo difensivo mediante il quale il soggetto rifugge l'oggetto ansiogeno o fobico, che costituisce una fonte di angoscia apparentemente insopportabile e insormontabile. L'evitamento è un meccanismo difensivo che, se esperito per lungo tempo, risulta deleterio e disfunzionale per il soggetto, poiché l'atto di rifuggire la causale della propria angoscia tende ad ingigantire quest'ultima.

  • Formazione reattiva: sostituzione di un desiderio inaccettabile con un suo opposto (spesso un comportamento). Può incidere anche sulla costruzione della personalità del carattere; tanto che un eccesso di formazione reattiva può facilitare la costituzione di un cosiddetto "falso Sé" (ovvero, una personalità non autentica). Spesso alla base del sintomo compulsivo: le coazioni che riguardano, ad esempio, la pulizia (lavarsi continuamente le mani usando ogni volta saponette diverse), risulterebbero così formazioni reattive di sentimenti di sporcizia o inadeguatezza.

  • Idealizzazione: costruzione di caratteristiche (del Sé o dell'oggetto) onnipotenti e non rispondenti alla realtà oggettiva, al fine di proteggere i bisogni narcisistici. È il meccanismo di difesa attraverso il quale si proietta su una persona una "perfezione" che non c'è. Abbiamo un'idealizzazione primaria, usata nell'infanzia quando il bambino ha un'altissima considerazione nei confronti dei propri genitori. Si può trovare anche nell'innamoramento, specialmente quando ci si innamora di qualcuno che sembra perfetto, e che ovviamente non esiste. Spesso l'idealizzazione è una formazione reattiva il cui scopo è quello di nascondere (con il suo opposto) l'aggressività che si prova per una determinata persona.

  • Identificazione: auto-attribuzione ed "assunzione" di caratteristiche e qualità proprie dell'oggetto stimato e amato. È fondamentale nello sviluppo del bambino, che "copierà" caratteristiche dei genitori e di altre persone significative nel corso della sua educazione.

  • Identificazione con l'aggressore: indica l'assumere il ruolo dell'aggressore e dei suoi attributi funzionali, o l'imitarne la modalità aggressiva e comportamentale. Un suo sottotipo particolare è la cosiddetta "sindrome di Stoccolma".

  • Intellettualizzazione: controllo razionale delle pulsioni al fine di evitare una compromissione nei confronti di qualità affettive inaccettabili, o che generano difficoltà nella loro gestione. Usata anche nell'adolescenza per fronteggiare la ricca richiesta pulsionale tipica di questa età, spesso causa di sofferenza. Si tratta di un tipo particolare di razionalizzazione, in cui non solo si producono "spiegazioni apparentemente logiche", ma tali spiegazioni vengono direttamente fondate o riferite a dati teorici, scientifici, culturali di una certa astrazione. Si manifesta anche con l'utilizzazione di temi o argomenti colti o culturalmente condivisi per nascondere l'angoscia.

  • Razionalizzazione: tentativo di "giustificare", attraverso comportamenti, ragionamenti ed argomenti un fatto o processo relazionale che il soggetto ha trovato angoscioso. In altre parole, la razionalizzazione consiste nel costruire attribuzioni, ipotesi o ragioni esplicative "di comodo", per poter contenere e gestire l'angoscia.

  • Repressione: È quel meccanismo di difesa che consiste nella decisione consapevole di "reprimere" la rappresentazione interna di un'esperienza angosciosa dal campo della coscienza.

  • Rimozione: allontanamento ("orizzontale") degli effetti pulsionali dell'esperienza (traumatica o più generalmente inaccettabile) dalla sfera della coscienza. La rimozione sembra uno dei meccanismi di difesa più arcaici ed universali. Consiste nell'inconsapevole cancellazione di un ricordo, di una esperienza che il soggetto ha vissuto come acutamente angosciante o traumatizzante. Un'esperienza si dice traumatizzante quando soddisfa le seguenti caratteristiche:

    • Quando accade all'improvviso
    • Quando produce uno spavento acutissimo
    • Quando fa sì che il soggetto diventi impotente ed incapace di controllare situazioni.
    • Quando il soggetto sente di subire qualcosa di così tremendo da produrre un danno, anche fisico, irreparabile. Dalle statistiche si è scoperto che l'evento più traumatizzante è lo stupro e le esperienze di morti improvvise di cui si sia testimoni. Questo meccanismo di difesa dura a lungo ed è antico: si sviluppa, secondo Freud, nella fase edipica a tre-quattro anni ed il bambino, alla fine della fase edipica rimuove i sentimenti e gli aspetti sessuali nei confronti della madre. Si ha nella zona inconscia dell'Io ed è un meccanismo efficace nelle situazioni angosciose ed eventi traumatici.

  • Regressione: Attraverso questo meccanismo di difesa l'io si difende tornando indietro ad uno stadio precedente, poiché quello attuale provoca troppo dolore o ansia.

  • Spostamento: investimento di sentimenti inaccettabili su un oggetto "sostitutivo", che assume il ruolo di oggetto manifesto, o apparente, ed è in stretto rapporto simbolico con l'oggetto reale o la rappresentazione mentale che causa l'attivazione di questa difesa. Interviene spesso nella genesi delle fobie, per cui si 'sposta' il sentimento inaccettabile sull'oggetto detto 'fobigeno'.

  • Sublimazione: soddisfazione della pulsione mediante il cambiamento dello scopo o dell'oggetto in direzione più accettata culturalmente (per esempio: aspirazioni artistiche al posto delle pulsioni sessuali).
La proiezione psicologica
La psicologa Cristina Bisi (vedi bibliografia 2021), scrive:

La proiezione è quel meccanismo della psiche che porta a vedere negli altri, qualità che non hanno o che hanno solo in minima parte, creando relazioni “non obiettive”. Quello che si vede negli altri non sono altro che le nostre qualità/difetti che riusciamo a riconoscere in quanto ci appartengono, anche se presenti ad un livello inconscio.
La persona sulla quale viene agita la proiezione assume caratteristiche che la portano ad essere svalutata o idealizzata in modo eccessivo creando situazioni illusorie. Questo avviene in quanto in ognuno di noi esiste una personalità inconscia chiamata Ombra, una sorta di personalità “inferiore”.
Questa personalità inconscia ovvero la nostra Ombra, è costituita da tutti quei contenuti rimossi dalla coscienza in quanto ritenuti, nel corso della nostra esistenza, incompatibili con le regole morali di un atteggiamento cosciente.
Di fatto, viene rimosso tutto ciò che è ritenuto “brutto, sporco e cattivo”, come forma di difesa, per mantenere un Io funzionante. Ma ciò che la coscienza rimuove, non viene cancellato definitivamente ma rimane latente, rimane nell’Ombra e trova espressione attraverso il meccanismo della proiezione.
In questo modo ci ritroviamo a proiettare sugli altri la nostra psicologia personale, la nostra Ombra.
Sincronicità di Jung e proiezione in psicoterapia
Lo psicoterapeuta Luca Urbano Blasetti scrive (vedi bibliografia 2021):

Sembra comunque che il secolo XX fosse ormai quello in cui relatività e sincronicità fossero concetti a cui il genere umano era pronto. La nostra specie ha fatto un passaggio evolutivo enorme di cui Jung è solo uno dei tanti tasselli.

La sincronicità può essere di tre tipi: 1) Coincidenza tra uno stato psichico dell’osservatore e un evento esterno senza che si registri alcun nesso causale; 2) Coincidenza tra uno stato psichico dell’osservatore e un evento esterno che si svolge al di fuori della sfera di percezione dell’osservatore; 3) Coincidenza tra uno stato psichico dell’osservatore e un evento esterno non ancora avvenuto.

Ma date queste definizioni ci accorgiamo che qualcosa cozza con quanto affermato da Einstein. Se la simultaneità in fisica non esiste se non rispetto ad uno specifico sistema di riferimento questo significa che non c’è un tempo assoluto e che la sincronicità, ritenuta “vera” solo come fenomeno psichico, in realtà ha una spiegazione fisica. Ogni individuo vive una scansione temporale sua propria e, in quel dato sistema, vive la simultaneità. Questo significa che la simultaneità è “vera” in fisica solo in un dato sistema di riferimento. Passando ad un ambito psicologico possiamo dire che esiste un certo parallelismo con la sincronicità che risulta “vera” solo rispetto ad un dato sistema di riferimento: il paziente o meglio il singolo individuo. Ora possiamo affermare, con un certo margine di rigore, che se la simultaneità-sincronicità è esperienza non solo di un paziente ma anche del terapeuta, essi si trovano certamente nel medesimo sistema di riferimento, ovvero essi costituiscono insieme un unico sistema di riferimento. Azzarderei l’ipotesi che una terapia siffatta stia procedendo per la via corretta. Rimandando ad altra sede le necessarie amplificazioni, ora veniamo al dunque. Cosa ce ne facciamo, noi psicologi, della sincronicità? Ogni speculazione è, e resta inutile se non trova un campo di applicazione. Quale campo di applicazione alla sincronicità? La sincronicità è per noi strumento sia di verifica che di promozione terapeutica, come abbiamo accennato. Con “verifica” ci riferiamo al fatto che nel momento in cui un paziente ci porta un racconto di sincronicità, purché non inflazionato, noi sappiamo che quel paziente ha sviluppato la capacità di vedere in trasparenza, quel paziente ha inizializzato la sua terapia. Quel paziente sta ponendo attenzione. Se invece l’evento sincronico interessa proprio la terapia oppure si verifica contingentemente ad essa abbiamo ulteriore verifica dell’andamento della terapia, abbiamo un’istantanea dello stato evolutivo della terapia. Ricordo personalmente come durante la prima analisi che svolsi, mentre tornavo in treno ebbi un episodio di sincronicità così evidente da farmi sperimentare un certo stato di esaltazione. Per incontrare il mio analista raggiungevo la capitale da Rieti con autobus e treni ed ero solito immergermi nella lettura, pena l’esclusione di qualsiasi stimolo esterno. Quella volta, durante il viaggio di ritorno stavo leggendo il libro di Fabricius “L’Alchimia”! Quando iniziai a leggere la fase dell’albedo e l’abluzione effettuata per mezzo del “settuplice bagno”[Fabricius - Alchimia 1989]. Fu in quel momento che non so per quale strano motivo, alzai il capo eternamente chino, e scorsi, fuori dal finestrino il cartello della stazione nella quale eravamo giunti. SETTEBAGNI. Ero in albedo, conclusi. Non sapevo che tale simultaneità era esperienza solo mia e non dell’inquilino della palazzina adiacente alla stazione che si era appena affacciato al suo balcone.
La proiezione tende ad allontanarci dalla realtà infatti, ciò che vediamo negli altri, quanto ci appartiene? Cioè quanto abbiamo messo di nostro, proiettandolo inconsciamente e quanto, invece, abbiamo percepito dalla realtà con i nostri sensi?
Conclusioni (provvisorie): La proiezione psichica è un meccanismo di difesa primordiale che ci allontana dalla realtà
La proiezione è un meccanismo psicologico di difesa complesso e potente che può avere un grande impatto sulle nostre vite. È importante esserne consapevoli e capire come affrontarlo quando si presenta nelle nostre relazioni. Nelle nostre relazioni, si può dire che ognuno di noi proietta o viene proiettato: appartiene alla realtà umana da sempre e, essendo un processo inconscio, è difficile da controllare. (Le proiezioni palesi sono ovvie e facili da individuare, mentre le proiezioni sottili possono essere più difficili da rilevare. Ad esempio, una persona potrebbe dire qualcosa di negativo su un'altra persona ma poi aggiungere subito che è solo la sua opinione. In questo caso, la persona sta proiettando, ma lo fa in modo sottile.) La proiezione tende ad allontanarci dalla realtà, infatti, ciò che vediamo negli altri, quanto ci appartiene? Cioè quanto abbiamo messo di nostro, proiettandolo inconsciamente, e quanto, invece, abbiamo percepito dalla realtà con i nostri sensi? Attraverso il meccanismo della proiezione, spostiamo fuori da noi parti della realtà che ci appartengono. Questo danneggia la nostra vita rendendola difficile da gestire emotivamente. Ma, in un certi casi, può anche aiutarla, ad esempio quando usiamo la proiezione come "oracolo" per la nostra vita: siamo noi che (ra)aggiungiamo la 'nostra' soluzione, il nostro destino. Ad esempio, lo psicoterapeuta Luca Urbano Blasetti (vedi bibliografia) scrive: "Quando non abbiamo tutti gli elementi per dare senso a ciò che vediamo, udiamo, tocchiamo ecc. non possiamo far altro che aggiungere a quegli elementi le parti mancanti. Tali parti saranno l’essenza di noi in quanto pure proiezioni. Agiamo e in conseguenza di ciò che facciamo costruiamo un racconto che produca cause efficienti e sufficienti. Io sono ciò che faccio". La proiezione è un processo psichico inconscio "primordiale" che porta l’individuo a trasferire caratteristiche proprie (positive, ma più spesso negative) su altre persone o oggetti esterni, portandolo a credere che queste qualità di fatto appartengano all’altro. E’ un “meccanismo di difesa” che appartiene da sempre alla psiche dell’essere umano e che viene agito in modo inconscio. La psicologa Cristina Bisi scrive (vedi bibliografia): "La proiezione è quel meccanismo della psiche che porta a vedere negli altri, qualità che non hanno o che hanno solo in minima parte, creando relazioni “non obiettive”. Quello che si vede negli altri non sono altro che le nostre qualità/difetti che riusciamo a riconoscere in quanto ci appartengono, anche se presenti ad un livello inconscio. La persona sulla quale viene agita la proiezione assume caratteristiche che la portano ad essere svalutata o idealizzata in modo eccessivo creando situazioni illusorie. Questo avviene in quanto in ognuno di noi esiste una personalità inconscia chiamata Ombra, una sorta di personalità “inferiore”. Questa personalità inconscia ovvero la nostra Ombra, è costituita da tutti quei contenuti rimossi dalla coscienza in quanto ritenuti, nel corso della nostra esistenza, incompatibili con le regole morali di un atteggiamento cosciente. Di fatto, viene rimosso tutto ciò che è ritenuto “brutto, sporco e cattivo”, come forma di difesa, per mantenere un "Io" funzionante. Ma ciò che la coscienza rimuove, non viene cancellato definitivamente ma rimane latente, rimane nell’Ombra e trova espressione attraverso il meccanismo della proiezione." La proiezione è un concetto che è stato studiato e analizzato da molti psicologi nel corso degli anni e la sua importanza non può essere negata. Che si tratti di relazioni personali o professionali, comprendere la proiezione può aiutarci a navigare nelle nostre interazioni con gli altri in modo più informato ed efficace. Ci sono molti vantaggi nel comprendere la proiezione nelle relazioni personali e professionali. In primo luogo, può aiutarci a evitare malintesi e interpretazioni errate delle azioni e delle intenzioni degli altri. In secondo luogo, può aiutarci a identificare e risolvere i nostri problemi e le nostre insicurezze. In terzo luogo, può migliorare la nostra comunicazione e collaborazione con gli altri, portando a relazioni più positive e produttive. Riconoscendo e affrontando le nostre proiezioni, possiamo diventare più consapevoli di noi stessi ed empatici, il che può avvantaggiarci in tutti gli ambiti della nostra vita.
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a chi vuole capire la proiezione psicologica
Spesa annua pro capite in Italia per gioco d'azzardo 1.583 euro, per l'acquisto di libri 58,8 euro (fonte: l'Espresso 5/2/17)

Pagina aggiornata il 22 aprile 2024

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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