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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Apprendimento di una seconda lingua e invecchiamento cerebrale
TEORIE > METODI > INTELLIGENZA UMANA
Scopo di questa pagina
L'apprendimento di una seconda lingua (anche da adulti) contrasta l'invecchiamento cerebrale. questo è il risultato di studi e ricerche empiriche, quali quelle di Thomas Bak ed altri. L'esito della ricerca suggerisce che fare lo sforzo di imparare una seconda lingua (anche in età adulta) riduce il rischio di demenza e di altre patologie cognitive.
bilinguismo
Your Italian is bad.
And you should listen how my English shit!
Punto chiave di questa pagina
INVECCHIAMENTO E BILINGUISMO: Imparare una seconda lingua (anche in età adulta), riduce l'invecchiamento cerebrale. Questo è l'esito di una ricerca di Thomas Bak et al. nel corso della quale sono stati esaminate 853 persone nel 1947 (quando avevano 11 anni) e ricontrollate nel periodo 2008-2010, i bilinguisti hanno avuto prestazioni superiori in compiti cognitivi e nella lettura in confronto con i monolinguisti.
I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi: coloro che avevano imparato una seconda lingua da giovani, da adulti o mai. Inoltre, per coloro che avevano imparato una seconda lingua è stata fatta un'ulteriore classificazione sulla frequenza d'uso: frequente, bassa. Tra queste due categorie è stata rilevata una differenza di risultati molto piccola e i ricercatori ipotizzano che, in ogni caso, imparare una seconda lingua lascia delle tracce cognitive permanenti nel cervello. Dato che i bilingui attivano, automaticamente e inconsciamente entrambe le lingue conosciute, si ipotizza che essi debbano continuamente selezionare, monitorare e sopprimere informazione linguistica stimolando, in tal modo, le funzioni esecutive della corteccia (2009 ved. bibliografia).
L'esito della ricerca suggerisce che fare lo sforzo di imparare una seconda lingua (anche in età adulta) riduce il rischio di demenza e di altre patologie cognitive.
Punti di riflessione
Essere bilingui conviene: è stato accertato il ruolo positivo dell'apprendimento di una seconda lingua sia da giovani, per l'incremento delle prestazioni cognitive, sia da adulti per il ruolo di contrasto del declino cognitivo e delle patologie cerebrali.
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La pragmatica è lo studio del linguaggio dal punto di vista degli utenti, in particolare delle scelte che fanno, dei vincoli che incontrano nell'uso del linguaggio nell'interazione sociale e degli effetti che il loro uso del linguaggio ha sugli altri partecipanti all'atto di comunicazione. (Veronika Timpe Laughlin, Jennifer Wain, Jonathan Schmidgall)
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Non solo le infelicità pragmatiche sono state segnalate come una delle principali cause di interruzione della comunicazione negli ambienti di lavoro, ma è stato dimostrato che il fallimento pragmatico, a differenza degli errori grammaticali, crea impressioni negative sull'oratore. (Veronika Timpe Laughlin, Jennifer Wain, Jonathan Schmidgall)
Imparare una seconda lingua, anche da adulti, riduce l'invecchiamento cerebrale
Imparare una seconda lingua (anche in età adulta), riduce l'invecchiamento cerebrale. Questo è l'esito di una ricerca di Thomas Bak et al. (2014 ved. bibliografia) nel corso della quale sono stati esaminate 853 persone nel 1947 (quando avevano 11 anni) e ricontrollate nel periodo 2008-2010, i bilinguisti hanno avuto prestazioni superiori in compiti cognitivi e nella lettura in confronto con i monolinguisti. Per ogni partecipante sono stati misurati i seguenti parametri:


  • gFactor: General Fluid Intelligence Factor
  • gMemory: Memory Factor
  • gSpeed: Processing Speed Factor
  • IQ: Intelligence Quotient
  • VFT: Verbal Fluency Test

I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi: coloro che avevano imparato una seconda lingua da giovani, da adulti o mai. Inoltre, per coloro che avevano imparato una seconda lingua è stata fatta un'ulteriore classificazione sulla frequenza d'uso: frequente, bassa. Tra queste due categorie è stata rilevata una differenza di risultati molto piccola e i ricercatori ipotizzano che, in ogni caso, imparare una seconda lingua lascia delle tracce cognitive permanenti nel cervello. Dato che i bilingui attivano, automaticamente e incosciamente entrambe le lingue conosciute, si ipotizza che essi debbano continuamente selezionare, monitorare e sopprimere informazione linguistica stimolando, in tal modo, le funzioni esecutive della corteccia (2009 ved. bibliografia).
L'esito della ricerca suggerisce che fare lo sforzo di imparare una seconda lingua (anche in età adulta) riduce il rischio di demenza e di altre patologie cognitive.

L'esito di una ricerca ha dimostrato che "Imparare una seconda lingua" (anche in età adulta), riduce l'invecchiamento cerebrale: imparare una seconda lingua lascia delle tracce cognitive permanenti nel cervello
Cosa succede al cervello quando invecchia
Con l'invecchiamento il cervello va incontro a cambiamenti strutturali che cercano di compensare l'atrofia che avviene in certe sue parti: riguardo alla materia grigia i lobi frontali mostrano la maggiore riduzione volumetrica, seguita dai lobi parietali, temporali e occipitali. Anche la materia bianca mostra problemi di volume e integrità e, come per la materia grigia, il maggiore declino si riscontra nelle regioni anteriori piuttosto che in quelle posteriori. L'ipotesi PASA (Posterior-to-Anterior Shift in Aging) dei neuroscienziati Dennis e Cabeza 2008 (ved. bibliografia), prevede che con l'invecchiamento avvenga nel cervello una trasformazione: mentre nei giovani adulti la maggiore attività cerebrale durante compiti di memorizzazione riguarda la corteccia visiva posteriore, negli anziani si verifica un'inversione e si riscontra la maggiore attività nella corteccia prefrontale dorsolaterale.
Il bilinguismo preserva le funzioni cognitive nel corso dell'invecchiamento
Nei monolinguisti, l'invecchiamento è associato ad una maggiore dipendenza dalle regioni frontali, secondo l'ipotesi PASA (Posterior-to-Anterior Shift in Aging). Nei bilingui, l'invecchiamento cerebrale mostra preservazione delle regioni posteriori (compresi corteccia temporale e parietale), così come una maggiore connettività tra aree frontali e posteriori, preservando le funzioni cognitive. (Cliccare sull'immagine per andare all'articolo completo)
Critiche alla comunità scientifica
I vantaggi del bilinguismo e delle varie ricerche sperimentali che lo attestano sono riassunti nell'articolo "The cognitive Benefits of Being Bilingual" di V. Marian e A. Shook (ved. bibliografia). Nonostante vi sia un grande numero di ricerche sperimentali a supporto dell'ipotesi che il bilinguismo favorisca la salute del cervello, ve ne sono altre che lo smentiscono. Uno studio del 2014 "Cognitive Advantage in Bilingualism: An Example of Publication Bias?" (de Bruin et al.) presenta delle critiche, non tanto agli effetti positivi del bilinguismo, quanto alla correttezza scientifica della pubblicazione delle ricerche sul tema. Gli autori di questo studio hanno scoperto che il 63% delle ricerche che riportavano vantaggi del bilinguismo è stato pubblicato, contro il 36% degli studi che non evidenziavano benefici. Ciò ha portato gli autori a ipotizzare la presenza di un bias nella comunità scientifica (ved. Valesini bibliografia)
Italiani quasi nella media UE
Secondo l'ultimo sondaggio UE (2012, ved. bibliografia) la madrelingua più parlata della UE è il tedesco (16%), seguita da italiano e inglese (13% ciascuno) e poi dal francese (12%), spagnolo e polacco (8% ciascuno).
Il 25% dei cittadini europei è in grado di sostenere una conversazione in una seconda lingua.
Gli italiani in grado di sostenere una conversazione in una lingua diversa dalla propria sono risultati essere il 22% (in aumento del 6% pag.15 del report). Il report (dettagliato e interessante) contiene dati sulle competenze linguistiche (seconda lingua) di tutti i paesi UE.
Percentuale di bilingui nel mondo
bilingual
Nota: le percentuali mostrate si riferiscono al 2006 e sono molto più alte della situazione attuale nella quale altri 12 paesi sono entrati a far parte della UE abbassando le medie
Italiani nelle ultime posizioni
Riguardo alle competenze fondamentali della popolazione italiana: linguistiche (generali) e matematiche, nel 2013 si è svolta la prima inchiesta OECD i cui risultati si trovano sul report "Inchiesta sulle competenze degli adulti" (ved. bibliografia). I risultati mostrano che gli italiani non solo sono sotto la media ma si trovano proprio agli ultimi posti: solo il 30% possiede competenze sufficienti contro una media degli altri paesi del 50% (ved. analisi di Michele Pellizzari e Roberto Toppi bibliografia).
Competenze linguistiche generali
L’utilizzo delle competenze linguistiche e matematiche sul posto di lavoro è più limitato in Italia rispetto agli altri paesi mentre la risoluzione di problemi complessi al lavoro è molto frequente. Oltre ad avere un livello di competenze accertate dal test ampiamente inferiore alla media degli altri paesi, i lavoratori italiani utilizzano tali competenze in modo meno intensivo rispetto agli altri paesi, soprattutto per quanto riguarda le competenze linguistiche e matematiche. I risultati indicano invece una situazione più articolata rispetto all’uso delle capacità informatiche (ICT) e a quelle relative alla risoluzione di problemi complessi. Il fenomeno è anche spiegato dal fatto che l’Italia ha una struttura produttiva ancora dominata da piccole e medie imprese che richiedono forza lavoro con competenze a livello di scuola media superiore e con specializzazioni tecniche.
Nel report "Inchiesta sulle competenze degli adulti", i risultati mostrano che gli italiani non solo sono sotto la media ma si trovano proprio agli ultimi posti: solo il 30% possiede competenze sufficienti contro una media degli altri paesi del 50%
Altan
What's the hurry? Nobody runs after us.
Ah, yes. We are last.
Per coloro che non vogliono fare lo sforzo di imparare l'inglese

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Pagina aggiornata il 18 marzo 2024

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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