
Enrico Bellone aggiunge (p.47):Noi attribuiamo a questo concetto di oggetto materiale un significato in gran parte indipendente dalle impressioni sensoriali che hanno presieduto al suo sorgere. Questo è ciò che intendiamo quando attribuiamo all'oggetto corporeo "un'esistenza reale". La giustificazione di una tale costruzione riposa esclusivamente sul fatto che, mediante tali concetti e le associazioni tra essi, noi siamo in grado di orientarci nel labirinto delle impressioni sensoriali.
Una sequenza di costruzioni mentali, dunque, di vere e proprie "reificazioni". In primo luogo di oggetti corporei, poi lo spazio e, infine, il tempo, che subisce un analogo processo di oggettivazione. Secondo Einstein, la scienza, ha dapprima assimilato dal pensiero prescientifico queste reificazioni di oggetto, spazio e tempo, e nel seguito le ha modificate con criteri di crescente rigore. In questo modo si è giunti a ritenere che esistesse una realtà indipendente dai soggetti, e che la "realtà fisica" fosse costituita sia da spazio e tempo, sia da "punti materiali, in permanenza esistenti, in moto rispetto allo spazio e al tempo".[...] Quando si accarezza il corpo dell'amante o si contempla il sole che tramonta sul mare è veramente difficile credere che gli oggetti corporei siano reificazioni o che la differenza tra il prima e il dopo sia un'illusione sensoriale. La dissociazione tra scienza e senso comune è ormai abissale.

Calma, gioia, soddisfazione, felicità, ansia, ira, paura, aggressività, irrequietezza, nervosismo, eccitazione, malinconia contribuiscono a darci il senso della vita. L'affettività condiziona anche le nostre convinzioni: si è propensi a credere a ciò che ci fa più piacere. [...] Nella storia dell'evoluzione, le emozioni hanno preceduto la razionalità. Il sistema limbico è costituito (bilateralmente): dall'amigdala, organo della paura e dell'ira, centro dell'aggressività, cane da guardia della nostra integrità; dall'ippocampo, organo d'estrema complessità, così chiamato per la sua forma, governatore del cervello emotivo perchè connette le emozioni alla memoria di cui è il guardiano; dall'ipotalamo, grande come una mandorla, che, fra le altre, ha la funzione di conferire all'affettività gli aspetti vegetativi. Il rossore, il pallore, le sudorazioni, il tremore associati a stati emotivi sono mediati da quest'organo.
Tutte le emozioni create dal cervello emotivo (sistema limbico) condizionano l'essere umano fin dagli albori dell'evoluzione, infatti il sistema limbico si formò ben prima del cervello razionale (cioè dalla varie parti dellla corteccia cerebrale). Scrive Benini (p. 46):
Il fatto che le fibre che vanno dal cervello emotivo a quello razionale siano il doppio di quelle che vanno nel senso contrario corroborerebbe la convinzione che l'esistenza è regolata soprattutto da affetti e passioni, con i quali la razionalità avrebbe, di solito, partita persa.
Il nostro occhio è formato dalla retina (la parola “retina” deriva da “rete”, riferito all’intrico di vasi sanguigni), la quale possiede fisicamente due tipi di fotorecettori: i coni che permettono la visione “fotopica-diurna” (dal greco phos = luce) e i bastoncelli che invece regolano la visione scotopica-notturna (dal greco skotos = oscurità). Esperimenti di laboratorio hanno dimostrato che i bastoncelli (concentrati lungo il perimetro esterno della retina) sono estremamente più sensibili dei coni (che si trovano invece nel centro), ma al contrario di questi riescono a trasmettere solo deboli informazioni sui colori: è per questo che gli oggetti notturni ne appaiono privi. In condizioni di luce tali da indurre una visione “scotopica-notturna” (e quindi sostenuta dai bastoncelli), qualsiasi radiazione luminosa genera infatti la medesima sensazione di colore: una tinta indefinibile tra il grigio, il blu e il verde."

[Nella figura di Hering] Possiamo controllare la forma reale dei due tratti orizzontali. E' sufficiente usare un righello. E ci accorgiamo subito che i due tratti orizzontali non sono incurvati. [...] Pur essendo a conoscenza di come sono realmente fatti i due tratti orizzontali, essi continuano ad apparirci come incurvati, e tali restano per ogni osservatore che abbia usato il righello. Non siamo liberi, insomma. [...] Supponiamo di dare un'occhiata a una montagna che si profila all'orizzonte, e di parlarne con qualcuno che ci tiene compagnia durante una passeggiata. Ci sarà facile trovare, nella conversazione, un consenso circa la forma di quella cosa. Ma come potremmo, dopo aver meditato un poco sulla figura di Hering, avere certezza che il nostro consenso abbia solide basi nella realtà?
Scrive Benini (p.88):
- Tempo personale (soggettivo): è il tempo primordiale, fenomenologico della vita e della successione dei ricordi, ordinati temporalmente nei centri nervosi della memoria. Si tratta di un tempo flessibile che dipende dalla soggettività e dalle emozioni dell'individuo.
- Tempo sociale (oggettivo): è il tempo dell'ordinamento istituzionale e sociale, prodotto dal cervello, in cui le cifre sul quadrante di un orologio acquistano significato quando sono guardate da un osservatore il cui cervello collega le lancette al meccanismo che ha in testa e che è stato all'origine della misura strumentale e oggettiva del tempo.
La coscienza, cioè il cervello, di cui essa è un prodotto, ha dato una misura numerica, oggettiva, assoluta del tempo (il tempo sociale) sulla quale si basa l'ordine sociale. il tempo esiste da quando l'uomo è autocosciente; da quando, cioè, è in grado di porre la coscienza a oggetto della propria riflessione. Nel tempo assoluto (sociale/istituzionale) e in quello fenomenologico (personale), i meccanismi nervosi del tempo collocano l'esistente. E' naturale che ci si chieda che cosa ci fosse prima del Big Bang. La domanda rimane senza risposta, perchè il prima e il dopo sono stati prodotti da sistemi nervosi, per dare un ordine alla percezione della realtà e di se stessi, miliardi di anni dopo l'attimo iniziale.
Ci comportiamo "come se" esistesse un "mondo reale" fornito di sue proprie regolarità oggettive: l'ordine che così costruiamo ci permette di agire sulla base di regole grazie alle quali cerchiamo di orientarci in un vero e proprio labirinto. La riorganizzazione mentale del labirinto si sviluppa poi in quanto disponiamo gli oggetti corporei all'interno di qualcosa che chiamiamo "spazio" e la cui esistenza è anch'essa suggerita da "esperienze primitive". Infine, gli umani fanno leva sulle procedure cerebrali grazie alle quali creano la cosiddetta memoria e la facoltà di ricordare: Al "ricordo" è associata un'esperienza che è considerata come precedente in confronto a "esperienze presenti". Questo è un principio concettuale di ordinamento delle esperienze ricordate, la possibilità di attuarlo dà origine al concetto soggettivo di tempo, cioè a quel concetto di tempo che si riferisce all'ordinamento delle esperienze dell'individuo. una sequenza di costruzioni mentali, dunque, di vere e proprie reificazioni. In primo luogo gli oggetti corporei, poi lo spazio e, infine, il tempo. Secondo Einstein, la scienza ha dapprima assimilato dal pensiero prescientifico queste reificazioni di oggetto, spazio e tempo, e nel seguito le ha modificate con criteri di crescente rigore. In questo modo si è giunti a ritenere che esistesse una realtà indipendente dai soggetti, e che la "realtà fisica" fosse costituita sia da spazio e tempo, sia da "punti materiali, in permanenza esistenti, in moto rispetto allo spazio e al tempo"
Nell’uso corrente, la normale intelligenza delle cose, che sarebbe comune a ogni individuo equilibrato, e più genericamente il modo d’intendere e di giudicare che sarebbe proprio della maggior parte degli uomini: il senso comune è un giudizio senz’alcuna riflessione, comunemente sentito da tutto un ordine, da tutto un popolo, da tutta una nazione o da tutto il genere umano.
Il senso comune è una fortezza inespugnabile. E tutti noi viviamo al riparo delle sue muraglie, sotto le quali trascorriamo il tempo breve che ci è dato (p.3).
Willard Quine [il filosofo] ha immaginato che due persone se ne stiano all'interno di una stanza e parlino fra di loro. Il loro parlottio è uno scambio di informazioni sulle caratteristiche di alcuni oggetti presenti nella stanza. Uno scambio di informazioni che è certamente una forma di conoscenza, in quanto porta le due persone a condividere diversi punti di vista su questo o quell'altro oggetto che stanno osservando. E Quine scrive: "Tra le conoscenze che due uomini hanno circa le stesse cose, c'è una somiglianza più sostanziale di quella che c'è tra la conoscenza e le cose". La somiglianza di cui parla Quine è la garanzia dell'efficacia del senso comune come guida per i rapporti tra le persone e gli oggetti che ci circondano. L'efficacia è innegabile, anche se è lecito sostenere che il senso comune è un insieme di pregiudizi che violano molte conoscenze scientifiche. (p.20)

Il filosofo Thomas Metzinger ha indagato, nel libro "Il tunnel dell'io" (ved. bibliografia), le varie forme di coscienza di sé avvalendosi delle ultime ricerche neuroscientifiche.
Egli sostiene che i nostri organi di senso sono limitati, nel senso che si sono evoluti solo per percepire, nell'enorme ricchezza del mondo, solo i fenomeni che consentivano la sopravvivenza. Per questo motivo l'esperienza cosciente non è l'immagine della realtà ma piuttosto, secondo la metafora di Metzinger, quella di un tunnel che ne cattura solo una piccola parte. Scrive Metzinger (p.17):
Secondo Metzinger la coscienza è un fenomeno biologico che raduna i vari elementi utili alla sopravvivenza umana all'interno di una finestra di consapevolezza che egli chiama "Tunnel dell'io". Esso è la nostra cassetta degli attrezzi mentale costituita da stati fenomenici che si sono tradotti in organi neurocomputazionali. Scrive Metzinger (p.68-69):
La coscienza è "l'apparire di un mondo". L'essenza del fenomeno dell'esperienza cosciente sta nel fatto che una singola e unificata realtà diventa presente: se siete coscienti un mondo vi appare. Ciò è vero sia per i sogni sia per gli stati di veglia, ma nel sonno profondo senza sogni nulla appare: non vi è disponibile il fatto che ci sia una realtà fuori di voi e che voi siate presenti in essa; non sapete addirittura di esistere. [...] Nell'evoluzione darwiniana, una prima forma di coscienza potrebbe essere comparsa circa 200 milioni di anni fa nelle primitive cortecce cerebrali dei mammiferi, fornendo loro la consapevolezza corporea e il senso di un mondo circostante e guidando il loro comportamento.
Ogni nuovo organo virtuale, ogni nuova esperienza sensoriale, ogni nuovo pensiero cosciente ha un prezzo metabolico; anche se è durata solo pochi minuti o secondi, la loro attivazione è stata dispendiosa. Ma poichè si sono autofinanziati in termini di glucosio addizionale, e in termini di sicurezza, di sopravvivenza e di possibilità di procreazione, si sono diffusi tra le popolazioni, mantenendosi vivi fino ad oggi. Ci hanno permesso di discriminare tra ciò che possiamo e non possiamo mangiare, di cercare e trovare nuove fonti di cibo, di pianificare gli attacchi alle nostre prede. Ci hanno consentito di leggere nelle menti degli altri e di collaborare con i nostri colleghi cacciatori. E, infine, hanno fatto sì che imparassimo dalle esperienze passate. La conclusione provvisoria è che il far apparire un mondo nel cervello di un organismo ha rappresentato una nuova strategia computazionale. [...] Una volta trovato un cammino che dal mondo reale porta a quello possibile maggiormente desiderabile nella vostra mente, potete cominciare ad agire.

L'avvento del linguaggio rappresenta per il bambino un'arma a doppio taglio. Ciò che comincia a perdere (o a rendere latente) è moltissimo. Il bambino viene ammesso in una più ampia comunità culturale, ma rischia di perdere la forza e la pienezza dell'esperienza originaria.
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- Luca Russo (2015), Autocontrollo, routine e libero arbitrio. Osservazioni sugli esperimenti di Benjamin Libet (PDF) - RIVISTA INTERNAZIONALE DI FILOSOFIA E PSICOLOGIA
- Chiara Brandimarte (2013), Rubber Hand Illusion ed esperienza soggettiva: quale rapporto tra Body Ownership ed Agency? - State of Mind
- Enrico Bellone (2018), Spazio e tempo nella nuova scienza (PDF)
- Enrico Bellone 2011), La realtà entra nel nostro cervello? - IlSole24 Ore
- Alfonso Maurizio Iacono, Bateson e Winnicott: il gioco e i mondi intermedi (PDF) Exagére rivista
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Pagina aggiornata il 17 febbraio 2019