
Lo storico delle religioni Joseph Campbell ha studiato i miti di tutte le più importanti culture della terra alla luce delle teorie di Carl Gustav Jung, individuando in molti famosi miti finalità inconsce necessarie alla risoluzione di problemi della società. Ad esempio, secondo Campbell, i riti di passaggio (nascita, imposizione del nome, pubertà, matrimonio, sepoltura) servivano ad eliminare dalla mente dell'interessato gli affetti degli stadi precedenti (e al contempo influenzare il suo gruppo sociale), mentre la fase successiva serviva a presentare le forme della nuova condizione. Attraverso queste continue trasformazioni, che avvenivano sia nel conscio che nell'inconscio di ognuno, le società si rigeneravano. Secondo Campbell ogni mito è lo sfruttamento, inconscio e collettivo, della mente nella quale è annidato.
La psicologia di Jung ha evidenziato la persistenza dei miti arcaici nella mente dell'uomo contemporaneo mostrando quanto e in che modo tali miti agiscano ancora oggi sotto le spoglie moderne dei disturbi psicologici. I miti sono stati creati dall'uomo come mezzo per sostenere le sollecitazioni più drammatiche della sua vita.
Campbell sosteneva che la maggior parte dei miti si basava prevalentemente su un eroe e sul suo viaggio simbolico.
L'eroe è colui (o colei) che riesce a superare la natura individuale dei suoi problemi e pervenire alle forme (miti) valide per la rigenerazione dell'intera società. I miti, descrivendo la vita degli eroi, descrivevano i desideri inconsci, le paure e le tensioni che gli umani provavano e attuavano nei loro comportamenti. I miti non trasformano il mondo reale, essi trasformano la visione del mondo nella mente degli umani, modificandone infine i comportamenti.

Non potendo prender parte a un vero e proprio scavo archeologico [Freud] cominciò a considerare la possibilità di intraprendere l'equivalente psicologico. Alcuni accenni dell'intenzione di Freud si ritrovano nelle prime lettere al suo amico e collega Wilhelm Fliess. Nel 1897 Freud utilizzava espressioni come "mito endopsichico" e "psicomitologia". E in una lettera datata 4 luglio 1901 scriveva: "Hai letto che gli inglesi hanno scavato un vecchio palazzo a Creta (Cnosso), che dichiarano essere il vero labirinto di Minosse? Sembra che Zeus fosse originariamente un toro. Anche il nostro vecchio Dio fu venerato presumibilmente come toro, prima della sublimazione istigata dai persiani. Mi vengono i pensieri più disparati, che per ora non possono essere messi per iscritto". Restiamo con l'impressione di un uomo comune [Freud] che, imbattutosi in alcune difficili verità sulla condizione umana, abbia accettato suo malgrado il peso di portare queste realtà a un mondo ostile e poco ricettivo. Siamo spinti a provare compassione per lui e ad ammirarlo per il suo coraggio. In nessuno dei suoi scritti ciò si rende tanto evidente come nella diciottesima lezione dell'Introduzione alla psicoanalisi (1916-1917). Nel paragrafo conclusivo di quest'opera, Freud afferma di aver inferto, sottolineando l'importanza dell'inconscio nella vita mentale "la terza mortificazione", dopo Copernico e Darwin, al narcisismo umano.
Si tratta di due simboli chiave che danno adito all’interpretazione dell’arte neolitica che troviamo molto diffusa in Anatolia, in Siria e in Palestina nel VIII millennio e di cui la documentazione più importante è la città di Çatal Hüyük che fu occupata dal 6.200 al 5.500 a.C. In questa città gli archeologi hanno trovato una grande quantità di santuari domestici, di affreschi dipinti, di alto-rilievi, di statue. I due simboli, la dea madre e il toro, occupano un posto di rilievo. Si tratta di due divinità in presenza delle quali si ergono esseri umani, con le braccia alzate verso di esse in un gesto di implorazione o per lo meno di relazione. Con la civiltà natufiana, all’alba del Neolitico, siamo in presenza di una nuova documentazione che gli archeologi sono sul punto di mettere a nostra disposizione. Questa documentazione ci fa percepire quattro tappe nella crescita dell’uomo a partire dal X millennio.
1. La sedentarizzazione, un fatto culturale che sfocia nella creazione di comunità di villaggio.2. La creazione di un’arte nuova nella quale emergono due simboli: la donna feconda e il toro.3. L’invenzione dell’agricoltura, del lavoro dei campi e della ceramica segnano l’inizio del Neolitico4. La creazione di santuari, la moltiplicazione delle statue della dea madre e del toro, i primi oranti con le mani levate verso le divinità e la diffusione di questa religione in tutto il Vicino-Oriente dal VI millennio, quindi nel mondo mediterraneo.L’uomo, secondo l'archeologo Jacques Cauvin, ha creato ormai una vera religione. Ha preso coscienza del divino, e la esprime attraverso simboli e rappresentazioni, per mezzo di significanti come le statue e gli affreschi. Per la prima volta nella storia dell’umanità si manifesta la coscienza della necessità di relazioni dell’uomo con la divinità.
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Daniela Sacco (2010), Presentazione di C. G. Jung, Il Libro rosso, Bollati Boringhieri Editore
- Walter Friedrich Otto (1993), Il Mito - Il Melangolo editore
- Elvio Fachinelli (1992), La freccia ferma - Tre tentativi di annullare il tempo - Adelphi Editore
Cesare Pavese, Feria d'agosto - Il mestiere di vivere - Dialoghi con Leucò - Einaudi (Grandi libri sull'essenza del mito nella poetica pavesiana)
Marino Niola (2012), Alla ricerca del mito l'occhio contemporaneo tra le rovine del passato - La Repubblica
- Stefania Berutti (2013), Sulle mitologie malate di questo paese
- Massimo Fusillo (2012), La Grecia secondo Pasolini. Mito e cinema
a chi non vuole capire le proprietà dei miti
Pagina aggiornata il 7 febbraio 2023