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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Marzo 2020
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pensierocritico.eu
 I temi trattati in questo numero sono:

1. Microbioma: il 99% del DNA proviene da Batteri che influenzano gli stati comportamentali ed emozionali: L'epidemia di coronavirus ha ricordato a tutto il mondo che l'essere umano è un essere, principalmente, "biologico". Ma quando un essere può dirsi umano? Secondo il biologo Carlo Alberto Redi e il filosofo Carlo Sini "Le conoscenze biologiche permettono di stabilire in modo non ambiguo che l'inizio ontogenetico del processo materio-energetico che origina ed identifica un nuovo individuo coincide con il momento in cui si realizza la formazione della prima copia geneticamente attiva del suo genoma." Il termine "microbioma" indica la totalità del patrimonio genetico posseduto dal "microbiota", cioè i geni che quest’ultimo è in grado di esprimere. Il microbiota umano è definito come «l’insieme dei microrganismi che in maniera fisiologica, o talvolta patologica, vivono in simbiosi con il corpo umano». Secondo lo psicoanalista e nutrizionista Fabio Piccini: "Se consideriamo il microbioma umano, tali geni codificano per alcune molecole che il corpo non riesce a produrre autonomamente. I numeri lasciano stupiti: il 99% della nostra componente genetica deriva dai batteri, come se fosse un secondo genoma. Questo ci permette di considerare il microbiota come un organo endocrino aggiuntivo che fornisce un ampio numero di composti fondamentali al funzionamento degli organi umani." Scrivono i biologi Carlo Alberto Redi e Manuela Monti: "Il microbiota è in continua interazione con le attività di tutti gli organi: non fa eccezione il cervello, di cui risulta un potente modulatore dell’attività fisiologica e dunque in grado di influenzare gli stati comportamentali ed emozionali. Le evidenze fornite dallo studio del microbioma (il genoma di tutto il microbiota) ne mettono in luce un ruolo centrale nel regolare lo svolgimento dei tre processi che impieghiamo normalmente per definire l’identità biologica dell’individuo: il sistema immunitario capace di discriminare tra il sé e il non-sé a livelli di raffinata precisione molecolare."

2. Intelligenza incarnata: Le opinioni dominanti nella filosofia della mente e nelle scienze cognitive hanno finora considerato il corpo come periferico per comprendere la natura della mente e della cognizione. Invece, mente, corpo e persino l'ambiente in cui sono situati, partecipano ad un sistema di intelligenza ad incastro. Perdi uno di questi elementi, perdi l'intelligenza. Questo propongono le teorie della "cognizione incarnata" (embodied cognition): la nostra architettura cognitiva, per quanto estremamente plastica, è il frutto di millenni di evoluzione che sono in larga misura radicati nel Pleistocene, l'era in cui l'essere umano dovette mettere a punto determinate procedure di percezione-azione per sopravvivere all'ambiente che valgono ancora oggi.
Gli antropologi Emiliano Bruner e Marina Lozano, studiando forma e dimensioni craniali di vari antenati dell'Homo sapiens si sono accorti che l'integrazione visuospaziale degli Homo Sapiens è stata uno dei motivi del loro successo evolutivo: essi hanno via via ridotto l'area del cervello dedicata alla masticazione e aumentato quella dedicata all'integrazione visuospaziale a supporto di un miglior uso delle mani. Qualsiasi organismo che possiede un corpo, in base al concetto di embodiment, sviluppa un'intelligenza in grado di sfruttare quel corpo nel migliore dei modi. Volando con la fantasia potremmo allora immaginare, grazie alla robotica soft, di fare un salto indietro di milioni di anni, e tornare all'Esplosione Cambriana, quando per qualche strano scherzo evolutivo la vita si differenziò nelle forme più improbabili, con organismi costruiti su simmetrie multiple e non necessariamente bilaterali com'è quella della maggior parte dei viventi di oggi. Solo alcune di quelle primitive forme di vita hanno proseguito il percorso evolutivo, altre si sono estinte con la stessa velocità con cui comparvero. Se oggi pensiamo di poter costruire macchine dotate di 5, 10, 1.000 braccia, con mani prensili, capaci di interagire con l'ambiente, quali tipi di intelligenza ne potrebbero scaturire? Le scienze cognitive sono in forte sviluppo, costrette ad aggiornarsi sulla spinta dei risultati delle ricerche neuroscientifiche, dell'Intelligenza Artificiale e della Robotica. Ma c'è molta strada ancora da compiere per capire a fondo come avviene la cognizione umana.

3. Mondo reale e mondi possibili: In uno studio neuroscientifico gli psicologi Alyson Gopnik ed altri, hanno ipotizzato che nel periodo evolutivo del pensiero umano vi sia stata una forte spinta a intrattenere nell'infanzia un apprendimento esplorativo che ha condotto la specie umana verso l'impiego di modelli causali. Tale capacità ha dato all'essere umano la possibilità di immaginare, e successivamente realizzare, artefatti, prodotti, stili di vita, strategie sociali che hanno creato il mondo in cui viviamo. Noi viviamo in un mondo reale nel quale possiamo fare le nostre osservazioni e attuare le nostre azioni, e la nostra specie è tra le poche (a parte i primati e alcune specie di uccelli) che può vivere, mentalmente, in più "mondi possibili". L'intelligenza artificiale sta progressivamente sostituendosi all'intelligenza umana in molti processi creativi, progettuali, realizzativi. Il filosofo Judea Pearl si chiede in che modo le applicazioni di intelligenza artificiale possano capire e controllare le conseguenze della loro azioni. In cosa differiscono l'intelligenza umana e quella Artificiale? Judea Pearl critica le attuali applicazioni di intelligenza artificiale e scrive: "Il nostro modello causale del mondo è ciò che ci consente di fare ipotesi sulle relazioni tra oggetti, tracciare analogie attraverso le esperienze e affrontare nuovi ambienti e problemi. Ma sfortunatamente, ci sono stati pochi sforzi per fornire ai modelli di intelligenza artificiale lo stesso tipo di strumenti. Per il momento, i sistemi di intelligenza artificiale di maggior successo sono modelli di deep learning che sfruttano set di dati più grandi con più esempi su diverse possibili situazioni. Ma i dati non risponderanno alla domanda quando il problema si allontanerà da situazioni ristrette, come la guida su strade pubbliche. L'intelligenza artificiale rimarrà fragile, il che significa che non sarà in grado di generalizzare il suo comportamento oltre il dominio degli esempi che ha visto. E continuerà a fallire di fronte a casi angolari, situazioni che non ha mai visto prima."  L'idea che l'essere umano "crei" la realtà è piuttosto recente. Lo psicologo Jerome Bruner la descrive così: "La visione costruttivistica, secondo la quale ciò che esiste è un prodotto di ciò che si pensa, può essere fatta risalire a Kant che per primo la sviluppò compiutamente [nella Critica della ragion pura]. A sua volta, Kant ha attribuito la propria intuizione alla scoperta humiana che nel mondo reale certe relazioni, lungi dal poter essere attribuite agli eventi, sono piuttosto costruzioni mentali proiettate su un "mondo oggettivo". La relazione di causa ed effetto rappresenta per Kant il caso esemplare. Hume aveva visto nella "causazione" una costruzione mentale imposta ad una semplice sequenza di eventi."  Per creare applicazioni di intelligenza artificiale utili all'essere umano occorre quindi instillare nelle macchine il ragionamento causale che l'essere umano ha sviluppato nel corso della sua evoluzione.

4. Filtri mentali: Ogni essere umano percepisce il mondo con le capacità percettive create dall'Evoluzione per favorire la sopravvivenza e la riproduzione della specie. Tali capacità sono i filtri concettuali attraverso cui noi guardiamo alla realtà, ma non sono la realtà. Il pensiero critico consiste nel "raffinare" l'interpretazione dell'informazione che ci arriva dai sensi al fine di renderla più vicina possibile a ciò che possiamo pensare sia la Realtà. I principali filtri concettuali attraverso i quali l'essere umano guarda il  mondo, sono costituiti dai seguenti processi mentali: razionalizzazione, proiezione, framing,  pensiero egocentrico patologico,  pensiero sociocentrico patologico, bias, pregiudizi.
La creazione di società critiche è possibile, come scrive la psicologa Linda Elder: "Società critiche possono emergere ed emergeranno nella misura in cui le persone matureranno un interesse primario verso il proprio modo di pensare, e verso il pensiero altrui. Società critiche emergeranno quando la gente arriverà a riconoscere il pensiero come un fenomeno complesso che deve essere regolarmente illuminato, discusso, e criticato in ogni relazione, famiglia, affare, organizzazione, disciplina, e davvero in ogni parte della vita umana. In breve, dato che la mente umana è piena di problemi, la creazione di società critiche dipende dalle persone, all'interno della società che prendono il pensiero sul serio, studiano i suoi problemi, i suoi trucchi e stratagemmi, le sue debolezze e forze, le sue tendenze native, e le sue capacità razionali."
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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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