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Coloro cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, tranne la tecnica. (Gregory Bateson)
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Qual è il significato dell'amicizia su Facebook: Numero di Dunbar
TEORIE > CONCETTI > LINGUAGGIO
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L'amicizia non è solo un fattore indispensabile per la buona salute psicofisica dell'individuo, ma anche un fattore costituente della sua identità personale e del suo senso del sè. Facebook ha esteso l'applicazione del termine 'amicizia' al web, ma ne ha alterato il significato trasformando i semplici contatti in amici. Il filosofo Stefano Morigi ne ha parlato presentando il libro dell'antropologo e biologo evolutivo Robin Dunbar "Di quanti amici abbiamo bisogno?" che descrive, oltre alle ragioni di molte scelte evolutive, non solo i vantaggi di avere buone relazioni ma anche i loro costi in termini di impegno necessario a mantenere la loro qualità nel tempo.
Nel 1998 Robin Dunbar pubblicò uno studio 'The Social Brain Hypothesis' nel quale sostenne che l'evoluzione ha calibrato la neocorteccia cerebrale per gestire un numero di relazioni sociali non superiore a 150. Egli studiò inizialmente gruppi di scimpanzè impegnati nell'attività di spulciamento (grooming) e notò che i membri potevano anche cambiare gruppo ma il numero massimo di membri del gruppo non cambiava. Allora studiò la formazione di comunità umane nel Neolitico e ne dedusse che 150 è il numero medio di relazioni in un gruppo che ha un forte incentivo a rimanere unito per motivi di sopravvivenza (come una tribù o un villaggio).
Questo numero, detto 'numero di dunbar' non può essere superato a causa del deterioramento dei rapporti esistenti dovuto all'assenza di interazioni.
L'attivista americano Randall Jamrock, riflettendo sulla necessità di creare nuove comunità più ecosostenibili e fondate su relazioni autentiche, si è imbattuto sui fondamenti antropologici del numero di Dunbar. Nel Neolitico le comunità agricole erano basate su principi di ecosostenibilità oggi perduti, in particolare: le comunità erano piccole, le relazioni tra i membri più strette, il bisogno di solitudine rispettato. Secondo Dunbar i limiti cognitivi dell'essere umano non consentono di creare relazioni significative stabili oltre un certo numero (150). Tale numero, secondo Jamrock, dovrebbe essere considerato un vincolo se si vogliono costruire comunità etiche, sostenibili e resilienti, e quindi è necessario tentare di utilizzare le nuove tecnologie del Web 2.0 (i social network in particolare) per progettare una vita sociale in cui le relazioni interpersonali abbiano una autenticità e profondità tali da costruire comunità sociali coese con la capacità di implementare soluzioni nei confronti della triplice minaccia di: caos climatico, esaurimento delle risorse, rischi indotti dal sistema finanziario globale.
altan
I wait on the river bank. Only friends pass by.
Punto chiave di questa pagina
ESISTE IL NUMERO DI DUNBAR? Nel 1998 l'antropologo Robin Dunbar pubblicò uno studio 'The Social Brain Hypothesis' nel quale sostenne che l'evoluzione ha calibrato la neocorteccia cerebrale per gestire un numero di relazioni sociali non superiore a 150. Egli studiò inizialmente gruppi di scimpanzè impegnati nell'attività di spulciamento (grooming) e notò che i membri potevano anche cambiare gruppo ma il numero massimo di membri del gruppo non cambiava. Allora studiò la formazione di comunità umane nel Neolitico e ne dedusse che 150 è il numero medio di relazioni in un gruppo che ha un forte incentivo a rimanere unito per motivi di sopravvivenza (come una tribù o un villaggio).
Questo numero, detto 'numero di dunbar' non può essere superato a causa del deterioramento dei rapporti esistenti dovuto all'assenza di interazioni. Nella cerchia sociale di ogni individuo esistono vari gruppi con diversi gradi di intimità e frequenza di contatto: dal gruppo più intimo a quello più allargato dei semplici conoscenti.
Secondo Dunbar l'espansione delle cerchie avviene secondo un multiplo di 3-3,5: se il primo gruppo è composto di 5 persone (i  familiari più stretti) il secondo gruppo sarà composto di altre 10 persone (che sommate alle precedenti fa 15) e così via.
Punti di riflessione
La differenza tra un amico e un conoscente non è solo definita dalla profondità della relazione reciproca, ma anche da quanto due persone sono disposte a fare (concretamente) una per l'altra.
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Mantenendo le sue unità industriali sotto il numero critico di 150, [la Goretex] è stata capace di fare a meno di gerarchie e di strutture manageriali: l'industria funzionava grazie a relazioni interpersonali, con un senso di mutuo impegno a incoraggiare i lavoratori e i dirigenti a cooperare anzichè a competere. (Robin Dunbar)
Di quanti amici abbiamo bisogno?
L'amicizia non è solo un fattore indispensabile per la buona salute psicofisica dell'individuo, ma anche un fattore costituente della sua identità personale e del suo senso del sè.
Facebook ha esteso l'applicazione del termine 'amicizia' al web, ma ne ha alterato il significato trasformando i semplici contatti in amici.
Il filosofo Stefano Morigi ne ha parlato presentando il libro dell'antropologo e biologo evolutivo Robin Dunbar "Di quanti amici abbiamo bisogno?" che descrive, oltre alle ragioni di molte scelte evolutive, non solo i vantaggi di avere buone relazioni ma anche i loro costi in termini di impegno necessario a mantenere la loro qualità nel tempo.
Facebook ha esteso l'applicazione del termine 'amicizia' al web, ma ne ha alterato il significato trasformando i semplici contatti in amici. La differenza tra un amico e un conoscente non è solo definita dalla profondità della relazione reciproca, ma anche da quanto due persone sono disposte a fare (concretamente) una per l'altra
Ipotesi del cervello sociale di Robin Dunbar

Nel 1998 Robin Dunbar pubblicò uno studio 'The Social Brain Hypothesis' nel quale sostenne che l'evoluzione ha calibrato la neocorteccia cerebrale per gestire un numero di relazioni sociali non superiore a 150. Egli studiò inizialmente gruppi di scimpanzè impegnati nell'attività di spulciamento (grooming) e notò che i membri potevano anche cambiare gruppo ma il numero massimo di membri del gruppo non cambiava. Allora studiò la formazione di comunità umane nel Neolitico e ne dedusse che 150 è il numero medio di relazioni in un gruppo che ha un forte incentivo a rimanere unito per motivi di sopravvivenza (come una tribù o un villaggio).
Questo numero, detto 'numero di dunbar' non può essere superato a causa del deterioramento dei rapporti esistenti dovuto all'assenza di interazioni. Nella cerchia sociale di ogni individuo esistono vari gruppi con diversi gradi di intimità e frequenza di contatto: dal gruppo più intimo a quello più allargato dei semplici conoscenti.
Secondo Dunbar l'espansione delle cerchie avviene secondo un multiplo di 3-3,5: se il primo gruppo è composto di 5 persone (i  familiari più stretti) il secondo gruppo sarà composto di altre 10 persone (che sommate alle precedenti fa 15) e così via. Ecco un'ipotesi di composizione di un gruppo sociale:


  • 1° gruppo: max 5 persone con rapporti quotidiani (nucleo familiare)
    2° gruppo max 15 persone (compreso il gruppo precedente) con rapporti settimanali (parenti di 2°grado e amici)
    3° gruppo max 50 persone  (compreso il gruppo precedente) con rapporti mensili (amici)
    4° gruppo max 150 persone (compreso il gruppo precedente) con rapporti annuali (amici e conoscenti)
Robin Dunbar pubblicò uno studio nel quale sostenne che l'evoluzione ha calibrato la neocorteccia cerebrale per gestire un numero di relazioni sociali non superiore a 150. Questo numero, detto 'numero di dunbar' non può essere superato a causa del deterioramento dei rapporti esistenti dovuto all'assenza di interazioni
Attività sociale di spulciamento
Il numero di Dunbar
Le ricerche di Robin Dunbar iniziarono dall'osservazione dell'attività di spulciamento (grooming) di gruppi di scimpanzè. Egli scoprì che la consistenza numerica dei vari gruppi non variava anche se i membri si spostavano da un gruppo all'altro.
Relazione tra dimensione della neocorteccia e dimensioni del gruppo sociale
Il numero di Dunbar
L'ampiezza dei gruppi sociali è determinata, secondo l'antropologo Robin Dunbar, dalla dimensione della neocorteccia in rapporto alle altre parti del cervello. Via via che la dimensione del gruppo di ominidi aumentava, anche la dimensione della neocorteccia aumentava. Tale crescita si è interrotta a una dimensione che consente un numero massimo di 150 relazioni che un essere umano riesce a mantenere stabilmente.
numero di dunbar
Cooperazione anzichè competizione: il numero di dunbar vale anche per le organizzazioni aziendali?
Sembra che il numero di dunbar valga anche per le organizzazioni aziendali, infatti mantenendo piccole le loro dimensioni è possibile fare a meno di gerarchie complesse evitando problemi di competizione e incentivando la cooperazione tra lavoratori basata su buone relazioni interpersonali. Scrive Robin Dunbar ("Di quanti amici abbiamo bisogno" pp.33-35):
Lo stesso limite dimensionale è stato riscontrato in altri ambiti organizzativi, ad esempio militare, accademico, religioso fondamentalista, ed altri.

Un parametro empirico che viene comunemente utilizzato nella teoria dell'organizzazione aziendale consiste nel fatto che organizzazioni composte da meno di 150 persone lavorano meglio in modalità di interazione diretta uno ad uno, ma dal momento in cui crescono oltre questo numero hanno bisogno di una gerarchia formale per continuare a lavorare in modo efficiente. A partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso i sociologi hanno stabilito che c'è una soglia critica che si aggira intorno all'ordine di 150 o duecento, con società più grandi che soffrono di una quantità sproporzionata di assenteismo e di malattia. E' noto che il signor Gore, fondatore della Goretex, una delle imprese di medie dimensioni di maggior successo, di fronte alla crescita della domanda per i suoi prodotti, invece di limitarsi a ingrandire la propria industria, abbia insistito perchè si creassero unità industriali separate, ciascuna delle dimensioni di 150 lavoratori - un strategia che sospetto essere alla base del successo della sua azienda. Mantenendo le sue unità industriali sotto il numero critico di 150, è stato capace di fare a meno di gerarchie e di strutture manageriali: l'industria funzionava grazie a relazioni interpersonali, con un senso di mutuo impegno a incoraggiare i lavoratori e i dirigenti a cooperare anzichè a competere.

Numero di dunbar
W. L. Gore & Associates ha sede a Newark, Delaware, e impiega più di 10.000 associati in 30 strutture in tutto il mondo. Nel 2012 l’azienda è stata premiata dal Great Place to Work® Institute come una delle migliori aziende multinazionali del mondo nell’ambito dello studio annuale riguardo l'eccellenza dell'ambiente di lavoro. Nella classifica che identifica le prime 25 migliori imprese multinazionali in termini di cultura aziendale nel 2012, Gore si è inserita in ottava posizione. L'organizzazione è conosciuta per la sua cultura non gerarchica basata sul lavoro di squadra.
Come progettare comunità (social network) etiche, sostenibili e resilienti

L'attivista americano Randall Jamrock, riflettendo sulla necessità di creare nuove comunità più ecosostenibili e fondate su relazioni autentiche, si è imbattuto sui fondamenti antropologici del numero di Dunbar. Nel Neolitico le comunità agricole erano basate su principi di ecosostenibilità oggi perduti, in particolare: le comunità erano piccole, le relazioni tra i membri più strette, il bisogno di solitudine rispettato. Secondo Dunbar i limiti cognitivi dell'essere umano non consentono di creare relazioni significative stabili oltre un certo numero (150). Tale numero, secondo Jamrock, dovrebbe essere considerato un vincolo se si vogliono costruire comunità etiche, sostenibili e resilienti, e quindi è necessario tentare di utilizzare le nuove tecnologie del Web 2.0 (i social network in particolare) per progettare una vita sociale in cui le relazioni interpersonali abbiano una autenticità e profondità tali da costruire comunità sociali coese con la capacità di implementare soluzioni nei confronti della triplice minaccia di: caos climatico, esaurimento delle risorse, rischi indotti dal sistema finanziario globale.
Jamrock ha prima esaminato la propria comunità sociale per valutare la qualità delle sue relazioni con lo scopo di creare successivamente un social network  con relazioni migliori e meno alienanti. Per far questo ha creato uno schema, la Permadunbar Spiral (mostrata nel box sottostante), nel quale inserire i membri con i quali si hanno frequenti contatti, dai più lontani ai più vicini al centro della spirale, secondo i seguenti criteri:

  • senti di non aver più nulla da dirgli (ma anche: senti che non hanno più nulla da dirti)
  • sai che puoi sempre contare su di loro
  • che ti ascoltano e condividono con te (i pensieri più intimi)
I limiti cognitivi dell'essere umano non consentono di creare relazioni significative stabili oltre un certo numero (150). Tale numero, secondo Jamrock, dovrebbe essere considerato un vincolo se si vogliono costruire comunità etiche, sostenibili e resilienti
Il numero di Dunbar può applicarsi anche ai social network
Robin Dunbar ha condotto delle ricerche per stabilire se il numero di Dunbar può applicarsi anche ai social network.
I dati di effettivo uso di Facebook mostrano che il numero medio di friends è di 150-250. Occorre ricordare che il numero di dunbar pari a 150 è un numero medio sull'intera popolazione.  Possiamo arguire che coloro che hanno su Facebook più di 150 amici avranno relazioni meno strette e frequenti.
Una spirale per costruire il proprio social network
Cliccare per ingrandire
PermaDunbar Spiral
Per scaricare una copia in PDF della spirale
Conclusioni (provvisorie): Il 'numero di dunbar' pari a 150 componenti di una comunità sociale non può essere superato se non si vuole rischiare il deterioramento dei rapporti esistenti dovuto all'assenza di interazioni
L'amicizia non è solo un fattore indispensabile per la buona salute psicofisica dell'individuo, ma anche un fattore costituente della sua identità personale e del suo senso del sè. Facebook ha esteso l'applicazione del termine 'amicizia' al web, ma ne ha alterato il significato trasformando i semplici contatti in amici. Il filosofo Stefano Morigi ne ha parlato presentando il libro dell'antropologo e biologo evolutivo Robin Dunbar "Di quanti amici abbiamo bisogno?" che descrive, oltre alle ragioni di molte scelte evolutive, non solo i vantaggi di avere buone relazioni ma anche i loro costi in termini di impegno necessario a mantenere la loro qualità nel tempo.
Nel 1998 Robin Dunbar pubblicò uno studio 'The Social Brain Hypothesis' nel quale sostenne che l'evoluzione ha calibrato la neocorteccia cerebrale per gestire un numero di relazioni sociali non superiore a 150. Egli studiò inizialmente gruppi di scimpanzè impegnati nell'attività di spulciamento (grooming) e notò che i membri potevano anche cambiare gruppo ma il numero massimo di membri del gruppo non cambiava. Allora studiò la formazione di comunità umane nel Neolitico e ne dedusse che 150 è il numero medio di relazioni in un gruppo che ha un forte incentivo a rimanere unito per motivi di sopravvivenza (come una tribù o un villaggio).
Questo numero, detto 'numero di dunbar' non può essere superato a causa del deterioramento dei rapporti esistenti dovuto all'assenza di interazioni.
L'attivista americano Randall Jamrock, riflettendo sulla necessità di creare nuove comunità più ecosostenibili e fondate su relazioni autentiche, si è imbattuto sui fondamenti antropologici del numero di Dunbar. Nel Neolitico le comunità agricole erano basate su principi di ecosostenibilità oggi perduti, in particolare: le comunità erano piccole, le relazioni tra i membri più strette, il bisogno di solitudine rispettato. Secondo Dunbar i limiti cognitivi dell'essere umano non consentono di creare relazioni significative stabili oltre un certo numero (150). Tale numero, secondo Jamrock, dovrebbe essere considerato un vincolo se si vogliono costruire comunità etiche, sostenibili e resilienti, e quindi è necessario tentare di utilizzare le nuove tecnologie del Web 2.0 (i social network in particolare) per progettare una vita sociale in cui le relazioni interpersonali abbiano una autenticità e profondità tali da costruire comunità sociali coese con la capacità di implementare soluzioni nei confronti della triplice minaccia di: caos climatico, esaurimento delle risorse, rischi indotti dal sistema finanziario globale.
per scaricare le conclusioni (in pdf):
La razionalità richiede impegno personale!
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Bibliografia (chi fa delle buone letture è meno manipolabile)


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Pagina aggiornata il 3 luglio 2023

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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 2.5 Generico
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